IL CERVELLO NELLE MANI E NEL CORPO

E' bello ascoltarsi.

Quando suono senza protesi acustiche mi accorgo della mia presenza,

del mio essere, del mio pensare e sentire

attraverso le mani.

Dalle mani

l'attenzione passa all'ascolto del corpo,

di come si distribuisce il suono su di me.

Con le mani c'è il movimento, l'equilibrio ricercato per giungere a una bellezza personale,

che reca emozione, vibrazione interiore e piacere personale.

Le note sono il respiro del canto che ci portiamo dentro.

Già Guido d'Arezzo sosteneva ciò,

quando insegnava canto ai suoi alunni e li guidava col movimento delle mani per indicare la melodia che sale e scende.

E' la cosidetta "Chironomia".

Quando il movimento è stato trascritto in note attraverso la notazione Guidoniana, ecco che il movimento delle mani,

che segna il canto, e di conseguenza il respiro,

guida alle note.

Le mani di un pianista che esegue le note devono essere portatrici di questo respiro.

Quindi la tecnica deve essere in funzione del canto e del respiro.

Ascoltare il proprio respiro significa dare espressione al proprio canto.

Far coincidere con il movimento delle mani il proprio respiro

significa trarre fuori

il canto dentro ciascuno di noi.

Il respiro è strettamente legato alle note indicate sul pentagramma,

quindi anche la tecnica giornaliera e quotidiana del pianista oltre a tutte le finalità già indicate e descritte nelle prefazioni di ogni metodo deve curare di esprimere il respiro dell'esecutore.

La bellezza del suono nasce quindi dall'unità della notazione con il respiro-canto e le mani

DANIELE GAMBINI