La marea kennediana

per risollevare l’America 

SCEGLIAMO DI ANDARE SULLA LUNA Kennedy al telefono con l'astronauta John H. Glenn dopo l'ammaraggio del Mercury-Atlas 6 Foto: Public domain | Robert Knudsen. Fotografie della Casa Bianca. Biblioteca

e museo presidenziale John F. Kennedy, Boston

di Raffaele Rossi

Un cambio di rotta per un'America più forte. Un programma, la Nuova Frontiera di John Fitzgerald Kennedy, nato per il rilancio dell'economia e della difesa nazionale, per fornire aiuti internazionali e promuovere i programmi di esplorazione spaziale. Ma anche per l'aumento del salario minimo e un maggior controllo dei prezzi dei monopoli. L’intento dell'Amministrazione democratica era quello di perseguire un incremento del livello di occupazione e un più alto tasso di crescita economica, rispettando però i vincoli della stabilità dei prezzi delle merci e dell'equilibrio della bilancia dei pagamenti. Sostegni alla politica fiscale interventista kennedyana furono nuovi concetti come il reddito potenziale e il bilancio di pieno impiego, con lo scopo di mostrare le potenzialità ancora non sfruttate dell'economia americana.

L’America in recessione in mano a Kennedy. Al momento dell'insediamento di John Fitzgerald Kennedy come nuovo presidente degli Stati Uniti, nel gennaio 1961, l'America stava attraversando un periodo di crisi recessiva con un deficit di 7 miliardi di dollari. Dal 1958 il tasso di disoccupazione era stabile sopra il 5% e nel 1960 oscillava tra il 6% e il 7%, con circa 5 milioni e mezzo di disoccupati. Il tasso di crescita, al di sotto del 3%, era uno dei più bassi tra i Paesi industrializzati. L'industria operava all'80% della capacità produttiva con profitti e investimenti in declino. La situazione era conseguenza dei principi liberisti del minimo livello possibile del bilancio federale e del suo pareggio.

La corsa dell’economia. Obiettivo di Kennedy era porre fine a un periodo di rigide politiche fiscali vissuto con Eisenhower, mantenendo basso il tasso d'interesse e incoraggiando la crescita complessiva dell'economia nazionale. Il suo primo bilancio governativo, datato 1961, portò al primo budget che non si trovasse in recessione dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Nel 1962, poi, il bilancio governativo superò i 199 miliardi di dollari, e dopo due fasi di recessione in tre anni, il sistema finanziario americano fece registrare una nuova accelerazione. Se con Eisenhower il Pil era cresciuto in media del 2,2% all'anno, con Kennedy l'economia arrivò al 5,5% in media dall'inizio del 1961 e fino alla fine del 1963. Stabile l'inflazione all’1%, mentre la produzione industriale subì un aumento del 15% con un incremento del 40% delle sole autovetture.

La marea che solleva tutte le barche. La politica fiscale era l'arma principale dell'Amministrazione per stimolare l'economia. Ma con la crescita economica del 1962 Kennedy cominciò a preoccuparsi del problema inflazionistico. La richiesta del presidente a sindacati e aziende fu quella di mantenere i prezzi bassi. Nel suo discorso del 1963 sullo stato dell'Unione, Kennedy propose una riforma fiscale sostanziale e la riduzione delle aliquote d'imposta sul reddito, dal 20-90% al 14-64%. Inoltre introdusse una riduzione delle aliquote d'imposta sulle aziende, dal 52% al 47%. Il tasso massimo doveva fissarsi al 70% con l'eliminazione per i redditi più alti di alcune detrazioni. Qual era allora il modo più sicuro per aumentare le entrate a lungo termine? “Abbassare le nuove aliquote”, affermò lo stesso Kennedy in un incontro all'Economic Club di New York. 

La crescita economica si espanse poi nel '63 mentre democratici e repubblicani insistevano sul fatto che la riduzione delle tasse senza corrispondenti tagli alla spesa fosse inaccettabile. Ma per JFK una forte crescita economica non sarebbe continuata senza una riduzione delle tasse perché, come disse lui stesso, “una marea crescente solleva tutte le barche”. Insomma, quel che importava era l'aumento del reddito. Solo tre mesi dopo la sua morte, il 26 febbraio 1964, venne approvato il Revenue Act: al suo interno l'abbassamento al 70% del tasso individuale più alto e al 48% il tasso massimo sulle società. Per stimolare l'economia il presidente aveva previsto anche un programma di edilizia dal costo di 3,19 miliardi di dollari allo scopo di fornire residenze abitative a prezzi accessibili alle famiglie di medio-basso reddito.

IL BILANCIO FEDERALE E LA SPESA NAZIONALE Sale la spesa federale con l’aumento della spesa nazionale lorda. Con Eisenhower il bilancio federale occupava il 18% della spesa nazionale (1954) passando al 16% con Kennedy e Johnson

La nuova autorità sulle tariffe. Emanato l'11 ottobre 1962, il Trade Expansion Act concesse al presidente degli Stati Uniti il potere di tagliare o imporre nuove tariffe commerciali internazionali su qualsiasi merce importata. Le riduzioni erano valide fino al 50% con il Mercato comune europeo. Il Congresso concesse poi al presidente l'autorità di negoziare riduzioni tariffarie fino all'80%.

La spinta al salario minimo. Nel 1961, con i nuovi emendamenti presentati nel Fair Labor Standards Act, Kennedy aumentò il salario minimo da 1 dollaro all'ora a 1,25. Compresi nell'Atto anche l'assunzione di studenti nei settori della vendita al dettaglio e dei servizi con un salario a tempo pieno che non scendesse sotto il 15% del minimo e con una corretta certificazione dal Dipartimento del Lavoro. Gli emendamenti estesero la copertura salariale da 250.000 a 2,2 milioni di lavoratori, includendo anche i dipendenti di imprese del commercio al dettaglio con un fatturato sopra il milione di dollari all'anno. Questi emendamenti miravano ad eliminare la disparità salariale basata sul sesso, battaglia portata a termine da Lyndon Johnson nel 1964 con il Civil Rights Act.

La corsa verso lo spazio. Kennedy si fece portavoce del programma Apollo, che portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna. Inizialmente contrario al progetto per i suoi alti costi, il presidente decise di proseguire vedendo la ferma convinzione del suo vice Johnson. Con il timore di essere lasciati indietro in una competizione tecnologica con i russi, a seguito del primo viaggio nello spazio del sovietico Jurij Gagarin nel '61, gli americani continuarono così con Kennedy la corsa verso lo spazio. Una spesa di 40 miliardi di dollari, giustificata per cause di prestigio internazionale.