I progetti della modificazione. Interconnessioni dinamiche. Strutture gerarchiche e modelli intelligenti. 

21 / Alla base del Bim. Modelli gerarchici.

Con questo ciclo capiremo cosa vuol dire il BIM (Build information modelling). Definizione: è il processo di generazione e organizzazione dei dati dell’edificio durante il suo ciclo. Si tratta quindi di mettere insieme quelle che sono le informazioni e quindi i dati di progettazione, costruzione e di gestione della vita dell’edificio fino alla sua demolizione. Tipicamente è un software di modellazione che è tridimensionale, a tempo reale e di natura dinamica, serve ad aumentare la produttività dell’edificio appunto durante tutto il suo ciclo di vita. Questo processo produce un modello che tiene insieme tutta la geometria, tutte le relazioni spaziali e le quantità e le caratteristiche delle sue componenti, è quindi un sistema fortemente integrato. Come avviene sempre, anche in questo caso l’umanità fa un salto, un salto verso un concetto più astratto; tutti questi livelli sono stati di astrazione successiva, per esempio il raster è il sistema primitivo, siamo poi passati al vettoriale. Ad un certo punto abbiamo questa nuova idea: prendiamo un cubo, se vogliamo descriverlo in maniera vettoriale dobbiamo prendere ogni singola faccia e descriverlo, l’insieme di tutte e 6 le facce mi genera questo cubo. Dopo aver per anni navigato su questa idea arriva il salto, come quindi ci può venire in mente?

Quesito: come faccio a disegnare lo stesso cubo per dieci volte senza scrivere le coordinate di ogni faccia? Il processo da fare è infatti quello sempre di cercare di trovare soluzioni per guadagnare in efficienza, in velocità e in intelligenza. Un cubo da 100 lettere lo chiamiamo primitivo, se andiamo ad inserire poi 10 cubi primitivi questi verranno chiamati in maniera diversa. Li andiamo a considerare come se fossero delle ricorrenze (instance), ossia un qualcosa che ha un legame con il cubo originario. Questo è il primo fondamentale salto logico. Se vado a modificare il primitivo si andranno a modificare tutti gli altri, questo processo si chiama instance creation (si propagano le modifiche dal primitivo all’instance). Conseguentemente allora possiamo fare un altro ragionamento, ossia quello di dividere in livelli, in questo modo mi consente di modificare tutti questi livelli, di nasconderli o di metterli in vista; ho creato il cosiddetto modello organizzato gerarchicamente che ha grandi similitudini con il foglio elettronico (realizzo infatti un grafico ad albero, ogni modifica che faccio in un livello si ripercuote su gli altri livelli). Ritornando al nostro cubo primitivo, questo diventa un report di un database. In quanto report, può avere un certo numero di field, ossia gli aggettivi che ci servono per descriverlo. Possiamo immaginare che questi siano degli elementi geometrici, quando determino questo livello o qualsiasi altro livello, mi aspetto che i risultati siano dinamici e legati tra di loro. Questa circolarità non è solo geometrica, ma anche numerica. Nella realtà però cosa avviene? Invece di fare io tutta questa operazione, le informazioni sono in realtà già inserite, per esempio i primitivi sono già prodotti dalla varie aziende, ho già tutti i dati e tutte le descrizioni geometriche e posso semplicemente scaricarli.


22 / Il nuovo catalizzatore.

Il concetto di catalizzatore è un qualcosa che abbiamo già visto precedentemente; ad esempio nell’architettura rinascimentale il catalizzatore era considerata la prospettiva; nella rivoluzione industriale abbiamo usato il concetto di catalizzatore per intendere la trasparenza, all’interno del quale rientra anche il concetto dell’igiene, dell’astrazione, della struttura puntiforme ecc. Il catalizzatore della terza ondata è invece l’interattività, all’interno del quale rientrano poi anche tutte altre diverse questioni. Lo strumento principe dell’epoca informatica è il computer, i quali a loro volta hanno il compito principale di creare i modelli. Si distinguono diversi livelli di interattività:

Interattività processuale: nel processo della progettazione oggi abbiamo degli strumenti interattivi per sviluppare un modo di ragionare “what if”. Posso operare interattivamente, posso quindi perciò cambiare alcuni parametri e avrò subito i risultati di questo cambiamento. Questo tipo di interattività è un qualcosa che si inserisce all’interno del processo del progetto, non va ad intaccare quindi la sostanza dell’architettura, ma solo il processo. Posso avere questa interattività anche con opere già realizzate.

Interattività proiettiva: io posso lavorare su uno strato presente nell’architettura in cui posso rendere alcune parti di essa modificabili interattivamente attraverso dei processi proiettivi. Prendiamo ad esempio un edificio all’interno del quale sono incorporate delle proiezioni o dei sistemi a schermo con i LED, questi schermi possono essere infatti modificati interattivamente, quindi posso decidere di proiettare delle scritte o delle figure diverse.

Interattività fisica: è l’edificio che diventa interattivo e non il processo. È l’architettura stessa che inizia a comportarsi come un BIM. Come l’architettura industriale vuole assomigliare ad una macchina, così l’architettura informatica vuole assomigliare al computer attraverso appunto questa interattività fisica. Un esempio importante di questo tipo di architettura è Toyo Ito con la Torre dei Venti, il quale trasforma quelle che sono le condizioni climatiche in suoni. Il sistema delle luci e il sistema della musica si legano attraverso il concetto dei sensori: interpretano le mutazioni ambientali di temperatura, di vento, di inquinamento in formazioni visive e uditive. Sfrutta quelle che sono le 3 caratteristiche del suono: onda, frequenza e intensità.


23 / Spazio come informazione.

In questa ultima parte affronteremo il cambiamento del concetto di spazio:

Lo spazio al centro: l’idea che lo spazio sia l’oggetto fondamentale dell’architettura è una cognizione molto recente. Questa idea ha cominciato a diffondersi nei circoli degli storici dell’arte e nel dopoguerra ed è stata poi ripresa con grande forza da Bruno Zevi. Egli scrive infatti un libro chiamato “Saper vedere l’architettura” e mette al centro come caratteristica fondamentale del pensiero architettonico la progettazione dello spazio cavo. Questo perché Zevi è sempre stato molto legato all’architettura organica e in particolare al lavoro di Wright. Una volta stabilito che lo spazio è al centro della progettazione architettonica è interessante pensare che le idee di spazio variano, il concetto di spazialità che troviamo in architettura cambia ogni volta che si entra in nuove epoche. Ad esempio se guardiamo l’architettura del passato in una chiesa bizantina questa è monodirezionale, estremamente ritmata, è uno spazio completamente diverso dalle chiese barocche, le quali hanno uno spazio molto più dilatato e dinamico.

Lo spazio organo: un altro modo di pensare lo spazio nella nostra epoca è il concetto di spazio inteso come organo. Esiste un parallelismo interessante tra medicina e pensiero architettonico. Medicina: in una certa fase, la medicina si concentra su gli organi e più principalmente sul rapporto forma-funzione. Architettura: in architettura avviene qualcosa di simile, il rapporto forma-funzione diventa infatti un concetto centrale nel processo progettuale. Alla esplicitazione di una certa funzione o funzionalità corrisponde una determinata forma spaziale. Pioniere di questo punto di vista è sicuramente Wright, egli intende avere un rapporto fortemente organico tra la funzione e la forma. Simbolo di questo atteggiamento è proprio il Guggenheim Museum. La funzione museale qui viene svolta come una sorta di “passeggiata pubblica”, ripensa infatti al processo museale come una spirale da percorrere.

Lo spazio sistema: anche in questo caso possiamo fare un parallelismo con la medicina. Medicina: la medicina si rende conto che non basta solo avere in mente il concetto di organi, ma che esistono veri e propri sistemi come i sistemi linfatici, nervosi e di circolazione. Ad una medicina orientata verso l’organo, si inserisce e si sovrappone una medicina di tipo sistemico. Architettura: anche in architettura comincia ad essere considerata l’idea di spazio come sistema. Un esempio è il Guggenheim di Bilbao di Ghery. Si tratta di uno spazio in cui coesistono principi e sistemi che si intrecciano tra loro. Non sono più organizzati secondo una logica gerarchica come nel concetto dello spazio organo, ma con una logica per la quale esistono contemporaneamente funzioni differenti. I vari sistemi espositivi, il gioco plastico, il sistema costruttivo; ognuno di queste componenti costituisce un’equazione che deve essere implementata in base a un livello ciclico interattivo. Ecco perché viene chiamato spazio sistema.

Ma come si fa a passare dallo spazio organo allo spazio sistema? Questo cambio di rotta e questo livello di complessità maggiore si ottiene grazie all’avvento dell’informatica. È attraverso l’informatica che è possibile gestire questo livello di complessità. La compresenza di questo livello di complessità comincia a poter esistere grazie alla presenza dei calcolatori.

Lo spazio informazione: possiamo vedere lo spazio informazione da diversi punti di vista: Dal punto di vista culturale: l’architettura di Ghery e lo spazio come sistema rappresenta una fortissima accellerazione delle potenzialità legate all’informatica. Queste permettono la gestione di un grado di complessità molto alto e quindi una complessità dell’architettura tanto dal punto di vista geometrico quanto dal punto di vista funzionale di affrontare sfide importanti. Lo spazio dell’informazione è come operare un salto di paradigma e cambiare il concetto di spazio. Dare vita ad un’architettura di nuova generazione che incorpora dentro di se l’idea che siamo nella terza ondata, ossia in una società fondata sulla cultura dell’informazione. Questo salto non serve per ottimizzare l’architettura ma per cambiare il concetto stesso dell’architettura. Il tempo è la maniera più interessante per definire lo spazio in quanto legate alle dimensioni geometriche dello spazio stesso. Lo spazio non è qualcosa di oggettivo che si inscrive nei cambiamenti delle cognizioni scientifiche, che muta con l’evolversi della cultura e della civiltà. In questo momento storico e tecnologico una maniera molto importante di vedere, di progettare e di comprendere lo spazio avviene attraverso il concetto di informazione. Dal punto di vista cognitivo: dal punto di vista cognitivo dobbiamo fare un ragionamento che usa il colore come sinonimo di spazio. Ma il colore esiste veramente? Per rispondere a questa domanda dobbiamo utilizzare tre categorie:

Il colore ha una valenza contestuale, vedo e non vedo alcuni colori rispetto al contesto in cui si trovano.

È fisiologico, la sua percezione varia moltissimo da come è costituito l’occhio.

Il colore ha una caratteristica cognitiva, deriva dalla cultura specifica e dalla conoscenza specifica di vari ambiti. Esistono le radiazioni elettromagnetiche ed esistono le informazioni elettromagnetiche, ma il colore s’inscrive in queste tre categorie. L’anello di congiunzione che lega di volta in volta questi concetti è proprio l’informazione dunque anche quello che noi chiamiamo spazio sarà caratterizzato da questi tre concetti e sarà perciò dominato e costruito dall’informazione.