Stiamo vivendo un periodo storico molto difficile, che condiziona e segna quotidianamente le nostre giornate. Nonostante la pandemia, le restrizioni che ci ha imposto, gli adeguamenti che ci ha richiesto, noi della scuola primaria di Classe dell’Istituto Comprensivo Randi di Ravenna abbiamo cercato di mantenere viva la nostra scuola Senza Zaino.
Quello che segue è il racconto delle ragazze e dei ragazzi delle classi quarte, che, come tutti, a febbraio 2021 sono stati ancora una volta chiamati ad affrontare un periodo di didattica a distanza. A differenza dello scorso anno si è trattato solo di un mese, che hanno affrontato con maggiore competenza, ma molta più leggerezza, continuando a mettere in pratica i valori fondanti del nostro modello di scuola: l’accoglienza, la responsabilità e la comunità. Ancora una volta hanno dimostrato quanto grande sia la loro resilienza, il motore del mio fare scuola, oggi più che mai.
Un grazie di cuore a tutti loro e alle loro famiglie.
Rita Gentili
Ai primi di marzo abbiamo iniziato la DDI (Didattica Digitale Integrata) perché i casi di Coronavirus stavano aumentando: la scuola non era più un ambiente sicuro per noi e perciò eravamo un po’ tristi. Ciò nonostante, ci siamo sforzati di mantenere il più possibile le abitudini della nostra scuola Senza Zaino.
In presenza, appena arrivati a scuola, ognuno di noi sceglieva come salutare la maestra che ci accoglieva alla porta attraverso dei gesti che potevamo fare anche essendo distanziati: eseguire un breve balletto, toccarci con il gomito o con il piede, salutarci con un inchino. Anche in DDI ci salutavamo appena entrati in Meet (la piattaforma che usavamo per collegarci in videolezione), ma dovevamo subito spegnere il microfono perché se le voci si sovrapponevano, provocavano rumore e rimbombava tutto.
In presenza facevamo ai tavoli “il tempo del cuore”, cioè a turno ognuno spiegava ai compagni come si sentiva, esprimendo la propria emozione e motivandola. In DDI abbiamo continuato in ben tre modi diversi: a turno, nelle stanze di Meet, con il Mentimeter.
Le stanze di Meet sono camere secondarie che la nostra maestra Rita è riuscita ad utilizzare grazie ad un’estensione per Google Crome che si chiama Breakout rooms, di un certo Robert Hudek. Trascorso il tempo necessario per salutarci tutti e raccontare un po’ di noi agli altri, la maestra ci richiamava, noi uscivamo dalla camera secondaria e tornavamo in quella principale tutti insieme.
Invece il Mentimeter è un’applicazione che ci ha permesso di dichiarare il nostro stato d’animo per poi mostrarlo visivamente insieme a quello degli altri. Rita ogni volta cambiava immagine: poteva essere a pallini, a fette di torta, a colonne accompagnate da simpatici gifs, che sono minivideo che si ripetono in continuazione.
Prima di iniziare la lezione a scuola noi consultavamo il planning, che è un pannello di legno appeso ad una parete della nostra aula dove le maestre scrivono cosa affronteremo nel corso della settimana: in questo modo siamo informati sulle attività che svolgeremo e quindi più coinvolti. Esattamente come in presenza, il planning aveva la stessa funzione anche in DDI, ma era un documento di word che le maestre caricavano il lunedì nello stream, cioè nella pagina principale della nostra classroom, che a sua volta è un’aula virtuale dove sin dall’inizio dell’anno le maestre caricavano i vari materiali/compiti divisi per argomenti.
Sin dalla prima noi scrivevamo le nostre IPU, cioè le nostre Istruzioni Per l’Uso con le quali abbiamo deciso insieme come comportarci durante qualunque momento della nostra giornata scolastica. Anche in Meet le abbiamo stabilite, caricandole sempre sulla nostra classroom.
In presenza avevamo deciso degli incarichi settimanali perché la nostra classe funzionasse al meglio. A causa del Covid erano solo due quest’anno: il referente d’aula, che al mattino apriva le tapparelle così che potesse entrare la luce naturale, tenendo areata la stanza e supportando la maestra con la distribuzione dei materiali (ovviamente sanificandosi le mani), e il responsabile della differenziata.
In DDI abbiamo mantenuto solo il referente del Meet, che cambiava ogni giorno e i suoi compiti erano assicurarsi che si scrivesse in chat solo per segnalare problemi e avvisare la maestra se qualcuno alzava la mano quando lei presentava cioè quando lei condivideva con noi il suo schermo e non ci poteva vedere.
Spesso a scuola svolgevamo contemporaneamente lavori diversi poi si ruotava, in modo che pian piano tutti facessero tutto. Per noi era molto divertente lavorare insieme agli amici. In queste attività usavamo spesso degli strumenti didattici tattili a turno, che venivano sanificati dopo l’utilizzo.
Anche in DDI siamo riusciti a svolgere lavori differenziati, usando le stanze: la maestra pubblicava i gruppi sulla chat del Meet, ognuno entrava nella sua stanza dove si trovava a lavorare ad un’attività con altri due o tre compagni. Uno dei componenti condivideva lo schermo, presentando il lavoro agli altri poi insieme si decideva cosa scrivere: lui su quel documento, gli altri sul proprio quaderno. La maestra entrava spesso in ogni stanza e se occorreva ci aiutava, proprio come faceva di solito in presenza ad ogni tavolo.
Alle 9,30 e alle 11,30 a scuola eravamo abituati a fare un break cioè facevamo movimento sul posto o ci scatenavamo su una musica movimentata. Anche in DDI abbiamo continuato a fare i nostri stacchetti per sgranchirci, dato che dovevamo stare sempre seduti davanti allo schermo; era molto divertente e ballava pure la maestra. A volte sfruttavamo gli sfondi che Meet permette di attivare per muoverci: se uno metteva lo sfondo dei cavalli al galoppo ecco che li cavalcavamo; se c’era una spiaggia caraibica, nuotavamo…
Quando qualcuno compiva gli anni a scuola, gli cantavamo “Tanti auguri” sia in italiano che in inglese e gli facevamo indossare un grande cappello speciale.
Anche in DDI abbiamo festeggiato, ma non cantando per via del rimbombo dei microfoni, ma scuotendo le mani all’altezza delle orecchie, come fanno i non udenti quando applaudono; la maestra ci scattava una foto-ricordo, che poi pubblicava nello stream.
Possiamo affermare che quest’anno è stato più semplice: l’anno scorso la DAD (così si chiamava la Didattica A Distanza) è stata una cosa insolita per noi, che eravamo dei veri e propri “principianti”: non sapevamo nemmeno entrare in Meet da soli.
Invece quest’anno possiamo dichiarare di essere praticamente diventati dei “professionisti”: sappiamo scrivere messaggi sulla chat, alzare la mano virtuale per segnalare che vogliamo intervenire, aumentare il layout per vederci tutti, aprire e lavorare nei documenti dei compiti caricati dentro ogni materia nella nostra classroom. Sin dai primi mesi di scuola quest’anno ci eravamo esercitati a turno per essere preparati in caso di emergenza e rispetto allo scorso anno anche Meet ha aggiunto nuove funzioni, facilitandoci.
Quest’anno eravamo talmente pronti che facevamo lezione tutta la mattina mentre nel primo lock down dello scorso anno ci collegavamo solo il pomeriggio e per molto meno tempo.
Tutto sommato possiamo affermare che questa DDI è stata meno complicata rispetto a quella passata, ma continuiamo a preferire la scuola in presenza perché impariamo meglio insieme ed è assolutamente più divertente.
Sperando che a settembre si possa tornare tutti alla normalità e che le nostre aule Senza Zaino vengano ripristinate,
Vi auguriamo una serena e piacevole estate!
A noi si uniscono i docenti, gli operatori scolastici delle nostre scuole e tutte le classi