a cura di Silvia Abbattista
Il 4 aprile 2022 il gruppo dei ragazzi di prima media partecipanti al Pon VDRB ha assistito alla presentazione dei lavori degli studenti delle prime superiori dei Licei Einstein Da Vinci che hanno trasformato Aphel, un robot impiegato per le cure dei bambini dell’ospedale SS. Annunziata di Taranto, anche in uno strumento di gioco e di apprendimento.
“Ti Aphel e ti racconto” è un progetto dei Licei Einstein Da Vinci, promosso e coordinato dalla prof.ssa Anna Salvemini e sostenuto dalla Dirigente Scolastica, dott.ssa G. Bassi, in collaborazione con l’azienda Predict.
I ragazzi delle prime dei due licei interessati hanno, infatti, ideato delle storie interattive che, grazie ad un lungo lavoro di programmazione, possono essere raccontate da Aphel.
Ma chi è “Aphel”?
Aphel è un simpatico robot che svolge funzioni sanitarie nell’ospedale SS. Annunziata di Taranto.
Gli studenti hanno fatto in modo che Aphel diventasse un'occasione di apprendimento per i bambini dell’ospedale e un valido supporto psicologico, soprattutto per calmare l'ansia pre-intervento, che vede protagonisti i piccoli pazienti affetti da gravi malattie invasive.
Aphel, oltre ad offrire momenti di svago, preziosi per bambini così piccoli sottoposti a tanto stress e tensione, può eseguire anche semplici operazioni e piccoli interventi: certo un importante beneficio per gli operatori sanitari che seguono i bambini nei loro percorsi di cura. Allevia, infatti, il lavoro dei dottori con attività ludico-ricreative volte a preparare i piccoli a interventi invasivi, capaci di creare parentesi di serenità.
L’incontro con Aphel
Il 4 aprile, dalle ore 8.30 fino alle ore 13:00, noi ragazzi della prima media della scuola Poli, componenti della Redazione del giornale on line "La Voc'è dei ragazzi e dei bambini" VDRB 22, abbiamo assistito al primo incontro con Aphel e abbiamo fatto parte della giuria.
Arrivati nell’auditorium del Liceo scientifico Einstein, siamo stati accolti dalla prof.ssa Anna Salvemini che ci ha illustrato le modalità di lavoro e ci ha fatto sentire a nostro agio. Abbiamo ascoltato le storie dei vari gruppi di studenti, prima presentate brevemente dai ragazzi e poi raccontate dal robot Aphel.
Insieme alla giuria, composta dal regista Pippo Mezzapesa, due ingegnere dell’azienda Predict, un professore del Politecnico di Bari e una psicologa del reparto di Oncologia Pediatrica dell’ospedale SS. Annunziata di Taranto, abbiamo votato i lavori dei ragazzi, uno più bello dell’altro.
Il pomeriggio dello stesso giorno, dalle ore 17:00 alle ore 19:00, abbiamo assistito alla premiazione dei racconti: prima hanno ricevuto un premio i gruppi che hanno raggiunto pienamente uno dei diversi obiettivi richiesti per ogni storia, quali la consapevolezza del target di destinazione, il plot e la grafica e la multimedialità. Successivamente sono stati premiati i gruppi arrivati sul podio, partendo dal terzo e finendo con il primo.
Cosa ha lasciato in noi questa esperienza?
Noi, alunni della prima media della scuola Poli partecipanti al Pon VDRB, abbiamo aderito con piacere al progetto “Ti Aphel e ti racconto”. Abbiamo partecipato alla votazione delle storie prodotte dai ragazzi perché, essendo volte ai più piccoli, la nostra fascia d’età rispecchia in parte il target di destinazione dei racconti.
È stata un’esperienza davvero fantastica!
Ci ha molto colpito la creatività che i ragazzi hanno saputo esprimere, attraverso immagini, emoticon, sfondi e illustrazioni interattive che arricchiscono la storia; ma anche l’utilizzo positivo della tecnologia che è stato adottata, non solo per arricchire le conoscenze informatiche dei ragazzi, ma anche per alleviare ansia e stress dei piccoli bambini che affrontano un mostro molto più grande di loro in ospedale.
Inoltre, è bello sapere che i ragazzi si sono impegnati tanto semplicemente per rendere migliore la giornata di un bambino che vive una situazione molto difficile in ospedale, per stampargli un sorriso in faccia e non per ottenere un premio o un riconoscimento. Questa volontà così genuina, ci riempie il cuore.
Alessandro Piergiovanni :-Siete fieri del vostro progetto?
Dott.ssa G. Bassi: Sì, moltissimo, i ragazzi hanno lavorato tantissimo, sia i ragazzi del liceo classico sia i ragazzi del liceo scientifico, che hanno un tipo di organizzazione scolastica che dà importanza soprattutto alle materie scientifiche e anche alla robotica digitale. I ragazzi hanno lavorato tantissimo perché questa é una attività che appassiona e sono riusciti a fare molto di più di quello che pensavano all'inizio, quindi siamo partiti da poche storie ... invece, come avete visto questa mattina, sono state create tantissime storie e tantissimi intrecci.
Alessandro: É stato impegnativo pensare al robot e alle favole?
Dott.ssa G. Bassi: Sì, perché all'inizio i ragazzi non avevano idee, per esempio, di come si programmasse il robottino, quindi hanno dovuto esplorare la piattaforma, hanno dovuto imparare a programmare, a caricare le storie, le emoticon, le immagini e, quindi, a vedere come chi si interfacciava con il robot poteva vedere le varie storie, i vari percorsi.
Marco Mitolo : Perché avete realizzato questo progetto?
Dott.ssa G. Bassi: Per migliorare Aphel e dare la possibilità ai ragazzi di ascoltare nuove storie
Marco: Siete fieri del vostro progetto?
Dott.ssa G. Bassi: Sì, infatti i ragazzi del liceo scientifico e classico si sono impegnati molto per farlo
Marco: Lei come ha contribuito al lavoro del robot?
Dott.ssa G. Bassi: Poco, ma ho cercato di eliminare tutti gli ostacoli che impedissero al progetto di realizzarsi
Marco: Secondo voi a che cosa vi può portare questo progetto?
Dott.ssa G. Bassi: Agli scopi sociali e anche di far divertire tutti i bambini dell’ospedale con Aphel.
Irene C. Gaudio: Secondo voi a che cosa vi può portare questo progetto?
Dott.ssa G. Bassi: Apprendimento sociale,i robot sono vicini a noi.
Irene C.: Il robot verrà inserito anche in altri ospedali?
Dott.ssa G. Bassi: Sarebbe bello portarlo in altri ospedali e coinvolgere anche i più piccoli in modo concreto.
Camilla Amato: Dopo l'esperienza nell'Ospedale di Taranto cosa succederà ad Aphel?
É stata una bellissima esperienza. Ho provato una grande gioia nel vedere tutto l'impegno che è stato dato dai ragazzi del liceo con lo stupore di fronte alle storie che ho ascoltato durante la mattina.
Bello è stato anche il momento della premiazione il pomeriggio, per me pieno di ansia e di preoccupazione per il gruppo che ho apprezzato maggiormente. Ho fatto il tifo e ho temuto fino alla fine che non potesse vincere. Invece... colpo di scena : ha vinto il gruppo ..., Insomma dal liceo sono uscito molto orgoglioso di loro... anche se loro non mi conoscono.
Alessandro PiergiovanniLe dott.sse Nicoletta Lorusso e Monica Carella ci svelano l'anima rosa di Aphel
Lucia Aniello: Come funziona Aphel?
Il robot è stato programmato attraverso una “programmazione a blocchi” che comprende dei blocchetti che vengono caricati a “cascata” in modo tale da far compiere al robot una serie di movimenti già preimpostati a sequenza. Esso, infatti, si relaziona con un’interfaccia grafica, cioè la proiezione di immagini o video sul monitor del robot. Quindi il piccolo paziente può scegliere di fare un quiz di latino o di matematica e tante altre attività relative alla propria età. Dal punto di vista tecnico, invece, esiste una piattaforma gestita da un menù, scegliendo l’attività che dobbiamo far eseguire al robot.
Serena De Sario: In quanto tempo è stato progettato e costruito Aphel?
Il robot non lo abbiamo costruito noi, ma è di un’ azienda multinazionale. Noi abbiamo preso il robot e abbiamo deciso di lavorare per sviluppare l’anima, quindi la parte software affinchè il robot potesse fare tutte le cose che fa oggi. Quindi l’anima del robot si chiama Aphel e l’abbiamo realizzata a partire dal 2018
Angelo De Pinto: Qual è il processo per programmare un robot?
Allora, diciamo che quello di cui si sono occupati i ragazzi del liceo è la programmazione a blocchi. Come dice il nome stesso, sono dei blocchetti organizzati a cascata in modo che il robot segua una sequenza di azioni: possono essere un messaggio di dialogo, una gestualità, la riproduzione di file multimediali come video o immagini. Ed è per questo che si è parlato anche di “block flow”, perchè questi programma a blocchi generano un flusso di lavoro che costituisce la sequenza stessa delle azioni del robot. Quindi non si intende proprio programmazione come codice bensì come messa in atto di una sequenzialità di azioni
Frida Facchini e Rania De Noia: Di che cosa si occupa un ingegnere biomedico?
Ci sono diversi ambiti di cui si occupa ingegnere biomedico, che si possono dividere in due macrosettori, la parte tecnica e quella ospedaliera.
Gli ingegneri che si occupano della parte un po’ più tecnica,lavorano con un bel po’ di macchinari, insomma con tutto ciò che riguarda la programmazione e la manutenzione, unendolo all’utilizzo di macchinari come Aphel che servono al benessere altrui.
Dall’altra parte, invece abbiamo il settore ospedaliero, quindi tutto ciò che riguarda l’ospedale, che tratta le visite e tutte le altre aree di esso.
a cura di Vittoria Misino, 1H
“Una rete SUD : Obiettivo Steam” è un progetto avviato il 4 marzo 2022 a cui hanno aderito più di 30 scuole dell'Italia Meridionale, tra cui il liceo Pascasino di Marsala come Scuola capofila.
Questo progetto vuole promuovere la diffusione di metodologie didattiche innovative nelle scuole, concentrandosi soprattutto sulla didattica digitale e le materie STEAM (scienze, tecnologia, ingegneria, arte, matematica) ispirate al protagonismo degli studenti, all’apprendimento attivo e cooperativo, allo stare bene insieme, in coerenza con l’ambito “Competenze e Contenuti” del Piano nazionale per la scuola digitale.
Il progetto è stato strutturato in tre fasi e ha visto coinvolti docenti del Primo e del Secondo Ciclo e gli studenti e le studentesse delle relative scuole.
Il 6 maggio si è conclusa la seconda fase che ha coinvolto in un hackathon 8 squadre di 5 studenti delle classi ID e IH della Scuola "G.S. Poli".
Un hackathon è un evento al quale partecipano esperti di diversi settori dell'informatica: sviluppatori di software , programmatori e grafici. Generalmente ha una durata variabile tra un giorno e una settimana. Può avere varie finalità: lavorative, didattiche e sociali.
Il termine nasce dalla crasi , cioè dalla mescolanza dei due termini :hack (in informatica violare, attaccare) e marathon (maratona) partendo proprio dall'esempio delle elevate abilità di un hacker.
Come si svolge?
Al centro di tutto c'è il LAVORIO DI SQUADRA.
Si analizza e studia la sfida e si lavora secondo queste fasi:
Brainstorming
Progettazione
Produzione
Validazione
Comunicazione
Il 4/5/6 Maggio, presso la Scuola Poli si è svolto il primo hackathon delle scuole di I grado nella città di Molfetta, con altre scuole del sud. Hanno partecipato per la nostra scuola due classi, la 1H e la 1D, divise in otto gruppi misti, composti da 5 studenti provenienti dalle due classi. Il primo giorno è stata lanciata la sfida e i gruppi si sono cimentati nella comprensione e nello studio del problema, non chè nel brainstorming per cercare l'idea vincente. Il secondo giorno si è passati alla produzione. Il terzo giorno i gruppi hanno lavorato sulla comunicazione dell'idea che è stata presentata in 90 secondi davanti a tutti i concorrenti in video conferenza e alla giuria, composta dalla Dirigente del Liceo Pascasino ed esperti in media e didattica digitale.
Qual è stato il tema di questo hackathon?
a cura di Raffaele Grieco, 1H
il tema di questo hackathon è stato il divario di genere nei percorsi formativi e nelle attività STEAM.
Osservando i dati, infatti, ci sono poche iscrizioni delle donne nelle discipline STEAM e nelle attività di questo tipo il numero delle donne è di lungo inferiore a quello degli uomini. Un altro problema è la diversità di stipendio nelle discipline steam tra un uomo e una donna. a parità di impiego.
Nello studio del problema abbiamo incontrato le storie di alcune famose donne STEAM: Rita Levi Montalcini, una scienziata, Marie Curie, è stata una fisica, chimica e matematica francese e Samantha Cristoforetti un’astronauta partita in questo periodo nello spazio, affidando la sua famiglia al marito.
Clicca sulle parole in grassetto per la definizione
La parola STEAM (Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics) rappresenta un nuovo modo di insegnare e apprendere in cui le discipline scientifiche e artistiche si incontrano per risolvere problemi attraverso il contributo congiunto appunto della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria, delle arti e della matematica.
Le attività STEAM, inoltre, mettono in gioco contemporaneamente capacità intellettive e riflessive, manuali e creative, stimolano al confronto con gli altri e sviluppano lo spirito critico, competenze indispensabili per un inserimento attivo nella società attuale.
Il gender gap è il divario di genere, cioè la differenza tra uomo e donna nelle varie situazioni della vita.
Il gender gap punta a misurare con dati certi la distanza che divide ancora i sessi in ambiti come l’educazione, il lavoro, la salute, l’accesso alle professioni.
I Paesi dove è molto ampio il gender gap sono: La Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svezia, Namibia, Ruanda, Lituania, Irlanda e Svizzera. Il Covid-19 ha infatti aumentato le disparità tra i sessi, perché le donne sono impiegate in settori più colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia e perché le maggiori necessità di cure familiari provocate dall’emergenza si sono scaricate soprattutto su di loro. E anche perché la pandemia ha interrotto alcuni progressi che si stavano osservando.
1’D Abbiamo scelto di rappresentare l'esperienza STEAM vissuta a scuola con dei WordArt. Essi sono frutto delle nostre idee , impressioni su questo progetto. Ogni simbolo contiene le parole associate alle emozioni da noi provate, quelle più forti sono state messe in evidenza. UNIONE primeggia su tutte!!!
Membri del team: Adriana Cirillo, Gianluca De Fazio, Daniela De Palma, Maria Pappagallo, Niki Tritos-
La nostra soluzione al divario di genere è stata quella di creare un gioco su Genially per i bambini della Scuola dell’Infanzia. Giocando e divertendosi a costruire una casa, rispondendo a delle domande, con l’aiuto del Mago Merlino impareranno a non cadere nella trappola degli stereotipi. (Adriana Cirillo, Maria Pappagallo, Niki Tritos- 1D)
Membri del team: Ruben, Girolamo Di Liddo, Grazia Favuzzi, Vittoria Misino, Myriam Modugno.
La soluzione dei Digital Five per contribuire a risolvere il problema del gender gap è di proporre ai ragazzi un corso di teatro nelle ore extrascolastiche. I ragazzi non faranno solo il corso di teatro ma costruiranno la scenografia, faranno i copioni, faranno le maschere…
Le storie che verranno rappresentate saranno la vita delle donne scienziate ma anche dei fenomeni scientifici come il buco dell’ozono o l'effetto serra.
Questo progetto mette insieme tutte le materie Steam perché i ragazzi costruendo il palco, facendo le maschere, colorando la scenografia e raccontando i fenomeni scientifici imparano tutte le materie Steam. Questo progetto può essere svolto dai ragazzi di tutto il triennio.
a cura di Grazia Favuzzi, 1H
Membri del team: Carlo Centrone, Raffaele Grieco, Irene La Grasta, Valentina, Mirjana Muti
Sin da quando siamo piccoli, anche se non lo comprendiamo, ogni singola scelta è molto importante perché potrebbe avere ripercussioni sul nostro futuro. Il nostro gruppo ha pensato di realizzare un gioco interattivo che narra la vita di una bambina impegnata a fare i conti con delle decisioni a volte difficili.
Nota bene: per conoscere il nostro lavoro clicca sui numeri delle tappe e scopri il nostro gioco interattivo.
a cura di Irene, Mirjana, Valentina 1D
La promozione dei ruoli di leadership delle donne potrebbe essere incentivata attraverso la creazione di una collezione di bambole denominata “Steamly”, tra cui Steamly scienziata, Steamly astronauta…
a cura di Giorgia, Elena, Alessia, Pedro, Gabriele, 1D
Membri del team: Chiara Papparella, Domenico Minervini, Matteo Sciancalepore, Claudio Murolo, Eva Scardigno
La nostra idea, per stimolare la conoscenza delle attività STEAM, è quella di allestire uno spazio all’interno della scuola dove ognuno può portare dei materiali da riciclo e successivamente cercare di progettare qualche oggetto di uso comune. Ovviamente ciò sarà accessibile a tutti e a tutte
Giovanni Depalo, Chiara Di Paolo, Alicia Monachino, Mattia De Ruvo, Joseph Daliani Poli
La soluzione è creare diverse campagne social in cui la presentazione di storie di donne, che ce l’hanno fatta nell’ambito delle STEAM, aiuti a sconfiggere il divario di genere. Mattia Joseph
Simone Caravella, Davide De Candia, Natale dell'Ernia, Jonathan Losito, Michela Fanale,
La nascita dell’associazione “ Insieme per le donne” , secondo noi, tutelerebbe le donne in alcuni diritti a loro negati, come ad esempio la disparità negli stipendi. A questo proposito una raccolta di almeno 50.000 firme potrebbe avviare l’iter per l’approvazione di una legge ad hoc.
Angelica Abbattista, Annamaria Scardicchio, Andrea Vignale, Federico Scardigno,
Si potrebbe pensare ad una scuola in cui le ragazze siano messe nelle condizioni di conoscere tutte le possibilità di lavoro che una laurea in materie STEAM offre. Sarebbero, inoltre, incoraggiate e aiutate con delle borse di studio a intraprendere il percorso scolastico scelto.
Da questa risposta, possiamo capire che l’ingegnere biomedico è un lavoro molto vasto e complesso, che ha bisogno di una preparazione e un impegno molto avanzato.
Le ragazze sono state gentilissime e bravissime nello spiegarci il loro lavoro e tutte le altre nuove informazioni da scoprire con un linguaggio semplice ed efficace in modo tale da farci comprendere a fondo i vari e diversi concetti.
Ed è proprio così infatti, che noi abbiamo potuto scrivere tutto ciò in maniera veloce e breve, senza impiegare troppo tempo nello svolgere l’attività, perché siamo riusciti ad assimilare e ricordare tutto ciò che gli ingegneri ci hanno detto.
Quindi siamo contenti e fieri della nostra attività costruttiva con Aphel che abbiamo molto apprezzato soprattutto grazie all’aiuto del robottino stesso che ci ha trasmesso un sacco di emozioni e di: alunni, docenti, ingegneri biomedici, esperti e tutte le altre migliaia di persone meravigliose che hanno partecipato a questo progetto.