Bruno Maderna
Bruno Maderna nacque a Venezia nel 1920 da padre musicista.
Fu proprio il padre ad impartirgli le prime lezioni di musica, scoprendo nel figlio un talento molto precoce che si rivelò chiaramente già a sette anni quando il giovane prendeva parte come suonatore di violino nell’orchestrina di famiglia. Ma fu grazie alla benevolenza della ricca veronese Irma Manfredi se Maderna poté seguire seri studi musicali, diplomandosi in composizione presso l’Accademia di Santa Cecilia di Roma nel 1940. Nonostante il pregresso percorso accademico, fu l’incontro con Gian Francesco Malipiero, del quale frequentò i corsi avanzati di composizione a Venezia, a segnarlo in modo determinante e ad istillargli l’interesse e l’amore per la musica antica. Le sue prime composizioni, non esenti dall’influenza dei suoi studi di musica del passato, mostravano nel giovane già l’inclinazione per la contaminazione incrociata di stili differenti ed a linguaggi a lui più vicini come il tardo espressionismo berghiano dei suoi “Studi per Il processo di Kafka” del 1950.
Alla fine degli anni ’40 seguì anche corsi di direzione d’orchestra, prima a Siena con Antonio Guarnieri e poi a Venezia con Hermann Scherchen. Quest’ultimo, vicino alle avanguardie tedeschi del primo Novecento, gli fece scoprire la tecnica dodecafonica formulata qualche decennio prima da Arnold Schönberg.
Su consiglio di Scherchen, nel 1949 iniziò a frequentare anche i Ferienkurse di Darmstadt, divenendo negli anni ’50, insieme a Pierre Boulez, Luigi Nono e Karlheinz Stockhausen, una delle figure di riferimento nel panorama delle nuove avanguardie. Maderna, a differenza dei suoi colleghi, che avevano un approccio più radicale verso la musica del passato, credeva che fosse invece possibile piegare il nuovo linguaggio seriale ad una rinnovata melodicità e cantabilità, concetto ben espresso nel suo “Quartetto per Archi in due tempi” del 1955. Questa concezione, che non attecchì molto nei colleghi d’oltralpe, influenzò però molti giovani compositori italiani che frequentavano Darmstadt negli anni ’50, come Luciano Berio, Franco Donatoni, Aldo Clementi, ed in un certo qual modo anche Luigi Nono. La contaminazione di stili compositivi e melos è anche alla base di lavori come “Composizione n.2” costruito sulla melodia dell’Epitaffio di Sicilo.
Fu sempre negli anni ’50 che debuttò come direttore d’orchestra, attività che divenne presto il suo principale impiego musicale, prima a Darmstadt, poi a Monaco, soprattutto come esecutore di musica del Novecento. Nel 1955, insieme al collega ed amico Luciano Berio, fondò lo Studio di Fonologia della Rai di Milano. Sebbene l’interesse di Maderna per le nuove tecnologie fu molto vivo, il suo approccio alla musica elettronica fu meno purista e sperimentale rispetto a quella dei colleghi europei, volgendo anche in questo campo ad una commistione tra mezzi tecnici ed espressivi, come il mescolamento e la ridondanza di suoni reali e suoni elettronici, usata ad esempio in “Musica su due dimensioni” del 1952.
Negli anni successivi fu impegnato anche come docente e divulgatore sia in Italia che all’estero, come didatta in composizione, direzione d’orchestra e analisi, divenendo anche direttore stabile di alcune importanti istituzioni come L’Orchestra Sinfonica della Rai di Milano.
Maderna poi si interessò ed interrogò, come molti altri compositori della sua generazione, anche sulla necessità di rinnovare il teatro musicale, staccandolo dal canonico rito del melodramma che ormai faceva riferimento ad una cultura storica ottocentesca. Nonostante avesse già composto in passato musiche di scena, il primo lavoro dedicato esplicitamente all’ambiente del teatro fu “Hyperion”, su testi di Hölderlin, composizione alla quale lavorò fino al 1969. Altro interesse compositivo di Maderna fu quello per l’aleatorietà, caratteristica peculiare di molti dei suoi lavori, come ad esempio la celebre “Serenata per un Satellite”, ma soprattutto in composizioni tarde, in cui sperimentò anche forme di spazializzazione strumentale, come in “Aura” ed in “Biogramma”, e di happening, (“Quadrivium” del 1969).
A causa di un tumore ai polmoni, Bruno Maderna si spense prematuramente a Darmstadt nel 1973.
LIBRI DI e SU MADERNA
Massimo Mila: Maderna, musicista europeo - Ed. Einaudi, Torino, 1976
Bruno Maderna: Amore e curiosità. Scritti, frammenti e interviste sulla musica - Ed. Il Saggiatore, 2020
Mario Baroni, Rossana Dalmonte: Bruno Maderna. La musica e la vita - Ed. LIM, Lucca, 2020
P. Cattelan (curatore): Malipiero-Maderna (1973-1993) - Ed. Olschki, 2000
GUIDE ALL'ASCOLTO
Composizione per grande orchestra