del cinema delle Donne

6 Donne che Cambiarono
la Storia del Cinema

Probabilmente non molti sanno che la metà di tutti i film protetti da copyright, prodotti tra il 1911 e il 1925, furono scritti da donne.

tratto da: ANNALISA LO MONACO - Vanilla Magazine & Elvira Notari la prima regista Italiana: Napoli nel Cinema

Agli albori della sua storia, un centinaio di anni fa, nell’industria cinematografica era presente una forte componente femminile, in molte posizioni chiave, e in quasi tutti gli aspetti della produzione.

Alice Guy Blaché

Tra le donne più importanti per la storia del cinema c’è sicuramente Alice Guy, prima donna regista e in assoluto la prima persona ad aver realizzato un film di tipo narrativo La Fée aux Choux (Il Cavolo Fata), nel 1896. Guy lavorava come segretaria per Léon Gaumont, proprietario di un’azienda che commercializzava camere da presa per la nascente industria cinematografica.

Dopo aver assistito alla prima proiezione di un film, l’evento a “sorpresa” dei Fratelli Lumière del 22 marzo 1895, che riprendeva semplicemente l’uscita dal lavoro degli operai dagli impianti Lumière, la Guy chiese a Gaumont di poter realizzare un film. Già allora Alice era convinta che il cinema non dovesse essere utilizzato solo a fini di pubblicità commerciale, o scientifici, ma anche per scopi narrativi.

Per dieci anni, fino al 1906, la Guy fu direttore di produzione della Gaumont, oltre che regista di moltissimi film. Nel 1907 si trasferì negli Stati Uniti, dove aprì, insieme con il marito, una propria casa di produzione, la Solax Company. Al suo ritorno in Francia, nel 1922, dopo il divorzio dal marito, e la perdita della società di produzione, la Guy non fece più film, e fu quasi dimenticata.

Alice Guy Blanché

Helen Gardner

Helen Gardner, una delle prime femme fatale della storia del cinema, fu la prima tra gli attori, sia uomini che donne, a fondare una propria casa di produzione, nel 1912. La Gardner, considerata una vamp, interpretò ruoli di donne dal carattere forte e deciso, ma non si limitava a questo: faceva la costumista, la produttrice, la sceneggiatrice, la montatrice. Decise di fondare la propria casa di produzione per realizzare un’idea all’avanguardia per l’epoca: girare dei lungometraggi, quando la quasi totalità dei film prodotti erano cortometraggi.





Mabel Normand

La vita di Mabel Normand, anche se breve (morì a 37 anni), fu molto intensa: star comica del cinema muto, sceneggiatrice, regista e produttrice; ebbe un ruolo chiave nell’avvio della carriera cinematografica di Charlie Chaplin, recitando con lui, e curando la regia e la sceneggiatura dei primi film interpretati dall’attore allora esordiente. La Normand ha una stella sulla Walk of Fame di Hollywood, anche se la sua fama non ha retto al passare del tempo.

Mabel Normand, directing

Julia Crawford Ivers

Julia Crawford Ivers fu una delle pioniere dell’industria cinematografica californiana, quando Los Angeles, sua città natale, cominciò a trasformarsi da avamposto esotico a mecca del cinema. Julia fu una delle prime sceneggiatrici di Hollywood, oltre che regista e produttrice. La sua passione per il cinema coinvolse uno dei suoi figli, James Van Trees, che divenne direttore di fotografia, e con il quale collaborò in diversi film di cui lei curava la regia.

Julia Crawford Ivers

Julia Crawford Ivers, directing

Julia Crawford Ivers, directing

Cleo Madison

Iniziò la sua carriera come attrice, prima teatrale, e poi cinematografica. Nel 1915 fece parte di quella schiera di donne che a Hollywood furono ingaggiate dalla Universal come registe, per girare i propri corto/lungometraggi. A lei va riconosciuto il coraggio di essere andata controcorrente, mostrando nei suoi film problematiche legate all’oppressione e alla discriminazione sessuale, viste sempre da un punto vista femminile.

Cleo Madison

Cleo Madison directing

Cleo Madison


approfondimento

ELVIRA NOTARI

la prima donna regista italiana

Elvira Notari è stata la prima donna regista italiana e una delle prime della storia del Cinema mondiale, il cui rilievo storico è accostabile, per importanza, a quello di Alice Guy-Blaché.

Fu la prima autrice cinematografica italiana oltre che la più prolifica, con una produzione, tra il 1906 e il 1929, di oltre 60 lungometraggi e centinaia tra cortometraggi e documentari, tutti usciti dalla sua casa di produzione. La sua opera è considerata precorritrice del Neorealismo.

Elvira Notari, directing

con Dora Film, la casa iniziò a produrre anche lungometraggi, spesso tratti da romanzi popolari della tradizione meridionale, da fatti realmente accaduti nella città partenopea o da canzoni napoletane di successo.

La produzione avveniva con tecnica pionieristica: spesso i fotogrammi venivano colorati a mano, singolarmente, in un arcobaleno di sfumature, altre volte a macchina, con tinte uniformi, variabili da scena a scena in funzione dei sentimenti espressi, blu per la melanconia, rosso per la rabbia, ecc.; le immagini erano sincronizzate con musica e canto, interpretati dal vivo (ne nacque la tipologia contrattuale dei cantanti appresso), tanto da potersi parlare di una forma di spettacolo multimediale.


La Notari diresse più di sessanta film, di cui scriveva anche i soggetti e le sceneggiature, spesso ispirati a canzoni napoletane o a fatti tragici realmente accaduti a Napoli in quell'epoca. Il mondo ritratto nei suoi film era quello dei bassi napoletani, dei pescatori, dei guappi, degli scugnizzi, un mondo dove regnava la povertà, attraversato da un forte disagio sociale, sulle cui ingiustizie e drammi finiva sempre col trionfare l'amore. I suoi lavori erano realizzati facendo appello ai sentimenti e alle emozioni in modo tanto convincente che divenne proverbiale l'episodio di uno spettatore che in un cinema napoletano sparò alcuni colpi di pistola sullo schermo, per uccidere il "cattivo" di turno.

Con l’avvento del fascismo e la morsa della censura che diventava sempre più stretta in ogni campo, il cinema di Elvira Notari divenne subito un bersaglio facile, tacciato di anti-nazionalismo. La povertà, la disperazione, la follia e il suicidio davano un’immagine del nostro paese che si doveva eliminare a favore di un’Italia forte e temibile.

Il regime fascista decise di eliminare la realtà, il dialetto, l’erotismo e la miseria e con essi, nel 1930, anche il sogno di Elvira Notari: ma il passato esiste e deve essere recuperato, la memoria di un cinema vero, con una valenza sociale e storica a cui molti dei nostri capolavori ancora devono.

Elvira Notari

Elvira Notari

La Notari esercitò l'attività di regista con precisione e rigore, scegliendo come set privilegiato delle sue storie la Napoli popolare e impegnando, nella recitazione e nella produzione, amici e familiari, il figlio Eduardo (lo scugnizzo Gennarino, nella finzione cinematografica), e qualche volta anche lei stessa, dando vita a personaggi tipici napoletani di indimenticabile impatto emotivo, offrendo eccellenti esempi di cinema denotati da una ineguagliata capacità nell'affrontare temi sociali [e distinguendosi] come regista di talento, a conferma dell'originalità del cinema di scuola napoletana.

La Notari aprì anche una Scuola di arte cinematografica, dove insegnava una recitazione naturalistica, senza gli eccessi di pathos (mutuati da dive cinematografiche come Francesca Bertini e Lyda Borelli) che erano consoni al gusto del pubblico dell'epoca, e un metodo di esprimere le emozioni basato invece, più modernamente, sulla dimensione psicologica dei personaggi.

Alcuni aneddoti sui suoi metodi per ottenere spontaneità nella recitazione richiamano e sembrano anticipare quelli che in seguito circoleranno sui mezzi usati da Vittorio De Sica nei confronti di Enzo Staiola in Ladri di biciclette.

Elvira Notari Voleva raccontare attraverso il cinema le storie degli ultimi, le loro disgrazie, i contrasti del Meridione, gli scugnizzi, il sogno di una vita diversa che si tramutava in malavita, il dramma quotidiano di chi non ha niente e che sa che sarà sempre così, per la strada, in piccole case di pescatori, in vicoli poveri e affamati, di cibo e di vita.

Le storie erano intrise di passioni, di uomini assassini per onore, di tribunali, di madri disperate e dei loro figli lasciati crescere per le strade, di donne folli e ribelli che volevano opporsi al ruolo confezionato per loro dalla società maschilista e patriarcale, racconti di pancia, dal ventre di Napoli e di un’Italia da sempre fondata sulle diseguaglianze.

Mano a mano che Hollywood e tutta l’industria cinematografica si andavano trasformando in un enorme business da milioni di dollari, la presenza e l’influenza femminile in ruoli chiave andò calando, forse perché un lavoro redditizio quanto prestigioso era considerato appannaggio quasi esclusivo del genere maschile.

Da registe, sceneggiatrici, produttrici, le donne cominciarono a ricoprire solo ruoli da segretarie o receptionist, al massimo editor, lavoro considerato più adatto alle donne.

Oggi, meno del 10% degli sceneggiatori americani sono donne…


Sitografia e riferimenti - Articolo tratto da: ANNALISA LO MONACO - Vanilla Magazine
immagini dell'articolo fonte web & ANNALISA LO MONACO - Vanilla Magazine

Donne registe italiane e stranire ed internazionali