I contesti del mutetu

I contesti della pratica del canto a mutetu sono innumerevoli e per comodità li raggrupperò in due circostanze performative principali: quella informale e quella pubblica.

I contesti informali

Per contesti informali, si intendono tutte quelle occasioni non ufficiali in cui si canta a mutetu: non neccessariamente si pratica in presenza di un pubblico, o se presente, si tratta di familiari o amici. In Ogliastra, durante le guerre e fino agli anni Sessanta, il lavoro nei campi e l’allevamento sono la principale occupazione della popolazione ed è consuetudine che sia volto in gruppi composti non dai soli familiari, ma anche dagli amici e dalle loro famiglie. Le forme di canto praticate durante i lavoro sono le cantzonis e i mutetus: i primi di matrice ecclesiastica erano diffusissimi vista la devozione del popolo alla religione, mentre i mutetus venivano, di norma, improvvisati e cantati per compagnia durante il lavoro. Altri contesti informali in cui la pratica veniva cantata sono i matrimoni e i bar. Nei primi, si usava dedicare il mutetu come forma di buon augurio agli sposi, mentre nei bar capitava di incontrarsi in gruppo per scaricare la fatica del lavoro in compagnia.

I contesti pubblici

Il canto è praticato anche in contesti pubblici, in cui i cantadoris più bravi sfoggiano le loro abilità, cantando mutetus e ottave in onore della Madonna e dei Santi. In occasione delle feste paesane a Tortolì, Barisardo, Lotzorai, Ilbono e Loceri si organizzano delle gare a mutetus, senza un compenso in denaro, ma a premio dove diversi cantadori improvvisano e si sfidano tra loro su chi avrebbe cantato il mutetu più bello. La giuria, composta da appassionati e da alcuni organizzatori della festa, decide quali poesie avrebbero vinto la gara, questo porta i poeti ad avere un po’ di rivalità tra loro in quanto solo alcuni sarebbero riusciti ad aggiudicarsi i premi. Questo tipo di gara sul palco si sviluppa per ore e i cantadores a mutetus sono selezionati perché devono essere in grado di improvvisare tra loro in un tempo molto breve: Peppino Loddo ricorda che Pusceddu e Franco Lai di Tortolì, Deffera di Barisardo e Mario Balloi di Lotzorai riescono a improvvisare mutetus da 15 peis sviluppando anche s’arretrogu. Quest’ultimo non è necessario, infatti, dalle interviste emerge che all’aumentare del numero di peis, non sempre si cantava con questa modalità.