Commento

Commento al Testo

La Rivoluzione Informatica in Architettura, di A. Saggio


Nella parte prima del testo, si affrontano concetti come: Modernità, Comunicazione, Città e Paesaggio.

Quando ci si riferisce al primo, si fa riferimento a qualcosa posto da molto tempo al centro del dibattito architettonico e non solo. Baudrillard, ad esempio, ci dice che questa, può essere assimilata ad un atteggiamento in grado di fare della crisi un valore, una morale contraddittoria, e suscitare un’estetica di rottura. Alla società industriale, che grazie ai suoi elementi di dirompente novità è riuscita a trovare risposta estetica alla crisi di inizio Novecento, si è sostituita oggi una società radicalmente diversa. Ogni epoca, periodicamente, è investita da crisi. Quella che noi tutti stiamo affrontando è legata, radicalmente connessa, ad un passaggio storico, quello che va dal mondo industriale a quello dell’informazione.

Nelle pagine del testo, il secondo concetto, quello di comunicazione, ha assunto particolare rilevanza poiché quest’ultimo, prendendo come riferimento la definizione sopraindicata, unitamente all’informazione, determina il valore vero e proprio dell’architettura contemporanea. Il processo di reintroduzione di un significato profondo nella produzione architettonica ha avuto anticipazione nel 1956 con il progetto di Utzon per la Sidney Hopera House. Solo nel 1997, con il Guggenheim di Bilbao, l’architettura ha ottenuto nuovamente il suo valore comunicativo. Tale rientro della comunicazione nel panorama architettonico è un fatto legato alla società dell’informazione ma soprattutto al diffondersi dell’informatica.  

La città, in tutte le sue sfaccettature, rappresenta un campo fondamentale di opportunità, fertile terreno di ricerca. Quest’ultima esige una modalità progettuale diversa dalla precedente e allo stesso tempo attività radicalmente nuove. Il grande passaggio tra l’era industriale e quella informatica indica molte strade per la città contemporanea. Le tematiche da porre al centro potrebbero essere tra le tante, da utilizzare attivamente e sistematicamente, non più il tipo, lo standard, la serie, lo zoning, ma l’individualità e l’apertura al molteplice, l’inserimento delle ipotesi e non le teorie, la differenziazione e la soggettività dei desideri e dei progetti. Di pari passo a queste considerazioni, si lega un ulteriore concetto, quello di paesaggio, inteso come consistente paradigma della ricerca attuale, in grado di rimettere in gioco la relazione tra architettura della città e natura. In questa cornice si instaura il rapporto con la sostenibilità e l’uso consapevole delle risorse. Alla concezione di dominio della natura, tipico tratto del modello industriale, si è sostituita l’integrazione tra sistemi urbani, architettonici e ambiente, appartenente alla società dell’informazione. Uno dei tanti obiettivi che gli architetti si sono iniziati a porre quindi, inteso come responsabilità, vi è quello di un riassestamento progressivo, basato su una nuova estetica, che prevede una nuova modalità di trasformazione del paesaggio e per darne una definizione si può dire che questo sia la rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, in costante evoluzione, di una parte del mondo.

Nella parte seconda del testo, si affrontano concetti come: Informazione, Tempo e Spazio, Modello.

Nella sezione precedente si è molte volte parlato del passaggio dalla società industriale a quella dell'informazione, facendo riferimento oltretutto alle implicazioni che questo cambiamento porta con sé nella nostra disciplina, senza dare però un'effettiva definizione di quest'ultima. In questo primo capitolo della parte seconda quindi, si comincia a parlare più compiutamente di tale concetto, tanto da arrivare a sostenere che l'informazione rappresenta la materia prima della ricerca architettonica contemporanea e soprattutto che, da un lato appartiene alla sfera del linguaggio e dall’altro, che possiede prima di tutto un valore convenzionale. Per cui, se l'informazione può essere definita come l'applicazione di una convenzione ad un dato, nel mondo dell'informatica in particolare non ci sono dati ma solo informazioni perché si tratta di un mondo che nasce a priori già formalizzato.

Nel secondo e terzo capitolo ci si è imbattuti in qualcosa che solo inizialmente poteva sembrare una questione slegata rispetto alla nostra trattazione. In particolare, il Professore, ci illustra l’errata considerazione per cui tempo e spazio vengono interpretate come quantità oggettive. In questo panorama gli architetti, di abitudine pensano di plasmare una cosa che “è”, non pensando di poter creare essi stessi il tempo e lo spazio. Tale questione diventa rilevante se si connette questa indagine al più generalizzato cambiamento, che va da un paradigma meccanico e oggettivo, a uno informatico e soprattutto soggettivo. Per quanto riguarda il tempo inteso come chiave di lettura e di comprensione dello spazio, il centro del problema è che non esiste uno spazio oggettivo, bensì, un rapporto tra lo spazio e le dimensioni cognitive che noi in quanto esseri viventi possiamo controllare. Avendo però l'uomo inventato, e sempre più perfezionato delle protesi che estendono i suoi limiti fisici, è possibile avere un'idea di mondo a più dimensioni di quelle che ci è consentito percepire a causa dei nostri limiti fisici. Per citare uno degli scienziati più rivoluzionari che la storia della fisica abbia mai visto, ovvero Einstein, si può dire che, l'unica cosa sensata, per dire qualcosa sullo spazio è proprio metterlo in relazione al tempo. E sotto un altro punto di vista, per dire qualcosa in più sullo spazio, dal punto di vista cognitivo è che lo spazio è informazione. Questo non esiste in quanto tale. È l'applicazione di una convenzione al dato della materia. Del perché ci siamo imbattuti in questi due temi è ora abbastanza chiaro. Gli architetti di oggi sanno che l'informazione è la materia prima dell'architettura in questa fase storica e se, come abbiamo detto, lo spazio è informazione, l'obiettivo è quello di progettare una nuova coscienza architettonica, che sappia rispondere bene alla rivoluzione, che l’informazione ha innescato.

Per ultimo, ma non perché meno importante, è stato trattato il concetto di modello, ed ovviamente il riferimento non è quello che, abitualmente potremmo fare riferendoci a qualcosa da copiare o riprodurre. Chiunque si avvicini all'informatica è in genere interessato a ricavarne una serie di vantaggi pratici, per cui, i dati contenuti nella raffigurazione elettronica di un progetto non sono più rigidi ma facilmente modificabili. Gli elaborati che descrivono un progetto tendono così ad essere organizzati in un modello. Questa potenzialità spinge il progettista, a iniziare a padroneggiare anche nel nostro campo, quello della progettazione architettonica, una filosofia della simulazione. Alla base vi è un metodo deduttivo basato su ipotesi; Si usa il progetto non solo per raffigurare, decidere e descrivere, ma come una struttura che di volta in volta simuli il comportamento del sistema edificio. Dal punto di vista di un metodo più specifico di progetto si aprono almeno due grandi famiglie di possibilità. La prima può riferirsi all'approccio di Gehry. Egli parte da uno schizzo che è volutamente una sorta di ipotesi complessiva, la cosiddetta nuvola. È molto semplice oltretutto stabilire che un approccio di tale tipo si configuri come metodologico. Diverso è invece il tipo di approccio processuale. Non si tratta necessariamente della progressiva concretizzazione di un'idea formale, ma della prefigurazione delle relazioni che intercorrono nell'architettura a partire da un codice generatore e regolatore del suo sviluppo. Stiamo facendo riferimento al cosiddetto diagramma, che trova nella figura di Eisenman un riferimento imprescindibile.

Nella parte terza del testo, si affrontano concetti come: Reificazione e Catalizzatore.

Per dare una definizione rispetto al primo termine si può fare riferimento al diventare cosa materiale, per esempio spazio architettonico, di concezioni di ordine scientifico o simbolico. In questo penultimo capitolo si è cercato di comprendere il paradigma informatico con tutti gli aspetti che abbiamo sin qui considerato, come questo venga a costituire per gli architetti di nuova generazione quello sguardo dentro il nuovo paradigma scientifico per cercare aspetti che si devono reificare in una nuova concezione di architettura. Se è vero che tutto lo spazio è comunque informazione, e se è vero che tutte le concezioni di spazio devono moltissimo agli strumenti e alle concezioni scientifiche e tecnologiche, nella ricerca contemporanea si cerca proprio uno spazio che diventi iperinformazione, perché è esattamente questa stessa la concezione cui conduce l'informatica. Le interconnessioni dinamiche e l'idea di modello come paesaggio mentale, quotidianamente praticato nei computer, sta entrando a formare una nuova idea di architettura. Il paesaggio soggettivo cui cercano di dare forma questi architetti è un paesaggio che nasce attraverso dinamiche topologiche o parametriche, che sono tipiche del mondo informatico. Si sbaglia obiettivo quindi se si pensa che queste ricerche conducano solo alla creazione di un mondo virtuale e parallelo. Il vero obiettivo è la materializzazione di una nuova fase dell'architettura.

Per Catalizzatore si intende un agente che consente ad una reazione di avvenire. Non solo, quest'ultimo agisce nella combinazione, direzione e senso che assumono molteplici sostanze poste in sua presenza. La trasparenza è stato l'elemento catalizzatore del funzionalismo. In questa fase storica che guarda all'informatica, il catalizzatore, è l'interattività. Nel contesto di riferimento, tutto ciò comporta che l'architettura deve tendere a essere a immagine e somiglianza dell'informatica stessa, continuamente modificabile e diventare un ambiente sensibile in costante trasformazione, un ambiente che può reagire e adattarsi anche al mutare di desideri degli utenti attraverso la creazione di scenari percorribili. L'interattività è il reagente chimico, il catalizzatore di tutte le sostanze in gioco. Quest'ultima ha allo stesso tempo una componente etica e politica, tecnica e tecnologica, ha infine una fondamentale componente estetica perché richiede una rivoluzione del sentire che spinge una nuova coscienza della contemporaneità. Guardando sinteticamente al cambiamento del quadro dell'architettura contemporanea si può dire che, se del movimento moderno la formula era nuova oggettività, la formula di oggi non può che essere nuova soggettività, e di questa nuova soggettività, l'interattività è la chiave.

In the first part of the text, concepts such as Modernity, Communication, City and Landscape are addressed. 

When referring to the first concept, it refers to something that has long been at the center of architectural debate and beyond. For instance, Baudrillard tells us that it can be assimilated to an attitude capable of turning crisis into a value, a contradictory morality, and evoking a aesthetics of rupture. The industrial society, which, thanks to its elements of disruptive novelty, found an aesthetic response to the crisis at the beginning of the twentieth century, has been replaced today by a radically different society. Every era is periodically struck by crises. The one we are all facing is linked, fundamentally connected, to a historical transition, from the industrial world to the world of information.

.Modernity

In the pages of the text, the second concept, that of communication, has assumed particular relevance because, taking the above definition as a reference, along with information, it determines the true value of contemporary architecture. The process of reintroducing profound meaning into architectural production had its precursor in 1956 with Utzon's project for the Sydney Opera House. It was only in 1997, with the Guggenheim Museum in Bilbao, that architecture regained its communicative value. This reintroduction of communication into the architectural landscape is linked to the information society but, above all, to the spread of information technology.

.Communication

The city, in all its facets, represents a fundamental field of opportunities, fertile ground for research. This demands a design approach different from the previous one and at the same time radically new activities. The great transition from the industrial era to the information era indicates many paths for the contemporary city. The central themes could include, among many others, not the type, the standard, the series, the zoning, but individuality and openness to diversity, the inclusion of hypotheses rather than theories, differentiation and subjectivity of desires and projects. Alongside these considerations, another concept is linked, that of landscape, understood as a consistent paradigm of current research, capable of reintroducing the relationship between city architecture and nature into play. Within this framework, sustainability and the conscious use of resources are established. The conception of dominion over nature, a typical trait of the industrial model, has been replaced by the integration of urban, architectural, and environmental systems, belonging to the information society. One of the many objectives that architects have begun to set for themselves, as a responsibility, is a progressive reconfiguration based on a new aesthetics, which involves a new mode of transforming the landscape, and it can be said that this is the aesthetic representation, collectively and culturally shared, in constant evolution, of a part of the world.

.City and Landscape

In the second part of the text, concepts such as Information, Time and Space, Model are addressed. 

In the previous section, there was often mention of the transition from the industrial society to the information society, with reference to the implications this change brings to our discipline, without providing an actual definition of the latter. In this first chapter of the second part, therefore, there is a more comprehensive discussion of this concept, to the extent of asserting that information represents the raw material of contemporary architectural research and, above all, that it belongs to the realm of language and, first and foremost, has a conventional value. Therefore, if information can be defined as the application of a convention to data, in the world of information technology, in particular, there is no data but only information because it is a world that is born a priori already formalized. 

In the second and third chapters, we encounter something that initially may have seemed unrelated to our discussion. In particular, the Professor illustrates the mistaken consideration that time and space are interpreted as objective quantities. In this context, architects typically think of shaping something that "is," without considering that they can create time and space themselves. This issue becomes relevant when connected to the more generalized shift from a mechanical and objective paradigm to an information-based and, above all, subjective one. Regarding time as a key to reading and understanding space, the central issue is that there is no objective space; rather, there is a relationship between space and the cognitive dimensions that we, as living beings, can control. However, as humans have invented and increasingly perfected prostheses that extend their physical limits, it is possible to have an idea of a world with more dimensions than we can perceive due to our physical limitations. To quote one of the most revolutionary scientists in the history of physics, Einstein, one could say that the only sensible thing to say about space is to relate it to time. And from another perspective, to say more about space from a cognitive standpoint is to recognize that space is information. It doesn't exist as such. It is the application of a convention to the data of matter. The reason we have encountered these two themes is now quite clear. Today's architects know that information is the raw material of architecture in this historical phase. And if, as we have said, space is information, the goal is to design a new architectural consciousness that can respond effectively to the revolution that information has triggered.

.Time and Space

Last but not least, the concept of a model has been discussed, and obviously, the reference is not what we would typically consider as something to copy or reproduce. Anyone approaching computer science is generally interested in deriving practical advantages from it. Therefore, the data contained in the electronic representation of a project is no longer rigid but easily modifiable. The documents describing a project tend to be organized into a model. This potential drives the designer to master, in our field of architectural design as well, a philosophy of simulation. At its core is a deductive method based on hypotheses. The project is used not only to depict, decide, and describe but as a structure that simulates the behavior of the building system each time. From the perspective of a more specific design method, at least two major possibilities emerge. The first can be related to Gehry's approach. He starts with a sketch that is intentionally a kind of overall hypothesis, the so-called cloud. It is quite simple to establish that such an approach is methodological. Different, however, is the type of process-oriented approach. It does not necessarily involve the progressive concretization of a formal idea but the prefiguration of the relationships within architecture based on a code that generates and regulates its development. We are referring to the so-called diagram, which finds an essential reference in the figure of Eisenman.

.Cloud

.Diagram

In the third part of the text, concepts such as Reification and Catalyst are addressed. 

To provide a definition for the first term, one can refer to the becoming of a material thing, for example, architectural space, of conceptions of scientific or symbolic order. In this penultimate chapter, an attempt has been made to understand the computer paradigm with all the aspects we have considered so far and how it constitutes, for the architects of the new generation, a look into the new scientific paradigm to identify aspects that need to be reified in a new architectural conception. If it is true that all space is information, and if it is true that all conceptions of space owe much to the tools and scientific and technological concepts, contemporary research seeks a space that becomes hyper-information because this is precisely the concept that information technology leads to. Dynamic interconnections and the idea of a model as a mental landscape, practiced daily in computers, are shaping a new idea of architecture. The subjective landscape these architects are trying to shape is one that arises through topological or parametric dynamics, which are typical of the computer world. The objective is missed if one thinks that these research efforts only lead to the creation of a virtual and parallel world. The real goal is the materialization of a new phase of architecture.

As for Catalyst, it refers to an agent that enables a reaction to occur. Furthermore, it acts on the combination, direction, and sense assumed by multiple substances in its presence. Transparency was the catalyst of functionalism. In this historical phase that looks to information technology, interactivity is the catalyst. In the referenced context, this means that architecture must tend to be in the image and likeness of information technology itself, continually modifiable, and become a sensitive environment in constant transformation. It's an environment that can react and adapt to users' changing desires through the creation of navigable scenarios. Interactivity is the chemical reagent, the catalyst for all the substances at play. It has both an ethical and political component, a technical and technological one, and finally, a fundamental aesthetic component because it requires a revolution in how we perceive things, encouraging a new consciousness of contemporaneity. Looking briefly at the changing landscape of contemporary architecture, one can say that if the formula of the modern movement was new objectivity, today's formula can only be new subjectivity, and within this new subjectivity, interactivity is the key.

.Transparency

.Interactivity