Il collezionismo d'arte, ovvero l’attività di privati - singoli o famiglie- di raccogliere opere d’arte e di valore storico culturale e/o estetico, è un fenomeno che risale all'antichità greco-romana e che ha avuto forma e importanza diverse attraverso i secoli.
Tra il Quattrocento e il Seicento in Europa i collezionisti erano sostanzialmente i grandi aristocratici e gli ecclesiastici, in ragione dell’enorme ricchezza che era necessaria per procurarsi gli oggetti d’arte.
Il Settecento fu un secolo di svolta: al collezionismo privato si affiancò quello pubblico, con la nascita dei musei. Grazie all’Illuminismo era infatti nata l’idea che tutti gli uomini, senza distinzione alcuna di censo o di classe, avessero il diritto di ammirare i capolavori d’arte e molte raccolte prestigiose divennero oggetto di esposizioni temporanee o confluirono in musei rivolti alla “pubblica utilità”, come nel caso del British Museum di Londra inaugurato nel 1753 e della Galleria degli Uffizi inaugurata nel 1737.
Con la Rivoluzione francese a fine secolo si affermò anche l’idea che dovesse esserci una gestione pubblica del patrimonio storico-artistico: il Louvre fu allestito con opere confiscate al re e ai nobili e dichiarate di proprietà del popolo (oltre a quelle sottratte in seguito da Napoleone ad altri stati europei, come l’Italia). Con il passaggio dal collezionismo privato alla gestione pubblica mutarono anche i criteri di allestimento e di esposizione: mentre le collezioni private rispondevano più alle esigenze e ai gusti del singolo, le collezioni pubbliche tendevano ad essere organizzate per trasmettere valori didattici universali e/o rafforzativi dell’identità nazionale.
Nell’Ottocento il collezionismo privato nobiliare e colto cedette il passo al collezionismo moderno borghese. L’agiata borghesia considerava il raccogliere ed il possedere oggetti ed opere d’arte il simbolo del prestigio politico e culturale acquisito. Il collezionista doveva essere un “segugio” in cerca di occasioni, con cui riempire la propria casa di opere d’arte.
Con i primi decenni del ventesimo secolo il collezionismo privato muta ancora. Il collezionismo si fa più attento al presente che al passato e più dinamico, non si limita a seguire le tendenze del mercato dell'arte ma le anticipa.
Nel corso del ventesimo secolo e sino ai nostri giorni, il collezionismo privato si è evoluto sia dal punto di vista dei soggetti che dei rapporti con il collezionismo pubblico.
Quanto al profilo soggettivo, il collezionismo non è più solo attività di singoli o famiglie ma anche di soggetti imprenditoriali: è sempre più comune trovare banche, aziende ed industrie che decidono di investire parte dei loro ricavi per puntare sull’arte, considerata un bene rifugio e un mezzo per rappresentare i valori dell’azienda.
Quanto ai rapporti con il collezionismo pubblico, i collezionisti privati ricorrono sempre più a forme di prestito (invece che donazioni) ai musei pubblici e alla creazione di fondazioni a cui demandano il compito di gestire e mantenere il patrimonio artistico della collezione, garantendone al contempo anche fruizione più ampia e il perseguimento delle finalità culturali collettive, ad esempio attraverso l’attività espositiva permanente o temporanea e la promozione di iniziative culturali.
A livello internazionale una delle collezioni che d’arte privata tra le più vaste e importanti a livello mondiale è la collezione Pinault. Conta oltre 5.000 opere di arte contemporanea, tra cui pitture, sculture, fotografie e video appartenenti ai più importanti movimenti artistici della modernità come l'Arte Povera, il Minimalismo, il Post-minimalismo e la Pop Art. Secondo una stima di Bloomberg la Pinault Collection ha un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro. François Pinault, il creatore della collezione, è stato più volte ritenuto uno degli uomini più influenti dell’arte contemporanea. Le sedi principali della collezione sono a Venezia, a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, e a Parigi, ma le opere sono esposte regolarmente nei musei più rinomati del mondo tramite un’incessante politica di prestiti e mostre originali.
Per quanto riguarda l’Italia, a livello nazionale merita di essere ricordato il lavoro di Giuseppe Panza di Biumo, mentre a livello regionale - per l’Emilia-Romagna- quello del bolognese Francesco Molinari Pradelli.
Giuseppe Panza di Biumo iniziò la propria attività di collezionista dopo essere rientrato da un viaggio negli Stati Uniti a metà anni Cinquanta, arrivando a collezionare più di duemila pezzi che spaziano tra moltissimi generi come l’arte informale europea, la Pop art, l’arte minimal, sculture dall’Africa e dal Messico. Molte opere nel corso del tempo sono state da lui donate o vendute o prestate a musei internazionali prestigiosissimi come il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il Solomon Guggenheim Museum di New York, la Fondazione Guggenheim, l’Albright-Knox Collection di Buffalo, l’Hirshhorn Museum di Washington, il San Francisco Museum of Modern Art e a sedi italiane quali il Museo Cantonale d’Arte di Lugano, il Palazzo Ducale di Gubbio, il Mart di Rovereto e l’Università Bocconi di Milano. Con l’intento di consegnare intatta ai posteri l’abitazione e il vasto patrimonio artistico raccolto nella sua abitazione, nel 1996 Giuseppe Panza ha donato al FAI – Fondo Ambiente Italiano Villa e Collezione Panza, aperta al pubblico nel 2000 dopo un lungo restauro e ancora oggi riconosciuta come una delle più alte testimonianze culturali della seconda metà del XX secolo. La donazione inoltre ha permesso ad alcune opere site-specific, cioè, create appositamente per quel luogo, di rimanere nella sede originaria di Varese conservandone l’integrità concettuale e spirituale legata all’ambiente circostante.
La collezione di Francesco Molinari Pradelli è invece custodita all’interno di Villa Marana, la dimora seicentesca in provincia di Bologna della famiglia Molinari Pradelli. È composta da circa duecento quadri del periodo barocco che ne documentano le diverse scuole, tra cui l’emiliana, la veneta, la napoletana e la toscana, con una interessante presenza di bozzetti preparatori per pale d'altare e dipinti di natura morta che costituiscono un corpus di eccezionale valore, da lui acquistato con lo straordinario intuito dell’autentico conoscitore, antesignano del moderno approccio di ricerca scientifica di questo genere pittorico. La Villa è rimasta privata e viene eccezionalmente aperta al pubblico e solo in alcune occasioni particolari.
Se si guarda alla realtà modenese, la conservazione pubblica del patrimonio artistico è garantita da realtà museali importanti come la Galleria Estense e il Museo Civico, mentre per il fenomeno del collezionismo d’impresa occorre ricordare la Collezione Assicoop Modena&Ferrara e la Galleria di BPER Banca.
(Greta Cavalieri, Francesca Venturelli, Davide Signorini, Francesco Pagliarini, Massimo Schiavoni)