Yerevan - Ghegard

Eccoci arrivare ad Yerevan, adagiata fra le colline di un largo altipiano, in un lussuoso albergo della capitale il cui direttore era un giovane italiano.

Era un duro contrasto con la realtà della città che cercava di uscire dalla sua storia per far si che a nostra volta potessimo entrarci.

Una storia millenaria che risale all’inizio del tempo, e che grande importanza ebbe nei secoli come luogo di attraversamento delle carovane fra oriente-occidente.

Sembrava non esserci molto da vedere in quella città che stava sbocciando dopo una vita stentata e povera. Era il 2006. In realtà custodisce molti tesori diversi e segreti che si scoprono giorno dopo giorno. Nessuna ostentata esibizione, ma orgogliosa conservazione del passato, delle proprie radici.

Fra i primi monasteri visitammo quello di Ghegard, così sperduto, arroccato fra alte guglie rocciose, quasi al cospetto di Dio. Fu fondato, dove vi era una sorgente sacra, da San Gregorio Illuminatore nel IV sec.. In gran parte fu scavato nella roccia, come molte grotte che lo sovrastano, rifugio dei monaci durante i secoli. Molte le grotte, ma quel che ancora colpisce sono le innumerevoli croci (Khachkar) finemente intarsiate e decorate come trini. Ce ne sono ovunque, scavate nella montagna in cui è addossata la Chiesa costruita in epoca successiva, come il muro di cinta. Altre croci si ammirano sulle pareti della Chiesa e davanti agli ingressi ed ogni volta è una nuova emozione per queste armoniose capacità artistiche così come ci appaiono ora, ma che nel valore umano hanno confini irripetibili. Particolarmente preziosi sono i portali d’ingresso alla Chiesa, anche questi finemente intarsiati. L’interno, al solito buio, conserva meraviglie di bassorilievi, di croci, di archi, colonne e capitelli e la poca luce, a cui lentamente ci si abitua, penetra dalla piccola cupola. Allo stesso modo, lentamente, la luce di Dio entrerà nella nostra anima?

Ed in questa ricerca di Dio, sempre più in alto, i monaci trascorrevano la loro esistenza.

All’uscita, solo qui, alcune povere bancarelle con vendita di ossidiana e meravigliosa frutta secca attrassero la nostra attenzione.

Poco avanti vi è Garni una piccola città che conserva resti di un tempio e mura romane. Eretta su un alto sperone, domina gli accessi della valle.

Alla sera andammo a Teatro dove assistemmo ad un magnifico spettacolo di danze e canti popolari in un turbinio di incanto non solo per coreografie, abiti, colori e voci, ma per la bellezza dei giovani partecipanti dagli intensi occhi neri, pieni di vigore e passione.