2° cap. Lo stato attuale della conoscenza

Le carte di lettura strumenti di navigazione in una realtà che resta oltre l'orizzonte stesso della lettura. Ogni carta apre uno spaccato di verità che come un diamante ha mille e mille sfaccettature.

Biostoria quaderni: n° 5

Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo

Le Geometrie della Vita

nel Salto Eco-biostorico

Verso una Topologia a occhio infinito della relazione Mente/Mondo

2° Cap. Lo stato attuale della conoscenza

© 2010 – Il Filo S.r.l. - Bari

Il limite cognitivo dell'uomo


" ... nell'azione del ricercare definizioni generali, resta circoscritto a giustificazioni particolari, legate alle inclinazioni soggettive di dicitura e di mappatura di una realtà che trasborda i confini dello sguardo:

  • la ricerca della verità si pone come la funzione storica che spinge l'osservatore (uomo) ad interrogarsi sulla vita e sulle sue implicazioni, ma in tale anelito al vero egli sa trovare solo delle soluzioni diversificate che gli danno una consapevolezza di breve durata, poiché basterà un nonnulla perché tutto quanto definito sia capovolto. In tale perenne stato del dubbio, la conoscenza assume la connotazione dell'incertezza, rivelando tutta quanta la fragilità del castello concettuale sin lì elaborato e da cui necessiterà ripartire per il successivo viaggio d'esplorazione.

Ogni viaggio è un processo di chiarificazione della realtà percepita che di fatto è una "vestitura" di verità. Ogni conoscenza è un dare l'abito (status di abitante spaziotemporale) ad un "quid" che assume la connotazione di senso-valore, circoscritto alle lenti-carte-scale cognitive e alla finestra-campo di lettura.

(da A. Colamonico. Il tempo 0: l'attimo di presente. in La Spugna eco-biostorica © 2011)
Gioco di Arte-a-parti. 2020La conoscenza veste la realtà, racchiudendola in un modello che nel tempo si rivela gabbia concettuale.

Lo stato attuale della Conoscenza

Photographing Quantum Physicists' Chalkboards

Sin dal suo primo affacciarsi sulla scena storica la fisica quantistica si pose come una pietra d’inciampo, un nodo semantico-cognitivo in grado di far scricchiolare la grande impalcatura della fisica classica, avendo introdotto un quid, il quanto, che determina il limite di una conoscenza incondizionata.

Con la teoria dei quanti, nel primo ‘900, s’introduce una dimensione a grana fine di realtà che apre da un lato all’invisibile, il vuoto quantico, come il campo primordiale di una realtà virtuale, fuori dalle categorie spazio-temporali classiche, e dall’altro a comportamenti quantistici che si lasciano osservare, modificandosi nell’atto stesso di lettura, secondo il principio di indeterminazione:

    • il Paradosso del gatto di Schrödinger i prospetta una natura che prende le due possibilità, vivo o morto, del gatto nella scatola e le ferma nel tempo fino all'istante dell’apertura della scatola, quando mostrerà quella che diverrà la verità dell’osservatore. In tale stato di attesa, il tempo perde l’indipendenza nei confronti di tutte le cose, uomo compreso, e appare influenzato da un atto soggettivo che gli attribuisce una veste di realtà.

Interessante, al di là dello stesso paradosso, è l’idea di una natura bloccata con molte possibilità di processi, che restano sospesi sino a quando un occhio osservatore ne elaborerà un percorso, un’identità. Il paradosso, nato come gioco sulla stessa fisica quantistica, fa comprendere come di fatto sia lo stesso osservatore ad indirizzare il manifestarsi della vita, isolando la nicchia storica o campo di lettura, e nel contempo quella di significato che ne costituisce il campo semantico.

In un sistema di campi-nicchie si moltiplicano i processi e si svelano ambiti sempre nuovi del manifestarsi della realtà, che approfondendosi nei complessi sistemi di lettura, si allontana e si dirada come il luogo dell’infinito.

Per la prima volta lo stesso osservatore entra nel processo esplorativo, per cui s’inizia a parlare di una realtà che si mostra condizionata da un occhio lettore che, con la sua azione ne modifica la struttura; il campo esplorativo, così, si sdoppia tra una realtà osservata che è il fuori ed una che osserva, il dentro, mente:

    • la negoziazione tra i due oggetti cognitivi, osservato-osservatore, è la conoscenza-osservazione.

L'osservazione luogo-membrana dell'incontro osservato/osservatore

Accettare il legame inscindibile osservato-osservatore-osservazione implica mettere il limite all’assolutezza dell’indagine che da incondizionata si fa relativaii, cioè condizionata alle scale di lettura, alle lenti-mappe cognitive dell’osservatore, alle categorie e alle geometrie logiche con cui si valutano e si ordinano le conoscenze.

Il limite se da un lato ha tolto spazio alle velleità onniscienti degli scienziati; dall’altro ha aperto, con biostoria, il frattale conoscenza che si è moltiplicato con una crescita esponenziale, poiché giocando a variare le scale di lettura, gli occhiali interpretativi, le categorie logiche, esso ha assunto forme di coerenza sempre nuove con possibilità di applicazioni sempre più raffinate e più vicine alla grana fine della vita.

In tale possibilità diversificata e diversificante dei modi di messa a fuoco del campo d’osservazione, la coscienza è entrata da protagonista nel processo esplorativo ed organizzativo dell’oggettivarsi della vita che non smette mai di sorprendere, svelando i lati nuovi di sé.


La coscienza attrattore cognitivo di coerenza storica


La coscienzaiii, perdendo la connotazione esclusivamente religiosa che l’aveva fatta oscurare nel secolo delle rivoluzioni borghesi, è vista oggi, biostoricamente parlando, a sua volta come un oggetto frattale, dinamico, plastico, aperto a mutazioni continue di scale e di grandezze che le permettono di attuare i salti logico-disciplinari nelle letture, in ogni tempo 0 di presente.

L’organizzazione di una coscienza a occhio allargato è lo snodarsi-annodarsi del pensiero nell’azione di messa a fuoco della realtà dalla dimensione quantistica a grana fine, a quella della bio-fisica mentale creando così le proprie nicchie storiche e sentimentali d’appartenenza.

Immergendosi in se stessa la coscienza apre lo sguardo a tutto il suo sistema organizzativo, visto come un complesso oscillante, fragile e molteplice insieme di lievi percezioni.

I quanti informativi formano e in-formano, dando vita agli stati mentali e nel contempo, agli stati di reali.

Nel gioco dinamico di dentro/fuori, la coscienza assume il mondo e se stessaiv, come in un abbraccio vitale, in cui la sfera soggettiva s’intreccia con la sfera oggettiva, per cui il mondo assume le stesse connotazioni topologiche della coscienza e la coscienza quelle del mondo, come nella bottiglia di Klein o nel nastro di Möbius, che si formano/deformano insieme, in un uno/tutto, topologicamente organizzato.

Vestire il Tempo

Il “vestito” del tempo è uno spazio, come quello del dipinto P. A. Renoir. Bambina col gatto -1887.Le due definizioni più rinomate, tempo oggettivo, e, tempo soggettivo, si basano sulla dicotomia tra la definizione di I. Newton "… Il tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente…” (Da I. Newton, Principi matematici, U.T.E.T., Torino 1989, pag. 105.), e quella psicologica, già posta da Sant’Agostino, che apre all’esperienza privata, individuale della percezione temporale. Il primo, a scala quantitativa, è il tempo degli orologi, con il ritmo costante di successioni prive di significati; il secondo, a scala qualitativa, che si frantuma in ore e date che permettono di fare emergere, da un anonimo tempo, le “scaglie” di ricordi, di vissuti che si fissano nella coscienza, disordinatamente, come nei romanzi di I. Svevo e di M. Prust, in cui l’intreccio del racconto è un procedere a zig-zag nella memoria. In tale andare avanti e indietro si attua la frantumazione del tempo. La lettura biostorica pone il tempo-spazio come una topologia a vuoto/pieno (la spugna eco-biostorica), per cui il tempo è letto solo se lo si veste di forme-realtà.
Topologia
http://www.alaaddin.it/_TRECCE/HP/INTRODUZIONE/immagini/MOEBIUS_ESCHER_1963_an.gif
Animazione del "nastro di M. C. Escher"Le rappresentazioni di M. C. Escher creano un equilibrio rigoroso tra ricerca matematica e fantasiosa creatività. Dipingono architetture ed oggetti che appaiono allo stesso tempo assurdi e veri. La dualità con un gioco sottile e rigoroso di forme e geometrie si attua con il capovolgimento delle situazioni in cui una forma diviene il negativo dell’altra in una struttura a uno/tutto.

Il nastro di Möbius, ad esempio, è un sistema non orientabile poiché ogni volta che si fissa un orientamento, basta percorrere un giro completo lungo il nastro, per ritrovarsi nell’orientamento speculare, in cui destra e sinistra si sono scambiate (R. Courant H. Robbins, 2000).

Volendo semplificare, la coscienza costruisce il mondo/il mondo costruisce la coscienza e insieme entrano nel labirinto della vita che si manifesta, ad ogni passaggio, in un gioco di nodi-reti a campi-finestre in cui si focalizzano e si limitano gli aspetti e le dinamiche, che conservano memoria speculare del proprio essere che diviene (A. Colamonico, 2002).

Nel gioco esplorativo ed edificante della vita in senso lato, i differenti passaggi tra le differenti dimensioni vitali, inquadrate, non implicano la perdita di una data realtà; ad esempio, la struttura quantistica rimane in una struttura atomica come il sotto-strato vitale, subatomico, che fa da sfondo-collante, come un tessuto connettivo, alle dinamiche evolutive a grana più grossa:

    • è in tale accettazione che si salva sia, la scienza classica e sia quella quantistica, poiché delimitando le ricerche in sotto-campi, esse, proprio nel limite delle finestre d’osservazione, trovano universalità di definizione.

La coscienza, come si può ben constatare, con i suoi stati cognitivi ed emozionali e con i suoi salti mentali che l’aprono a nuove visualizzazioni, entra nell’organizzazione di tutto il contesto gnoseologico, poiché se la conoscenza è il risultato di un negoziato silenzioso tra la natura in sé e l’osservatore, grande importanza assume l’occhio-mente di colui che guarda e visualizza quello che, egli stesso, con un atto decisionale, vuole visualizzare come oggetto:

  • è lo stesso osservatore che costruisce il dominio cognitivo (M. Maturana, 1993) che fa da sfondo-campo alla sua particolarità scientifica.

Cercando d’approfondire meglio il ruolo dell’osservatore e della sua stessa mente-coscienza nella costruzione delle immagini di vita, necessita fare un veloce viaggio negli studi della bio-fisica quantistica. Secondo il fisico siciliano, Ignazio Licata (2008), la cognizione è un processo esteso, in cui può essere realmente difficile distinguere cosa appartiene alla mente e cosa al mondo, poiché l’atto cognitivo appartiene sempre alla

  • mente-nel-mondo… L’osservatore nasce con l’atto cognitivo ed esplica rappresentazioni del mondo, atto in cui soggetto ed oggetto collassano in entità distinte. La cognizione non è rappresentazione del mondo, ma un processo di generalizzazione di mondi connesso alla complessità dell’accoppiamento strutturale tra un organismo e l’ambiente…v.

Accettando il limite della stessa azione dell’investigare che circoscrive i confini dello stesso osservatore/osservato, oggi, gli scienziati parlano dell’organizzazione della realtà come una struttura a più strati soggiacenti che prende corpo da una dimensione quantica di vuotovi. Esso non è un vuoto assoluto ma una forma di fluttuazioni primordiali che creano la condizione di energia minima di un sistema, quale stato fondamentale, un'entità dinamica dotata di incessanti fluttuazioni energetiche, dette particelle virtuali; una specie di sottofondo del mondo fisico da cui emergono le particelle reali, rilevabili, a loro volta descritte come oscillazioni di campo, in continua interazione con le fluttuazioni invisibili del vuoto quantistico (I. Licata, 2009).

Il vuoto(pieno) della fisica quantistica, ritenuto l’elemento più abbondante nell’universo, possiede una vibrazione ineliminabile, la fluttuazione del vuoto stesso, che si comporterebbe come un accordatore della sinfonia della vita, vista come un processo d’energia; una specie di dio-mamma che si fa utero delle mille e mille forme della vita (A. Colamonico, 2005, b).

L’idea di un sotto-strato vitale che racchiuda in sé la vita in senso ampio, a guardar bene, cambia la topografia e la stessa cosmologia della realtà che non è più vista come un processo senza bordo-confine che si espande verso un infinito che si pone come un oltre la realtà; ma come un processo delimitato da una membrana che lo racchiude pur salvaguardandone, nel suo interno, le libertà organizzative che si costruiscono nei tempi 0 di presente.

Dato il vuoto(pieno) quantico, l’uscita dal vuoto, secondo i fisici, è l’atto di nascita di un sistema individuo, in senso lato, atto che richiede uno strappo del velo dell’invisibile che separa la dimensione quantistica da quella classica, intesa questa seconda come il luogo del manifestarsi delle particelle reali della materia dalle forme più piccole a quelle più grandi.

Gustav Klimt - Madre con bambino. 1913
Processo di gemmazione della vita
Il tempo 0, campo del presente, dà visibilità reale ai fatti storici, che emergono da un vuoto storico.
I quanti storici promotori di Vita

Alle soglie del 3° millennio sembrerebbe che stia emergendo il lato femminile nella lettura di realtà, uno sguardo-occhio attento al manifestarsi delle emergenze naturali (processo di gemmazione) come veri atti di nascita nel passaggio da un vuoto quantistico, utero della vita, ad un pieno, individui reali, figli, che imprimendo lo spazio-tempo, lasciano l'impronta di una presenza, di un passaggio. Il salto di lettura sta aprendo ad una forma femminile anche nella visione Etica, in quanto l'io categorico, dell'etica forte, si ridimensiona e si addolcisce , etica gentile, affascinato dal gioco di probabilità e di alee di un lato materno e accogliente della vita tutta. Ogni salto di paradigma muta i sensi comuni e gli stessi significati da cui nascono le valutazioni storiche, campo di coltura dei fatti. Il 3° millennio ancora tutto da immaginare, sta rimodellando lo spazio mente che misurandosi con gli spazi nuovi a multi-dimensione, scopre che le possibilità molteplici di costruzione sono solo forma amplificate di inclusioni di un unico processo storico-vitale che procede secondo un processo moltiplicativo, di tipo esponenziale.

Il processo di emergenza

Il processo che fa oltrepassare la dimensione quantica, aprendo alla dimensione classica, è quello d’emergenzavii che da un vuoto fluttuante d’energia fa affiorare una forma embrionale organizzata che, a sua volta, perturberà il campo-bacino di appartenenza, iniziando ad assumere l’aspetto di una particella organizzata, visibile di realtà. Particella reale, iniziale, come lo stato sistemico primario che con successive aperture (ri-emergenze, ri-nascite) organizzative si diversifica, complicandosi (= implicandosi insieme) e retificandosi (= mettendosi in rete), fino ad assumere il livello più complesso che è la stessa coscienza dell’osservatore:

    • Proprio in tale stadio vitale e organizzativo della materia-energia si attua il salto nella sfera dell’immaterialeviii, il pensiero, con relativo cambio di prospettiva, dall’oggetto al soggetto, dall’osservato allo stesso osservatore, dal fuori al dentro la coscienza.

I qualia sono, nella filosofia della mente, gli aspetti qualitativi delle esperienze coscienti. Ogni esperienza cosciente ha una sensazione qualitativa diversa da un'altra

Il salto dal fuori al dentro è giustificato da molti studiosi con il ricorso ai qualia che, già posti da Democrito come qualità secondarie risultanti dalle relazioni tra i corpi materiali e l’anima, permetterebbero gli stati soggettivi, oltrepassando il vuoto informativo, relativo a quel buio cognitivo del varco dal mondo esterno al mondo interno, dal tu all’io.

I qualia, caratterizzerebbero essenzialmente il formarsi delle singole esperienze coscienti, viste come le sensazioni qualitative, primigenie, intorno a cui si ordina il pensiero soggettivo.

Ogni esperienza cosciente secondo, ad esempio Daniel Dennett (2009), avrebbe una qualità a seconda del modo in cui accede alla coscienza e sarebbero i qualia (neutro del latino is, quale) i modi in cui le cose ci sembrano, ci appaiono.

Egli ha anche cercato di tracciare le loro quattro proprietà fondamentali, cioè l’essere:

    • Ineffabili, perché appaiono nel singolo soggetto che li esperisce, il quale non può raccontare agli altri come sta vedendo, gustando, odorando, etc.

    • Intrinseci, dato che sono elementi semplici ed atomici, cioè non derivano da null’altro.

    • Privati poiché relativi al singolo soggetto che li esperisce e pertanto non misurabili con quelli esperiti da altri soggetti.

    • Apprensibili direttamente o immediatamente nella coscienza, essendo esperienze immediate e non elaborate della coscienza.

Il limite della "meccanica" della mente

Con i qualia si è, a guardar bene, nella sfera delle impressioni che furono già sostenute dai pittori e dai poeti impressionisti, in pieno decadentismo, si pensi ad un G. Pascoli con le sue onomatopee “ bubbolio lontano… sciabordare delle lavandare” o all’Urlo di E. Munch.

Accettando i qualia come le chiavi del passaggio dal fuori/dentro, essi si presenterebbero come dei flash con cui la realtà oggettiva s’imprime nella coscienza, acquistando forma soggettiva, ma osservando meglio, essi dicono poco sul processo mentale che attua il passaggio dall’impressione, alla cognizione vera e propria cioè la consapevolezza organizzata e strutturata del significato, lato positivo della coscienza, se vista, questa, come una macchia fotografica che stampa un negativo d’immagine su una pellicola che poi sviluppata darà l’immagine positiva; la fotografia, appunto, di realtà.

In una sì fatta architettura, lo stesso pensiero è visto come un processo fisico-meccanico che si modifica conoscendo, attraversando quel buio cognitivo, da cui affiora la qualità soggettiva di senso-significato, componente immateriale di sé:

  • impressioni, immagini, idee, modelli mentali, linguaggi, ecc.

La conoscenza del mondo, sempre secondo I. Licata (2008), è il risultato di

  • un’attività cognitiva, a più livelli, (di un) continuo gioco di esplicazione delle relazioni degli infiniti stati mente-mondo… di un’attività costruttiva che li definisce entrambi in una circolarità produttiva… il fondamento della conoscenza è il processo stesso della conoscenza…ix

Il grande interesse degli scienziati sui modi della mente, che li ha portati a volgere lo sguardo dall’oggetto al soggetto osservatore, è supportato dall’idea di poter costruire degli elaboratori in grado di replicare le stesse impressioni soggettive e auto-organizzarsi in forme autonome di pensiero.

La ricerca frenetica della macchina pensante, rivela come si è ancora nella linearità del paradigma meccanicista, che ha fatto coltivare il sogno del congegno perfetto, come lo fu anche quello dell’arma perfetta, con l'intento di alleggerire l’uomo dalla pesantezza della vita e finendo di fatto col sostituirlo fisicamente, mentalmente e, perché no, anche storicamente con il robot che sogna.

Certo riprodurre il modo come la mente umana, risultato di millenni e millenni di evoluzioni, produca la consapevolezza di sé nel mondo è molto affascinante. Ma è nel contempo una fatica titanica, poiché il processo che via, via cerca di svelare la realtà di fatto la ri-vela in una nuova forma di vuoto d’infinito; quasi come in una maledizione ancestrale, il destino dell’uomo è cercare di conoscere, ma nell’atto cognitivo finisce con lo scoprire nuova ignoranza. C’è un rapporto a feed-back, in cui la conoscenza e l’ignoranza si modellano e si amplificano, a tondo come un gatto che si morde la coda (H. Maturana, F. Varela, 1992).

Modello di un'osservazione multipla
“… Porre una relazione vitale tra materia-bios-pensiero, permette di studiarli come il frutto di una medesima dinamica; per cui si potrà cominciare, con una tale visualizzazione, a tessere le connessioni disciplinari: non è più idoneo credere che ci sia uno strappo tra scienze e scienze che giustifichi il loro porsi in senso dicotomico. Le differenziazioni sono solo una diversa angolazione di lettura, una differente linea di approccio ad una identica realtà. Dalla rilevazione di un simile legame vitale scaturisce la proposizione (Materia : Bios = Bios : Pensiero = Pensiero : Materia). Dalla proposizione prende corpo una interessante riflessione, per la ricaduta che potrà avere sul piano speculativo: Le idee e i concetti sono il prodotto naturale della mente, per cui non è dato all’uomo di uscire dalle concettualizzazioni della realtà per conoscere, così come non gli è dato di uscire dalla materia per vivere. Solo concettualizzando si possono elaborare le mappe di sapere, come le costruzioni di linguaggi-teorie che rivelano le visioni utopiche di una realtà che è oltre il piano di lettura. Solo dalla costruzione di un’utopia può scaturire l’intervento-azione sulla stessa materia… Da A. Colamonico, 2002, Pag. 45.

In questo momento storico di grande sgretolamento del sapere, con corrispettivo ampliamento cognitivo dell’ignoranza, necessita un balzo logico, un nuovo paradigma, che faccia fare il salto dal piano della follia, la frantumazione nichilista della coscienza-conoscenza, a quello della genialità, come la soglia in grado di aprire, con leggerezza sintropica, le strade del nuovo indirizzo storico-cognitivo:

  • Una mente che sappia vedere nella complessità i fili diversificati e annodati degli ordini naturali, multipli.

  • Un occhio in grado di saper leggere l’uno/tutto, insieme, come una dualità che si fa singolarità.

  • Un occhio-mente in grado di sviluppare una logica nuova che superi le dicotomie tra i significati, aprendo ai versi multipli di senso che mostrano una realtà frattale.

  • Una coscienza che ponga non la scienza al vertice delle sue scelte vitali, ma la sapienza, come quella dimensione sentimentale di saggezza che fa gustare la bellezza della vita nel suo porgersi gratuitamente, all’occhio osservatore.

Il salto logico con il paradigma eco-biostorico

È questa è la vera scommessa, ma il poterlo fare richiede una nuova organizzazione del pensiero, quindi un salto gnoseologico, che a pluri-versi simultanei faccia guardare il dentro/fuori della vita come un'unica realtà dialogante a più strati soggiacenti, in cui ogni azione produce un eco-riflesso di ritorno e sono i ritorni che creano gli stati di salute/benessere dell’intero sistema vitale.

Un occhio mente che sappia muoversi non in una logica oppositiva (E. Morin, 1993), che esclude, divide e crea le gerarchie; ma in un sistema dialogico, moltiplicativo (la mente/cuore di Spazioliberina) che abbia consapevolezza delle pluralità dei significati che sono proiezioni di echi che svelano la complessità della vita, come ricchezza di mille e mille forme che tendono alla singolarità nella dualitàx di ogni sistema a uno/tutto.

Proprio nella singolarità relazionale che si mostra a tutti gli strati, si può cogliere la forza creatrice che è un processo di democratizzazione cosmica che va intesa come forza aggregante e non solo come aggregato di forze che pur complicandosi dà ad ogni individuo una funzione che lo distingue e lo rende valore.

Si può comprendere come alla base del nuovo salto gnoseologico c’è un cambiamento di rotta nell’attribuzione del significato storico.

Il modello d’indagine fin qui seguito dagli studiosi nell’organizzazione della vita è di tipo bottom-up, come un procedere, per livelli crescenti d’astrazione, appunto dal basso verso l’alto.

Nell’approccio biostorico si segue un procedimento inverso, top-down, ovvero per livelli crescenti di concretezza.

Forma frattale in un geranio a tre rami di fiori

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i “... Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche in modo parimenti verosimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato. La prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso…” E. Schrödinger. Die gegenwärtige Situation in der Quantenmechanik. Die Naturwissenschaften 23 (1935), pag. 812.ii “… La crisi storica del modernismo ha implemento la teoria del nulla, poiché nella perdita delle certezze assolute, gli intellettuali dell’epoca non attuarono un salto di prospettiva, verso un livello di complessità di grado superiore che potesse includere le differenti letture scientifiche. Essi videro, nei nuovi orizzonti della ricerca, la perdita dell’oggettività dello stesso ricercare e in tale perdita lessero il relativismo storico come la prassi esistenziale della vita. Essi confusero il valore etico della teoria della relatività che nasce dal legare l’evento al suo contesto come interdipendenza vitale e inscindibile, con l’assenza di valore del relativismo, che fa leggere in modo svincolato lo stesso evento che, una volta isolato dalla sua nicchia, si pone su un piano a-storico, senza significato. Così facendo essi espulsero dalla vita l’etica, quale cerniera che rende le azioni virtuose, quindi vitali... Dare un confine, ai piani della ricerca, non significa negare valore a quella ricerca, ma semplicemente porre uno spazio-contorno che faccia dilatare lo sguardo dal un dentro ad un fuori, come visione sdoppiata di contenuto/contenitore. In tale organizzazione complessa di lettura si è su un livello superiore d’indagine. Solo constatando il limite di un dato ricercare, si può aprire la mente ad un nuovo campo di ricerca, quale processo di gemmazione della conoscenza. Con tale logica che si fa dialogica, l’io frantumato diviene un io multiplo che ha in sé l’informazione di essere una medesima realtà che si apre alla molteplicità dei campi di evoluzione…” A. Colamonico. Il paradigma biostorico come abbraccio dialogico tra etica e scienza…” http://biostoria.blogspot.com/2008/03/il-paradigma-biostorico-come-abbraccio.htmliii “… Da quando quattro o cinque secoli or sono ha avuto inizio la scienza moderna, il pensiero scientifico ha allontanato sempre più l'uomo e la sua coscienza dal centro delle cose. L'universo è diventato sempre più intelligibile in termini oggettivi. Gli esseri umani stessi cominciano ad essere studiati in termini oggettivi da psicologi e da biologi. Si deve considerare invece che la fisica, un tempo regina della scienza oggettiva, sta reinventando l'esigenza dell'anima umana e la sta ricollocando al centro della nostra comprensione dell'universo…” A. Rae, Quantum Phisics: Illusion or Reality? Cambridge U.K. 1986, pag. 68.ivSi pensi ad esempio alla teoria di Savage in cui le preferenze del decisore sugli stati del mondo futuri si riflettono su quelle delle proprie azioni e degli stati del mondo di presente, creando un tutto coerente ove, di fatto, si può misurare il decisore dalla semplice osservazione delle sue azioni-risposte. Si veda Leonard J. Savage, The foundations of statistics. New York: John Wiley & Sons, 1954.v I. Licata. La logica aperta della mente. Codice Edizioni, Torino 2008, pag. 256vi “… il vuoto quantistico è un’entità dinamica. Capace di esibire fluttuazioni energetiche non direttamente osservabili, ma significative nello studio dei comportamenti dei sistemi fisici. Il fatto singolare è come la MQ, partendo da posizioni rigorosamente operative, porti a postulare una sub-struttura invisibile, le cui fluttuazioni, descritte in termini di particelle virtuali, producano effetti reali ed osservabili…” I Licata. Osservando la sfinge. Di Renzo Editore. Roma, 2009, pag. 149.vii “… La nuova scienza dell’emergenza trova il suo contesto teorico naturale, nell’idea di proprietà sistemiche che caratterizzano globalmente i processi studiati e non possono essere ricondotte banalmente alle proprietà degli oggetti costituenti. Nuova considerazione richiedono i vincoli, che possono agire da regolatori dei micro-comportamenti del sistema e rendere conto di quella che il biologo teorico Robert Rosen ha chiamato casualità verso il basso, ossia la possibilità che un livello superiore ha di agire sui livelli inferiori. Nei fenomeni di emergenza i vincoli sono importanti quanto le leggi poiché rappresentano il canale che permette a un certo insieme di interazioni e costituenti di generare nuove strutture. Abbiamo a che fare dunque con quella che Marcello Cini ha definito scienza dei processi e delle condizioni, che riconsidera il concetto di legge nella descrizione dei sistemi complessi all’interno di un nuovo paradigma biologico che sta modificando anche la fisica teorica…” I Licata, 2008. Op. Cit. p. 161.viii Immateriale come diverso dall’idea comune di materia, come immagine, simbolo, idea, concetto.ix I. Licata, 2008. Op. Cit. pag. 257.x Essere un due in uno o un uno in due, crea i rapporti di uguaglianza che non è livellare o massificare le tendenze immaginative e funzionali, ma il pieno riconoscimento delle diversità emergenti dallo stesso riorganizzarsi del processo vitale. Conservare la privata individualità è il significato storico dei ogni vivente.
La melagrana metafora di Biostoria, L'uno/tutto della vita.

Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0

Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva

3° Campo

Antonia Colamonico © 2011 - Il filo, Bari

La conoscenza: l'arte dello svelare

La conoscenza è l'arte dello svelamento, del cavare fuori da un ignoto un quid, privo di forma spazio-temporale, senza un nome, e totalmente svincolato da qualsivoglia proprietà costitutiva. Quel quid, senza identità, si presenta come un “uno/tutto” del buio cognitivo. Il vuoto, sin dall'antichità ha assunto l'immagine di uno spazio cavo, come un “buco” su una superficie che crea una depressione, una discontinuità sulla linea di contorno, si pensi ad esempio alle strutture a frattale delle coste o di un terreno. L'ampiezza frastagliata della cavità crea le struttura a “gravina” come una molteplicità di doline e inghiottitoi, che rendono l'idea del carsismo della conoscenzai, con un intricato insieme di cunicoli e anfratti.