L'uomo dietro al mito

La vita privata di John Fitzgerald Kennedy

LE CROCIERE DEL FINE SETTIMANA Il presidente John F. Kennedy siede al timone della barca "Manitou" della Guardia costiera degli Stati Uniti mentre naviga al largo della costa di Johns Island, nel Maine il 12 agosto 1962. Foto: Public domain | Robert Knudsen. White House Photographs. John F. Kennedy Presidential Library and Museum, Boston 

di Beatrice D'Ascenzi

Un predestinato a una vita da protagonista. Ma anche un uomo tormentato da  dolori fisici, affiancato da amicizie sospette, con un matrimonio perfetto solo in apparenza. La vita privata di John Fitzgerald Kennedy, anche se costantemente sotto i riflettori, resta per molti versi un mistero. 

L'incidente della PT-109 e le conseguenze sulla salute di Kennedy

Un infortunio di gioco con la squadra di football dell’università di Harvard gli procurò nel 1937, a  vent’anni, una grave lesione spinale. Un problema che peggiorò nel 1943 quando, durante la Seconda Guerra mondiale, la nave su cui prestava servizio, la PT-109, venne affondata nel Pacifico da un cacciatorpediniere giapponese. Kennedy nuotò per cinque ore nell’oceano che circonda le isole Salomone, riuscendo a salvare la vita di molti  commilitoni. L’impresa gli valse una  medaglia, la Navy and Marine Corps Medal, ma lo condannò anche a dolori fortissimi, spesso invalidanti. Già affetto dal morbo di Addison - una patologia cronica rara che colpisce la corteccia dei surreni - nel 1954 si sottopose a una delicata operazione alla colonna vertebrale, per tentare di risolvere il problema causato dall’infortunio. Fu difficile trovare presto una cura, fino a quando la specialista Janet Travell scoprì che aveva la gamba sinistra più corta della destra di oltre un centimetro. Per questo motivo fu costretto a indossare una scarpa rialzata e a sottoporsi a pesanti sedute di fisioterapia e a massicce iniezioni di novocaina. Una condizione che lo costrinse periodicamente all’immobilità e all’uso costante di una sedia a dondolo e di un busto ortopedico. 

John, l’uomo dietro al politico: dalla passione per lo sport all’amicizia con Frank Sinatra

 JFK amava lo sport, che aveva iniziato a praticare sin da bambino. Un amore a cui non rinunciò neanche dopo l'incidente. La passione per l’attività fisica è dimostrata anche da un aneddoto famoso: un reporter che aveva ricevuto il compito di seguirlo per un weekend telefonò in redazione per chiedere di essere sostituito da un atleta professionista. In pochi giorni Kennedy era andato a vela, aveva pescato in alto mare, aveva fatto immersioni subacquee, aveva giocato a golf, a cricket e a softball. Un esempio di come utilizzasse anche lo  sport per promuovere il proprio programma è un articolo  per il giornale sportivo “Sports Illustrated” , dal titolo “The soft american”, pubblicato il 26 dicembre 1960.  Kennedy esprimeva  preoccupazione per la  gioventù americana, definita  incapace “di destarsi, di stare all’erta, di mostrar vigore” a causa delle comodità della vita moderna. Una inadeguatezza atletica delle nuove generazioni che, a suo modo di vedere, avrebbe portato anche alla decadenza del pensiero. 

Ma Kennedy era anche un uomo attratto dalle feste e dal fascino delle celebrità. Un interesse che lo portò a gravitare intorno al Rat Pack, il circolo frequentato dagli artisti più famosi dell’epoca: Dean Martin, Sammy Davis Jr., Peter Lawford, Joey Bishop e Frank Sinatra, tanto che proprio Sinatra, in suo onore, ribattezzò il gruppo "Jack Pack". Un'amicizia, quella con The Voice, che segnò un incrocio pubblico di politica e intrattenimento raro per l'epoca. I due si erano conosciuti  negli anni Cinquanta, quando Patricia, una delle sorelle Kennedy, sposò l’attore Peter Lawford, amico di Sinatra. I due entrarono subito in sintonia, così quando Kennedy decise di candidarsi alle presidenziali del 1960, chiese a Sinatra di aiutarlo. Sinatra accettò volentieri, tanto che il suo successo "High Hopes", divenne la colonna sonora della campagna elettorale. Tuttavia, nel 1962, la vicinanza di Sinatra con gli ambienti della criminalità organizzata portò a una rottura tra i due. Il cantante fu intercettato dall’Fbi mentre parlava con un amico vantandosi di una sua  storia segreta proprio con Patricia Kennedy, alla quale aveva chiesto di intercedere con il fratello per salvaguardare gli interessi di alcuni mafiosi. 

JFK CON MARILYN MONROE NEL 1962 La celebre foto che ritrae John e Bob Kennedy con Marilyn Monroe il 19 maggio 1962 alla festa di compleanno di JFK. Foto: Cecil W. Stoughton, official White House photographer, Public domain, via Wikimedia Commons 

La vita extraconiugale: il dossier Kennedy 


John Fitzgerald Kennedy infatti aveva basato la sua campagna elettorale costruendo per gli elettori l’immagine di  uomo e marito perfetto. Tanto perfetto da nascondere, per almeno i  mille giorni della  sua presidenza, una movimentata vita sentimentale. Numerose furono infatti le sue amanti, ma fra tutte la più temuta da Jackie Kennedy, sua moglie, fu anche la più nota: Marilyn Monroe. Non tanto per la storia in sé, ma per lo scalpore che quella storia avrebbe potuto creare. La diva, infatti, rivelando pubblicamente la relazione, avrebbe potuto provocare uno scandalo tale da distruggere la reputazione del presidente, esponendo tutta la sua famiglia alla gogna mediatica. Noto è un episodio in cui la first lady avrebbe detto proprio alla Monroe: “Lo vuoi? Prenditelo. Vieni pure alla Casa Bianca, io me ne vado.Tu prenditi anche tutti i miei problemi”. Una relazione quella tra il presidente e l’attrice capace di entrare nell’immaginazione collettiva, alimentata soprattutto dall’episodio al Madison Square Garden di New York. Era il 19 maggio del 1962 - dieci giorni prima del 45° compleanno del presidente – quando Monroe fece il suo ingresso sul palco, fasciata nel celebre abito color carne di Jean Louis che contribuì a fare la storia di quella serata. L’attenzione del pubblico (e di JFK) fu unicamente per lei e per la sua interpretazione di “Happy Birthday, Mister President”, tanto che John Kennedy disse che si sarebbe anche potuto ritirare dalla politica, dopo aver ricevuto un “buon compleanno” così dolce.


Ma l’elenco delle amanti di Mister President è lungo: nel 1977, il giornalista William Safire del New York Times svelò l’esistenza di un dossier Kennedy in mano all’Fbi. Si trattava della lista completa delle donne con cui il presidente aveva tradito la moglie in dieci anni di matrimonio, stilata pazientemente da J. Edgard Hoover, considerato il funzionario più potente della storia del Bureau. Nel dossier compare l’affaire con la ventitreenne Pamela Turner, addetta stampa e amica intima di Jackie, ma anche la relazione con la stagista diciannovenne Mimi Beardsley, considerata dai media americani una Monica Lewinsky ante litteram. Tra i nomi anche quelli delle due segretarie, conosciute con il nome di Fiddle e Faddle e la ballerina di burlesque Fiery Blaze, incontrata a Maryland in uno strip club nel 1954 e invitata alla Casa Bianca nel 1962. Compaiono poi anche le donne seguite dai servizi segreti: tra queste Judith Campbell, presentata a Kennedy da Frank Sinatra e amante del boss di Cosa Nostra Sam Giancana. Ma ben 478 pagine del dossier  sono dedicate a Ellen Rometsch, la ventisettenne sospettata di essere una spia tedesca, che colpì profondamente il Presidente per la sua somiglianza con l’attrice Elizabeth Taylor. Donne molto diverse tra loro, tutte accomunate dagli inviti ai party nella piscina di Pennsylvania Avenue, l’alcova d’amore del presidente.