CONCLUSIONI
(o qualcosa che ci assomiglia)
Chiudiamo, occupando ancora qualche riga, giusto per sottolineare come questo progetto, nonostante sembri così corposo, probabilmente non rappresenti nemmeno una briciola di tutta l’immaginazione e tutti i calcoli che si potrebbero spendere su questa idea. Ci sono innumerevoli valutazioni, dagli aspetti costruttivi alle criticità e agli effetti collaterali, che, sia per mancanza di tempo e conoscenze, sia perché semplicemente non ci sono venute in mente, non abbiamo valutato, e ci piacerebbe pensare che chi leggerà di questo progetto si porrà le domande che noi non siamo riusciti a farci e si lasci trasportare come noi da questo “gioco” che rappresenta il progetto “De-sideribus”.
Ci è piaciuto lavorare a questa idea in quanto ha rappresentato un notevole stimolo alla nostra fantasia e alle nostre passioni, e lo condividiamo nella speranza che possa smuovere qualcosa anche in qualcun altro.
Per ora, non possiamo dirci più che amanti della Fisica, dell’Astronomia e delle Scienze in generale, ma crediamo fortemente che questi aspetti dell’esistenza umana debbano moltissimo alla passione e alla curiosità più pura e speriamo che la passione che oggi ci infondono non finisca mai.
Un ultimissimo ringraziamento alla professoressa Gabriella Righetti che ci ha informati del concorso e aiutati, con competenza, nella progettazione del folle “De-sideribus”.
In conclusione, citiamo parte di una poesia di Walt Whitman, poeta tra i preferiti di Gustav Holst.
“Orgogliosa musica della tempesta,
vento che soffi così libero, sibilando per le praterie
forte mormorio delle cime della foresta – vento delle montagne,
corporee forme fioche – voi nascoste orchestre,
voi serenate di fantasmi dai vigilanti strumenti,
che fondete col ritmo della Natura tutte le lingue delle nazioni;
voi accordi, lasciati a noi come da compositori immensi – voi cori,
voi, danze informi, libere, religiose – voi dall’Oriente
voi mormorii dei fiumi, ruggiti di cataratte scroscianti,
voi suoni di cannoni distanti con la cavalleria al galoppo,
echi degli accampamenti con tutti i differenti richiami delle trombe,
affollandovi in tumulto, riempendomi la
mezzanotte, dominando me, impotente,
entrando nella mia solitaria camera da letto, perché mi avete afferrato così?”