Dichiarazione

di poetica

La carta

Resta la carta mentre mi dileguo

specchio di me ma che non è me stesso

rimedio oppure tedio quando intesso

trame di me scrivendomi e m'inseguo.

Poesia senza titolo

Che cosa c'è dentro le vostre teste, bambini?

Che cosa c'era dentro la mia?

Il sandalo sporcato dalla polvere,

il passo leggero del lupo

il sasso che spacca la bottiglia

l'aria pulita nel cerchio delle pupille

nel declinare del sole

la figura di un biplano rampante,

che cosa c'era dentro la mia?


Sono qui con voi, perché sia voce

la mia dentro le vostre

voce dimenticata

e l'assolata fantasia dei vostri anni

la forza che reclama da ogni radice il frutto

salvata intatta nel vostro guardare di uomini,

che cosa posso perché voi possiate,

che cosa posso io, a voi che potete

a voi che guardate le cose che vi daranno lo sguardo

che cosa posso, bambini?

Campo visivo

Mi piace l'espressione "campo visivo",

con tutte le cose che ci puoi mettere dentro,

questa luce diversa che dà sul freddo, l'ombra

sulla soglia, là, verso il cipresso puntellato,

o il retro di alluminio dello stop che è una luna

sulla strada, ci puoi mettere anche un mare

con tante barchette, come nei disegni dei bambini,

negli acquerelli dei principianti; sopra c'è il sole

l'azzurro passa calmo sotto le chiglie e tutto

e dappertutto è illuminato, puoi perfino uscire, se vuoi,

con le scarpe lucide, il colletto rigido, verso il giorno

di festa e dire papà portami dove non so.

Puoi coltivarci tutto quello che ti conforta vedere,

quanto c'è di buono e quanto c'è di inoffensivo

di qua le parole, di là la radice delle cose,

finché sale la pianticina, sale, e ti stringe il respiro.

Per Cappello poesia è vita, è immaginazione, è cura di sé ma anche cura dell'altro, è ricreazione soggettiva del mondo. Cappello afferma "non esiste fantasia che non liberi distanza" perché la scrittura e la lettura fanno viaggiare senza limiti, aprono nuovi mondi, ampliano lo sguardo e moltiplicano le esistenze. La lettura ha sempre accompagnato Pierluigi fin dall'infanzia, prima attraverso i disegni della sua prima enciclopedia e poi con i personaggi dei suoi romanzi preferiti e con le parole dell'universo poetico. La lettura pian piano è diventata un quaderno su cui annotare le frasi più belle, quelle piene di significato: la sua prima forma di scrittura, di poesia. Scrive Pierluigi: "Le parole, con me, si sono sempre fatte avanti [...] mettendomi dentro la consapevolezza che ognuno di noi porta in sé un limite che è anche una soglia". Il limite delle nostre esistenze è anche una soglia verso noi stessi, verso gli altri e verso il mondo e può essere oltrepassato con l'immaginazione, con la poesia, con la voce di un grande poeta che diventa la nostra a ogni lettura.

Nella raccolta "Ogni goccia balla il tango", scritta per la nipotina Chiara, Pierluigi spiega alla bambina il meccanismo della poesia: “La forma delle parole, quando stanno insieme, disegna cose che sapevamo già. Però ci appaiono come una scoperta, una porta che si apre, una corsa giù per lo scivolo che un po’ ci dà gioia e un po’ ci fa paura. Quella paura bella perché, quando arriva, in un attimo l’abbiamo scampata”. Scrive inoltre: “Anche un bambino capisce che la poesia non è solo un gioco con le parole, e che lì dentro c’è qualcosa di più, che ha a che fare con i suoi sensi, la sua immaginazione e la sua anima. Certo, pare che le parole, in una poesia, siano manipolate, spinte, fatte saltare per aria come in un gioco. [...] Quando si gioca ci sono tutte le fantasie, le paure, i rischi della vita. La differenza è che lì, nel gioco, sono molto più intensi, e per fortuna (o sfortuna?) si può tornare indietro.”

In un’intervista infine dice: “Se la poesia non scende in mezzo alla gente, se non si ‘sporca le mani’ con la terra, che poesia è? Il mio desiderio più grande è che le mie poesie vengano stropicciate dai lettori”.

"Non so con certezza se sia stata la lettura di Moby Dick ad avermi costretto fisicamente ad avvicinare le braccia al tronco insensibile, permettendomi la riconquista del corpo, o non, piuttosto, quella potente forza biologica."

"Né so dire quanto siano stati i versi di Montale in sé stessi, spinti alla luce dall'epifania del muto dei Monopoli di Stato, a dare avvio alla prima comprensione del dolore, oppure se sia stata la mia volontà che, come da un vaso colmo, in quel preciso momento, sia venuta in luce e mi abbia spinto a cercare quei versi nelle profondità di me stesso."

"Sono qui, con voi, perchè sia la voce la mia voce dentro le vostre".

"Quando si legge, un mondo viene trapiantato in noi e noi veniamo trapiantati in quel mondo: è l'incantesimo di una scrittura riuscita, senza il quale, a rigore, un libro non è un libro."

video intervista dichiarazione di poetica.mp4