Fulgentij Castiglione Panormitani e Societate Iesu - Cursus philosophicus (1690)
INSEGNAMENTO DELLE SCIENZE
Nel Seicento nelle varie università europee le scienze acquistano una notevole importanza. Mentre la filosofia sembra non presentare segni di particolare innovazione, le discipline matematiche d’altro canto si trasformano arricchendo i loro curricula con l’insegnamento della cartografia, dell’idrografia e della meccanica. Anche la medicina progredisce grazie soprattutto al contributo di una nuova disciplina: la chimica.
Botanica, chimica e matematiche vengono insegnate inoltre anche al di fuori delle università. I libri di testo si adattano molto lentamente alle innovazioni, tranne la chimica il cui insegnamento avviene tramite corsi privati. Nel mondo accademico del ‘600 sia l’aristotelismo che la medicina araba perdono gradualmente la loro influenza. È questo un periodo delicato di transizione, riassunto molto bene nel titolo ossimorico “Il cannocchiale Aristotelico” del Tesauro (1654), quasi a voler unire e conciliare la vecchia scienza (il metodo deduttivo di Aristotele) con la nuova (il metodo induttivo di Galileo Galilei). L’insegnamento delle matematiche si rinnova; orti botanici, teatri anatomici e corsi di chimica affiancano l’insegnamento della medicina, mentre si dà maggiore importanza all’osservazione e alla sperimentazione. L’insegnamento scientifico in Europa non si svolge comunque in modo uniforme dal momento che in tutte le sedi universitarie i programmi sono sempre legati alle tradizioni locali.
La Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola, ha un ruolo centrale nell’istruzione in tutta l’Europa cattolica. I Gesuiti creano numerosi collegi in Europa e nel Nuovo Mondo, facendo prevalere un unico ordinamento degli studi (la ratio studiorum).
“Non bisogna dimenticare che nel ‘600 i Gesuiti furono all’avanguardia nello studio delle scienze fisiche, matematiche e astronomiche per potere contrastare le nuove tendenze della rivoluzione copernicana […] Già nella terza edizione della Ratio Studiorum (l’insieme di regole che presiedono all’attività pedagogica e scolastica dei gesuiti) è esplicitamente menzionato che nella formazione di base dei gesuiti bisognava includere corsi di matematica, che comprendevano astronomia, geometria e cartografia […] Pure in Carlo Maria Carafa, che si formò in grembo alle scuole gesuitiche del tempo, troviamo gli stessi interessi culturali, focalizzati attorno al polo erudito dell’astronomia…” (Giuseppe Palermo, La città perfetta, 2011, p.182-184)
“Le scienze matematiche, erano concepite dai gesuiti come “argumenta”, cioè prove dell’infinita sapienza, potenza e maestà di Dio, rerum Auctor, autore delle cose” (G. Palermo,p.193)
Fu il principe stesso, molto legato evidentemente all’istruzione dei Gesuiti (ricordiamo a tal proposito come nella Biblioteca dei Cappuccini sia presente pure il Cursus Philosophicus del gesuita palermitano Fulgenzio Castiglione, datato 1690, e dedicato proprio al principe di Butera e Mazzarino), che si fece promotore della costruzione del Collegio dei Padri Gesuiti e dell’annessa Chiesa di Sant’Ignazio.
“Escluso il quinquennio 1697-1702, i Gesuiti insegnarono a Mazzarino dal 1693 al 1767 […] Presso il Collegio si insegnavano Teologia Morale (per il clero), filosofia e lettere (per gli altri). Mentre l’insegnamento della filosofia durava tre anni (logica, fisica e metafisica), le lettere presupponevano le elementari e duravano cinque anni: tre di grammatica, uno di umanità e uno di retorica per una completa formazione umanistica, voluta dallo stesso fondatore della Compagnia, e impartita in base all’ordinamento scolastico previsto dalla “ratio studiorum” […] Qui, la Compagnia di Gesù ha avuto modo di formare coscienza e carattere di tante generazioni con l’insegnamento gratuito e integrato dalla formazione spirituale e apostolica attraverso le congregazioni mariane” (Distretto scolastico n.11, AA.VV., Cassarà A., I luoghi della memoria, 1999 S. Sciascia Editore, p. 132)
Le opere dei Gesuiti vengono sempre controllate prima della loro pubblicazione. Quanto alle scienze matematiche, la Compagnia di Gesù si avvale di un gruppo di esperti di matematici tra cui Cristoforo Clavio, che promosse la riforma del calendario e introdusse l’insegnamento della matematica nella Ratio studiorum. Nel 1574 pubblica infatti la sua prima opera Gli elementi di Euclide: essa in breve tempo si diffonderà in tutta Europa e verrà utilizzata prevalentemente per l'insegnamento nei Collegi. All’inizio del secolo, i Gesuiti insegnano la teoria geocentrica cercando di perfezionarla; successivamente, incominciarono a diffondere la teoria geoeliocentrica di Tycho Brahe: ciò durerà fino allo scioglimento dell’ordine che avviene nel 1773. Intorno alla metà del XVII secolo nei manuali di filosofia naturale, come ad esempio il Cursus Philosophicus(1652) di Emanuel Maignan, sono introdotte, anche se in un contesto ancora aristotelico, le teorie fisiche galileiane. Nella seconda metà del Seicento l’aristotelismo viene abbandonato per dare spazio alla filosofia di Cartesio.
A Roma, l’insegnamento delle scienze viene svolto esclusivamente dai Gesuiti, che hanno il quartiere generale nel Collegio Romano, dove l’insegnamento delle arti consiste in un corso triennale in cui si studia logica, filosofia naturale e metafisica. Nel XVII secolo la filosofia della natura che viene insegnata nel Collegio Romano e negli altri collegi italiani è contrario alla matematizzazione della fisica, al meccanicismo e all’empirismo. L’insegnamento delle matematiche è innovativo e grazie a Clavio, assume sempre maggiore importanza nell’insegnamento dei Gesuiti. Al Collegio Romano vengono istituti corsi avanzati che si basano sulle ricerche di matematica e astronomia eseguite dai matematici della Compagnia. Questi corsi fanno parte delle attività della cosiddetta Accademia di Matematica del Collegio Romano. L’attività didattica all’inizio è informale,ma successivamente, verso il 1594 per volere di Clavio viene ufficializzata. Sono ammessi alla frequenza dei corsi non solo gli allievi del Collegio romano ma anche quelli provenienti da altri collegi, destinati all’insegnamento della matematica o alle missioni.
In un brevissimo arco di tempo, una dietro l’altra, dalla metà del ‘500 in avanti, si diffusero pure in Sicilia numerose accademie. La seconda metà del ‘500 fu caratterizzata da un notevole sviluppo culturale: accanto agli studi umanistici non furono tralasciate nemmeno le discipline scientifiche come l’astronomia, la matematica e l’astrologia. La particolare attenzione nei confronti della cultura e dell’arte che si era già intravista nella seconda metà del ‘500 ebbe, nel corso del secolo successivo, uno sviluppo ancora maggiore promosso e favorito da un susseguirsi di viceré e alcuni nobili notoriamente mecenati.
È proprio in questo particolare clima culturale che opera il Carafa. Ricordiamo a tal proposito come egli, oltre ad essere un prodigo mecenate, autore di trattati e promotore di tipografie, avesse pure una particolare predilezione per la matematica, la prospettiva, la gnomonica (nel suo libro Exemplar Horologiorum Solarium si parla della costruzione di “oriuoli a sole”, gli orologi solari), la filosofia, l’astronomia e lo studio del diritto. Scriverà in esso :
“Che cosa c’è di più piacevole che scrutare il cammino del sole e definire la durata dei giorni; che cosa di più utile che provvedere alla pubblica utilità e regolare e guidare le azioni dei mortali?” (trad. G. Palermo)
Per il lavoro di contestualizzazione si ringrazia il prezioso sito https://library.weschool.com/lezioni/encyclomedia
Contatti: giuseppeomar.licciardi@gmail.com