L'ITALIA A COLORI.

di Giacomo Maria Tarchi e Andrea Villani


MARZO 2020

di Chiara Marocchi

L'emergenza Covid-19 ha comportato una rivoluzione nella nostra quotidianità: dal lavoro alla scuola, passando alla socialità in generale. Nel momento in cui, l'Italia è stata divisa a zone: gialle, arancioni, rosse e bianche, gli effetti si sono amplificati, soprattutto sull'interazione e sui legami sociali. Negli ultimi anni l'avvento delle tecnologie digitali e la possibilità di comunicare a distanza hanno cambiato il concetto di socialità. Tuttavia, è rimasto il desiderio di vedersi, di trovarsi, di comunicare, ma il contenimento del virus, soprattutto attraverso le zone rosse, ha azzerato questa possibilità ed ha offerto di più la condizione di perenne distanziamento e reclusione. Chi ne ha risentito di più, sono stati i giovani e gli anziani, le fasce più a rischio della nostra società. Rispetto agli adulti, infatti, quest'ultimi hanno un estremo bisogno di contatto fisico, di aggregazione, di trovarsi in mezzo agli altri. La parola più utilizzata in questo periodo è stata isolamento, a causa del prolungato distanziamento, il virus ci ha insegnato a guardare ogni persona con diffidenza. Con le zone arancioni, è stato possibile riaprire almeno i negozi, aumentando la possibilità, se pur minima di socializzare. Solo con l'introduzione delle zone gialle, è stato possibile un lieve ritorno alla normalità grazie all'apertura di bar e ristoranti a pranzo. Si stanno attendendo con ansia le zone bianche, che significherebbero un graduale ritorno alla normalità, con l'apertura totale anche di cinema, teatri e l'abolizione del coprifuoco. La situazione che stiamo vivendo e che abbiamo vissuto ha generato stati d'ansia, stress e disturbi cronici a quasi a tutta la popolazione. In seguito ai mesi di lockdown, infatti, molti soggetti hanno sviluppato tratti agorafobici, percependo l'esterno come un luogo pericoloso e rischioso. Si auspica, a breve, un ritorno alla normalità con conseguente diminuzione di stati d'ansia e di stress per tutti.

La scuola viene improvvisamente chiusa. Tutti gli studenti sono a casa con le loro famiglie, guardando il telegiornale, sperando di tornare in quella che loro considerano la loro seconda casa. Finalmente il telegiornale parla della chiusura della scuola. Ormai è certo didattica a distanza per tutti gli studenti. Avevamo perso tutto, amici, scuola, socialità, sport, insomma tutto. Non avevamo più niente. Per compensare la perdita di socialità ci siamo buttati a capofitto nella musica, nello studio e qualcuno come me, nei libri. Nonostante tutte le perdite, noi sapevamo che non potevamo crollare, non potevamo farlo perché dovevamo essere forti, per i nostri genitori, per i nostri familiari e per tutte quelle persone chiuse in ospedale, magari in terapia intensiva, che non vivevano più. Nonostante l'incredibile voglia di mollare, abbiamo stretto i denti e siamo andati avanti. Ed ora a un anno di distanza, posso fieramente affermare di essere riuscita ad andare avanti. Stiamo piano piano riprendendo la nostra normalità, un passo alla volta. Partendo dalla scuola riusciremo a riprenderci anche le passeggiate per il parco senza la mascherina (che in casa mia è stata soprannominata museruola). Speriamo che tutto ciò finisca presto, lo speriamo per poter finalmente vedere il sorriso dei nostri compagni.