IL COLLOQUIO

"Faceva arrivare alla gente
i concetti più complessi" 

di Sofia Zuppa

La comunicazione politica di John Fitzgerald Kennedy è uno degli esempi di retorica migliori del Ventesimo secolo e per questo motivo oggetto di molti studi odierni. Maria Cristina Antonucci, sociologa politica, ricercatrice in Scienze Sociali al CNR dal 2010 e attualmente docente di comunicazione e politica all’università Sapienza di Roma, ne ha svelato alcuni segreti. “Kennedy è stato un fenomeno mediatico per vari motivi - spiega - la diffusione di massa della televisione ha permesso di dare ampia risonanza alla sua vicenda umana e politica. Inoltre, il suo giovane aspetto e la famiglia presentata come elemento narrativo di una storia americana di successo hanno contribuito a renderlo una figura popolare”.

Qual era il segreto della comunicazione di JFK?

“La capacità di rendere accessibile un sistema complesso di concetti politici, grazie a metafore e toni emotivi, è stata la chiave che ha reso la comunicazione di Kennedy così incisiva”.

Che ruolo ha avuto la televisione nell’ascesa politica di Kennedy?

“È stata fondamentale. La capacità del presidente di comparire al meglio sul medium più importante per la società americana, grazie ad una comunicazione autentica, eloquente e carismatica, ha avuto un impatto cruciale per il suo successo”.

Possiamo dire che i fenomeni di personalizzazione e mediatizzazione sono nati con lui?

“Kennedy è stato protagonista di entrambe le dimensioni. Ha saputo fare un uso rilevante del medium televisivo grazie a un lavoro di cura della propria immagine ed è stato il precursore della personalizzazione dell’offerta politica attraverso la presentazione di un’immagine pubblica di sé e della sua famiglia molto forte”.