Le Geometrie della Vita

Alla Palestra della Mente

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Biostoria quaderni: n° 5

Antonia Colamonico, Marcello Mastroleo

Le Geometrie della Vita

nel Salto Eco-biostorico

Verso una Topologia a occhio infinito della relazione Mente/Mondo

© 2010 – Il Filo S.r.l. - Bari

Idea Editoriale


Il saggio prende forma di sito, per superare il confine del libro.Aperto al Mondo, come pagine di un quaderno da sfogliare, in una nuova democrazia. Gli autoriIl quaderno, per volontà degli autori, è messo in rete, anche in formato pdf, per una maggiore e più democratica diffusione delle idee, confidando nel fatto che chi utilizzerà le informazioni, avrà la delicatezza di citare gli stessi."Ogni scrittura è un seme e ogni lettore è un campo, in cui quel seme mette radici aprendosi alle nuove gemmazioni, fioriture." Antonia Colamonico
Come è nata la scienza & metodo Biostoria

Premessa

"Quando isolai, nel 1992, per la prima volta nella storia, la 5a dimensione di lettura, come il modo naturale della mente a visualizzare la complessità della vita, i significati storici assunsero, per me, una nuova identità:

  • vedere con un occhio-mente a 5 dimensioni significa attuare una rivoluzione copernicana nell'organizzazione del pensiero, con ricaduta sui piani della semantica, dell'etica e della stessa gnoseologia." Antonia Colamonico

Da Ordini Complessi., p 82. 2002

"... La stratificazione della finestra storica è, dunque, una dimensione cognitiva propria dell’organizzazione analogica del cervello umano (Colamonico, 2008).

Essendo la finestra storico-cognitiva per natura una stratificazione di dinamiche, si presta ad essere immaginata come tanti fogli trasparenti su ognuno dei quali l’osservatore ne disegna una, ovvero l’organizzazione cognitiva della storia, quindi della realtà, è la proiezione su un piano quadridimensionale (spazio-tempo), non di una porzione di superficie iper-sferica curvata nella quinta dimensione, ma bensì di un volume di tale iper-sfera. Ne consegue una visione cognitiva della realtà come proiezione stereografica di un insieme di iper-sfere pentadimensionali osculanti, ovvero una specie di “iper-cipolla” (si veda Figura 1) che si presta ad essere sfogliata tema per tema.

Risulta evidente che tale quinta dimensione è una dimensione di lettura; è esterna all’osservato e riflette il modo di strutturare la realtà dell’osservatore:

  • per questo motivo, tale apertura dimensionale è passata inosservata, in quanto nei ragionamenti, l’osservatore focalizza la sua attenzione su uno strato della cipolla (spazio di eventi in relazione logica), non su tutta la cipolla.

La finestra storiografica come stratificazione di proiezioni, svolge la funzione di campo (Colamonico, 2002), all’interno del quale l’osservatore costruisce le relazioni fattuali tra i differenti temi. La finestra è dunque il terreno all’interno del quale si sviluppa il pensiero analogico-creativo (Colamonico, 2005), mentre lo strato della cipolla è il luogo del pensiero logico-riflessivo in quanto tutto quello che vi appartiene è già stato strutturato coerentemente. In questa visione, il pensiero analogico è l’emergenza di un nuovo ordine logico da una sovrapposizione di differenti ordini indipendenti. Tale emergenza diventerà a sua volta un nuovo ordine logico che si andrà ad aggiungere ai precedenti strati proiettivi.

In questo lavoro, partendo dalla distinzione tra storia e storiografia, e ripercorrendo l’approccio biostorico alla conoscenza, si è mostrato un modello cognitivo di realtà come multi-proiezione per piani logici, in cui l’unico motore è il pensiero analogico (de-coerente) che struttura sacche di logicità. Ne deriva una visione di pensiero a sua volta come una spugna. Tale modello si presta ad essere generalizzato in contesti più ampi (ad esempio, la mente collettiva o l’organizzazione delle scienze) che saranno oggetto di studi futuri."


da Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo. Verso una Geometria Multi-Proiettiva della Mente © Il Filo S.r.l. - Bari, 8 settembre 2010.

“Gli uomini somigliano al loro tempo più che ai loro padri” - Massima Orientale

Questo lavoro, a seguire l'articolo “Verso una geometria multi-proiettiva della mente”, è una delle prime tappe della collaborazione tra uno storico e un matematico. L'idea di fondere le due competenze è nata sin dai tempi di “Fatto Tempo Spazio” in cui per la prima volta la storia non fu più vista come una semplice narrazione e catalogazione di eventi relativi al passato, ma quale processo di interazione tra soggetti e campi. Tale indagine sistemica si è evoluta in “Biostoria”, in “Ordini Complessi” e in “Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso”. Il processo di astrazione dalla vecchia storiografia alla biostoria come storia della vita ha prodotto una teoria dell'agente storico, permettendo il salto verso lo studio delle proprietà che una mente, in grado di confrontarsi con la vita, debba possedere. Come lo studio delle proprietà matematiche dell'agente razionale ha permesso lo sviluppo, ad esempio, della teoria delle decisioni e delle varie teorie economiche; così ci auspichiamo che un studio matematico dell'agente storico, porterà ad una Scienza della Vita. In tal senso questo lavoro rappresenta un passo verso il delineare un terreno di coltura comune alla biostoria e alla matematica.

Bari, 23/12/2010

Gli autori

Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo

Da La traslazione di evento, in A. Colamonico. Ordini Complessi, p.47. Il Filo, 2002.

Proiezioni di echi nella coscienza


L'elaborazione-proiezione degli echi nella coscienza è funzionale alla visione-conoscenza

"... l'appropriazione da parte dell'io-osservatore di parti sempre più ampie di infinito, quali quadri di saperi e mappe-modelli di reali, soggetti a riletture e riscritture continue.

Si può paragonare la conoscenza alla tela di Penelope che veniva intessuta di giorno e sfilata di notte. Il giorno è il momento della consapevolezza, della certezza, della chiarezza o intuizione illuminante; la notte il momento del dubbio, della constatazione dell'errore, della perdita d'identità, o buio cognitivo. Da tale relazione continua di andate e ritorni le conoscenze sono poste in rete tra loro e sono confrontate, misurate, soppesate, quindi, mutate.

Il dubbio/certezza è lo stato fisico-psico-mentale-sociale che permette la produzione di sempre nuovo sapere, attraverso la messa in discussione di quanto appreso e definito.

Il mettere in crisi gli appresi, implica la durata della valenza storica degli stessi, quindi ne scaturisce che ogni conoscenza è destinata nel tempo a perire, senza alcuna pretesa di assolutezza. Il valore è funzionale allo spazio-tempo di lettura che è la sua nicchia storiografica... La relatività dell'azione di lettura è la garanzia della dinamicità della conoscenza..."

Da A. Colamonico. Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni, p.14. Il filo, Bari 2002.

dedicaio,dedicoqueste brevi riflessioniallegenerazioni future,figli e figlienon ancora nati,che possano trovareun Mondo più giustoe più libero.A.C.______23/ 12/2010 - Acquaviva delle Fonti

Filamenti gemmati


"La verità ... è una strada non tracciata, un sentiero non praticato, una scoperta di un cammino privatissimo, al singolare, di cui ogni individuo ha in sé il gomitolo della sua sfumatura verità, che si compie-attualizza, semplicemente vivendo e sapendo di essere una scheggia finita che ha preso veste-nome emergendo non dal vuoto-nulla, ma dal vuoto-tutto di vita".


Antonia Colamonico L'accoglienza della novità Il processo creativo e il dispiegamento degli spazi-tempi frattali. 2° Campo - Le visioni-narrazioni di “fatto-tempo-spazio” ponti di derive storiche - © 2012 - Il filo, Bari.

Cogliere la struttura che sottende il sapere stesso

Marcello Mastroleo

24 Maggio 2004

Marcello Mastroleo. Milano

Ogni secolo ha avuto le sue sfide, la conquista e l’esplorazione della terra, la corsa verso il cielo o le profondità del mare infine le estreme periferie dello spazio. Ognuna ha segnato una pagina della storia dell’umanità e ha rappresentato un momento di verifica e di adattamento delle conoscenze ai paradigmi che l’umanità, vista nella sua interezza, possedeva in quel dato momento storico.

È bene distinguere due tipi di scienze; quelle basate sul principio di verificazione e quelle sul principio di non falsificazione. Per natura, le teorie delle seconde, sono vere fintantoché non si provi, mediante esperimenti, una discordanza tra modelli e realizzazioni. È proprio questo il senso delle grandi sfide dell’umanità:

  • testare se sulla frontiera del conosciuto è possibile usare gli stessi strumenti che si adoperano in campi meno complessi o, per meglio dire in chiave biostorica, più compresi.

La sfida del nostro secolo è il replicare l’intelligenza, costruire oggetti pensanti, in grado di decidere, scegliere, riflettere su problemi di vario genere, emozionarsi.

Strumenti come le reti neurali che sono nate per esemplificare il cervello umano, ora vengono usate per elaborare teorie sulle funzionalità del cervello stesso, come la capacità associativa, la memoria, l’astrazione e l’emozione.

Come le precedenti sfide, anche questa ultima, ha delle profonde ripercussioni sulla Società, creando fenomeni di costume, tendenze di massa e imponendosi a tutto campo nella logica della quotidianità.

  • Se l’intelligenza è dunque l’oggetto privilegiato di questa Epoca, ha senso definire la nostra come la Società dell’intelligenza?

  • È lecito chiedersi: che cos’è l’intelligenza?

L’intelligenza è quella capacità di farsi delle domande e trarre le linee per il conseguimento di un obbiettivo futuro:

  • Curiosità per divenire.

Se l’intelligenza è referenziale al successo/insuccesso di un individuo-società, è su di essa che bisogna lavorare. La più grande conquista in questo settore è stata quella di vedere l’apprendimento come un preso e non come un dato, ad esempio, da un educatore. L’azione dell’apprendere parte dall’io che è l’esploratore curioso del mondo che lo circonda e non dall’esterno che farcisce di dottrina un io passivo.

I grandi educatori sono quelli che stimolano la curiosità negli allievi e mettono nelle loro mani gli strumenti per poter esplorare da soli il sapere, senza rischio di perdersi o confondersi. Se l’apprendimento è dunque una caratteristica dell’io, la curiosità nasce dalla mediazione tra l’io e il campo. Più o meno curiosità è sinonimo di più o meno perturbazione del campo sull’io.

L’errore dell’impostazione classica è stato quello di aver vesto l’io come un recipiente che doveva essere riempito piuttosto che un semino che ha in sé tutto il necessario per diventare un albero, egli ha tutto l’impianto informativo di evoluzione, tranne un terreno favorevole che lo circondi.

Rinunciando, dunque all’idea di farcire e indottrinare le menti, quello che resta è sviluppare la curiosità. È in questo contesto che prende vita l’ipertesto, può essere visto come un recinto all’interno del quale ci si può muovere nel sapere, proprio come un libro tradizionale, ma, a differenza di questo, l’esplorazione, ovvero l’azione dell’esplorare, è propria del soggetto lettore che con un clic è padrone di costruire tracciati di conoscenza e non deve subire passivamente l’ordine propedeutico, nascosto tra le righe di un libro, ove, prima di passare alla pagina seguente, bisogna aver letto e compreso tutti i concetti della pagina corrente e delle antecedenti, secondo lo schema di linearità impartito dallo scrittore.

Una traccia-eco informativa di un "vuoto" di ortensia

Il risultato della rottura delle linee ha prodotto un sapere di tipo custom dove l’individuo personalizza l’appreso secondo stimoli empatici e seguendo le sue naturali inclinazioni, in altre parole mette a frutto le sue potenzialità.

Il nuovo paradigma biostorico passa attraverso la tacita assunzione che l’io è autoreferenziale, ovvero capace di ordinare, da solo, il senso del proprio essere che diviene. Senso che è suo, che lo circoscrive e lo identifica. Riprendendo la metafora dell’io come un seme, l’ipertesto è un esempio di terreno-nicchia di coltura, favorevole alla sua crescita, perché non pone vincoli alla capacità astrattiva del lettore che può creare collegamenti tra concetti diversi, senza subire quelli fatti dallo scrittore.

Il tutto contribuisce alla formazione di un sapere sistemico a 360°, più elastico e auto-propulsivo.

Svelato il perché dell’utilità di un ipertesto per far sbocciare conoscenza, è utile sottolineare che con l’ausilio dei canali mediatici che un computer mette a disposizione, lo si può riguardare, anche come un integratore di curiosità, perché non dobbiamo dimenticarci che al giorno d’oggi, gli stimoli sensoriali che riceviamo, anche solo nelle piccole azioni quotidiane, sono innumerevolmente superiori al passato e quindi la soglia della curiosità si è alzata… in un certo senso siamo dei curiosi, più sofisticati.

Posta l’utilità di una organizzazione ipertestuale è bene chiedersi come attuarla, ovvero, come porgere il sapere in modo da liberare l’io dalla linearità della lettura. Se per secoli l’umanità ha aggregato informazioni, ora bisogna procedere in senso opposto disintegrarle cioè:

  • atomizzarle.

Bisogna identificare l’essenziale per cogliere la struttura che sottende il sapere stesso. Questo richiede grande competenza nello specifico e una profonda interazione gruppale tra gli scrittori; infatti non esiste lo scrittore di ipertesti, ma l’equipe che contribuisce alla sua realizzazione, perché ognuno è specializzato in un ambito e può sviscerare i concetti che entrano in gioco nella sua fetta di sapere.

Dalla interazione di tutti, emerge il reticolo informativo, visto come delle bolle di informazioni.


(M. Mastroleo. Organizzazione della conoscenza per la stesura di un ipertesto. Relazione: Convegno, Ambiente Murgia – dalla lettura al recupero di un ipogeo - Santa Candida. Sala Conferenze, Comune di Cassano M. 24 Maggio 2004. Organizzato dal Liceo Scientifico L. da Vinci – Cassano, dal Comune di Cassano, dall’Azienda Cooperativa Sinergie – Altamura, dal Il Filo S.r.l. Learning Organizer –Palestre della Mente - Acquaviva F.)

La novità (the novelty)

(the plot of a multi-direction reality)

Per poter comprendere e descrivere la trama della realtà D. Deutschi individua l'interazione di quattro scienze, la teoria quantistica per uno studio della materia, l'evoluzionismo, l'epistemologia per una teoria della conoscenza e la teoria computazionale. Per il fisico israeliano la realtà a cui abbiamo accesso è, tecnicamente, solo “virtuale”, una semplice narrazione in grado di tesserne la trama, con l'intreccio di quattro fili (quantistica, evoluzionismo, epistemologia, matematica computazionale) che danno il “verso realistico” al multiverso del reale.

Egli rovesciando il senso comune, sostiene che il ragionamento scientifico non è la base per l'estrapolazione di realtà, si pensi alla legge di gravità che isola la forza d'attrazione, ma semplicemente un modo di distinguere tra le spiegazioni buone che si interfacciano nella narrazione di realtà. Così facendo, egli pone a limite della realtà la stessa coscienza che essendo un canale di accesso, non neutro, trasforma il fatto da dato-reale in sé in dato-informativo trasferibile e quindi narrabile. In tale narrabilità egli, inconsapevolmente, sposta l'asse dell'osservazione scientifica dalla scienza alla storia e si attua un salto gnoseologico che pone come attrattore cognitivo delle conoscenze non più la meccanica ma lo stesso processo vitale, dunque la biostoria.

(da A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0)
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