Pierre Boulez nacque nel 1925 a Montbrison, una cittadina francese nei pressi di Lione.
Ebbe la prima formazione scolastica in seminario e già in gioventù prese lezioni di pianoforte, suonando regolarmente anche musica da camera. Intraprese poi studi matematici con l’aspirazione di frequentare il Politecnico di Parigi, assecondando così la volontà del padre di volerlo, come lui, ingegnere.
Negli anni ’40, le prime frequentazioni al teatro di Lione e l’incontro con l’allora celebre soprano Ninon Vallin, lo convinsero ad intraprendere invece la carriera musicale. Fallì dapprima l’ammissione al Conservatorio a Lione, ma dopo seri studi privati, si trasferì a Parigi e tentò di entrare al Conservatorio di Parigi, dove riuscì ad essere ammesso, dopo un periodo preparatorio, solo nel 1944. Cominciò presto a studiare anche privatamente contrappunto con Andrée Vaurabourg, moglie di Arthur Honegger, ed a prendere parte ai corsi avanzati di armonia di Olivier Messiaen che in quegli anni portava in analisi agli studenti le opere più importanti del Novecento, come "Le Sacre du Printemps" di Igor Stravinskij e alcune importanti composizioni di Claude Debussy. Iniziò a frequentare anche René Leibowitz, compositore seguace della tecnica dodecafonica ideata pochi anni prima da Arnold Schönberg. Nonostante le successive divergenze personali tra i due, Leibowitz ebbe il ruolo fondamentale di far scoprire al giovane Boulez le opere dei compositori della Seconda Scuola di Vienna, ed in particolare di Anton Webern, il cui linguaggio fu determinante nel pensiero del compositore francese. Accanto all'inclinazione per la speculazione matematica nella composizione, già dal 1945 cominciò l’interesse per la musica extraeuropea, soprattutto quella balinese, giapponese e africana, tanto da spingerlo a valutare addirittura una futura carriera da etnomusicologo.
Tuttavia, nel 1946 iniziò a lavorare come suonatore di Ondes Martenot per la compagnia teatrale Renaud-Barrault, divenendone poi presto direttore musicale, impiego che conservò per diversi anni e che gli permise di ricavare molte ore da dedicare alla composizione. Le prime opere significative furono composte tra il 1947 e il 1950, come le due "Sonate per pianoforte", e "Polyphonie X", lavoro per ensemble di 18 strumenti che venne presentato al Festival di Donaueschingen nel 1951, creando scandalo fischi ed interruzioni. Nello stesso periodo iniziò anche l’intensa amicizia con Karlheinz Stockhausen, in quel periodo trasferitosi anch'esso a Parigi per studiare con Messiaen, e con John Cage in visita in Francia nel 1949, con il quale mantenne poi una fitta corrispondenza, e che presentò Boulez ad un primo editore.
Grazie all’impiego di direttore musicale della compagnia Renaud-Barrault, Boulez ebbe anche l’occasione di viaggiare molto in Europa ed in America. A New York conobbe compositori come Edgar Varése e Igor Stravinskij, e frequentò l’amico Cage dal cui pensiero però si allontanò presto, per via delle crescenti divergenze di visione in ambito musicale. Nel 1952 frequentò per la prima volta i Ferienkurse di Darmstadt, occasione in cui ebbe modo di prendere contatto e stringere amicizia con numerosi giovani compositori destinati a segnare il panorama musicale del secondo Novecento come Luigi Nono, Luciano Berio, Bruno Maderna e Henri Pousseur.
Con il sostegno finanziario di Barrault e Renaud, nel 1954 diede il via ad una serie di concerti, successivamente noti come Le Domaine Musical, volti a far conoscere composizioni ancora inedite in Francia di autori del primo Novecento, come Bartok e Webern, di giovani compositori come Nono e Stockhausen, e di musica antica poco nota come quella di Gesualdo da Venosa e Gouillaume de Machault, curando anche prime esecuzioni di Stravinskij e Messiaen. Boulez in questa occasione dimostrò una grande abilità amministrativa, qualità che attrasse nell’ambiente de Le Domaine numerosi musicisti ed intellettuali di diversa provenienza.
Al Festival di Baden-Baden nel 1955 fu eseguita la prima de “Le Marteau sans maàtre”, composizione per contralto ed ensemble su poesie di René Char; l’esecuzione ebbe un successo ed una eco internazionale notevoli e venne ascoltata e commentata da vari intellettuali, tra i quali Stravinskij, come una delle opere più significative del dopoguerra per la freschezza e la novità del linguaggio e della strumentazione. Del 1958 furono invece le prime due “Improvisations sur Mallarmé” che andarono poi a costituire il nucleo di “Pli selon pli”, che ebbe la sua prima assoluta a Donaueschingen nel 1962.
Nel 1959 gli fu chiesto di trasferirsi a Baden-Baden per lavorare come composer in residence e per dirigere piccoli concerti, con a disposizione anche uno studio di musica elettronica. In quegli stessi anni iniziò anche la carriera di direttore d’orchestra. Dalla fine degli anni ’50 agli anni ’70 conquistò repentinamente i podi delle più importanti orchestre del mondo, dirigendo anche repertori al tempo poco eseguiti, come gli autori del Novecento storico, sia in concerto che in teatro, e prime assolute di contemporanei, come "Gruppen" di Stockhausen. Per via del pressante lavoro come direttore d’orchestra che lo impegnò stabilmente tra New York e Londra, in questo periodo Boulez dedicò molte meno energie alla composizione, fino a metà degli anni ’70 quando emersero vari lavori, tra i quali “Rituel ”, composizione per un grande ensemble da camera scritta in memoria del prematuramente scomparso amico e collega Bruno Maderna, eseguito in prima esecuzione assoluta con la BBC Symphony sotto la direzione dello stesso Boulez.
Dopo un intenso periodo lavorativo come direttore d'orchestra, nel 1977 Boulez, su richiesta dell'allora presidente della repubblica francese Georges Pompidou, tornò in patria per dirigere l’Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique (IRCAM), innovativo progetto scientifico e artistico volto alla ricerca acustica, strumentale e all’informatica musicale con sede al Centre Pompidou. Tornato stabilmente a Parigi per assumere la direzione dell’IRCAM, creò parallelamente l’Ensemble InterContemporain, un gruppo di musicisti dediti all’esecuzione della musica contemporanea. Dagli anni ’80 la sua produzione aumentò sensibilmente, anche grazie agli stimoli offertigli dalle ricerche sulla musica Elettronica sviluppate dall’IRCAM. Tra le principali produzioni in questo senso è da ricordare "Répons", composizione per Solisti, percussioni, elettronica e orchestra presentato in anteprima al Festival di Donaueschingen nel 1981.
Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 Boulez fu impegnato anche come insegnante e divulgatore televisivo. Lasciata la direzione dell’IRCAM nel 1992, fu nominato composer in residence e direttore ospite in numerose tra le più prestigiose istituzioni, mentre la sua produzione compositiva si ampliava, a metà degli anni ’90, con importanti lavori come “... esplosante-fixe...” e “sur Incises”. Nonostante il suo allontanamento dall’IRCAM, fu comunque impegnato nella realizzazione di numerosi progetti istituzionali come la fondazione della Cité de la Musique, in cui ha sede l’Ensemble InterContemporain, e la co-fondazione al Festival di Lucerna in Svizzera della Lucerne Festival Academy, per la formazione di giovani musicisti che vogliano dedicarsi all'esecuzione del repertorio del XX e XXI secolo, e di giovani compositori.
Negli ultimi anni di vita, nonostante i problemi di salute, continuò a dirigere occasionalmente ed a lavorare a composizioni, come "Dérive 2" terminata nel 2006, e a rimaneggiare molti dei lavori precedenti, alcuni dei quali rimasti incompiuti, come l’orchestrazione delle “Notations”.
Boulez si spense nel 2016 a Baden-Baden, sua città di adozione, dove è anche sepolto.
Pierre Boulez: Il Paese Fertile, Paul Klee e la Musica - Ed. Abscondita, 2004
Pierre Boulez: Pensare la musica oggi - Ed. Einaudi, 1997
Pierre Boulez: Punti di riferimento - Ed. Einaudi, 1984
Pierre Boulez: Conversazioni sulla direzione d'orchestra - Ed. La nuova Italia, 1995
Pierre Boulez: Note di apprendistato - Ed. Einaudi, 1968
Pierre Boulez: Per volontà e per caso. Conversazioni con Célestin Deliège - Ed. Einaudi, 1977
Altro
AA.VV: I neuroni magici. Musica e cervello - Ed. Carocci, 2018