Intervista a Rosalind Franklin
di
Gemma De Nichilo
Premessa: Intervisterò la scienziata e risponderò alle domande al posto suo, come se fossi lei. Non essendo un'intervista reale, baserò le sue risposte su ciò che le è accaduto realmente e immedesimandomi in lei, inoltre risponderò come se fosse consapevole di tutto ciò che è accaduto anche dopo la sua morte.
Introduzione: Rosalind Franklin fu una chimica e cristallografa a raggi X britannica. Diede contributi fondamentali per la comprensione della struttura molecolare del DNA e del RNA. La sua storia ci ricorda che il progresso scientifico è il risultato del lavoro collettivo e che l'attribuzione dei meriti deve riflettere la verità, purtroppo per lei non è stato così. Anche se ingiustamente non ha ricevuto il Nobel, il suo contributo nella ricerca scientifica è stato indispensabile, e il suo esempio continua a ispirare nuove generazioni di scienziate a superare i propri limiti e a fare la differenza. La sua è una storia molto importante perchè parla di ingiustizia, difficoltà e limiti.
GEMMA: Era interessata alla scienza sin da piccola? Mi parli della sua infanzia e dei suoi percorsi di studio.
ROSALIND FRANKLIN: Nacqui a Londra il 25 Luglio 1920 in una famiglia benestante di origini ebraiche. Da piccola ero già molto curiosa ed interessata alla scienza. Per questo frequentai la St.Paul's Girl's School, una delle poche scuole femminili a offrire corsi di scienze. Successivamente ottenni una borsa di studio per il Newnham College. Dopo essermi laureata nel 1941 in fisica e chimica mi dedicai allo studio dei carboni specializzandomi nella cristallografia. Nel 1951 iniziai a lavorare al King's College, dove contribuii allo studio del DNA.
GEMMA: Ci può spiegare più approfonditamente della sua scoperta sul DNA?
ROSALIND FRANKLIN: I miei lavori si concentrarono principalmente nella comprensione della struttura del DNA e del RNA. Grazie alla cristallografia a raggi X riuscii a scattare la fotografia 51 che mostrava chiaramente la struttura a elica di questa importantissima molecola alla base della vita.
GEMMA: Cosa provò quando riuscì a scattare proprio questa fotografia del DNA?
ROSALIND FRANKLIN: Sono stata sicuramente molto felice e fiera della mia scoperta. E' stata una grande soddisfazione dopo i sacrifici ed il duro lavoro. Quel giorno ho sicuramente contribuito al progresso scientifico.
GEMMA: Ci può parlare di cosa successe dopo e della grave ingiustizia da lei subita?
ROSALIND FRANKLIN: A mia insaputa le mie scoperte ed i miei risultati furono condivisi dal mio collega Maurice Wilkins ad altri scienziati, James Watson e Francis Crick. Questo ovviamente senza il mio permesso. Mi sono ovviamente arrabbiata, ma mi sono soprattutto sentita tradita dal mio collega. Inoltre dopo la mia morte, avvenuta nel 1958, Wilkins, Watson e Crick vinsero il premio Nobel per la mia scoperta! Insomma anche loro hanno in parte contribuito, ma il mio apporto è stato fondamentale per il raggiungimento della scoperta, i meriti per le mie importanti scoperte andarono ingiustamente tutti a loro.
GEMMA: Mi dispiace moltissimo! Ma alla fine la nominarono mai o ammisero che quella era la sua scoperta e non la loro?
ROSALIND FRANKLIN: No, purtroppo non dissero mai la verità. Invece l'unica volta che mi nominarono è stata nel 1968, quando Watson pubblicò il libro "La doppia elica" in cui mi descrisse con insulti sprezzanti. Penso che però l'importante sia aver dato il mio contributo alla scienza e meno importante a chi alla fine vanno i meriti.
GEMMA: Per concludere, lei saprà sicuramente rispondermi a questa domanda: cosa significa sacrificarsi per la scienza?
ROSALIND FRANKLIN: lo mi sono sacrificata per questa scoperta, infatti per poter studiare la struttura del DNA, applicavo la cristallografia a raggi X, proprio questi mi causarono un cancro di cui morii a soli 37 anni il 16 aprile del 1958.
In inglese A.I (Artificial Intelligence), in italiano I.A., l’intelligenza artificiale, è uno strumento tecnologico creato dall’uomo, formato da circuiti elettronici e fondato sulla matematica: gli algoritmi dell’I.A. sono in grado di imitare le capacità umane, dando l’impressione di avere a che fare con uno strano essere animato e non con un robot.
L’I.A. non è nata “oggi”, infatti già dal 1956 il matematico americano John MacCarthy coniò questo termine per indicare la capacità delle macchine di fare delle cose o eseguire dei compiti che avrebbero richiesto l’intelligenza degli esseri umani.
Esistono varie intelligenze artificiali e possono supportare argomenti scientifici, letterari, artistici. Andiamo a vederne alcune.
Nello smartphone ci sono assistenti virtuali come Cortana, Siri, Google Now, Amazon Alexa, dei veri e propri “maggiordomi digitali” al nostro servizio: capiscono le nostre parole, le nostre richieste e ci accontentano eseguendo il compito. Man mano che le utilizziamo, assorbono le nostre abitudini, diventando sempre più precise.
Anche sul pc, quando usiamo motori di ricerca, come Google ad esempio, il software dà i risultati sulla base delle nostre necessità e su quanto abbiamo cercato in precedenza.
Persino alcuni videogiochi sfruttano l’intelligenza artificiale che consente di creare algoritmi per migliorare diversi aspetti, quali ad esempio, l’intelligenza e l’espressività dei personaggi non giocanti (NPC), il realismo del gameplay, un ambiente di gioco dinamico o ancora il matchmaking (abbinamento) tra giocatori di pari livello di abilità.
DALL-E è un algoritmo di intelligenza artificiale “artistica” che genera immagini a partire dalle descrizioni scritte su un testo. Non ha occhi, dunque le immagini che crea sono sequenze di pixel, ossia di puntini che, messi assieme, formano le immagini.
GTP-3 utilizza i suoi algoritmi per generare testi. Questi algoritmi sono stati addestrati tramite un enorme database.
Ci sono molte applicazioni per scrivere testi, aiutati dall’I.A., in modo semplice e veloce.
CHAT GPT: è un’app con accesso gratuito, che aiuta a scrivere articoli, email, relazioni, contenuti per blog e tanto altro.
GOOGLE BARD: simile al precedente, è gratuito, capace di scrivere testi e attinge ad informazioni ancora più aggiornate rispetto a CHAT GPT.
Difetti: ancora non hanno raggiunto la perfezione per cui ci vuole sempre la mente umana che corregga e renda più preciso il tutto anche alla fine della creazione del testo.
di Claudio Pordon
Al nominare la parola “ecologia” tutti pensano all’ambiente, ma anche all’inquinamento che, al giorno d’oggi, si trova dappertutto.
In realtà però, l’ecologia è una vera e propria disciplina scientifica che si occupa dell’ambiente, ma cerca di scoprire anche nuovi metodi per ridurne la lenta distruzione a causa di rifiuti e all’eccessivo sfruttamento delle risorse.
Ci sono modi e modi per evitare di perdere il poco verde che si vede nelle grandi città come Roma o Milano, uno di questi è l’utilizzo di fonti d’energia non inquinanti e sostenibili come: le pale eoliche che sfruttano l’energia del vento, le dighe che usano il movimento e la velocità dell’acqua.
Ma cos’è la transizione ecologica?
E’ quel processo che consente di passare da un’economia che sfrutta l’ambiente ad una che impiega e valorizza le risorse naturali, ponendolo alla base del modello di sviluppo, con l’obiettivo di tutelare il benessere degli esseri viventi e del territorio che abitano.
Lo sfruttamento dell’ambiente è in gran parte causato dall’intervento dell’uomo e le sue azioni, come lo sfruttamento delle foreste e delle materie prime, l’eccessivo utilizzo delle automobili o altri mezzi alimentati da benzina, gasolio o altri idrocarburi ad origine fossile anche per spostamenti facilmente percorribili a piedi o in bicicletta. Sono numerosi i comportamenti che potrebbero inquinare l’ambiente, ma ci sono altrettanti rimedi che dovremmo usare per dare un grande aiuto alla Terra , e senza accorgerci di farlo. Piccole differenze nella nostra vita che potrebbero avere conseguenze positive enormi.
Bastano piccoli gesti : Ricicla i rifiuti, vai a piedi quando puoi o
usa i trasporti pubblici, usa batterie ricaricabili invece di pile usa e getta, usa lampade al Led, regola il termostato di casa in base alle ore più
fredde o in base a quanto ci stai dentro casa... Usa la doccia, per esempio, al posto di riempire un’intera vasca d’acqua…
E’ semplice, un po’ di regole per un buon cittadino sono: abbassa, spegni, ricicla, cammina.
LA FOSSA DELLE MARIANNE
di Martina Cocola e Benedetta Morea
Se vi capita mai di riflettere sui numerosi misteri che riguardano il nostro pianeta, come non pensare alla Fossa delle Marianne?
Sicuramente vi sarete imbattuti in questo nome nelle top 10 delle fosse più cupe e spaventose dell’oceano. Ma quella di cui vi andremo a parlare è la più profonda depressione della Terra. Continuate a leggere, ci ringrazierete dopo!
La Fossa delle Marianne è situata a Nord-ovest dell’Oceano Pacifico e ad est delle Isole Marianne (dalle quali prende il nome). Raggiunge una profondità di 11.034 metri e possiede una forma ad arco di 2.500 metri! Da record, non è vero?
Il 23 gennaio del 1960, l’equipaggio del batiscafo di Trieste è stato il primo a raggiungere la Fossa delle Marianne. Nonostante stiamo parlando di un’epoca in cui non esisteva nemmeno l’idea di esplorare le profondità degli oceani, questo equipaggio è riuscito ad identificare la presenza di alghe unicellulari.
Ma è possibile che in un luogo così profondo come la Fossa delle Marianne abitino soltanto organismi di questo tipo? Ovviamente no! Al giorno d’oggi infatti, grazie a molti strumenti tecnologici resistenti ad alta pressione, sono state riprese specie incredibili mai viste prima. Pensiamo per esempio al pesce fantasma. Essendo stato scoperto nel 2014, può essere considerato come una “new entry” tra gli “abitanti” della Fossa delle Marianne. Il suo nome non ha nulla a che fare con dei veri e propri fantasmi ma deriva dalla sua colorazione trasparente. Per non parlare di crostacei con dimensioni dai 17 ai 30 cm, enormi aragoste, anguille trasparenti e stelle gorgone. Insomma, chi più ne ha più ne metta!
Nonostante non sia possibile esplorare tutta la Fossa delle Marianne, persone dal grande coraggio come James Cameron vi si sono avventurate. E’ stato proprio il noto regista canadese a calarsi fino a 11 km di profondità durante le riprese del documentario “Challenger Deep” da lui diretto.
Chissà se un giorno i limiti dell’alta pressione delle profondità dell’Oceano Pacifico verranno superati e riusciremo, grazie all’aiuto della tecnologia, ad esplorare completamente la Fossa delle Marianne
di Sofia Beccia
È dall’11 gennaio 2020, cioè da quando è stata annunciata la sequenza genetica del Sars-Cov 2, che gli scienziati lavorano alla realizzazione di un vaccino. L'obiettivo è quello di creare una risposta immunitaria per neutralizzare il virus evitando che le cellule umane si infettino.
Diverse sono le soluzioni utilizzate dagli scienziati per dar vita a questo vaccino:
Vaccini virali inattivati, sviluppati coltivando il Sars-CoV 2 che impediscono la sua attivazione chimicamente.
Vaccini vivi attenuati, preparati partendo da microbi infettivi che vengono indeboliti attraverso trattamenti in laboratorio.
Vaccini proteici ricombinanti, prodotti mediante l’utilizzo del DNA, e in questo caso della proteina Spike.
Vaccini a vettore virale, basati su un virus già presente che trasporta la sequenza del codice genetico per la proteina Spike.
Vaccini a DNA, si basano su plasmidi modificati per trasportare i geni che codificano la proteina Spike che viene poi prodotta nell’individuo vaccinato.
Vaccini a RNA, basati su RNA messaggero che forniscono le informazioni genetiche sulla proteina Spike.
Essendo la proteina di superficie Spike quella che consente al virus di attaccare le cellule, gli attuali vaccini sono stati progettati in modo da poter bloccare questa proteina di superficie ed evitare così l’infezione.
I vaccini contro il COVID-19 non sono tutti uguali. Utilizzano infatti tecnologie e approcci differenti che possiamo suddividere in:
· vaccini a vettore virale, come Astrazeneca e Johnson&Johnson;
· vaccini a mRNA, come Pfizer e Moderna.
I vaccini a vettore virale utilizzano come ‘vettore’ un virus modificato in laboratorio e totalmente inattivato, in grado di trasferire alle cellule immunitarie l’informazione della proteina Spike.
Infatti, sia il vaccino AstraZeneca che il Johnson&Johnson adottano come vettore virale gli adenovirus (virus molto comuni responsabili dell’influenza e della faringite). I vaccini a vettore virale hanno un’efficacia media dell’84,6%.
I vaccini a mRNA utilizzano RNA messaggero (mRNA) modificato, che consegna alla cellula l’informazione per disattivare la proteina Spike. I vaccini a mRNA hanno un’efficacia media del 94,6%.
IL PROGRESSO TECNOLOGICO
di
Sofia Beccia
Per progresso tecnologico si intende la “scoperta di nuovi metodi di produzione dei beni”. Esso consta principalmente di tre fasi: invenzione, innovazione e diffusione.
L'invenzione è l'atto di creare qualcosa di nuovo: un processo, un prodotto o, per esempio, una nuova tecnologia. Essa implica sempre una nuova idea, che sia tecnica o scientifica.
L'innovazione consiste nel trasformare un’idea in qualcosa che abbia valore dal punto di vista pratico e concreto. A differenza di quel che accade con l’invenzione, la novità non è parte essenziale di un’innovazione in quanto quest’ultima può essere l’applicazione concreta sia di qualcosa di nuovo, sia di qualcosa di diverso.
La diffusione è il processo mediante il quale nuovi prodotti e servizi, che siano il risultato di un’invenzione o di un’innovazione, vengono fatti conoscere al mercato e ai potenziali utilizzatori.
Nel corso degli anni il progresso tecnologico ha condizionato la nostra vita, ma soprattutto il lavoro.
Già fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento le innovazioni tecnologiche portarono ad una riorganizzazione del lavoro nelle industrie. Per cominciare, le fabbriche divennero sempre piu grandi e i tempi di lavorazione si ridussero in quanto favoriti dalla maggiore produttività delle macchine. Infatti, se inizialmente i macchinari erano piuttosto semplici, verso la fine dell’Ottocento divennero parte di un unico sistema meccanico interconnesso.
Nel 1911 Frederick Windslow Taylor introdusse, per primo, un nuovo metodo di produzione delle macchine nelle fabbriche, che ancora oggi è studiato e ricordato come il “taylorismo”. Esso si basava su due principi cardine: la razionalizzazione delle fasi di lavoro e la divisione dei ruoli in fabbrica.
Il primo prevedeva che ogni operazione venisse scomposta in micro azioni molto semplici, che venivano cronometrate fino a stabilire il tempo minimo necessario a svolgerle.
Il secondo principio stabiliva che ci fossero due ruoli in fabbrica: i tecnici, che organizzavano e programmavano le operazioni; gli operai, che si limitavano a eseguire le loro istruzioni.
Se da un lato quest’organizazzione del lavoro permise la produzione di un’elevata quantità di beni a prezzi bassi e una consistente riduzione dei tempi di produzione, dall’altro ebbe conseguenze negative per gli operai i quali si videro privati di una vera professionalità e vincolati ai ritmi della catena di montaggio.
Adesso, grazie alla Costituzione, che stabilisce il principio fondamentale secondo cui l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (Art. 1), e alle leggi che regolano la materia, il lavoro è tutelato: i lavoratori operano in sicurezza, non possono lavorare più di 13 ore al giorno e sono obbligati a fare un certo numero di pause giornaliere.
La legge, inoltre, stabilisce un limite minimo di età per poter iniziare a lavorare, condannando così il lavoro minorile, che a volte purtroppo continua ad esistere. Anche le donne sono protette: la donna che lavora ha gli stessi diritti dell’uomo e in più le deve essere consentito di esercitare la sua funzione di madre.
Ma questi sono tutti diritti che l’uomo ha conquistato nel corso degli anni, anche a prezzo di dure battaglie perché in passato i lavoratori venivano sfruttati e sottoposti a lavori pesanti e con paghe basse.
Anche se la situazione lavorativa pare migliorata, ancora tanto va fatto. Pur essendo il diritto al lavoro un principio sancito dalla Costituzione, in molti hanno ancora difficoltà a trovarne uno. Oggi in Italia il tasso di disoccupazione è pari al 9,8%, con una percentuale molto alta fra i giovani e le donne.
A volte, nonostante la normativa, si lavora senza alcuna sicurezza tanto che spesso si sente parlare di “morti bianche” o “morti sul lavoro”. Altre problematiche sono la discriminazione per la donna nel mondo del lavoro e il mobbing, cioè un comportamento del datore di lavoro e dei colleghi che mira a costringere un lavoratore a licenziarsi per evitare le continue umiliazioni.
Il progresso tecnologico ha influenzato molto il mondo del lavoro e continuerà a farlo in futuro sia in modo negativo che positivo. Personalmente penso che la tecnologia sia un bene perchè facilita non solo il lavoro ma anche la nostra vita, e questo anche grazie ai robot che ultimamente sono entrati a far parte della quotidianetà.
Ma la tecnologia non si fermerà ai robot. Infatti, in futuro, esisteranno macchine volanti costruite con materiali innovativi e leggeri e computer più potenti grazie ai nuovi componenti elettronici creati da nano-tubi di carbonio, che sostituiranno col tempo i chip al silicio.