Questa scena rappresenta lo spezzare il pane di Gesù risorto ai discepoli che incontra lungo la strada verso Emmaus.
Parola di Dio
Dal Vangelo secondo Luca (24,25-35)
[Ai due discepoli tristi e delusi per la morte in croce di Gesù e incapaci di riconoscerlo risorto mentre camminava con loro verso Emmaus, Gesù] 25disse: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Descrizione della scena
L’artista p. Marko Ivan Rupnik, unitamente agli artisti del Centro Aletti, ha voluto rappresentare questa scena nell'istante descritto in Luca 24,30: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. In particolare Gesù è rappresentato mentre da il pane ai discepoli, “lo diede loro”. Il brano evangelico non ci dice da dove Gesù prese il pane, ma soltanto che “prese il pane”. Tuttavia l’artista ha rappresentato i discepoli nel gesto dell’offrire sia il pane che il vino. Questo vuole essere un esplicito richiamo alla celebrazione eucaristica che vede l’offerta del pane e del vino diventare il Corpo e il Sangue di Cristo. Il vangelo prosegue dicendo: “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.” Interessante è il gioco degli sguardi di questo mosaico. Possiamo infatti osservare che il discepolo di sinistra riconosce Gesù guardandolo in volto. Anche l’altro discepolo riconosce Gesù, ma il suo sguardo è rivolto al pane spezzato, come se riconoscesse Gesù stesso in quel pane. Scrive Giovanni nel suo vangelo “Io sono il pane della vita” (Gv 6,35). Il pane spezzato che Gesù porge ai discepoli attraversa il tabernacolo, come se lui stesso volesse metterlo dentro al tabernacolo.
Gesù non ha lo sguardo rivolto verso i due discepoli. Ha lo sguardo rivolto verso l’osservatore del mosaico, come se si rivolgesse a ciascuno di noi per dire: "prendi anche tu questo pane della vita e mi riconoscerai come risorto". Così è Gesù in persona che si fa vicino a ciascuno di noi e cammina con noi (cf. Lc 24,15b), perché anche noi oggi possiamo riconoscerlo nel Pane eucaristico che troviamo consacrato, spezzato e distribuito nella messa. Possiamo riconoscerlo nell'Eucaristia conservata nel tabernacolo per i malati dove possiamo incontrarlo, pregarlo ed adorarlo, visitandolo nelle chiese aperte. Possiamo anche riconoscerlo nel volto della Chiesa, dei santi, dei fratelli che ci stanno a fianco e, soprattutto, dei poveri. Qui possiamo realmente riconoscere il volto di Cristo, possiamo trovare tracce dei suoi lineamenti.
Riconoscerlo poi ci induce a non restare immobili, ma a testimoniarlo immediatamente.
Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine al numero 24 scrive:
“I due discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore, «partirono senza indugio» (Lc24,33), per comunicare ciò che avevano visto e udito. Quando si è fatta vera esperienza del Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può tenere solo per sé la gioia provata. L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristianol'urgenza di testimoniare e di evangelizzare.”
Sovrasta la scena di Emmaus una parte decorativa piena di diverse tipologie di pietre e smalti. Questa parte è suddivisa in linee orizzontali e linee verticali. Le prime rappresentano il creato e le seconde l’increato. Le linee orizzontali richiamano lo stratificarsi della terra e quindi il trascorrere del tempo e della storia, a partire dall’alto dove è presente solo una fascia oro che simboleggia la divinità. Le linee verticali richiamano ciò che non è stato creato, quindi la preesistenza del Verbo, cioè del Figlio di Dio che ha partecipato da sempre alla creazione del mondo. Così si legge nel Vangelo secondo Giovanni (1, 1-5):
“1In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.”
Le tenebre sono rappresentate dalla linea verticale nera e che viene vinta in basso dalla luce che emana dal Risorto. Tutte le linee verticali sono interrotte da una linea orizzontale che spacca in due la parte decorativa. Essa è stata pensata dall'artista come la pienezza del tempo, in cui Dio si è fatto uomo. Si legge nella Lettera di San Paolo ai Galati (4, 4-5):
“4Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, 5per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.”
Tutte le linee verticali sono scombinate dalla linea orizzontale che rappresenta l’incarnazione, solo una è in continuità: è la linea bianca che rappresenta lo Spirito Santo. Tale linea arriva sulla parte decorata alle spalle di Gesù che indica il suo essere nella gloria, simbolicamente rappresentata dai colori bianco, oro e rosso, segni della Trinità.