Mosaico "Corpus Domini" in Bologna

Opera di p. Marko Ivan Rupnik

La parrocchia del Corpus Domini, eretta dal Card. Poma nel 1975 nella periferia Sud-Est di Bologna (in zona Fossolo 2) e sita in viale Lincoln 7 a Bologna, ha ora la sua chiesa definitiva, progettata dall'Architetto Umberto Spagnoli. Benedetta la prima pietra il 7 giugno 2007 dal Card. Caffarra, nella notte di Natale 2009 la chiesa definitiva è stata aperta al culto, dopo meno di due anni di cantiere. È così stato raggiunto l’obiettivo del parroco emerito, Mons. Aldo Calanchi, e della comunità parrocchiale, cioè edificare una nuova chiesa che fosse al primo sguardo riconoscibile come tale e che fosse anche bella. Il 31 maggio 2015 è avvenuta la solenne dedicazione della chiesa, presieduta dal Card. Carlo Caffarra. Dal giorno 1 novembre 2019 la Parrocchia è stata affidata dall'Arcivescovo Card. Matteo Maria Zuppi al parroco don Stefano Zangarini.

Lo studio del presbiterio e le opere di arte liturgica sono state affidate ad uno dei maggiori artisti contemporanei di arte spirituale: il gesuita padre Marko Ivan Rupnik (nella foto qui sotto).

Sin dal dicembre 2009 la chiesa ha avuto il presbiterio con l'altare, la sede e l'ambone disegnati da p. Rupnik, coadiuvato dall'architetto Paolo Marciani.

I mosaici di p. Rupnik al Corpus Domini

https://sites.google.com/site/mosaicocorpusdomini/home/Presbiterio.jpg?attredirects=0

L'opera musiva, inaugurata l' 1 marzo 2013, riveste completamente le tre pareti absidali e ha una superficie di circa 250 mq. I temi trattati riguardano il titolo del Corpus Domini, proprio di questa chiesa parrocchiale, quindi l'Eucaristia a partire dal memoriale, cioè la beata passione, morte e resurrezione di Gesù. Le scene a mosaico rappresentano la Crocifissione, con Maria e Giovanni Apostolo sotto la croce, Abramo e il sacrificio di Isacco, l'offerta di Mechìsedek, i discepoli di Emmaus, il naufragio di San Paolo e la Gloria del Paradiso (nel quale sono rappresentati, oltre alla Vergine Maria e a San Giovanni Battista, anche San Pio da Pietrelcina e Santa Clelia Barbieri, tutti tra due angeli con i simboli della universalità e del giudizio, simboleggiati da una sfera e una bilancia).

Puoi vedere un ampio servizio video a cura di Luca Tentori sul mosaico trasmesso in TV da 12 Porte, settimanale della Chiesa di Bologna, il giorno 18 luglio 2013

alla seguente pagina: www.12porte.tv - Oppure su You Tube: cliccando qui

A fondo pagina trovi il file PDF scaricabile con la PRESENTAZIONE DEL MOSAICO "SINTETICA E DESCRITTIVA" del Parroco emerito MONS. ALDO CALANCHI il 23.5.2013

Sono disponibili anche alcune pubblicazioni sul mosaico illustrate dal servizio di 12 Porte sulle seguenti pagine:

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P. Marko I. Rupnik e gli artisti del Centro Aletti

P. Rupnik, nato nel 1954 in Slovenia, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma e ha conseguito il dottorato alla Facoltà di missiologia della Gregoriana con una tesi sul significato teologico missionario dell’arte. Dal settembre 1991 vive e lavora a Roma presso il Pontificio Istituto Orientale – Centro Aletti, di cui è direttore, e lì dal 1995 dirige l’Atelier dell’arte spirituale. Insegna alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Liturgico. Dal 1999 è consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura e dal 2012 consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione in Vaticano. All'attività di artista e di teologo affianca da sempre quella più specificamente pastorale, soprattutto attraverso le conferenze e la guida di numerosi corsi ed esercizi spirituali.

Ha iniziato a dipingere in giovanissima età e lui stesso scrive: “Da bambino dipingevo, amavo molto i colori. Mi sembrava di sentire addirittura il calore diverso delle sfumature, o persino i loro gusti. Mi immaginavo grandi superfici di rosso, blu, giallo … Sognavo la massa da modellare, ma una massa colorata, enormi quantità di colori a olio, belli, pastosi…”.

Non ci sorprende quindi che, cresciuto, sia diventato un appassionato non solo delle due dimensioni tipiche dell’arte grafica, ma anche con grande attenzione agli spessori e quindi alla terza dimensione.

Dopo aver frequentato l’Accademia ha cominciato ad essere notato da alcuni critici, “ma sant’Ignazio di Loyola – scrive – mi orientava alla libertà interiore e la spiritualità dei Padri al cuore monastico. Nella vita non è importante fare cose grandi, ma essere disponibili alla volontà di Dio. È importante fare le cose con amore e nell’amore. Ma se si afferma la propria volontà, come si può essere sicuri di servire l’amore?” Ha così abbandonato temporaneamente la pittura e si è concentrato nell’attività pastorale, offrendo a Dio i colori, le spatole e i pennelli in segno di rinuncia alla propria volontà.

Nel 1991 è nato il Centro Aletti con lo scopo della ricerca di una fisionomia spirituale cristiana della cultura, in un’Europa che oggi ha la possibilità di riscoprirsi di nuovo unita, creando occasioni privilegiate d’incontro e di scambio sul Cristianesimo dell’Est europeo. Nel dicembre del 1993 Giovanni Paolo II inaugurò il Centro Aletti dicendo: “Qui si vede già come il vivere insieme, il conoscersi, l’affrontare approfondimenti comuni sia una via regale nella ricerca di una più profonda comunione fra le Chiese”.

Nel 1995, incoraggiato del Padre Generale dell’Ordine, ha aperto l’Atelier del Centro Aletti, come risposta ad artisti che chiedevano un luogo per approfondire l’arte spirituale e liturgica.

Cuore e anima del Centro Aletti è un equipe di gesuiti e religiose che, con la vita e la formazione artistica, teologica e spirituale, anima dal di dentro l'attività del Centro stesso. In oltre 20 anni il Centro ha avuto più di 1000 ospiti, soprattutto dai paesi dell'Oriente cristiano, sia ricercatori, che professori ed artisti. Con questa esperienza P. Rupnik ritorna pienamente in contatto con il mondo dell’arte che da metà degli anni ’90 torna ad essere la sua missione prioritaria. Dice a riguardo: “Nel 1996 la Chiesa mi ha chiesto di impegnarmi in un’opera artistica liturgica. Allora ho capito con chiarezza che non mi posso più sottrarre, che l’arte non è semplicemente l’espressione dell’artista, ma un servizio, umile come tutti i servizi. L’arte è come l’amore: più è personale, più è universale.

Da allora P. Rupnik non ha più smesso di fare opere musive. Nella sua arte colpisce come sia forte il messaggio dell’unità e della comunione. Il mosaico è realizzato da varie centinaia di tipi di pietre e materiali diversi, provenienti da tutto il mondo, che insieme realizzano una unità. Così nel mosaico è concretamente evidente come ciascuna tessera di ciascun colore rimane unica, quella blu rimane blu e quella rossa rimane rossa, ma insieme formano una figura e tutte le figure formano il mosaico, che è una sola grande opera. È questo il senso della universalità della Chiesa: la comunione dei diversi.L’opera artistica a cui si riferisce è la realizzazione dei mosaici della Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, cappella privata di Sua Santità seconda come dimensioni solo alla Sistina, dove hanno luogo diverse azioni liturgiche, e dove in Quaresima vengono predicati gli esercizi spirituali al Papa e alla Curia vaticana. Nel 1999 durante la dedicazione della Cappella, che Giovanni Paolo II volle realizzare con il dono per il suo 50° di sacerdozio offerto dal Collegio Cardinalizio, il Papa ebbe a dire: “Quest’opera si propone come espressione di quella teologia a due polmoni dalla quale può attingere nuova vitalità la Chiesa del terzo millennio”.

Ad oggi i luoghi sacri che hanno delle opere di P. Rupnik, eseguite con gli artisti del Centro Aletti, sono più di cento, ed è interessante notare che tra questi vi sono piccoli luoghi e di modesta risonanza, come anche luoghi di rilevanza mondiale per la fede cristiana. Tra questi ultimi basti ricordare l’abside del nuovo santuario della SS. Trinità di Fatima e la facciata della Basilica del Rosario a Lourdes, eseguiti nel 2007. La sua opera più estesa è la decorazione della chiesa inferiore e della rispettiva Rampa d’accesso del santuario di San Pio da Pietrelcina, a San Giovanni Rotondo, inaugurata con la benedizione di Benedetto XVI il 21 giugno 2009. Le sue opere sono presenti particolarmente in Europa, ma anche negli Stati Uniti ed in Medio Oriente, anche se il paese in cui ha maggiormente operato fino ad oggi è certamente l’Italia.

Qui i nomi dei 22 artisti che qui hanno lavorato comunitariamente all'opera musiva del Corpus Domini.