SPORT, COME IMPEGNO, DISCIPLINA E PIACERE DELLA SFIDA

di Angelica Gregori e Marika Moretti

LA FESTA DELLA MAMMA

di Andrea Villani


La sfida nello sport è un argomento molto discusso negli ultimi anni soprattutto tra noi giovani. La sfida viene spesso intesa come una gara contro gli altri, tralasciando il concetto che nello sport la prova principale è quella contro noi stessi. Infatti, questa sta nel superare i propri limiti e provare a dare il massimo, non facendosi influenzare dalla pressione del gioco e dalla prestazione eseguita, ma riuscendo ad avere autocontrollo e stabilità. In ogni sport agonistico è presente la competizione, che è necessaria per la crescita individuale e caratteriale del singolo giocatore; tuttavia, un ruolo di particolare importanza è proprio quello di superare se stessi, tralasciando la vittoria o la sconfitta ottenuta. “Superare se stesso” rappresenta infatti un altro elemento necessario in tutti gli ambiti. Un altro aspetto positivo della sfida dello sport è sviluppare il concetto di gruppo. Ogni giocatore, quando è posto davanti ad una sfida, deve riuscire a controllare la pressione del gioco e l’ansia dovuta alla paura di sbagliare. Queste capacità non si possono sviluppare in allenamento ed è quindi fondamentale la presenza della competizione. In conclusione, la sfida dello sport fa sì che un giocatore aumenti le proprie capacità e permetta di avere le motivazioni necessarie per dare il massimo. Lo sport è educazione del corpo e della mente. Praticare un’attività sportiva significa, per noi ragazzi, imparare a controllare gli istinti attraverso il rispetto delle regole, dei tempi e dei ritmi di allenamento. Significa sopportare la fatica, imparare a soffrire, poter gioire con i compagni di squadra, in caso di vittoria, sempre nel rispetto degli avversari, che non sono nemici ma antagonisti con cui confrontarsi nel pieno rispetto delle regole. Oggi solo chi impara a condividere nel gioco di squadra gioie e dolori, attese e speranze, chi gioca con lealtà nel rispetto degli altri sarà poi capace di inserirsi con vantaggio nella società, rispettando e aiutando gli altri, diventando un sicuro punto di riferimento per tutti. Purtroppo, lo sport si è trasformato in una sorta di “mangia uomini” dove è importante solo vincere, costi quel che costi, non importa come si agisce, si lotta accanitamente senza tener conto dei mezzi e già arrivare secondi per molte persone è una grande delusione; infatti non ci si deve stupire che si sono diffuse in tutti gli sport droghe e altre sostanze dopanti che, se da un lato migliorano le prestazioni sportive, dall’altro distruggono fatalmente il corpo e la psiche di chi ne fa uso. Il mondo dello sport è un mondo crudele perché un giorno si è importanti, e il giorno dopo si potrebbe non esserlo, venendo gettato via come uno" straccio". Quanti personaggi del mondo sportivo, un tempo famosi, sono scomparsi in ancor giovane età o stanno lottando contro i mali incurabili provocati dall’abuso di sostanze dopanti! Per fortuna, un po' ovunque, ci sono i sostenitori di un recupero dello sport in generale. La decisa riaffermazione dell’etica sportiva deve muovere dalla scuola e dalla famiglia. Il riconoscimento dei valori sportivi tra i quali la lealtà, porta a comprendere che ogni sport si pratica con gli altri e non contro e che la vittoria è il raggiungimento di una meta prefissata che ha richiesto sacrifici, impegno e passione con dei risultati che devono essere accettati da tutti. Lo sport è un’occasione di crescita, una scuola di vita che ci insegna a sviluppare abilità motorie e altri valori di cui far tesoro anche da adulti. È infatti una disciplina che riesce a trasmettere molti insegnamenti e Nelson Mandela stesso affermò che “riesce a cambiare il destino della società mondiale, unisce la gente, parla una lingua che tutti capiscono, può creare speranza dove c’è disperazione e può abbattere le barriere razziali meglio dei governi". Tutto questo se lo sport viene praticato con lealtà senza barare.

La Festa della Mamma è una ricorrenza che viene celebrata in onore della madre. In Italia si festeggia la seconda domenica di maggio, infatti inizialmente la data era l’otto maggio. Anche in gran parte degli Stati europei, negli Stati Uniti, in Giappone e in Australia, cade la seconda domenica del mese di maggio. A San Marino invece si festeggia il 15 marzo, mentre nei paesi arabi cade il giorno dell'equinozio di primavera. Ci sono diverse antiche celebrazioni che possono far riferimento a tale festività; nel ventennio fascista, ad esempio, venivano premiate le madri più prolifiche d'Italia. La festività che noi ancora oggi ricordiamo in vario modo si è originata negli anni 50; i bambini generalmente regalano un fiorellino, disegni o lavoretti alla loro mamma. La scrittrice e attivista Giulia Ward Howe ha parlato per la prima volta di "Mother's Day for Peace" nel maggio 1870 con l’intento di omaggiare tutte le madri che avevano perso i figli in guerra. Invece a celebrare la prima volta il Mother's Day, fu Anna Jarvis nel 1908 per ricordare sua madre che lottava per la pace. I sostenitori di Jarvis chiesero ai ministri di rendere quella giornata nazionale e quindi a partire dal 1911 fu diffusa in tutti gli USA. Ad ufficializzare la festa fu il presidente Wilson nel 1914 rendendo diffusa l'usanza di regalare alla madre una rosa. In Italia, a Festa della Mamma fu celebrata per la prima volta nel 1956 da Raul Zaccari, sindaco di Bordighera (Imperia) nel teatro cittadino. Il disegno di legge per istituire ufficialmente la festa, presentato al Senato nel 1958, suscitò un acceso dibattito, ma la celebrazione prese ugualmente piede in via informale, fino a essere fissata ogni anno. La data scelta, l’8 marzo, rimase tale fino all'inizio del nuovo millennio quando, soprattutto per motivi commerciali, la ricorrenza divenne “mobile” e fu spostata alla seconda domenica del mese, in modo che cadesse sempre in un giorno festivo.