Noi, come sicuramente altri giovani, crediamo che l’Unesco possa dare una grande mano al mondo. Dappertutto abbiamo beni materiali, immateriali, mobili o immobili che conosciamo come patrimonio dell’Unesco. L’esempio molto vicino a noi, che abitiamo nella città di Torre del Greco, è quello dei famosissimi Scavi di Pompei, conosciuti in tutto il mondo.
Le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, sono state iscritte nel Patrimonio Mondiale dell'Unesco nel 1997 sulla base dei seguenti criteri culturali:
-criterio III: essere testimonianza unica di un’eccezionale civiltà scomparsa;
-criterio IV: costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri una o più importanti fasi della storia umana;
-criterio V: essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale [...] rappresentativo di una cultura (o più culture), o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili.
L. Cicerale
IC
Prima del cataclisma, le falde vesuviane erano molto fertili e intensamente abitate. Vi crescevano vigne e boschi rigogliosi, e vi erano tutt’attorno magnifiche ville. Mentre Herculaneum fu fondata sulle pendici del vulcano, in una posizione panoramica rispetto al golfo di Napoli, Pompei sorse a circa un chilometro dalla costa, crebbe presso il fiume Sarno, dove fu edificato un porto fluviale. Stabiae e Oplontis, a loro volta, erano sulla costa. I vari centri erano collegati da una fitta rete viaria.
Pompei crebbe da modesto centro agricolo a importante nodo industriale e commerciale. La prima vera grande sciagura sopravvenne con il terremoto del 62 d.C. che provocò numerosi danni e crolli. I cittadini superstiti riuscirono a ricostruire la città semidistrutta. Stavano provvedendo ad ultimare e ad ampliare i templi quando improvvisamente sopraggiunse la seconda e irreparabile sciagura: Il 24 agosto (il 24 ottobre, secondo i più recenti studi) del 79 d. C., dopo quasi 700 anni di relativa quiescenza, il Vesuvio si risvegliò con una violentissima esplosione che cancellò completamente le ricche cittadine romane, cambiando anche la natura idrografica e geomorfologica della zona: ville, teatri, botteghe e altre strutture furono imprigionate sotto metri e metri di materiale vulcanico: un diluvio di lapilli e scorie incandescenti si riversò su Pompei. Crollarono mura e tetti e poi un’ondata di cenere mista ad acqua cancellò ogni forma di vita. I pochi superstiti che cercarono scampo verso Stabia e Nocera vennero raggiunti e uccisi dai gas velenosi che si propagarono ovunque.
M. Ambrosio,
N. Izzo
IC
il Vesuvio, da secoli considerato un vulcano spento e quindi ricco di vigneti e di ville rustiche e di residenze sontuose, ispira un famoso affresco, proveniente dal Larario della Casa del Centenario e oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli: in questo affresco il dio Bacco è rappresentato come un grappolo d’uva. Il dio versa del vino nelle fauci di una pantera (animale a lui sacro), ma soprattutto nell'affresco, alle spalle del dio, si riproduce quello che doveva essere l’aspetto del Vulcano intorno al I secolo d.C. Il cono è intatto; il "monte" ha solo una cima e non due. Le sue pendici sono ricoperte di vegetazione rigogliosa e di filari di viti. In basso si vede un serpente che rappresenta il Genius Loci: una divinità protettrice del luogo.
G.A. Montella, C. Santamaria Amato; L. Cicerale; C. Vitiello; A. Castaldi
IC
La città di Pompei aveva uno schema urbanistico a scacchiera, con quartieri regolari e vie perpendicolari (impianto ippodameo). L'incrocio di Cardi e Decumani produceva isolati di forma regolare, detti Insule, che potevano ospitare contemporaneamente ville lussuose e case popolari. In molti casi i fronti delle case affacciati sulle vie ospitavano le tabernae: botteghe d’artigiani e commercianti. L’edilizia residenziale pompeiana testimonia la fusione di modelli italici (atrio) con forme ellenistiche (peristilio), rispecchiando l'evoluzione della domus romana. Essa è chiusa verso l'esterno, riceve luce dal compluvium (che si apre nel soffitto dell'atrio e corrisponde nel pavimento all'impluvium) e dal peristilio (una sorta di giardino circondato di colonne che si apre nella parte posteriore della casa).
A. Castaldi
M. Ambrosio
IC
GIUSEPPE FIORELLI
Giuseppe Fiorelli è stato un archeologo e numismatico italiano del XIX secolo, noto per essere l’ideatore della tecnica dei calchi dei cadaveri di Pompei.
Nato a Napoli il 7 giugno 1823, iniziò la sua formazione studiando giurisprudenza, ma presto passo allo studio della numismatica. Lavorò come numismatico ed archeologo finché ottenne la carica di Ispettore della Soprintendenza e del Museo di Napoli.
Nel 1853 Fiorelli si recò a Cuma poiché era curioso degli scavi che in quel periodo ospitavano quella città e il territorio campano in generale.
Nel 1858 Fiorelli ideò un nuovo metodo per gli scavi di Pompei. Infatti, invece di muoversi alla ricerca di oggetti preziosi come avevano fatto precedentemente, Fiorelli riorganizzò tutti gli scavi dividendoli in regiones (quartieri) ed insulae ( isolati) e numerò ogni abitazione per localizzare con precisione ogni reperto. Fiorelli capì anche come ottenere i calchi delle vittime dell’eruzione versando gesso liquido nel vuoto lasciato dai loro corpi (lo stesso fece con i corpi di animali e con il vuoto lasciato dagli oggetti in legno). Con la nascita del Regno D’Italia Fiorelli diventò direttore degli Scavi Archeologici di Pompei, dirigendoli con un metodo scientifico. Rese possibile ai cittadini l’entrata agli Scavi di Pompei, dietro pagamento di un biglietto.
Tra il 1861 ed il 1879, su richiesta di Giuseppe Fiorelli, viene realizzato un plastico in sughero dell'antica Pompei. Il plastico è oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il CNR ne ha realizzato una versione digitale in 3D.
Nel 1866 Fiorelli fondò il Museo Nazionale di San Martino mentre, tra 1863 e 1875, si dedicò alla riorganizzazione del Museo Archeologico Nazionale. Fece stilare un nuovo inventario degli oggetti (diviso per categoria e classi di materiali) che è ancora in vigore presso la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici. Lo studioso fondò la Scuola Archeologica di Pompei e, nel 1875, pubblicò una Descrizione di Pompei, la prima guida scientifica dell'antica città.
Mori a Napoli il 28 Gennaio del 1896
M. Ambrosio; A. Castaldi; G. Chiariello, A. Di Cristo
E. Di Guardo, N. Izzo, S. Zicchinolfi
1C
Il plastico di Fiorelli durante i lavori di digitalizzazione
Fonte: zammumultimedia.it
calco realizzato con la tecnica inventata da Giuseppe Fiorelli. Custodito a Pompei, Granai del Foro.
La tecnica di Fiorelli utilizzata anche oggi a Civita Giuliana
Calco di un cavallo realizzato a Civita Giuliana con la tecnica di Fiorelli.
La vita quotidiana dei pompeiani
La famiglia
In epoca romana con il termine familia si indicava tutti coloro che sottostavano all'autorità del pater familias anche per esempio gli schiavi.
Addirittura un figlio che raggiungeva la maggiore età non era libero dall'autorità del papà se non alla sua morte (sua, del papà).
Il pater familias aveva nei confronti dei propri figliuoli potere di vita e di morte. Pensate che alla nascita del bimbo, questi finiva “deposto” a terra. Se il padre lo sollevava tra le braccia, il bambino era acquisito alla famiglia (la sua salvezza); se invece veniva lasciato a terra, il bambino era “esposto” cioè abbandonato.
L’autorità del padre prevedeva, per esempio, che egli potesse sciogliere o decidere del matrimonio di un proprio figlio; addirittura arrivare a pene corporali ed in casi gravissimi, anche metterlo a morte.
Della famiglia Romana facevano parte anche gli schiavi (prigionieri di guerra o figli nati da schiave).
La condizione schiavistica era dura. Alcuni di loro lavoravano nelle aziende agricole in un regime di vita indicibile. Da scavi recenti, alle porte di Pompei, sono stati ritrovati alcuni scheletri di schiavi legati alle catene.
La condizione migliorava per quegli schiavi destinati alla vita cittadina a tal punto che coloro i quali erano sufficientemente istruiti potevano ambire a lavorare come segretari o precettori. Alcuni riuscivano a riscattare la propria condizione di servitù ed a diventare dei liberti (rimanevano comunque legati al proprio ex padrone con oneri piuttosto pesanti dal punto di vista economico).
Il matrimonio
Per quel che concerne il matrimonio va detto che nel mondo romano non esisteva il concetto del semper.
In epoca imperiale, soprattutto nelle classi più elevate, ci si sposava per stringere legami politici o economici. L’amore non c’entrava nulla.
Ne deriva che essi potessero essere sciolti a seconda delle opportunità del momento e, dunque, potevano essere contratti anche secondi e terzi matrimoni.
Le solenni cerimonie cominciavano al mattino con la toeletta della sposa e, dopo i sacrifici, nella casa della sposa si faceva un banchetto mentre a sera tardi, vi era un corteo che accompagnava la sposa fino alla casa di lui dove erano accolti da amici che, in segno di fecondità, buttavano su di loro delle noci. Una volta sposata, la donna entrava a far parte della famiglia del marito e dunque era sottoposta all'autorità del marito mentre nel caso in cui fosse stato ancora in vita il suocero, la donna veniva sottoposta all’autorità del pater familias.
Abbiamo due tipologie di matrimonio: il matrimonio cum manu e il matrimonio sine manu. Quest’ultimo esisteva già dal terzo secolo avanti cristo e dava maggiore libertà alla donna poiché quest’ultima non entrava a far parte della famiglia del marito ma restava nella famiglia di origine. Ciò era particolarmente vantaggioso poiché le consentiva, una volta morto il proprio padre, di potere ereditare e, dunque, di conservare una sufficiente autonomia dal punto di vista economico.
Lavinia Belato; Sara Esposito; Martina Marrazzo; Eleonora Carrotta 1 L
La pittura pompeiana
La pittura pompeiana: I 4 stili
Pompei è considerata a tutt'oggi una delle città più importanti del mondo antico poiché la sua nobile origine romana ci consente di conoscere la vita dei suoi antichi abitanti.
Le abitazioni dell'antica Roma soddisfacevano le esigenze abitative dei due principali ceti cittadini: patrizi e plebei.
I nobili (patrizi) potevano decidere di decorare le loro domus servendosi di un decoratore, che si presentava loro munito di un catalogo per consentire alla matrona di scegliere tra 4 diversi modelli decorativi (i cosiddetti stili).
• Il 1° stile, chiamato incrostazione, si è sviluppato tra la fine del III° e del II° secolo a.C
Si tratta sostanzialmente di pittura ad affresco (laddove il supporto è il muro). In questo caso la pittura viene stesa su un intonaco costituito da diversi strati di calcio. Ciò che consente alla pittura una pressoché perfetta conservazione è il processo chimico della carbonatazione della calce che consente al muro stesso di imbeversi del colore che, in siffatta maniera, diviene parte stessa della muratura.
Questo stile era diffuso in Grecia e nel Mediterraneo antico e il suo scopo era quello di decorare le pareti delle case modeste simulando un rivestimento di lastre marmoree attraverso l'impiego dello stucco dipinto.
• Il 2° stile si chiama architettonico o della architettura in prospettiva, si è diffuso tra gli inizi e la fine del I° secolo a.C. ed imita gli scenari architettonici.
Il suo scopo era quello di dilatare illusivamente lo spazio delle pareti mediante la presenza di elementi architettonici quali colonne, lesene, trabeazioni, archi, porte e via dicendo.
In questo periodo del 2° stile si diffonde anche la rappresentazione di enormi scene figurate dette megalografie di cui noi ne vediamo un esempio nella famosa Villa dei Misteri a Pompei.
• Il 3° stile si sviluppò tra il 20 a.C. e il 54 d.C. e viene anche definito della parete reale o ornamentale
Con questo stile scompaiono le prospettive, lo sfondamento illusionistico della parete e le architetture divengono come esili ornamenti e sono, quindi, caratterizzate da una assenza di verosimiglianza con delle architetture reali.
Le colonne e i muri sono più esili e allungate e c’è molta presenza di colori freddi come l’azzurro, il nero, il giallo e il rosso.
• Il 4° stile è un mix tra il terzo ed il secondo stile ed è dominato da un virtuosismo decorativo che sfrutta l’abilità e la fantasia del pittore.
Vengono generalmente raffigurati dei piccoli paesaggi con la presenza di figurette come fossero inserite in degli specchi e si andassero a dilatare all’infinito.
Ne è un famosissimo esempio la Domus Aurea neroniana scoperta casualmente e le cui decorazioni a grottesche furono amatissime dai pittori del Rinascimento.
La tecnica pittorica che veniva utilizzata più spesso per questo stile viene detta compendiaria, cioè riassuntiva, realizzata attraverso poche pennellate lumeggiate che non si soffermano tanto sui particolari ma danno una idea di immediatezza di ciò che vogliono rappresentare.
Gaia Borriello; Anita Giusti; Andrea D'Avossa; Giulia di Sauro; Debora Guida; Salvatore Manna 1 L
Le più recenti scoperte: il carro cerimoniale e la camera degli schiavi; il termopolio
Civita Giuliana è un'area a circa 700 m a nord di Pompei. La campagna di scavi intraprese a partire dal 2017 ha portato alla luce diversi ambienti di una villa suburbana. La zona era stata oggetto di scavi archeologici già nel 1907-8. negli anni l'area era stata oggetto di saccheggi. gli scavi portati avanti negli ultimi anni (con azione congiunta tra Parco archeologico di Pompei e Procura della repubblica di Torre Annunziata) hanno avuto un duplice scopo: scongiurare il saccheggio del patrimonio custodito nella zona e contemporaneamente e studiare le caratteristiche della zona suburbana a nord di Pompei. I recenti scavi riguardano una struttura a pianta rettangolare composta da cinque ambienti con muri in opus reticulatum.
(E.Di Guardo)
Alla villa di Civita Giuliana appartengono due delle tre scoperte più recenti: la camera degli schiavi e il carro cerimoniale. La camera degli schiavi è un ambiente rimasto quasi intatto e grazie al quale abbiamo una testimonianza della vita quotidiana dell’epoca. La stanza offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi, grazie allo stato di conservazione eccezionale dell’ambiente e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili. Nella camera, con paramento in opus reticulatum, c'erano tre letti (uno più piccolo, forse occupato da un bambino) e alcune anfore perfettamente conservate. Sono stati realizzati anche i calchi di oggetti utili alla cura dei cavalli.
Sempre a Civita Giuliana, infatti, è stato rinvenuto un pilentum: un carro da parata usato dagli aristocratici durante i matrimoni e ampiamente citato dalle fonti antiche, ma di cui non si era mai trovata traccia in Italia. Il carro era sorretto da quattro alte ruote in ferro che sostenevano un leggero cassone, con una seduta per una o due persone contornata da braccioli e schienale metallici. Le fiancate del carro sono decorate con pannelli lignei dipinti in rosso e nero e lamine bronzee intagliate; sul retro compaiono invece medaglioni in bronzo con rilievi a tema erotico. Sul sedile del carro sono state rivenute tracce di spighe di grano (simbolo di fertilità).
Dalla Regio V proviene invece la terza importante scoperta: un termopolio perfettamente conservato. Si tratta di un locale dove era possibile acquistare cibi cotti. Si è perfettamente conservato il bancone in muratura con la sua bellissima decorazione pittorica. Le vivande erano contenute in nove anfore di terracotta incassate nel bancone. anche le anfore si sono ben conservate e addirittura sono stati trovati al loro interno anche tracce di cibo.
(foto: National Geographic; Avvenire.it)
Castaldi A., Cicerale L., Santamaria Amato C.,
Montella G.A., Di Giovanni F, Vitiello C., Di Cristo, Ambrosio M, Zicchinolfi S, Izzo Niccolò, Pizzimenti C, Chiariello G.
classe 1C