Archeologia Musei e Restauro
Foto: Scavo archeologico della Federico II a Vulci (2020)
Archeologia Musei e Restauro
Foto: Scavo archeologico della Federico II a Vulci (2020)
Che cos’è l’archeologia? Secondo lo scrittore di aforismi Fabrizio Caramagna, “l’archeologia è l’arte di dare un volto a uno scheletro, un luogo a un oggetto e l’eternità alla polvere”. Quando ricostruiamo la storia delle civiltà antiche, abbandoniamo inevitabilmente il tempo lineare scandito dall’orologio del presente per dedicarci alla ricerca del “sommerso”.
L'archeologia funge, infatti, da gateway per il nostro passato ed è una scienza che studia le tracce materiali risalenti all’antichità. Etimologicamente, la parola “archeologia” deriva dal greco archaiologìa, che significa letteralmente “studio dell’antico”. Questa disciplina si dedica allo studio dei reperti, che emergono dalle campagne di scavo.
Qualunque azione, umana o naturale, lascia tracce che si accumulano nel terreno. Le azioni possono essere positive (costruzione di qualcosa) o negative (rimozione di qualcosa che prima c'era ). Le azioni accumulate generano stratificazioni corrispondenti ad epoche differenti. Uno dei metodi della ricerca sul campo di cui si serve l’archeologia è, infatti, lo scavo stratigrafico che si effettua quando un territorio è formato da strati sovrapposti.
Durante uno scavo archeologico, i reperti sono parte integrante dello strato in cui sono stati ritrovati. L’analisi della stratigrafia permette di ricostruire una cronologia relativa, cioè un ordine relativo fra gli strati, e quindi fra i reperti. Il ritrovamento di reperti riferibili a uno specifico arco cronologico permette di datarli con precisione a un secolo (cronologia assoluta).
Dopo aver recuperato i reperti (integri o frammentari), l’archeologo li divide nelle seguenti classi: manufatti di ceramica/vetro/metallo, semi, ossa umane, altri materiali. Poi, compie la pulitura dei reperti (che può essere a secco o tramite lavaggio) e la siglatura direttamente sulla superficie del manufatto, indicando con una sigla il sito di provenienza, la data e l’unità stratigrafica. Il riconoscimento, la classificazione e l’eventuale ricomposizione dei reperti permettono di acquisire una serie di informazioni sulla funzione dei manufatti nell’antichità: l’uso comune, il commercio, il corredo funerario, gli elementi architettonici, gli oggetti rituali, i manufatti artistici, i giocattoli, gli strumenti adoperati nel lavoro. L’osservazione della forma, del colore e della tecnica esecutiva è fondamentale per la classificazione cronotipologica, che si fonda sulla suddivisione dei manufatti in diversi tipi in base ad alcune caratteristiche ricorrenti ma comunque variabili. Per esempio, nel caso di un’anfora, si riconoscono come elementi fissi lo spessore delle pareti, l’orlo largo e piatto, ecc. Essi sono tuttavia variabili in base all’epoca, al luogo di produzione, alle funzioni specifiche e sono proprio le varianti a distinguere i reperti in vari tipi.
E. Di Guardo
classe IC
attività laboratoriale in lingua inglese che ha coinvolto gli studenti delle classi 1C e 1L
A cura della Prof.ssa Mary Tortorella
Con le loro proposte didattiche i musei americani sono da anni all'avanguardia per la creazione di spazi di apprendimento attivo nell'ottica delle life skills e del Lifelong Learning.
Per la realizzazione del laboratorio Cookie Excavation sono stati utilizzati i materiali didattici messi a disposizione da due importanti luoghi di conservazione di reperti archeologici: Museum Of Ontario Archaeology e il NYC Archeological Repository, the Nan A. Rothschild Center
Foto dal web: Reperti rinvenuti durante i lavori della Metropolitana di Napoli "Municipio"
Il restauro e la conservazione, sono un complesso di pratiche tecnico-artigianali che hanno il fine di far sopravvivere manufatti che, in virtù del loro valore storico, artistico, architettonico ecc. sono definiti “Beni Culturali”. Non è semplice dare una definizione di restauro. Essa è frutto di un equilibrio che si è venuto a creare in un lungo arco di tempo. Ed è ancora oggi passibile di cambiamento.
Una definizione di restauro molto importante è stata data nel 1963 lo storico Cesare Brandi (1906-88) e dice:
“Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’Opera d’ Arte nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro”.
Da questa definizione si rilevano 4 aspetti:
Il restauro è il momento di riconoscimento del valore, per poter inquadrare la giusta metodologia di lavoro.
Il restauro non deve modificare l’aspetto del bene.
L’Opera ha due aspetti, uno storico e uno estetico.
Il fine è quello di tramandare il bene alle generazioni future.
N. Izzo, 1C
Video didattico sulla tecnica dello strappo dell'affresco realizzato dal Museo Benozzo Gozzoli di Castelfiorentino.
Museo dell'acqua, presso la Basilica della Pietrasanta
Ieri, 28 aprile 2022, la classe 1C ha visitato il Museo dell'acqua, che si trova nel sottosuolo della Basilica di Santa Maria Maggiore, comunemente nota come Pietrasanta. La Basilica si trova sul decumano centrale, detto anche Via dei Tribunali perché la strada termina dinnanzi al Castel Capuano, sede di un importante tribunale del passato (XVI sec.). Accanto alla basilica, costruita sopra i resti del tempio di Diana, sono visibili il Campanile di epoca Romanica (XI-XII sec.) e la Cappella Pontano. Il sottosuolo partenopeo ha una particolare conformazione geologica e morfologia. La roccia tufacea ha permesso di creare una vera e propria città sotterranea. Con un "ascensore archeologico" si scende ad una profondità di circa 35 metri. Il Museo dell'Acqua è un percorso che ci consente di ammirare l’Acquedotto della Bolla e poi tanti graffiti e mosaici del periodo romano. L'Acquedotto della Bolla era l'acquedotto di origine greco-romana, ricavato a partire dalle cave di tufo da dove i greci e i romani ricavavano la pietra per costruire la città. Il percorso dell'Acquedotto arriva fino alla Cisterna delle Anguille (150 metri cubi) e alla Cisterna del Principe (400 metri cubi). Sulle pareti delle cisterne si vedono spesso delle file verticali di buchi. Sono le "grappiate" che permettevano ai pozzari di calarsi dai pozzi dei cortili dentro le cisterne per pulirle. I pozzari dovevano essere uomini piccoli e molto agili. Hanno forse contribuito alla nascita della leggenda del Munaciello?
A. Castaldi; A. Di Cristo; F. Di Giovanni; G.A. Montella; C. Santamaria Amato; C.Izzo C. Vitiello; S. Zicchinolfi; M. Grillo, E. Guida; C.Pizzimenti
Dopo la seconda cisterna si arriva alla Sala della Luna. La luna rappresenta l'origine della Basilica della Pietrasanta, edificata sui resti di un tempio dedicato alla dea Diana (dea della Caccia e della Luna)
Le grappiate che permettevano ai pozzari di pulire le cisterne calandosi dai pozzi
Il Museo dell’acqua, situato nel sottosuolo di Napoli, custodisce l’antico acquedotto della Bolla di origine greco romana.
Pianta Settecentesca di Napoli
Valvola a saracinesca utilizzata per la realizzazione delle diramazioni d’utenza dalla rete secondaria. Era chiamata la “scartellata” per la sua forma asimmetrica, utile a risolvere i problemi di spazio dei vicoli napoletani.
acqua piovana che gocciola attraverso le pareti di tufo
The Class Museum
My own exhibition ...
attività laboratoriale in lingua inglese che ha coinvolto gli studenti delle classi 1C e 1L
A cura della Prof.ssa Mary Tortorella
Curatori per un giorno. Con l'attività laboratoriale in lingua inglese "My own exhibition", ciascuno studente è stato per una volta il curatore di una esposizione. Ciascuno ha scelto un tema per la propria esposizione, ha dato un titolo alla sua mostra, ha selezionato, in modo coerente con il tema scelto, le opere da mettere in esposizione nelle vetrine appositamente preparate e soprattutto ha spiegato il motivo per cui ha scelto i pezzi da mettere in mostra. Ciascun curatore ha poi presentato il proprio lavoro alla classe.
Il Miglio d'Oro: Visita a Villa Campolieto e al Parco della Villa Favorita
Dove: A due passi dalla Reggia di Portici e dalla Villa Favorita
Quando: a partire dal 1755 fino al 1775
Di chi era: edificata per volere del Principe Luzio de Sangro, Duca di Casacalenda
Da chi fu realizzata: Mario Gioffredo dal 1755 al 1760 (autore del progetto originario) Luigi Vanvitelli dal 1763 al 1773 (anno della morte) Carlo Vanvitelli dal 1773 al 1775. Luigi Vanvitelli cambiò il progetto originario in diversi punti: Scalone d'ingresso, porticato del Belvedere, Sala da pranzo (incannucciata) etc.
Villa Favorita
Architetto: Ferdinando Fuga (1762-68).
detta la Favorita in omaggio alla regina Maria Carolina d'Austria. Appartenente al Principe di Jaci, la villa entrerà a far parte del patrimonio del sovrano. Il grande parco che si estende alle spalle della villa arriva fino al mare.
classe 1L
17 maggio 2022
Facciata interna della villa: si apre sul Belvedere con porticato ellittico colonnato
Portico ellittico con colonne in stile tuscanico. Circonda un belvedere che affaccia sul mare
Scala e vasca ellittiche alla fine del Belvedere. La scala collega il Belvedere al giardino
Giardino sottostante il Belvedere
Scalone d'ingresso con una rampa centrale e due laterali, ridisegnato da Luigi Vanvitelli sul modello della Reggia di Caserta.
Ritratto di Vanvitelli
Sala da pranzo. Progetto modificato da Vanvitelli. La sala da quadrata diventa circolare attraverso la tecnica della incannucciata: nervatura in legno e canne di bambù ingessata e affrescata.
La decorazione della sala da pranzo (opera di Fischetti e Magrì) simula un gazebo di legno ricoperto di vitigni e mostra scene di vita all'aperto della corte.
Qui si gioca a carte
Qui si chiacchiera ascoltando la musica suonata dai musicisti al piano superiore del porticato.
Parco della Villa Favorita
Palazzina dei Mosaici, lato mare
Ingresso alla Palazzina dei Mosaici
Sala della musica