Contesto culturale



Fulgentij Castiglione Panormitani e Societate Iesu - Cursus philosophicus (1690)


CONTESTO CULTURALE


Durante la fine del '500 ed inizio '600, essendo aumentata la richiesta d’istruzione, si assistette alla crescita di centri educativi come università e collegi. La divulgazione delle dottrine filosofiche e scientifiche fu dovuta in principal modo ai cambiamenti religiosi (conseguenza diretta della Riforma), all’incremento dell’alfabetizzazione e alla diffusione di incunaboli (primi testi a stampa del’ 500) sebbene fosse inizialmente ostacolata dalla supervisione degli apparati statali ed ecclesiastici. Nel corso del XVI secolo questo interesse nei confronti dell’istruzione si sviluppò, per la prima volta, anche nei piccoli centri in cui il processo di urbanizzazione non era ancora avvenuto; in Italia, in particolare, vi fu una riduzione delle scuole pubbliche ed ecclesiastiche e la crescita delle scuole private. I canoni della didattica e i parametri di studio rispecchiavano, in gran parte, gli ideali del passato; coloro che erano legati alla tradizione reagirono con diffidenza alle innovazioni quali l’introduzione degli studi del greco e dell’ebraico, della matematica, della fisica, dell’astronomia e delle scienze mediche ed anatomiche. In questo periodo l’ordine dei Gesuiti ebbe un ruolo importante in quanto divenne detentore della cultura controriformista per contrastare il propagarsi del protestantesimo. I Gesuiti, che aumentavano progressivamente, attuarono un modello didattico importante per la formazione di una ristretta cerchia ecclesiastica e presto raggiunsero la stessa fama delle università, tanto che papa Giulio III assegnò loro il compito di addottorare i propri scritti in filosofia e teologia. In questo periodo possiamo trovare altri ordini religiosi come i Barnabiti, gli Oratoriani, i Domenicani e i Francescani che insegnavano grammatica, retorica, storia, filosofia, teologia e latino, anche se quest’ultimo stava già per essere sostituito dalle lingue nazionali.

Se la Chiesa di Roma, fra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo, continuò infatti a restare protagonista della vita delle istituzioni politiche e culturali europee, fu soprattutto grazie alle capacità organizzative e intellettuali della Compagnia dei gesuiti, che operò profondamente nella società con l’ausilio delle sue pratiche pedagogiche e dei suoi collegi (rivolti alla futura classe dirigente), della sua attività missionaria e predicatoria e di una produzione teologica, filosofica e giuridico-politica di altissimo livello. Non fu, quindi, per nulla casuale se nei momenti di maggiore tensione dal punto di vista politico, in prima fila la Chiesa di Roma spesso schierasse gli intellettuali gesuiti. Una cultura adoperata dunque con il chiaro intento da parte del potere aristocratico di conservare lo status quo, vale a dire giustificare e mantenere la gerarchia dei ruoli di ogni strato della società, arroccandosi su posizioni di privilegio e non esitando a farsi scudo della morale religiosa; in tale contesto si adottarono e sperimentarono nuove forme di linguaggio per convincere (prima che reprimere) i “vassalli” e cercare di mantenerli nei limiti di quella morale che si voleva loro insegnare. A tal fine il ruolo della religione cattolica fu molto importante. L’Inquisizione e i tribunali ecclesiastici erano i controllori indiscussi della morale. Insieme con il controllo esercitato dai gesuiti sull’istruzione (secondo l’ordinamento previsto dalla Ratio studiorum), il potere inquisitorio contribuì a mantenere la Sicilia ortodossa e obbediente. La volontà di citare nelle loro opere determinati scrittori era coerente con la Ratio studiorum delle scuole dei gesuiti. L’eredità umanistica nei collegi gesuitici infatti non si allontanava mai da una prospettiva pedagogica-morale, che, pur non mettendo da parte le scienze e la matematica, poneva in risalto le humanae litterae, rese più complete e nobilitate dagli studi di teologia.

In questo particolare contesto storico siciliano di fine ‘600 emergono le opere scritte (v. Testi digitalizzati -Opere del Principe C.M. Carafa) e fatte pubblicare dal principe Carlo Maria Carafa; egli, in qualità di principe della Controriforma, mecenate e promotore di manifestazioni artistiche e culturali, non solo fu artefice del rinnovamento del volto architettonico della “sua” Mazzarino ma qui, dove in piena età barocca si trasferirono ben tre tipografi (Giuseppe La Barbera, il fiammingo Giovanni Van Berge e Ignazio Calatro), ben consapevole dell’efficacia comunicativa del testo a stampa come segno di autorità e mezzo per tramandare ai posteri l’eredità del suo operato, decise di stampare anche diverse sue opere. Come ci riferisce la studiosa Giuseppina Sinagra "il piccolo corpus dei libri del principe Carlo Maria Carafa costituisce una delle dotazioni di maggior pregio della biblioteca dei Cappuccini e testimonia, ancor oggi, la vitalità, nello loco Mazareni, di un’officina tipografica il cui torchio diede alle stampe, tra il 1687 e il 1692, una produzione libraria di alta qualità e pregio iconografico nel panorama editoriale del seicento barocco in Sicilia".[1] Studioso ed eccellente umanista, egli stesso autore di molte opere di impronta decisamente cristiana, rende il suo palazzo sede di una nobile corte, arricchendolo con una biblioteca di prim'ordine che conteneva al suo interno opere di argomento religioso, storico, filosofico e scientifico. La volontà di citare nella sua opera determinati scrittori era coerente con la Ratio studiorum delle scuole dei gesuiti. L’eredità umanistica nei collegi gesuitici infatti non si allontanava mai da una prospettiva pedagogica-morale, che, pur non mettendo da parte le scienze e la matematica, poneva in risalto le humanae litterae, rese più complete e nobilitate dagli studi di teologia. Ricordiamo inoltre come nel 1694 i Padri Gesuiti ebbero una residenza anche a Mazzarino. Fu il principe stesso, molto legato evidentemente all’istruzione dei Gesuiti (ricordiamo a tal proposito come nella Biblioteca dei Cappuccini sia presente pure il Cursus Philosophicus del gesuita palermitano Fulgenzio Castiglione, datato 1690, e dedicato proprio al principe di Butera e Mazzarino), che si fece promotore della costruzione del Collegio dei Padri Gesuiti e dell’annessa Chiesa di Sant’Ignazio. In questa nuova residenza la Compagnia di Gesù (dal 1693 al 1767) ebbe la possibilità di formare le coscienze e istruire la collettività del piccolo paese dell’entroterra siculo con l’insegnamento gratuito.



[1] Giuseppina Sinagra, Carlo Maria Carafa, un principe editor a Mazzarino, in “Mirabilis Bibliotheca” (a cura di S. Rizzo-G. Sinagra), Paruzzo Editore, Caltanissetta 2015, p.91.


Per il lavoro di contestualizzazione si ringrazia il prezioso sito https://library.weschool.com/lezioni/encyclomedia





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