Luigi Nono

Luigi Nono nacque a Venezia nel 1924 da una famiglia votata all’arte già dal nonno paterno (Luigi Nono, pittore di scuola veneziana), dal prozio scultore, e dalla nonna materna che si dilettava al pianoforte e al canto. Grazie all’humus culturale familiare, il giovane Luigi ebbe modo di venire a contatto con opere di Beethoven, Wagner, Mahler e con la letteratura di autori come Pavese, Gogol’ e Rilke, interessandosi fin da subito alla cultura quale fenomeno multi-sfaccettato e multidisciplinare.

In gioventù prese lezioni di pianoforte e cominciò a frequentare i principali ambienti musicali veneziani, La Fenice e La Biennale di Venezia, mentre la sua formazione passò attraverso il liceo classico, per poi proseguire, su volere del padre, alla facoltà di giurisprudenza presso l’università di Padova, proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui iniziò a maturare idee politiche avverse al regime che nel dopoguerra diventeranno parte inscindibile della visione artistica del compositore. Negli stessi anni ebbe anche il primo incontro con maestro Gian Francesco Malipiero, vera personalità musicale nella Venezia di quel tempo, ed uno degli incontri decisivi che permisero a Nono di venire a contatto con la musica di Monteverdi e con quella delle personalità a lui contemporanee come Arnold Schönberg, Anton Webern e Béla Bartók.

Sebbene frequentasse le lezioni di Malipiero presso il conservatorio di Venezia, non riuscì mai a sottostare alla rigidità accademica dei programmi ministeriali, tuttavia Malipiero gli fece conoscere Luigi Dallapiccola e lo mise in contatto con Bruno Maderna che fu per Nono un incontro fondamentale dal quale nacque un’amicizia ed un sodalizio umano e artistico destinato a durare negli anni. Fu grazie a Maderna che Nono conobbe il direttore tedesco Hermann Scherchen, vero punto di riferimento per l’esecuzione della musica contemporanea prima della Seconda Guerra Mondiale. I due giovani frequentarono il più possibile l’anziano direttore, seguendolo nella sua attività artistica e musicale, attraverso la quale ebbero modo di conoscere ed approfondire le esperienze di Scherchen con le avanguardie e soprattutto l’amore per la musica di Schönberg e di Webern.

Fu su consiglio di Maderna e di Scherchen che nel 1950 Nono iniziò a frequentare anche gli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, luogo in cui ebbe modo di debuttare come compositore con “Variazioni canoniche sulla serie dell’op. 41 di Arnold Schönberg”, il suo primo lavoro per orchestra, diretto da Scherchen che ebbe pareri al quanto contraddittori. In ogni caso Nono in quell’esperienza fatta a Darmstadt, che continuò negli anni successivi, ebbe anche modo di avvicinarsi alle altre giovani personalità della musica europea di quegli anni, in particolare a Karlheinz Stockhausen e Pierre Boulez, Henri Pousseur e John Cage, non tardando a rimarcare più tardi le proprie perplessità e critica sull’astrattismo che caratterizzava il pensiero di tali personalità, e dalle quali Nono ben presto cominciò ad allontanarsi.

Nel 1954 Nono fu ad Amburgo per la prima rappresentazione di “Moses und Aron”, opera lasciata incompiuta da Arnold Schönberg, ed in quell’occasione conobbe Nuria, la figlia di Schönberg, che sposò l’anno successivo. Il rapporto tra Nono ed una cultura multidisciplinare inscindibile da un concreto impegno politico, si fece vivo soprattutto nelle sue opere vocali che abbracciavano testi di autori come García Lorca, Neruda, Éluard, Ungaretti e Pavese. Del 1956 è “Il canto sospeso”, una delle sue opere più celebri, composta su lettere di condannati a morte della resistenza europea. Questo lavoro rivela di qui in avanti in Nono la necessità di esprimere, attraverso l’arte, le sue convinzioni politiche e polemiche verso la società del suo tempo. Da ricordare infatti che Luigi Nono si iscrisse al Partito Comunista Italiano (PCI) nel 1952, divenendo ben presto uno dei più intimi amici di Palmiro Togliatti. La necessità quindi di elevare l’arte a mezzo di comunicazione sociale ed attuale si tradusse ben presto in una seconda pietra miliare della sua produzione compositiva, ovvero “Intolleranza 1960”, primo passo in una nuova concezione di azione scenico-teatrale che poi troverà evoluzione soprattutto verso la fine degli anni ’70 con “Al gran sole carico d’amore” e poi negli anni '80 in “Prometeo”. Altre opere esplicitamente schierate e di denuncia, negli anni ’60, furono: “La fabbrica illuminata” del 1964, e “Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz” del 1965.


Intanto le sue frequentazioni a Darmstadt, che lo videro dal 1957 in qualità di docente, si conclusero polemicamente e definitivamente nel 1959. In questi ultimi anni l’allora giovane compositore Helmut Lachenmann, cercò contatto con Nono per averlo come insegnante, trascorrendo lunghi periodi a Venezia e collaborando con lui per la stesura delle conferenze a Darmstadt.

Dal 1956 Nono si avvicinò anche alla sperimentazione elettronica, grazie soprattutto all’iniziale esperienza presso lo studio di musica elettronica di Scherchen a Gravesano in Svizzera. Dalle sue ricerche in quest’ambito nacquero negli anni ‘70 celebri lavori come “Como una ola de fuerza y luz” per soprano, pianoforte, orchestra e nastro magnetico, e “...sofferte onde serene...” per pianoforte e nastro magnetico, dove è protagonista il pianista e amico Maurizio Pollini. Gli anni ’70 furono anni di grande fervore per Nono che sognava di poter comunicare, attraverso la sua nuova concezione dell’arte, con le masse popolari, tuttavia la difficoltà d’ascolto di tale musica e la concomitante espansione della pop music, rese palese la distanza che ormai la musica d’avanguardia teneva nei confronti dell’ascoltatore medio.

Gli anni ’80 furono soprattutto anni di sperimentazione in campo elettroacustico ed elettronico presso l’Experimentalstudio della SWR di Friburgo. La realizzazione più importante ed impressionante di questo periodo fu senza dubbio “Prometeo, Tragedia dell’ascolto”, grande istallazione scenica e sonora realizzata su testi preparati dal filosofo Massimo Cacciari tratti da numerose fonti del teatro e della filosofia antica e moderna. La prima realizzazione fu messa in scena presso la chiesa di San Lorenzo per la biennale di Venezia del 1984. Per l’occasione l’architetto Renzo Piano progettò una grande struttura in legno per permettere la disposizione scenica, strumentale ed acustica dell’opera, come prescritto dal compositore.

Luigi Nono continuò a lavorare fino agli ultimi anni di vita. Gravemente malato, morì a Venezia nel 1990. Oggi è sepolto al cimitero di San Michele.

Breve Ritratto di Luigi Nono

Breve Intervista a Nono

Luigi Nono e la Contestazione

LIBRI DI e SU NONO

A.A.V.V: Nono (a cura di Enzo Restagno) - Ed. EDT, Torino, 1987

Marinella Ramazzotti: Luigi Nono - Ed. Epos, 2007

Luigi Nono: La nostalgia del futuro. scritti e colloqui scelti, 1948-1989 - Ed. Il saggiatore, Milano, 2019

Roberto Calabretto: Luigi Nono e il cinema, un'arte di lotta e fedele alla verità - Ed. LIM, Lucca, 2017

Nicola Cisternino: Luigi Nono Caminantes. Una vita per la musica. Intrecci e testimonianze - Ed. Il Poligrafo, 2021

Massimo Mila, Luigi Nono: Nulla di oscuro tra noi. Lettere 1952-1988 - Ed. Il Saggiatore, Milano, 2010