Ero l'Arminuta...

Ero l'Arminuta, la ritornata, non sapevo a chi appartenere, non ero capace di pronunciare la parola "mamma", non so chi sia e cosa faccia una vera madre, quella figura, mi manca come l'aria, un riparo o la salute, mi manca il sapere che al mio fianco c'è un punto  di riferimento, un rifugio nei momenti di debolezza, una spalla su cui piangere o semplicemente una persona da chiamare "madre". Da quando sono stata restituita, quella parola si è annidata nella mia gola privandomi di pronunciarla. Il rendersi conto di esser stata tratta come un pacco: consegnata e restituita, da due realtà completamente diverse, totalmente differenti. Il capacitarsi che quella che io consideravo famiglia non era altro che un posto per allontanarmi dalla realtà, cruenta e misera, un luogo per farmi credere di essere al sicuro, pensare che la vita sia tutta rose e fiori, come poi, ho scoperto non essere. L'accorgersi di aver perso una casa confortevole, dotata di tutti i comfort, per poi ritrovarsi senza nulla, con pochi spiccioli in tasca e senza un letto dove dormire comode e spensierate, ma uno da condividere con i fratelli che mai ho conosciuto in vita mia, con la pipì di mia sorella ed il fetore di una stanza nuova, sconosciuta e trasandata. Il prendere coscienza di aver perso le amiche di sempre, quelle di una vita, per poi ritrovarsi ad ad essere giudicata con pensieri affrettati, pregiudizi, per loro non avevo un nome, non ero altro che l' Arminuta, parlavo un'altra lingua, venivo da un altro luogo. L'unica persona che mi ha sempre sostenuto nonostante la mia irruzione improvvisa, nonostante per lei fossi una novità, una perfetta sconosciuta era quella che ho capito essere mia sorella Adriana. Adriana mi è sempre stata accanto sin dal mio arrivo, partendo dal letto che condividevo con lei per poi finire con i segreti da lei stessa svelati che da sempre mi avevano straziato e sconvolta, ma nonostante tutto è stata proprio lei che mi ha permesso di trovare un senso al mio ritorno. Il comprendere di dover dar fine a quel affetto incondizionato, il cominciare a sopravvivere facendo faccende domestiche e in un territorio dove non mi sentivo ben accetta, che non sentivo mio, perché d'altronde non l'avevo mai vissuto. Ero l'Arminuta, ero quella ragazza che desiderava pronunciare il proprio nome senza aver alcun dubbio sulla propria identità, chiamare una donna "mamma" senza alcun dubbio su quale sia quella biologica, chiamare quel luogo dove ci si sente al sicuro famiglia senza il timore  che quello sia un posto per difendermi dalla realtà che mi era destinata. D'altronde ero l'Arminuta una piccola donna, precoce ed infantile, dura e fragile, solitaria e comunicativa, timorosa e coraggiosa, perché l'unica madre che non avevo mai perso era quella delle mia paure

Martina Mazza