LA GUERRA DELLE EMOZIONI
C'era una volta un bellissimo castello tutto colorato che attorno aveva un giardino meraviglioso, pieno di piante verdissime e di fiori di ogni colore. In quel castello vivevano quattro bellissime principesse che si chiamavano: Felicità, Amicizia, Amore e Speranza. Erano le figlie di Re Sorriso e di Regina Pace. Ogni giorno al castello si faceva una festa e venivano invitate tantissime persone che non dovevano fare altro che presentarsi per divertirsi, stare in compagnia e in armonia con tutti. Le quattro principesse andavano completamente d'accordo tra di loro e, anche quando dovevano risolvere qualche problema, lo facevano discutendo con calma e cercando di trovare una soluzione che sistemasse ogni cosa senza che nessuno soffrisse.
Davanti al castello scorreva un fiume e sull'altra sponda di questo fiume c'era un altro castello. Era un enorme palazzo oscuro, dai muri grigi e sovrastato da un cupo tetto nero come la notte. Era la dimora di Re Odio e di Regina Cattiveria che lì vivevano con i loro pestiferi figli: i principi Disgusto e Dispetto e le principesse Superbia e Rabbia. Questi sovrani erano molto infastiditi dal fatto che dall'altra parte del fiume si vivesse d'amore e d'accordo, si facesse festa e si sorridesse sempre. Il mondo era bello solo se era in guerra, solo se si litigava sempre… Cosa volevano dire tutti quei sorrisi, quegli abbracci e quelle strette di mano? Assolutamente niente!! Re Odio chiamò i suoi messaggeri e ordinò di convocare a corte tutti i sudditi per organizzare una guerra contro quel regno maledettamente colorato e felice!
Così fu: tutti i sudditi di Re Odio si organizzarono con armi, bastoni, forche, qualsiasi cosa potesse far male per andare a distruggere il castello di Re Sorriso. Fu così che, all'improvviso, la servitù del castello di Re Sorriso si accorse di una schiera di persone minacciose che si avvicinavano urlando e facendo un gran rumore. Corsero subito dalle principesse per avvertirle del guaio, anche perché i due sovrani loro genitori erano andati in paese a distribuire frutta e grano ai più poveri e dolci ai bambini. L'esercito di Re Odio aveva approfittato dell'assenza del Re e della Regina per andare a distruggere tutto, sicuri che le principesse non avrebbero saputo reagire. Le principesse, infatti, per la prima volta conobbero la paura e non seppero più cosa fare, nonostante fossero sempre state tranquille e ottimiste. Iniziarono ad agitarsi e a muoversi in ogni stanza piangendo e singhiozzando.
Solo la più piccola delle sorelle, Speranza, rimase ferma in un cantuccio a pensare. Re Sorriso e Regina Pace sarebbero magari tornati di lì a poco ma serviva far loro capire che dovevano affrettarsi. Speranza salì sulla torre più alta del castello insieme alla servitù e chiese a tutti di accendere delle torce e di muoverle in ogni direzione, girando attorno alla torre.
Nel frattempo, Speranza uscì in giardino e poi fuori dalle mura. Andò a chiamare un fido scudiero del Re che abitava in una casetta a lato del castello; aveva assolutamente bisogno del suo aiuto. Coraggio non se lo fece ripetere due volte: uscì di casa e andò con la piccola principessa Speranza verso l'esercito di Re Odio. La principessa voleva prendere tempo, parlando con il perfido Re e con i suoi soldati, nell'attesa che suo padre e sua madre tornassero indietro. Quando Re Odio vide la piccola principessa Speranza, scoppiò a ridere a più non posso. Che cosa voleva fare quella minuscola e insignificante ragazzina? Forse fermare il suo esercito di sudditi arrabbiatissimi? Speranza, accompagnata da Coraggio che le sorrideva e le stava accanto, non si fece intimorire dalle risate del Re e nemmeno dal rumore che facevano tutte quelle persone. Si mise a cantare con dolcezza una canzone che parlava di amicizia. Dopo un momento, i sudditi di Re Odio smisero di fare baccano e restarono incantati ad ascoltare la voce di Speranza. Nessuno più urlava, nessuno batteva i piedi a terra, nessuno faceva rumore con le armi. Si sentiva solo la voce della piccola Speranza e un alito di vento che accarezzava il viso di tutti come se stesse loro facendo le coccole.
Re Odio era rosso dalla rabbia e continuava a gridare ai suoi sudditi di attaccare i nemici. Nessuno si mosse e, nel frattempo, arrivarono Re Sorriso e Regina Pace. Speranza terminò la sua canzone e sua madre, senza curarsi delle urla del Re cattivo, con calma disse ai sudditi di Odio che non c’era alcun nemico da combattere. Sarebbe bastato solo guardarsi attorno e ognuno avrebbe visto solamente altre persone che, con un semplice sorriso, avrebbero potuto diventare amiche. Detto questo, prese dei sacchetti di grano da una cesta che aveva con sé e iniziò a distribuirli ai sudditi di Re Odio. Piano piano, quelli che pensavano di trovare dei nemici in Re Sorriso e Regina Pace cambiarono idea, gettarono a terra le loro armi, chiesero scusa e domandarono di essere accolti nel loro regno felice. Solamente pochi restarono dalla parte di Re Odio ma preferirono darsela a gambe come codardi, per paura che tutti i nuovi sudditi di Re Sorriso li prendessero a bastonate. Re Odio, rimasto solo, tornò arrabbiatissimo nel suo castello, fece i bagagli e con la sua famiglia se ne andò. Nessuno seppe mai più che fine avesse fatto. Il castello abbandonato fu ridipinto di mille colori e trasformato in una scuola speciale, dove si imparava a leggere, a scrivere, a fare di conto ma si imparavano anche i buoni sentimenti, le buone maniere, si imparava ad aiutare gli altri e a diventare messaggeri dei due sovrani: messaggeri di Pace e di Sorriso.
Le principesse organizzarono la festa più grande che mai avessero fatto e la più festeggiata fu proprio la piccola Speranza che però, dopo aver tagliato la torta, preferì tornare nella sua camera a leggere una fiaba. La fiaba che avete appena letto voi. In fondo al racconto c’era un messaggio…
“Prendi un sorriso, regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole, fallo volare dove regna la notte.
Scopri una sorgente, donala a chi vive nel fango.
Prendi una lacrima, passala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore e fallo conoscere al mondo.” (Mahatma Gandhi)
Fate tesoro di queste parole e ricordate sempre che la speranza è l’ultima ad andarsene ed è l’ultima ad arrendersi…