4° cap. La funzione storica dell’osservatore nell’organizzare la realtà

Boston, Natale 2007 - Marcello Mastroleo

Biostoria quaderni: n° 5

Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo

Le Geometrie della Vita

nel Salto Eco-biostorico

Verso una Topologia a occhio infinito della relazione Mente/Mondo

4° Cap. La funzione storica dell'osservatore

nell'organizzazione di realtà

© 2010 – Il Filo S.r.l. - Bari


Topologia del gioco: gli spazi de-finiti del tempo 0

La realtà prende la forma dello sguardo-mente dell'osservatore che da piccoli appigli-echi informativi, gli avvistati storici, con un esercizio di volo è in grado di filare e tessere la rete dei significati topologici del suo stesso osservare e immaginare.

Una teoria scientifica altro non è, se non la topologia mentale dello stesso scienziato che per primo l'ha apostrofata e spiegata; così pure, ad esempio, un'opera d'arte altro non è, se non lo spettro dell'architettura a spugna, mentale ed emozionale, del particolare pittore o scultore o poeta che l'ha avvistata e rappresentata.

Nella dialogica appiglio-mente si gioca la partita della storia che produce, paradossalmente, il "gioco infinito" delle prese di realtà, fortemente vincolate alle mosse-effetti di risposta, tra i due giocatori:

  • il campo-nicchia,

  • il campo-individuo.

Essi guardandosi negli occhi in un battito d'ala di farfalla (tempo 0 della congiunzione), permettono, insieme, al fuori di annullarsi nel dentro e al dentro nel fuori, annodando così il filo silente di realtà nella veste di un compreso.

Su tale frontiera-confine del gioco vitale i due, rivelandosi, si informano/deformano, in una porzione-nota di vita.

  • L'accesso alla realtà per l'uomo è vincolata alla medesima rappresentazione che la sua mente è in grado d'elaborare, da ciò scaturisce il legame osservato/osservatore che si fa nicchia a uno/tutto d'osservazione, la carta-opera (individuo-altro) che resta come l'orma-impronta informativa di quell'incontro vitale che ha segnato e focalizzato in una “interazione zero di tempo”, il guizzo-abbaglio della sintropia di ordine multiplo. ( Da A. Colamonico, La laicità dell'essere profeta. La spugna eco-biostorica. © 2013)

L'organizzazione della mente-pensiero è il risultato di una stratificazione multi-proiettiva di significati e versi storici.

La funzione storica dell’osservatore nell’organizzazione della realtà

Con il nodo vitale oggetto/soggetto la chiave della realtà è la stessa relazione conoscenza/vita, viste l’una come il rimando dell’altra.

Il processo vitale richiede gradi di conoscenza e questa, per elaborare gli stati di realtà, necessita dello stesso manifestarsi della vita in echi-quanti informativi che si prestano ad essere decifrati dall'occhio lettore-osservatore, sotto molteplici piani disciplinari, ed elaborati in una vasta gamma di risposte storiche:

    • in tale organizzazione la realtà è lo stesso prodotto dell’interazione tra l’osservatore e l’oggetto osservato, infatti il fisico D. Peat (2004) scrive “il nostro è un universo partecipato, non siamo più gli osservatori imparziali di un universo oggettivo. Al contrario, quando interroghiamo l’universo, le domande che poniamo influenzano le risposte che riceviamo”i.

Non ha più senso, quindi, interrogarsi su una realtà slegata dalla mente di un osservatore come non ha valore un osservatore svincolato dalla realtà partecipata.

L’errore della cultura classica è stato l’aver fatto coincidere le letture disciplinari con una realtà oggettiva e indipendente; da ciò ha avuto origine la scissione tra l’uomo e l’habitat, letti, ad esempio nella psicologia o nella fisica, come due universi storicamente autosufficienti.

Dalla scomposizione della vita in una molteplicità di realtà con differenti strutture, pesi e dinamiche evolutive è scaturito il divario tra il sapere umanistico, campo dell’arte e della letteratura, invenzioni della mente uomo, e il sapere scientifico, fondato su una metonimia matematica che trasferisce l'esattezza di questa, facendo dimenticare la natura sperimentale, quindi falsificabile della chimica, della meccanica e di tutte le altre scienze le quali rispondono al principio di non falsificazione ma non a quello di verificazione.

Quando tra il 1600 e il 1700 si è frantumata l'interezza della visione vitruviana di uomo rinascimentale, la scienza non era stata ancora sminuzzata in miriadi di sotto-discipline e per gli allora scienziati, che erano in primis matematici, sembrò normale cercare di rendere oggettivi gli altri campi delle loro indagini.

Col passare del tempo, però, quelli che allora erano campi d'indagine sono divenuti delle scienze a sé e, con i successi meccanici della Rivoluzione Industriale, ci si è dimenticati del fatto che le scienze sperimentali, tutte le scienze tranne la matematica, rispondono al principio di non falsificazione. Tutte le teorie, quindi, come il significato stesso della parola indica, non sono altro che una carta di lettura non ancora falsificata della realtà e non la carta di lettura corretta della realtà; esse sono bensì una carta che risulta ancora valida per leggere la realtà.

La dicotomia tra arte e scienze


La dicotomia tra i due volti dell’unico sapere ha implicato una separazione netta tra il mondo dell’immaginazione, etichettato piano del fittizio e il mondo della scienza come la concretezza obiettiva che fa da margine-orlo alla stessa realtà sociale.

    • le logiche economiche, giuridiche, politiche, sanitarie, etc. isolate dal loro individuo-soggetto vitale, sono esse stesse divenute scientifiche e quindi vere di per sé.

La garanzia della verità è stata posta proprio nello status dell’essere scientifico, per cui tutto quello che non può essere replicato sperimentalmente, è declassato a cosa priva di significato storico, ad esempio la poesia, la metafisica, l’etica, l’ontologia.

La medesima storia come disciplina indagatrice delle procedure fattuali è stata ridotta a puro nozionismo e perciò sfrattata dai programmi scolatici, insieme alla geografia, lasciando così l’individuo orfano del suo spazio e del suo tempo, nonché della sua stessa coscienza che ponendosi come memoria storica lo rende coeso al processo vitale cosmico.

Alla scissione del mondo è corrisposta poi la scomposizione della mente tra un emisfero destro e uno sinistro, come differenza netta tra emotività e razionalità, tra inclinazione creativa e attitudine critica, come se l’artista o il poeta fosse il risultato di una schizofrenia razionale, mentre il matematico o il fisico di un freddo ragionamento.

Si sono costruiti così due sfere comportamentali, quella logica governata da regole oggettive, dimostrabili con procedure algebriche e quella illogica guidata dall’impulsività irragionevole di quella coscienza che di fatto fa sentire il mondo e l’io come l’unità esistenziale.

Cosa ancora più grave, lo stesso artista ha indossato l’abito del folle e si è auto-convinto di essere il frutto di un errore di irrazionalità soggettiva, individualista, aliena al mondo.

Mentre lo scienziato si è auto-esaltato come il paladino dell’ordine cosmico, che snidando gli iter naturali della costruzione vitale, può promettere l’immortalità; ma più l’uomo ha scomposto la vita e più si è ingabbiato nella sua stessa operazione del dividere:

    • la frantumazione della conoscenza in tanti micro-universi paralleli, indipendenti che solo casualmente si incontrano in una definizione generalizzata, rispecchia di fatto non solo lo sgretolamento di una realtà in infinite riproduzioni, ma, cosa più disarmante, la follia storica degli stessi ricercatoriii che dando per assolute le loro interpretazioni, hanno smesso di leggerle come delle semplici carte di riduzione della complessità, dando origine così agli scontri ideologici tra le differenti scuole di pensiero che si contendono la verità oggettiva.

La lettura è un semplice strumento per ricondurre all’occhio lettore una natura che fa resistenza di oggettività; che ama sconfinare le gabbie della logica umana, infatti basta semplicemente mutare un’angolazione di lettura che automaticamente cambia la carta storica e con essa il volto della realtà.


I vincoli soggettivi nelle stesure scientifiche


La correttezza nel ricercare richiede dapprima una riflessione sui significati che si attribuiscono alla dinamiche fattuali e poi un’indagine sui vincoli limitativi dei linguaggi usati, infatti quello che le scienze dimostrano sono i vincoli soggettivi di una realtà che si compone nel piano di lettura, il quale strappa a quel complesso di buio quantistico una forma-topologica nominale:

    • lo stesso processo di conoscenza, partendo da un buio, è un portare alla luce una relazione di feeling soggetto/oggetto che si fa acquisizione storica.

L'osservatore dell'osservatore

Esempio di ribaltamento di lettura.

  • “… è lo stesso soggetto lettore che conoscendo scinde, divide, seleziona e apre i due campi io-non io. Alla base del processo esplorativo vi è la facoltà di uscita dall’io-cosmo. L’andare fuori implica l’instaurarsi dei dualismi, come un’operazione di tessitura/filatura che permette di elaborare le diverse identità individuo/contorno, soggetto/oggetto, attore/spettatore o le diverse distinzioni vicino/lontano, grande/piccolo, dolce/amaro, prima/dopo… il soggetto inizia a distinguere… Via, via che il processo esplorativo si espande il soggetto diviene consapevole delle diversità ed impara a muoversi nello spazio-tempo, turbandolo e assimilandolo a sé… Da A. Colamonico, Biostoria. Op. Cit. (pp. 39, 49) Il filo, 1998.

Nella dialogica osservato/osservatore quello che si manifesta è l’eco-quanto informativo, come la risposta storica ad un quid dialogico; uscire da tale legame crea una forma di cecità cognitiva, in quanto si recidono i fili che rendono corpo unico la vita.

Se la realtà è il prodotto di una partecipazione attiva dell’osservatore, diviene della massima importanza aprire una riflessione sulle funzioni della mente nell’elaborare i significati e nel mostrare le coerenze intorno alle rilevazioni:

    • nella comunicazione umana, sono le nicchie di significato a dare la valenza disciplinare all’unità informativa elementare che assumendo un nome si vincola in una particella topologica di realtà.

La vita in sé non ha nome, il quanto come promotore non è un isolato, fisso in uno spazio-tempo, ma è la mente umana che per conoscere, crea l’individuo e gli attribuisce il contorno-nicchia storico. Se la conoscenza è funzionale alla lettura della vita, allora la struttura del campo vitale assume l’aspetto del significato che ne rivela l’impronta spazio-temporale, in tal senso si può parlare di un costruttivismo storico/semantico.

La mente osservatore bussola cognitiva


L’osservatore oltre a isolare le identità in uno spazio di lettura e a tessere i vari linguaggi, crea l’immagine stessa della realtà che assume una forma topologia a dentro/fuori di spugna storica:

    • è la mente-coscienza dell’individuo che, agendo da bussola cognitivaiii, permette l’orientamento in uno spazio-tempo che assume forma grazie allo stesso cervello (geometria multi-proiettiva della mente).

Nel 1600 l’architetto, matematico e filosofo spagnolo Juan Caramuel già parlava di operazioni della mente sostenendo che l'intelletto fa i numeri e non li trova e le cose sono distinte ciascuna in sé e intenzionalmente unite dal pensieroiv.

Una tale posizione che incrinava l’oggettività delle leggi, passò sotto velato silenzio nel periodo delle grandi scoperte scientifiche che hanno fatto da sfondo alla rivoluzione industriale. Oggi le sue tabulae sono al tempo stesso uno strumento, un gioco e un esperimento di logica matematica riguardante i limiti della rappresentazione.

Lo stesso G. B. Vico nel 1744 nella Scienza Nuova, spiegava che la mente umana giudica le cose lontane ed inaccessibili tramite ciò che le è familiare e vicino, indicando come le civiltà e i fatti antichi, venissero provati tramite i criteri contemporaneiv.

tabulae Juan Caramuel

È La mente che fa da collante di realtà interna/esterna, passata/futura, privata/sociale, che altrimenti si mostrerebbe frantumata in tante e tante singolarità, indicibili.

Nella visione vichiana c’è già la consapevolezza del tempo presente, come l’anello di unione tra un passato e un futuro che dà il significato alle trame dei corsi e ricorsi storici. Egli ebbe la grande intuizione, che passò inosservata nel suo tempo, che la dinamica vitale non segue un percorso a linea, come nella carta del C. Cellario, ma a cicli; poiché nell’evoluzione si generano sempre dei nuovi imbarbarimenti da cui partono i novelli corsi di civilizzazione, secondo le tre funzioni mentali 1. istintiva, 2. fantastica, 3. logica, con le relative società animalesca, poetica e razionale.

In tale alternanza ciclica di barbarie e di civiltà si conserva tuttavia una vena di linearità di pensiero, essendo i momenti storici da lui letti come delle fasi di superamento con relativa scomparsa della precedente, e inoltre da notare il valore-primato attribuito alla razionalità (punto di vista prettamente coerente con la società dei lumi).

Nelle dinamiche individuali e sociali, al contrario, c’è una forma di mantenimento di tutti i modi appresi, che di fatto permangono come in una banca dati, pronti per essere riproposti. E. Morin (2001) sottolinea la compresenza di un bipolarismo homo sapiens/demens in ogni individuo-società, per cui più che di fasi si può parlare di fenomeni e anti-fenomeni, di emergenze e di implosioni, di costruzione e di distruzione, quali modi coesistenti che rendono non scontata la vita.

In tale apertura logica a più dinamiche, la storia è soggetta a molteplici manifestazioni con ampi gradi di violenze o di generosità che per essere letti necessitano di una nuova carta storica:

    • Se la scelta di risposta fattuale avviene di volta, in volta, in funzione di come la mente dell’attore storico interpreta una situazione e tesse le reti dei significati nello stato di un particolare presente; allora la carta mentale o lente cognitiva con cui leggere la dialogica soggetto/campo storico dovrà essere non una linea-retta, ma un campo-finestra, in cui può essere zoomato e ruotato il diametro di apertura dello spazio-tempo, dando vivacità alle visioni.

In biostoria l’osservatore si pone esso stesso come uno sguardo-lente che, miscelando le aperture del campo d’osservazione, edifica la sua storia come risposta privata alle perturbazioni quantiche.

Proprio l’idea di una costruzione mentale dell’azione apre lo scenario del passato-futuro, come l’area delle proiezioni temporali in cui si integrano le immagini e la realtà, in una scelta di fatto, vitale. La selezione di una risposta chiude una possibilità e apre una nuova linea:

    • è in tale gioco di aperto/chiuso che si creano le creste/nicchie di pieno/vuoto della spugna biostorica.

https://sites.google.com/site/biostoriaspugna/_/rsrc/1370518270793/home/struttura/assorbire/il-tempo-0/Mappa%20biostorica%20pensiero%20complesso.gif?height=284&width=320
Carta di uno sguardo-mente per un pensiero frattale A. Colamonico. Biostoria, p. 71. 1998

Il contributo della Cibernetica

Al mutamento della carta gnoseologica in atto ha contribuito la nascita della cibernetica, quando si è iniziato a parlare di autoregolazione, di causalità circolare e di equilibrio interno degli organismi vitali, visti sia come mente-individuo, aspetto psicologico, e sia come mente-gruppo, aspetto sociologico.

Decisiva è stata, poi, la posizione di C. E. Shannon (1971) che, coniando il termine bit per designare l'unità elementare d'informazione, ha per la prima volta fornito la definizione della nozione di informazione:

    • non sono i segnali fisici che viaggiano dal mittente al destinatario, né i loro significati, ma solo le istruzioni di scelta, per cui nelle dialogiche non sono i segnali, tra cui le stesse parole, che trasmettono i contenuti, i concetti e gli ordini concettuali, ma sono i destinatari che ognuno secondo il suo criterio logico-informativo-esperienziale, codificano e assegnano il significato.

Se è il soggetto storico che in relazione al suo sistema cognitivo attribuisce il valore ad un dato eco-segnale, allora l’osservatore diviene il tornasole della realtà.

L’occhio-mente soggettivo svolge un ruolo fondamentale nel costruire le dinamiche di futuro che avranno una ricaduta non solo individuale, ma sociale e ambientale; in tale direzione si è mosso H. von Foerster (1987) spostando l’attenzione, nell’indagine, dai sistemi osservati al sistema osservatore.

Le conoscenze edifici mentali

Proprio studiando i modi della coscienza nella sua azione di cogliere il mondo, sempre più gli studiosi della complessità si sono resi conto che la conoscenza non può essere intesa più come una semplice trascrizione fedele del mondo esterno, costruita con atomi di informazioni come per un puzzle, ma un edificio interno all’uomo, fatto con materiali interni alla mente.

Interessante è stato il contributo di H. Maturana che ad esempio con i suoi studi sugli anfibivi ha dimostrato, che un osservatore categorizza per una combinazione d’impulsi elettrochimici della cui origine non sa nulla.

Influenza temporale nell'elaborazione di risposta


“…la dimensione storica dell’uomo si struttura su tre piani che sono passato-presente-futuro; ed è proprio quest’ultimo l’elemento scatenante che dirige l’azione. Sono le linee progettuali di immagini future, infatti, che guidano i soggetti-società nella scelta delle azioni-risposte in tempo presente. In tale visione tridimensionale, inoltre, non tutte le azioni possono assumere lo stesso peso storico: una scelta “a” non equivale ad una scelta “b”. Ogni linea di futuro si pone in rapporto di interdipendenza con la stessa azione che l’ha tracciata in un dato tempo-spazio passato. Sono le linee o i fili, quali echi storici, le trame sottili del vivere che rendono rete il passato-futuro; mentre l’evento-fatto è il nodo-scaglia che concretizza la vita. Tale campo infinito-uno è lo spazio di lettura dello studio biostorico…” Da A. Colamonico, Biostoria. Pag. 53. Il Filo. Bari 1998.

Il nuovo campo meta-storia luogo della fusione: osservato-osservatore


Se la mente con i suoi processi bio-chimici, fisici e cognitivi, costruisce il vestito della realtà interna/esterna alla coscienza, aprire un campo di riflessione su come migliorare i modi del pensiero è della massima importanza per lo storico che dovrà allargare lo sguardo dalla semplice storiografia come il racconto intorno ai fatti, alla meta-storia quale studio della dinamica organizzativa della mente che attua coscientemente la risposta storicavii, modificando la realtà.

In una visione dialogica di individuo/campo non c’è più spazio per l’incoerenza dei fatti, non esiste una risposta dell’individuo o del campo che non sia un atto coerente, nato da un’anticipazione di futuro che porta a dover decidere quale inclinazione dare alla cresta storica.

Non esiste un caso maligno, quale “fato” estraneo, poiché c'è solo il modo coerente del destinatario di rispondere al segnale in relazione ai suoi criteri evolutivi i quali potrebbero apparire assurdi per un emittente poco attento che li considera “a caso”.

Se la dialogica individuo/campo è l’attrattore storico che rende coesa la vita allora il costrutto è l’unità elementare di discriminazione della risposta comunicativa, è un atto di conoscenza che rende il mondo e l’io intelligibili e dialoganti.

Se la natura e l’uomo non disponessero di tali criteri di discriminazione intrinseci alla privata linea di futuro, il fluire degli eventi apparirebbe indifferenziato e di conseguenza privo di significato, un non conoscibile, come quel vuoto quantistico che pur possedendo una fluttuazione energetica, rimane una struttura invisibile.

G. A. Kelly (2004) sostiene che un costrutto non è né un pensiero né una sensazione, ma un atto decisionale. In tal senso se il costrutto è una mossa consapevole di una partita che si gioca a tempo 0, allora ognuna mossa crea il significato e nel contempo la nicchia di realtà che si vuole implementare.

Gli stessi processi psicologici sono canalizzati dall'anticipazione degli eventi di scenari futuri, in tal senso si può parlare di responsabilità e di sentimento storico dell’osservatore che decide, coscientemente, il modo del suo mondo.

Ogni cognizione è una costruzione anticipativa, strettamente personale, che non può essere considerata la semplice rappresentazione di una realtà unanimemente condivisa, ma una realizzazione privata a multi-verso, soggetta a modifiche in relazione ai cambiamenti e alle sfumature del significato che ogni soggetto storico di volta, in volta costruisce:

  • cade in tale senso il mito, caro al Manzoni, del realismo storico come la teoria del vero quale bene incondizionato uni-dimensionale; ma non certo la responsabilità storica, essendo l’occhio osservatore-attore-abitante a dare l’impronta alla curvatura della vita con la sua risposta d’azione.

Carta biostorica di lettura, a ombra/luce, di una dialogica fattuale con ricadute di eventi.

(Da A. Colamonico. Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a 5 dimensioni, p.83. Il filo, Bari 2002)

Il sistema ad ombra/luce della verità

Non esiste una verità unica e assoluta, ma tante verità per i tanti momenti dei tanti soggetti e ogni verità introduce il suo grado di giustizia/ingiustizia che si intreccia con tutto il sistema ad ombra/luce della verità. Parlare di un sistema complesso della verità comporta l’accettazione che esistano tante angolazioni di lettura nella possibilità di costruzione di risposta storica e sono le possibilità che aprono a frattale la stessa definizione di vero, rendendola una struttura topologica di pieno/vuoto:

    • Il pieno è la linea della verità relativa al soggetto agente che ha trovato una giustificazione di futuro alla sua azione che è coerente al suo piano di aspettativa;

    • il vuoto è relativo al campo in cui ricade l’effetto d’azione che richiede la risposta del destinatario, come la sua cognizione di verità che apre al suo privato verso di futuro.

La dialogica fattuale, legata alle anticipazioni di futuro dei differenti soggetti, crea le qualità di pieno/vuoto della realtà, per cui proprio in relazione agli egoismi e agli altruismi ci saranno le ricadute storiche con i gradi di povertà e ricchezza, più o meno distribuiti, più o meno condivisi.

Sotto l’aspetto economico i gradi di egoismo/altruismo sono funzionali alla distribuzione della ricchezza/povertà, considerato che i beni materiali come la terra, il denaro, l’energia… sono delle realtà finite che, se immaginate come forme geometriche, possono assumere molteplici configurazioni e dalla figura si può calcolare il grado di giustizia/ingiustizia storica di una particolare società.

Se l’osservatore-attore è responsabile del grado di qualità dell’io/campo, allora lo stato di salute della mente diviene funzionale ai gradi di obiettività e di giustizia storica. Si comprende, ad esempio, il perché nel corso dei secoli sia stata negata la conoscenza a differenti gruppi sociali, come gli schiavi o i contadini o le donne o i neri, per motivi di stabilità politico-economica si era schivi a diffondere la conoscenza:

    • l’essere ignorante equivale ad avere poca probabilità a mutare l’indirizzo all’azione, poiché si è bloccati nell’ideare le tendenze d’inversione di rotta, con ciò si spiega il perché del perpetuarsi delle povertà e delle schiavitù di grandi masse umane che nonostante il folto numero, non erano in grado di elaborare una risposta innovativa.

    • L’essere cosciente del ruolo storico della propria mente crea gli stati di grande libertà, poiché si è in grado di anticipare una pluralità di dinamiche che aprono ad una pluralità di effetti storici, per cui si è nella condizione di selezionare l’azione più idonea alla vita, esprimendo una grande capacità di discernimento.

Geometria dei concetti nei vincoli fattuali

Esempi di forma del denaro
“…Ma il denaro è un insieme finito, cioè ha un tetto-membrana che lo rende limitato; come la pelle rende limitato il corpo. Allora se il denaro è un finito, come potrebbe esserlo una coperta, se viene tirato da un lato, si accorcia dall’altro; per cui in tali giochi c’è chi si arricchisce e chi si impoverisce. Da A. Colamonico. La crisi finanziaria e le risposte degli stati: il nuovo Medioevo: http://biostoria.blogspot.com/2009/03/la-crisi-finanziaria-e-le-risposte.html

I tracciati-carte del pensiero

Se quello che viaggia nella relazione io/mondo è un quanto informativo privo di significato in sé, tracciare delle carte-mappe che visualizzino l’organizzazione del pensiero e il suo stato di salute, si pone come un elemento strategico del divenire storico:

    • Non tutte le menti sviluppano uguali dinamiche cognitive o assegnano medesimi significati; ma tutti possono con un’azione d’apprendimento, mutare una tendenza negativa, introducendo un’apertura nuova di futuro, dato che una tendenza non è semplicemente uno schema immaginario, ma una realtà fisica, tangibile e direzionale della apertura della cresta storica.

Essendo la dialogica io/campo la dinamica attuativa di ipotesi di futuro, allora si può intervenire con consapevolezza sulla costruzione del domani, ragionando intorno al modo come costruire e potenziare le facoltà anticipative d’evento per essere, così, più selettivi nelle scelte vitali.

L’osservatore imprime la privata angolazione, infatti, impara ad orientarsi nello spazio-tempo, come ha ben sottolineato J. Piaget (1977) con i suoi studi sulla nascita dell’intelligenza, per cui diviene il protagonista del suo spazio-tempo, interagendo con l’ambiente che può assumere differenti contorni e luoghi come ad esempio uno spazio casa-famiglia, uno scuola o ufficio-colleghi, uno paese-cittadini, uno chiesa-fedeli, ect.

In una tale tessitura di relazioni il soggetto storico inizia ad assumere una molteplicità di posizioni di lettura, ogni posizione è un toposviii (luogo) reale che gli dà una lettura discreta della vita, in cui egli si inserisce imprimendo la sua personale inclinazione.

Ragionando intorno alla posizione storica si può tracciare la spugna del pensiero che assume le sembianze degli stessi spazi di lettura esterni alla mente. Nell’ambito della costruzione di sé, si possono definire tre angolazioni che corrispondono a tre spazi complessi che sono tre sfere di finiti e infiniti insieme:

  • la sfera campo-Io, la sfera campo-Tu, la sfera campo-Infinito.

In relazione ai tre mondi si possono sviluppare sotto il profilo temporale tre estensioni di lettura, a breve, a medio e a lungo termine. Ragionando intorno alle letture, miscelando le differenti angolazioni e proiettando i campi storici, l’individuo impara a rispondere alla vita:

    • tutta la dinamica storica è filtrata dall’occhio osservatore che di volta in volta trova il suo modo storico, in tal senso si può parlare di auto-referenzialità soggettiva che rende oggettivata la vita nella relazione, dando il privato contributo al complesso reticolo storico.

    • Tutte le risposte del soggetto sono affermazioni della personale individualità che si fa una delle singolarità del campo, per cui ogni soggetto si pone come il secondo giocatore della vita mentre tutto il campo è il complesso gioco di una molteplicità di singolarità che comunicano e creano un corpo-organismo unico, a nodo/rete, della storia.

La spugna del pensiero impronta di singolarità

La spugna del pensiero, come una struttura bio-fisica visibile con la geografia della mente, si auto-organizza introno a tre ordini evolutivi che corrispondono ai tre spazi, topico-atopico-utopico:

  • I tre luoghi sono i tre differenti mondi di lettura che danno le dimensioni dell’osservatore:il soggetto io; del campo-habitat,

  • l’oggetto tu; del campo infinito come il luogo Egli, che si posiziona oltre il piano della dialogica dei finiti io/tu, come occhio-mente a punto infinito.

  • Il terzo occhio è lo spazio dell’assoluto che funge da attrattore storico come equilibratore cosmico che rende la vita presente e coesa in tutti i tempi 0.

Le tre sfere danno la dimensione tri-a-logica di creatura/creato/creatore, come un uno/tutto interagente e scindibile solo sotto l’aspetto gnoseologico.

Lo sviluppo delle tre identità nella coscienza dell’osservatore si evolve a tempi discontinui e con crescite, rallentamenti, negazioni, riconoscimenti e ribaltamenti che creano le differenti chiome mentali dei molteplici osservatori (A Colamonico, 2006, b).

Ogni sviluppo relativo ad uno dei tre indirizzi di futuro, apre ad una difforme valutazione d’azione, per cui si creano tre differenti aree logiche con tre diversi indirizzi etici con relative ripercussioni sulla spugna della realtà che prende veste nel tempo 0 di ogni presente:

    • il campo dell’io, come il soggetto osservatore-attore-abitante storico è la capacità di appropriarsi del sé, che consapevolmente sa filtrare con il suo occhio-ego la realtà e costruire la privata risposta vitale con il personale spazio di libertà.

    • Il campo del campo tu, come tutta quella realtà che si pone di fronte all’io, permette di verificare le ricadute d’evento come la logica dell’occhio-non io, e ha una valenza cognitiva quale altro giocatore della dinamica vitale che può con la sua risposta o inficiare o avvallare la previsione di futuro, delimitando lo spazio di libertà dell’io.

    • Il campo dell’infinito, come il luogo di dio, dà spazio all’utopia che è la visione più estesa, allargata e generale di futuro, la quale svolge la funzione di stabilizzatore-armonizzatore delle tensioni private e sociali, permettendo di superare le tendenze auto ed etero-distruttive.

La presenza di uno occhio utopico nella mente permette di creare le situazioni di grande altruismo, con il superamento del nichilismo storico legato ad una lettura indirizzata esclusivamente agli aspetti entropici.

Estendendo la coscienza alla dimensione del sogno universaleix si sbloccano le logiche impietrite di fronte alle catastrofi, dando spazio alle letture sintropiche che indirizzano il giudizio, con il non-senso del passato, verso il ribaltamento del significato:

  • generare lo svuotamento del significato apre alla nuova interpretazione di futuro storicox; anche se molto spesso nelle società si è assoggettata la dimensione utopica al mantenimento del potere costituito e consolidato, generando in tal modo delle crisi economiche e sociali, poiché indirizzare lo sguardo solo al passato blocca la dinamica del divenire che si evolve sempre verso forme più complesse di democrazie, intrinseche al processo vitalexi.

Importanza della posizione utopica per una geometria complessa della mente

Togliere valore alla dimensione dell’occhio a punto infinito (occhio di dio), porta lo spazio-mente ad edificarsi secondo un sistema a geometria piana, limitando così le possibilità spazio-temporali di proiezione dell’azione.

Accettare la dimensione utopica equivale alla realizzazione di una geometria mentale a campo profondo in cui è possibile attuare il ribaltamento di un processo, come capovolgimento del significato che fa leggere insieme il senso/non senso storico, rendendo duali le letture, e prive di gabbie ideologiche:

    • liberare la mente dalle tirannie si pone come il processo più evoluto dell’organizzazione della coscienza.

In tale dimensione utopica si creano i salti epocali, come le grandi rivoluzioni che generano una biforcazione nell’evoluzione del processo, aprendolo agli ordini più complessi di realtà; in tal senso, ad esempio, la stessa rivoluzione industriale che oggi è in gran parte responsabile dello stato di malattia del sistema Terra, quando si pose come anticipazione di futuro, si mosse su un livello di grande generosità utopica:

    • una visione di benessere collettivo, data la grande povertà economica e culturale seguita alla grave crisi agraria feudale, spinse gli economisti liberali del ‘700 ad attuare le rivoluzioni borghesi ma l’errore, in seguito, è stato l’aver abbandonato l’utopia, perché spaventati delle nuove masse operaie che educatesi sui loro scritti, rivendicavano uguali diritti. Essi, negando il futuro al IV stato, rivolsero lo sguardo al passato, attuando così un’inversione di tendenza che ricreò le supremazie con gli egoismi delle aristocrazie economiche di tutto l’800 e di gran parte del ‘900xii.

Il piano dell’utopia, come occhio a punto infinito, è funzionale alla realizzazione dei programmi a lungo termine che danno il diametro più ampio della visione. Solo in questa posizione matura della conoscenza, entra il sentimento storico, che si pone come il grado più evoluto d’elaborazione della coscienza (A. Colamonico, 2006), attraverso il passaggio dal piano della semplice acquisizione che crea le identità e le relazioni tra gli oggetti/soggetti, a quello del sapienza come gusto della bellezza della vita che si rivela, gratuitamente, nelle sue mille e mille forme, fuori e dentro la mente dell’occhio soggettivo.

L’acquisizione di un significato vitale, di un’identità universale, genera nell’osservatore un senso di gratificazione che si sviluppa in un sistema di emozioni. Il semplice stato emotivo momentaneo si organizza, così, in corpo sentimentale come l’insorgere impetuoso e fulmineo di un impulso amoroso, che crea un equilibrio intenso, costante, profondo tra cognizione ed emozione, tra informazione e vita, tra il lato destro e quello sinistro degli emisferi cerebrali che in simbiosi si fondono nel tutto della rete vitale.


Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo © 2013


_________________________i D. Peat. I sentieri del caso. Di Renzo 2004, pag.49.ii “… L’irrazionale, visto come un’uscita dai binari della ragionevolezza, scaturisce da una coscienza divisa, da una logica tesa a frantumare la realtà in tanti quanti informativi, slegati, per possederli e dominarli. Ma una volta sbriciolati, come una mollica di pane, gli eventi non essendo più un uno/tutto in rete perdono logicità, diventando un non-senso. A chi non è capitato di giocare con le molliche di pane o con le bucce di un’arancia durante un pranzo, che una volta sbriciolate e tagliuzzate, assumono la forma della nostra follia.La scissione una volta attuata richiede un salto di paradigma per poter rivedere l’uno-insieme, come un contenuto-contenitore, ma il salto necessita dell’emozione… L’irrazionalità è una perdita di senso-significato del vivere. Perdita che produce una incapacità ad emozionarsi di fronte alle incognite della storia. È da un’incognita, come un quid che si presta ad essere esplorato, definito, conosciuto, compreso, che nasce la conoscenza. Per essere più espliciti la conoscenza, come processo d’appropriazione di parti di infinito, è il risultato di un feeling tra un io/campo che si mostra come una comunicazione silenziosa tra un osservatore/osservato, da tale incontrarsi nasce l’osservazione, come l’insieme di informazioni che fanno da sfondo alle azioni storiche. Ogni informazione, quale quanto informativo, ha una duplice forma di contenuto/contenitore, con relativa esclusione/inclusione di significato, per cui si chiude ad alcune possibilità di senso e si apre ad altre, come le porte di un castello incantato. Tornando all’esempio del pane: la mollica una volta sbriciolata se non scatta un’emozione di gusto, non può diventare una frittata, ma il diventarlo, richiede un’altra serie di informazioni che presuppongono le proprietà dell’olio-uova-latte-zucchine, ecc. Il passaggio da briciola a frittata è assicurato da un salto cognitivo che nasce da un’emozione: mi piace la frittata. Ma il piacere non corrisponde al possedere. Se scindo in briciole per il semplice gusto del possesso, io faccio uno scempio di pane; se le divido per comporre una frittata, io implemento queste di significato. Prescindendo dall’esempio culinario, il passaggio dall’insieme all’unità dell’insieme e da questa ad una nuova serie uno/tutto, avviene sempre su una zona d’ombra, quale limite-frontiera del rovesciamento del significato. Il poterlo ribaltare necessita di un’emozione, lato destro della mente, che faccia incantare, emozionare intorno alle incognite della vita. Buio/ombra/luce/abbaglio sono le fasi della conoscenza, come un acquisto progressivo, a salti, di informazioni e di consapevolezza. Il passaggio da un non conosciuto, ad un intravisto, ad un visto, ad un amato-compreso, richiede un gioco dialogico tra le due parti del cervello che… si implementano, vicendevolmente…” A. Colamonico, 2006 b, op. cit. p. 17.iii I Licata parlando dell’apertura logica del ricercatore, funzionale alla stessa azione del ricercare, precisa che in genere la scienza è costruita “in terza persona” e non può affrontare stati che per loro natura sono “in prima persona”, per questo necessità una “rivoluzione copernicana” che riposizioni al centro la “bussola cognitiva” degli stati soggettivi. “…in discussione qui non è l’idea di una struttura della realtà, senza la quale non potrebbe effettivamente prodursi nessuna forma di conoscenza valida e nessun orientamento nel mondo, ma una visione ingenuamente rappresentazionale ed oggettivistica, in cui soggetto ed oggetto sono distinti e predefiniti, a favore di un’attività costruttiva che li definisce entrambi in una circolarità produttiva… processo che produce insieme il soggetto e l’oggetto come sezioni statiche e temporanee di un movimento circolare. La miniera della realtà è una miniera riflessiva… l’aspetto cognitivo parte sempre da un rapporto singolare ed in prima persona con il mondo, e poi si sedimenta in linguaggi e teorie culturalmente condivise. Tale condivisione non è mai un’acquisizione definitiva, ma la base comune per costruire nuovi giochi e strategie ritornando alla sorgente primaria della soggettività...” Op. Cit. 2008, pp. 257, 258.iv Della prefazione ad una delle opere latine di Caramuel: Mathesis biceps, Meditatio prooemialis. Campania: Officina Episcopali, 1670; traduzione italiana a cura di Carlo Oliva; Vigevano: Accademia Tiberina, 1977.v La psicologia cognitiva contemporanea parla di principio di assimilazione, applicabile non solo alle letture storiografiche di tempi lontani, ma a tutto ciò che viene percepito dall’osservatore per cui non si può ricostituire il passato se non attraverso i concetti ed i ragionamenti del presente, negando, in tal modo, obiettività alle letture che restano sempre vincolate all’occhio-coscienza di un lettore che modifica la sua stessa osservazione in relazione al mutare delle valutazioni storiche.vi H. Maturana fece questi lavori in collaborazione con Lettvin, McCulloch e Pitts negli ultimi anni cinquanta e il resoconto più bello era intitolato "Ciò che l'occhio della rana comunica al cervello della rana". (Lettvin, Maturana, McCulloch, & Pitts, What the frog's eye tells the frog's brain, Proceedings of the IRE, 1959, 47(11), 1940-1959.vii Nell’introduzione ad Ordini Complessi si evidenzia: “La funzione meta-storica non va confusa con quella meta-storiografica anche se spesso si intrecciano, perché la storia, secondo un occhio biostorico, non è la semplice lettura dei racconti su eventi, ma più propriamente la dinamica stessa d’evento, quale insieme di movimenti con le relative perturbazioni di campo a tempo 0. La storia si identifica con la Vita ed esercitare una funzione meta-storica significa: imparare a leggere la realtà per costrutti di mappe e non solo di enunciati. È dunque una lettura che visualizza carte di processi, geometrie di spazi, proiezioni di dinamiche di eventi e di ricadute degli stessi negli spazi uno-infinito.” A. Colamonico 2002, op. cit. pag 5.viii La posizione è una collocazione spaziale dell’osservatore che gli dà la particolare visione di realtà, aprendo ai personali punti di vista sulle aperture di futuro; imparare a giocare sulle posizioni diviene un ottimo esercizio di democrazia.ix La dimensione dell’utopia è quella del sogno che riporta alla memoria il discorso del 28 agosto 1963, di Martin Luther King pronunciato durante la marcia per il lavoro e la libertà dei Neri americani, davanti al Lincoln Memorial a Washington con la frase “I have a dream” che è parte integrante della storia dei diritti universali “ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali. Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.” M. L. King. Il sogno della non violenza. Pensieri. Ferltrinelli Torino, 2006.x Uno dei grandi errori cognitivi della sinistra nel ‘900 è stato quello di aver tolto peso alla dimensione utopica, perché, erroneamente con una lettura a-storica, ha associato l’occhio a punto infinito al potere temporale delle gerarchie ecclesiali, responsabili in parte, della connivenza Stato-Chiesa che frenava il processo di democrazia. La lettura ad occhio Egli è intrinseca alla storia e sviluppa nella coscienza dell’osservatore le consapevolezze di giustizia e di libertà universali, come aggreganti sociali.xi La democrazia è un processo interno alla apertura dello spazio-tempo e non un’invenzione di un’élite intellettuale dell’antica Grecia che associò la parola libertà all’esercizio di cittadinanza nella Polis. La libertà è il modo naturale del divenire storico come dialogica individuo/campo a livello cosmico “…La libertà è il gioco della scelta, come capacità a dare senso-significato alle azioni, da cui nasce la risposta d’evento. Di qui la proporzione: libertà : io = evento : spazio-tempo. Se la libertà è, dunque, interna alla vita, essa non potrà mai essere sconfitta, si potranno avere delle esplosioni di tirannie e di domini, ma essa riesploderà sempre in una nuova forma di fiore, di pensiero, di bimbo, di sorriso. Se la libertà è la linfa del processo biostorico… come educare ad essere consapevoli del proprio ruolo vitale?...” (A. Colamonico, 1998. Op. cit. pag. 72.xii Quando l’utopia è definita il piano dell’impossibile, solo allora si fanno avanti gli egoismi delle oligarchie. In tal senso necessita un costante controllo dello stato di salute della menti-società, poiché ogni tirannia è uno stato di sofferenza della dinamica mentale personale o di un gruppo egemone.

La mente è in grado di tessere fili con ritmi discreti che si fanno un tutto, nell'azione di lettura. Per questo si può parlare di un soggettivismo cognitivo, funzionale a letture e azioni storiche circoscritte.

I numeri stavano prendendo forma sempre più complessa, come nella “Primavera” di Botticelli, in cui ogni spazio accoglie un elemento nuovo, mentre il cielo gioca a nascondino tra i tronchi che non hanno chioma:

3838485920663400084700003745859697000038376268907773623525478697079587

7463995000002103400057349236523900002838747575839292000000309487875734

8384758992847575849230000202020030000000000084847737447736609304857679

3903395786749000475563785795356332647589000458375068837646586835636475

8785908585938404827367429...

Non doveva lasciarsi ingannare, il suo essere resistente era solo una maschera. Doveva ipotizzare una lente più scaltra, una base differente, isolare una traccia di stranezza che da numero qualunque lo rendesse numero espugnabile.

Aveva bisogno di liberarsi di tutta la sicurezza dei vecchi percorsi, sapeva che la chiave era lì, sotto gli occhi, bisognava solo aspettare che apparisse.

Alessandro ritornò a fissare la stampa del Botticelli sulla parete, decise di leggerla da sinistra verso destra, poi di fronte, poi dal basso verso l'alto e viceversa. Ad intermittenza, aprendo e chiudendo gli occhi, verificava la mappa mentale di quel tappeto di iris, margherite, violette, alloro, fiordalisi.

Ogni serie, in funzione dell'ammiccamento predisposto, cambiava posizione nella successione.

Ritornò al numero, in base 8, forse 10, no meglio 28. Si, ecco. Fatto.

La rottura della chiave era sotto i suoi occhi. Sentì una fitta allo stomaco. Ogni volta era così.

Per Regina la matematica era un'astrazione, ridendo gli aveva confessato che si perdeva già in una divisione, figurarsi in un crittosistema e smetteva di ascoltarlo, quelle poche volte che provava a condividere la sua tristezza.

Ogni numero è vivo con un suo respiro che si ferma, appena se ne rompe l'ordine nascosto.

Era di nuovo, in lui, come un lutto, in attesa di essere elaborato, per non fare, di questa nuova perdita, la trappola del dolore.

Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo © 2013