Nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative, per alcune persone il gioco (d’azzardo o elettronico) può diventare un impulso incontrollabile. Si parla in questo caso di ludopatia, che letteralmente significa “malattia del gioco”.
Si tratta di un disturbo psicologico che in Italia interessa circa un milione di persone di tutte le età, compresi adolescenti e anziani. Quando il divertimento diventa secondario rispetto all’impulso di giocare, pure a spese delle relazioni affettive e dell’attività lavorativa, al bisogno di rischiare somme ingenti, alla frenesia di riprovare, di continuare a tentare la fortuna anche a fronte di perdite clamorose, in questi casi ci si trova di fronte a una vera e propria dipendenza.
Essere ludopatici, cioè, equivale a essere “drogati” dal gioco. Per gli studiosi del problema, la gravità del disturbo è indicata dal tempo medio dedicato al gioco d’azzardo (fino a 16 ore al giorno) o dalla perdita finanziaria media annuale, che può indurre a indebitarsi pesantemente e in alcuni casi perfino a commettere reati.
Le occasioni per giocare d’azzardo oggi sono tante e diversificate. Televisione, radio, Internet, giornali e cartelloni sono strapieni di pubblicità che promettono guadagni facili e favolosi, vacanze di lusso, vite da sogno e fanno leva su fattori di vulnerabilità individuali e ambientali. Per questo il gioco d’azzardo patologico è considerato una malattia sociale.
Per una diagnosi precoce ci sono alcuni segnali da non sottovalutare: il giocatore patologico è irritabile e irascibile soprattutto quando deve interrompere il gioco, è assente e distaccato, tende a mentire, ha bisogno continuo di soldi, si allontana dalla famiglia e dagli amici, può presentare un improvviso calo del rendimento scolastico o lavorativo. In questi casi ci si può rivolgere ai servizi territoriali che si occupano di patologie delle dipendenze (SerT) oppure alla nostra Associazione "Parole in libertà" di auto-aiuto.
Il percorso proposto mira a offrire ai ragazzi una conoscenza del “gioco d’azzardo patologico”, delle sue manifestazioni e caratteristiche, promuovendo una presa di consapevolezza del fenomeno.
Si è cercato di lavorare in modo dinamico e stimolante sulla sensibilizzazione di un problema che negli anni ha preso velocemente piede. Particolare attenzione è stata posta sulle gravi ripercussioni del fenomeno sul piano sociale e sanitario sia a livello nazionale sia a livello familiare.
A partire dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che riconosce il diritto al gioco per tutti i minori (art.31), si è cercato di evidenziare la differenza tra un disturbo del comportamento qual è il “gioco d’azzardo patologico” e il valore educativo e socializzante del gioco sia per lo sviluppo dell’individuo sia come fattore di aggregazione capace di promuovere la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini. Un ruolo chiave, in questo senso, è quello “giocato” dalla famiglia e dai servizi territoriali.
A partire da queste considerazioni i ragazzi sono stati stimolati a riflettere su strategie di prevenzione alla patologia, attraverso la produzione di elaborati con cui riflettere su come il gioco possa sia favorire la competizione sia relazioni positive tra le persone e la coesione e inclusione sociale. Sulla base delle attività svolte in classe, i ragazzi hanno formulato un documento finale (“Istruzioni per l’uso”) che riporta comportamenti utili per sottrarsi a eventuali situazioni di disagio.