C'era una volta Elisabetta, una ragazza di 16 anni, che abitava in un quartiere della periferia di Roma.
I genitori di Elisabetta erano un po’ rigidi, nonostante lei andasse bene a scuola e non aveva mai creato problemi non le permettevano ad esempio di andare con le amiche e gli amici a ballare.
Elisabetta: Ogni volta la stessa storia, perché non vi fidate di me?
Ma anche lei voleva conoscere quella sensazione di uscire la sera, sentirsi un po’ più grande.
Una sera litigò con sua madre.
Elisabetta: Ma perché non posso andare?
Madre: Elisabetta sei ancora piccola, ci sarà tempo poi per andare a ballare in discoteca.
Elisabetta: Non è giusto, ci vanno tutti. Perché io devo sembrare quella diversa. Non c’è nulla di male ad uscire con gli amici, ho quasi diciott’anni.
Madre: Non ci vai, fine della discussione.
Elisabetta se ne andò in camera sua, nervosa e arrabbiata. Non capiva perché la madre si preoccupasse così tanto, non era più una bambina. Aveva sempre obbedito ai genitori, ma quella sera decise di non farlo.
Non appena Elisabetta si rese conto che i genitori fossero andati a dormire sgattaiolò fuori casa e
iniziò a correre verso la fermata del tram. Direzione: discoteca.
Lì incontrò gli amici, ballarono, si divertirono. Forse Elisabetta bevve pure un po’ troppo.
Elisabetta: Un altro gin lemon per favore
Barman: Ei, non ci starai andando un po’ pesante? Fra poco siamo anche in chiusura.
Elisabetta che oramai voleva dimostrare al mondo di essere grande rispose stizzita: No, puoi farmene un altro
La discoteca era piena di gente e tutto iniziava ad essere molto leggero. Ma tutto iniziava anche a girare. Elisabetta aveva bisogno di aria.
Senza pensarci troppo e senza ritrovare le amiche e gli amici uscì dalla discoteca un po' ubriaca e stordita dal volume della musica. Rimase per pochi minuti lì alla porta quando le si avvicinò un uomo.
Uomo1: Ei, bella la serata in discoteca?
Elisabetta avvertì una strana sensazione, improvvisamente quella persona le apparve molto inquietante
Uomo 1: Sei molto carina, perché non ci facciamo un giro.
L’uomo si stava decisamente avvicinando troppo e Elisabetta, intimorita, iniziò a scappare dirigendosi verso la prima strada illuminata in cerca di aiuto.
Incontrò un uomo, fermo a fumare una sigaretta davanti la sua auto che le disse:
Uomo2: “Ehi, hai bisogno di aiuto?”
Elisabetta era molto agitata, si sentiva sola e disse istintivamente: ”Sì, stavo scappando e ho sbagliato strada, devo ritrovare quella corretta per prendere il tram”
“Tranquilla sali, ti accompagno io alla fermata più vicina”
Improvvisamente non si sentii più tanto sicura, non voleva salire in macchina di quest’uomo che non conosceva, ma soprattutto c’era qualcosa di strano, una vocina interna che le diceva che non poteva fidarsi di quella persona, che non le sarebbe stato davvero d’aiuto.
Elisabetta: “Mmm…no, grazie non si preoccupi, penso di essermi ricordata la strada giusta.”
Uomo 2: Ei, tranquilla, voglio solo aiutarti. Vieni qui, che è successo?”
Elisabetta era stanca per la corsa e stordita dall’alcol, voleva correre di nuovo ma indietreggiava soltanto. Allora l’uomo la costrinse a salire in macchina.
Nel frattempo a casa di Elisabetta la madre si svegliò di soprassalto.
Madre: Che brutto sogno che ho fatto. Sarà che ho litigato con Elisabetta, speriamo che almeno lei stia dormendo tranquilla.
Andò a controllare nella stanza, quando vide che la figlia non c’era.
Molto spaventata, cercò di rintracciare Elisabetta
Madre: Ha il cellulare scarico, dove si sarà cacciata, devo fare qualcosa
Elisabetta intanto era con l’uomo che aveva appena parcheggiato l’auto e la costrinse a salire a casa sua. Una volta saliti, l’uomo, evidentemente ubriaco, ebbe un malore e svenne.
Elisabetta allora riuscì a fuggire, iniziò a correre presa dal panico quando girando l’angolo si scontrò con due passanti.
Ragazzo: Oh, attenzione! Ei, che succede? Aspetta io ti ho già vista…eri prima in discoteca vero, ti ho servito da bere
Ragazza: Come ti chiami? Hai bisogno di aiuto?
Elisabetta era scossa dai brividi e non sapeva più che fare: Per favore aiutatemi ad arrivare alla prima stazione di polizia, dai carabinieri, da qualunque parte, ma portatemi via di qui.
Nel tragitto raccontò cos’era successo e si fece prestare il telefono per chiamare sua madre.
Madre: Pronto
Elisabetta: Mamma sono io, scusa se sono andata via senza dirti niente
Madre: Elisabetta, dove sei, stai bene?
Elisabetta: Ora sì, sto andando in caserma.
Madre: Sto arrivando
La madre la raggiunse, abbracciò la figlia. Elisabetta le raccontò con molta fatica quello che era successo e con sua sorpresa le disse: Sei stata forte tesoro mio e scusa se non mi sono fidata di te.
Troveremo una soluzione insieme, hai ragione, stai diventando grande ed è normale che tu voglia iniziare ad uscire anche la sera. Capiamo una soluzione giusta per entrambe. La cosa l'importante ora è che tu stia bene.
Elisabetta: Grazie mamma, ti voglio bene.
Negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila.
La violenza sulle donne e di genere ha varie forme, vari aspetti. Si può considerare violenza ogni forma di abuso di potere e controllo che si può manifestare come sopruso fisico, sessuale, psicologico, economico, violenza assistita e di matrice religiosa.
Senza il mio consenso è violenza. Senza il consenso di Elisabetta è stata violenza.
Ecco perché sono fondamentali gli spazi di ascolto, accoglienza e accompagnamento per le donne che si trovano a vivere episodi di violenza. Ringraziamo quindi le donne che curano questi spazi e le persone di qualunque genere che attivano percorsi individuali e collettivi e si impegnano nella lotta contro ogni forma di violenza.
Sorella non sei sola!
Monacelli S, Saggese S., Pettinato M., Aureli M., Casamonica A.T., Cerello A.