Il Nostro Parco della  Memoria

Il nostro parco della memoria

4 giugno 2022                                 


L’associazione Raichinas e Chimas ha chiesto la nostra collaborazione per proteggere e valorizzare il parco della memoria di Paschedda e noi abbiamo accettato subito, desiderosi di poter dare il nostro contributo. Nel nostro lavoro siamo stati spinti dalla curiosità: chi sono gli autori di quelle citazioni che tante volte abbiamo letto nei nostri pomeriggi di gioco ma alle quali non avevamo dato grande importanza? Abbiamo cercato in rete i loro visi, per sentirli più vicini a noi e riletto le loro parole ma ci siamo accorti che appartengono a un’epoca lontana e fanno riferimento a una storia che noi, da dodicenni, non conosciamo ancora, ma abbiamo colto una cosa importantissima, parlano di grandi valori: Giustizia, Costituzione, Diritti delle Donne, Coraggio, senso della Patria, Libertà, in particolare quella di esprimere le proprie opinioni.  

Ci siamo recati allora a “Paschedda” e come per magia, nella nostra passeggiata, abbiamo trovato lì i nostri autori e abbiamo immaginato che ci stessero aspettando! 

Ci accolgono sorridenti e desiderosi di trasmetterci degli insegnamenti. Il primo che si avvicina a noi è Giuseppe Ungaretti; egli ci spiega il significato della sua poesia “San Martino del Carso” che parla di distruzione, di persone care morte, di affetti che nel cuore delle persone sopravvissute mancheranno per sempre e il nostro pensiero va subito all’Ucraina, martoriata dalla guerra. Avanzando, poco più in là, un uomo, avanti con l'età, si presenta a noi. Lo riconosciamo, è Giuseppe Garibaldi! E’ seduto su una pietra con le gambe distese, immerso nella lettura di un libro. Egli ci racconta del coraggio degli uomini che hanno combattuto per la nostra Italia, senza alcun lamento o grido. 

Ci avviciniamo al roseto e lo troviamo bellissimo in questo mese di maggio!

 Qui intravediamo tre donne immerse in una conversazione. Inizialmente non ci notano, ma appena si siedono sulla panchina rossa, noi ci avviciniamo, curiosi di sapere chi siano. Loro si presentano a noi, sono Nilde Iotti, Lina Merlin e Tina Anselmi. Ci parlano di donne che   hanno lottato per la libertà e l'uguaglianza, di quanto questo percorso sia stato faticoso e ci chiedono di continuare a lottare perché la parità dei due sessi sia veramente raggiunta.


ANTONIO GRAMSCI 

Mentre ci avviamo verso l’uscita, la nostra attenzione ricade su un uomo tutto solo, ancora giovane, che si trova seduto all'ombra di un mandorlo, impegnato a scrivere su un suo quaderno. E’ un curioso tipo, originale: porta dei piccoli occhiali  e i capelli sono gonfi come la criniera di un leone. Egli interrompe la sua scrittura e ci chiama, sorridente, invitandoci a sederci intorno a lui.

                 Si presenta così:

 “Sono Antonio Gramsci, ragazzi, sono nato in Sardegna nel 1891. La mia non è stata una vita facile a causa dei problemi economici, familiari e di salute. Sono stato costretto sin dall'infanzia ai lavori più umili, per esempio presso l’ufficio del catasto di Ghilarza dove per nove lire al mese dovevo spostare registri che pesavano più di me e molte notti piangevo di nascosto perché mi doleva tutto il corpo.


Il mio amore per il sapere, però, mi ha portato ad andare oltre gli sforzi che un comune essere umano potrebbe comprendere e sopportare, dalle elementari fino all'università dove, grazie a una borsa di studio, sono riuscito a laurearmi in letteratura a Torino. Ricordo ancora quando in quinta elementare il mio maestro mi fece svolgere un tema dal titolo: Se un tuo compagno benestante e anche intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi tu cosa gli risponderesti? Era proprio così, il mio compagno Giovanni voleva abbandonare gli studi e allora io, invitandolo a rimanere, gli scrissi che molti ragazzi poveri lo invidiavano, loro, che avrebbero   avuto voglia di studiare ma che Dio non gli aveva dato il necessario, non solo per studiare ma a volte anche per sfamarsi.”

 Noi rimaniamo affascinati dal racconto della sua vita e lo siamo ancora di più quando, come un maestro, ci racconta una sua  favola, “Il topo e la montagna”.

“ Nella casa di Ghilarza un topolino durante la notte beve il latte destinato al bambino più malato, ma si pente subito e va a cercare altro latte. Va dalla capra, ma essa ha  bisogno di erba per produrre latte, allora il topo corre nei campi e chiede l’erba, ma questi sono in secca, va alla fontana e chiede l’acqua ma essa è rotta, a causa dei bombardamenti degli uomini. Va dal muratore per chiedergli di aggiustarla ma servono i massi dalla montagna che lui non può andare a prendere perché, a causa delle frane, è diventata pericolosa. Infine va dalla montagna e chiede le rocce, e promette che l’uomo da quel momento rimedierà ai suoi errori: pianterà nuovi alberi, così l’acqua tornerà a scorrere nei ruscelli e la vita rifiorirà. Allora la montagna fa rotolare i massi al muratore… e il topolino può portare a termine il suo compito. Da questa favola noi capiamo che il nostro Maestro ci vuole insegnare ad amare e rispettare l’ambiente.

 A un certo punto si alza in piedi e noi ci stupiamo, è piccolino! Ma subito pensiamo che, nonostante la sua piccola statura, abbiamo di fronte a noi un gigante per la sua mente e per i suoi insegnamenti, e per la forza che ha avuto di esprimere le sue idee nella sua breve vita.

 Prima di lasciarci egli ci dice una frase importantissima:” Istruitevi ragazzi e ragazze, la vostra comunità avrà bisogno delle vostre intelligenze e non siate mai indifferenti, non girate mai la testa dall’altra parte quando qualcuno chiede il vostro aiuto o non rispetta gli altri o le regole ed esprimete sempre le vostre opinioni, senza paura”.

Andando via ci viene spontaneo salutarlo con un “Grazie, Maestro!”

Torniamo a scuola avendo capito il vero significato di “Il Parco della memoria”. Il nostro parco non sarà solo un luogo di divertimento e di incontro per bambini e ragazzi; sarà il parco di tutti; gli anziani  potranno venire qui da soli a riposarsi, immersi nei loro ricordi o con altri anziani e allora in questo luogo condivideranno la  loro memoria. Noi potremo ascoltarli, traendone sicuramente degli insegnamenti e delle eredità da trasmettere.

Potremo tornarci noi da adulti e sarà per noi un luogo di lettura e di riposo e, leggendo le citazioni, capiremo pienamente il loro significato perché avremo studiato, come ci ha consigliato Antonio Gramsci. 

Incontro con la sindaca

In data 7 Marzo una piccola delegazione delle nostre due classi è andata a parlare con la sindaca del Parco di Paschedda che l'associazione Raichinas e Chimas ci ha affidato l'anno scorso, dandoci le "chiavi immaginarie" del parco, soprannominato "della Memoria". Avevamo una richiesta da proporle: far diventare il nostro parco non soltanto un luogo di divertimento e incontro per bambini, giovani e anziani, ma anche un posto per svolgere le nostre attività scolastiche, lasciando le nostre piccole aule. La nostra richiesta comprendeva un gazebo in legno, in modo da proteggerci dal sole e in caso di brutte giornate, e delle sedute (magari tutte vicine ad un tavolo), per lavorare insieme e poter utilizzare i nostri materiali scolastici. Siamo stati accolti con grande gentilezza nella sala consigliare dalla sindaca, l'assessora  Silvia Loi e dall'assessora Rosa Patteri.  La sindaca ci ha spiegato che il Comune stava finendo di fare i bilanci e che secondo lei era una buona idea, soldi permettendo. Noi siamo fiduciosi...


A distanza di un anno

a cura dei nostri inviati Fronteddu Ida, Grispu Gianfranco, Piredda Antonio, Deluigi Lucia e Bocca Cecilia


Il 15 maggio, a distanza di un anno dall’affidamento del Parco di Paschedda ai ragazzi della Scuola Media, noi della classe 2D ci siamo recati per effettuare un sopralluogo, per osservare la situazione attuale del parco stesso.

Siamo acceduti tramite la scalinata che scende dalla via Antonia Mesina e subito siamo stati colpiti dal roseto fiorito, dalle magnifiche sfumature cromatiche delle rose rosse che sono sbocciate.


Proseguendo la nostra visita, però abbiamo notato alcuni aspetti negativi:









Le nostre impressioni sul momento sono state di dispiacere, rabbia ma allo stesso tempo di tristezza per il fatto di non essere riusciti a rispettare gli impegni presi nel controllo del parco e perché molti di noi ragazzi continuano a “divertirsi” distruggendo i beni di tutti.

Secondo noi le criticità che abbiamo rilevato si possono ridurre solamente con il nostro aiuto, il nostro impegno e la nostra collaborazione.