Che cosa abbiamo imparato da questa pandemia? A cosa sono serviti tanti sacrifici e tanto dolore? Nascerà qualcosa di nuovo e di bello da quanto abbiamo vissuto? Vogliamo davvero ritornare alla vita di prima? Sono domande che tutti ci siamo posti in questo periodo di forzato rallentamento delle attività, di cambiamento delle abitudini, di maggiore silenzio e di un accorato grido di salvezza, di salute, di solidarietà umana. Si la malattia, almeno per un momento ci ha resi più solidali e umili, più attenti allo stesso grido che da tempo sale dalla terra e dai poveri e ci vede troppo spesso nelle vesti di arroganti saccheggiatori che danneggiano gravemente il creato e calpestano la dignità dei poveri e degli esclusi. Ma i frutti di questa violenza, come la pandemia, vengono a galla e toccano tutti. Siamo dunque chiamati ad una nuova responsabilità, a mettere ordine nelle relazioni, nelle priorità, nella scala dei valori che guidano la nostra vita e quella della società in cui viviamo.
Le realtà associative, le famiglie, tante persone di cui riportiamo le testimonianze hanno scelto di tornare all’essenziale e cioè di curare la propria umanità e quella altrui, con le buone relazioni, la prossimità, la sobrietà come rispetto per se stessi, i fratelli, il creato; anche la fede da abitudine si è trasformata in sguardo contemplativo, che scava nel profondo.
Tanti hanno sperimentato vie nuove, i sacerdoti, le comunità cristiane, le associazioni in un fermento di riflessività sostenuto dalla speranza.
Ora dobbiamo proseguire su questo cammino:
Forse è il momento che i profeti si facciano avanti, abbiano coraggio di visioni, e alla necessaria e drammatica conta giornaliera del numero delle vittime, del disastro economico, della perdita di lavoro, di possibili scenari di insorgenza sociale, sappiano provocare pensieri positivi di futuro, sappiano ragionare dei vivi che resteranno vivi oltre la tragedia presente e offrire percorsi di salvezza. Solo così davvero si darà onore ai morti, solo così non sarà reso vano il loro martirio ( Gennaro Matino Repubblica 6 aprile 20)
Anche la Chiesa dovrà puntare all’essenziale che è portare la gente al Vangelo, riscoprendo la dignità della chiesa domestica, la vocazione di laici che costruiscono il regno di Dio con la vita e la loro professione
Vorremmo impegnarci davvero per cogliere la sfida educativa per creare una nuova cittadinanza ecologica facendo maturare nuove e più sane abitudini, una conversione che si nutre di piccole azioni quotidiane, della sobrietà come liberazione dal superfluo, della tenerezza delle relazioni e della cura di tutte le creature.
La politica sia a livello locale, nazionale e globale sia attenta alle istanze della dottrina sociale della Chiesa per una vera solidarietà, una vera giustizia e l’attenzione ad ogni persona umana.