Ocean cleanup

Nato il 27 luglio del 1994 a Delft, in Olanda, Boyan Slat è il fondatore di una delle organizzazioni no profit ambientaliste più note al mondo in assoluto: stiamo parlando della Ocean Cleanup, una realtà operativa fin dal 2013 che ha come obiettivo quello di ripulire gli oceani dalle tonnellate di materie plastiche che si sono accumulate negli ultimi decenni. Cresciuto in una famiglia di origini croate, Slat ha iniziato ad appassionarsi al mondo dell’ingegneria fin da piccolissimo, battendo persino un record nel Guinness dei Primati grazie ad un lancio simultaneo di ben 231 razzi a soli 14 anni. Appena due anni dopo, a 16 anni, il giovane si è reso conto nel corso di un’immersione in Grecia di come nel mare ormai ci fossero più pezzi di plastica che pesci: è stato proprio a partire da questa constatazione che è emersa la necessità di sviluppare un progetto sull’inquinamento dei mari mentre ancora studiava al liceo.

L’idea nata dal genio di Slat è stata accolta fin da subito con enorme entusiasmo da parte del pubblico, che si è attivato per trasformare il suo sogno in realtà partecipando ad una fortunatissima campagna di crowdfunding in grado di raccogliere nel giro di cento giorni oltre due milioni di dollari, con un totale di 38.000 donatori sparsi in 160 Paesi. Si era trattato, tra l’altro, della campagna di crowdfunding di maggior successo della storia fino a quel momento.11 anni dopo la sua fondazione, Ocean Cleanup raccoglie diverse tonnellate di materie plastiche finite negli oceani di tutto il mondo attraverso un particolare sistema passivo che sfrutta le forze naturali del vento e delle correnti e che si alimenta completamente con energia solare. Il primo sistema in assoluto è stato perfezionato da Slat nel 2018 e prevedeva l’utilizzo di un grosso tubo galleggiante a forma di U lungo fino a due chilometri che avrebbe permesso di concentrare la plastica in un unico punto, facilitandone così il recupero.

Le tecnologie di pulizia di Ocean Cleanup sono implementate in tutto il mondo mentre conduciamo la più grande pulizia della storia. Da oltre dieci anni, The Ocean Cleanup ricerca, estrae e monitora l’inquinamento da plastica negli oceani e nei fiumi di tutto il mondo, rimuovendo fino ad oggi milioni di chilogrammi. Trilioni di pezzi di plastica oggi inquinano i nostri oceani e il problema sta peggiorando. Questa plastica ha un impatto devastante sulla fauna selvatica e sugli ecosistemi marini. La plastica può persistere per molti decenni, degradandosi continuamente in microplastiche. Questi possono essere ingeriti dalla fauna selvatica e successivamente entrare nella catena alimentare umana. L’inquinamento da plastica è una crisi globale che richiede un’azione urgente. 

The Ocean Cleanup è un’organizzazione no-profit che sviluppa e amplia tecnologie per liberare gli oceani dalla plastica. Per raggiungere questo obiettivo, utilizziamo una duplice strategia: intercettare la plastica nei fiumi per ridurre l’afflusso di inquinamento e ripulire ciò che si è già accumulato nell’oceano e che non andrà via da solo. Quando gli oceani saranno puliti, potremo metterci fuori gioco. La plastica nell’oceano si accumula in cinque distese di rifiuti oceanici, la più grande delle quali è la Great Pacific Garbage Patch , situata tra le Hawaii e la California. Per risolverlo, non dobbiamo solo impedire che altra plastica finisca nell’oceano, ma anche ripulire quella che già c’è là fuori. La plastica galleggiante intrappolata nelle macchie continuerà a circolare finché non si romperà in pezzi sempre più piccoli, diventando sempre più difficile da ripulire e sempre più facile da confondere con il cibo da parte della vita marina. Se lasciata circolare, la plastica avrà un impatto sui nostri ecosistemi, sulla salute e sulle economie per decenni o addirittura secoli.

Josh è un altro impianto di pulizia dei fondali dell’ organizzazione clean up.

Josh, lungo 2.2 chilometri , è una specie di barriera posta a mezzaluna nell’oceano pacifico. La barriera è composta da una lunga rete in cui vanno a concentrarsi i rifiuti, presenta dei buchi più larghi per far uscire in pesci che vanno ad incastrarsi nella rete. Con delle telecamere si riesce  a tracciare una mappa che mostra i punti di maggior densità, quindi i luoghi con più rifiuti che cercano di condurre all’interno della barriera. Dopo quattro giorni la rete si riempie completamente, così è necessario portarla sopra ad una barca e svuotarla. Il meccanismo di  liberazione di plastica dalla rete inizia con la divisione dei diversi tipi di plastica, poi seguito dalla remissione in acqua della barriera che continuerà a svolgere il suo lavoro.

M. C., C. C., M. C., F. C., E. G. III F