Idea Editoriale
Il saggio prende forma di sito, per superare il confine del libro. Aperto al Mondo, come pagine di un quaderno da sfogliare, in una nuova democrazia. L'intero processo evolutivo delle trame di Biostoria è messo in rete per volontà dell'autrice, alcune stesure anche in formato pdf, per una maggiore e più democratica diffusione delle idee, confidando nel fatto che chi utilizzerà le informazioni, avrà la delicatezza di citare la stessa.
Ogni scrittura è un seme e ogni lettore è un campo, in cui quel seme mette radici aprendosi alle nuove gemmazioni, fioriture.
Antonia Colamonico
Verso una scienza & metodo dello sguardo
Il territorio mentale e le angolazioni di lettura. Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi. Le regole del gioco nel paradigma biostoricoAntonia Colamonico © 2013
Premessa
Le trame dei ricami di realtà
Verso una Topologia della Mente/Habitat a corpo unico
Antonia Colamonico © 2013 - Tutti i diritti sono riservati.
da A. Colamonico Il grido - Orditi di trame > 8° Ordito > © 20011
Aveva ereditato dal padre la piccola casa editrice in una stato semi-fallimentare. Le pubblicazioni di testi scolastici avevano avuto un crollo repentino, tra la crisi economica che stava impoverendo le famiglie e i tagli alla spesa pubblica e alla scuola.
Una subdola concorrenza, poi, era stato l'accesso delle classi scolastiche ad internet. In rete c'era di tutto un po' di più e i ragazzi erano maestri nello stanare e stampare.
Il testo di carta era ormai in agonia, come gli antichi papiri egizi.
L'editoria del futuro - si diceva Marcello - sarà multimediale, il testo dovrà avere una struttura reticolare come una mente multi-proiettiva, con una molteplicità di finestre a multiformi nodi di approfondimento.
Ogni lettore si dovrà creare il suo libro che sarà un tutt'uno con la sua “forma mentis”!
Aveva incontrato Agnese venti anni prima, quando lei si era presentata una mattina, a Napoli, con tutte le sue carte e quegli appunti epistemologici. Era rimasto affascinato da tanta complessità di campi di lettura che davano una visione a frattale della conoscenza, come un cielo stellato in cui ogni lettore poteva ideare con la sua bussola cognitiva la sua carta di realtà.
Avrebbe voluto da subito pubblicare il tutto, ma suo padre si oppose con forza.
La generazione di Marcello si era dovuta confrontare con l'angustia conoscitiva di genitori che, limitati in una linearità di occhio, non avevano sviluppato una visione a reticolo.
Essi, di fronte alla velocità con cui i figli smanettavano e moltiplicavano le informazioni, alieni dai pregiudizi e dalle chiusure ideologiche, erano divenuti i nemici della Rete, bocciando tutte quelle connessioni in una etichetta di "superficialità" .
Negli anni '90 si era giocato un salto cognitivo che aveva reso obsolete le posizioni della generazione del '68 che, pur rivendicando la svolta democratica, di fatto non aveva accettato d'essere messa in cassa integrazione, perché mentalmente non adeguata alla spinta libertaria, imposta dalle tecnologie informatiche degli anni '80.
La durezza di suo padre, si era rivelata una forma d'idiozia imprenditoriale che era costata cara all'azienda, ora vicina alla bancarotta.
La dinamica dei fatti aveva dato ragione ad Agnese, che per prima aveva posto il bisogno storico di rimodellare l'organizzazione del pensiero, in virtù delle modifiche d'approccio all'informazione.
Ella, quel giorno, sostenne con decisione la sua tesi di un'apertura ideativa che rendesse liberi le menti, ponendola come una vera missione pedagogica e civile.
Ricordava ancora le sue finestre d'organizzazione storiografica e l'idea di quel occhio a caleidoscopio, in grado di ruotare, zoomare e moltiplicare le conoscenze con velocissimi salti analogici, con visualizzazioni complesse.
Le sue carte storiche erano dei veri quadri di lettura che moltiplicando gli ambiti della verità, dimostravano le faziosità e le gabbie ideologiche.
Lei aveva parlato di una rivoluzione copernicana in grado di stravolgere le linee di lettura, aprendo a nuove visioni scientifiche e storiche; ma suo padre, invece di farsi portavoce d'innovazione, aveva risposto con grettezza utilitaristica.
L'aveva condotta nel deposito tra montagne di libri, pronti per la distribuzione, e le aveva ribattuto: - Signora, se la sua teoria e la sua lente cognitiva a finestre dovessero prendere piede, questi libri sarebbero tutti obsoleti e inutili! Si rende conto del danno economico?
- E, lei, si rende conto che tenere in vita un morto è pura follia! - Le aveva risposto Agnese per nulla impressionata - Il nuovo è un germoglio che una volta nato non può più più essere negato, siamo di fronte ad un salto epocale e non si possono privare le nuove generazioni delle chiavi del futuro!
Sa, che danno ne potrà nascere per il Paese, l'educare i giovani su trame di rami secchi? E lei se la sente di fermare la storia?
Lui fu irremovibile e lei andò via con un pianto silente, all'angolo degli occhi.
Era stato categorico, poiché aveva visto, in tanta libertà di lettura, una trappola per le gerarchie del potere.
Strano come la logica del dominio, sorda alla vita, si faccia Caino della storia! - Si disse Marcello – stiamo pagando il prezzo del comando!
La lente di Agnese, creando la libertà dell'occhio-mente, andava a scardinare i lacci delle dottrine che creano i servi dei regimi.
In quegli occhi velati si era mostrato il pianto della Vita, imprigionata dai padroni delle tenebre!
Gli sovvennero i versi del sommo Dante:
… Non fronda verde, ma di color fosco;
non rami schietti, ma nodosi e 'nvolti;
non pomi v'eran, ma stecchi con tòsco.
Non han sì aspri sterpi né sì folti
quelle fiere selvagge che 'n odio hanno
tra Cecina e Corneto i luoghi cólti...
Ecco, - concluse Marcello - gli uomini della generazione di mio padre sono stati le arpie della storia!
Il grido - Orditi di trame > 8° Ordito >
L'editore le aveva chiesto un incontro, era interessato al suo ultimo lavoro sulla topologia del pensiero complesso, in una mente multi-proiettiva.
Sa, - egli aveva scritto – oggi tutti parlano di pensiero, è quasi una moda, ma sono sempre le stesse idee che vengono rimescolate in una trama che non ha nulla di nuovo. La sua visione di un pensiero a spugna, che si presta ad essere espanso in relazione a molteplici occhi di lettura con una difformità di forme, è molto interessante. - Seguivano altre riflessioni e infine i saluti.
Agnese rilesse più volte quella lettera, non credendo che sarebbe mai arrivata, aveva molto sofferto per le tante porte che le erano state sbattute in faccia, tanto che aveva cominciato a distaccarsi dalle sue stesse parole, come se fossero una vecchia macchina da cambiare per la troppa usura.
Ricordò la sua cara AX azzurra, l'aveva sognata proprio di quel colore e quando andò in agenzia scopri che pur essendo un colore non di serie, giusto per quel Natale avevano creato un'eccezione.
- Eh, guarda il caso, il concessionario ne aveva commissionata una, per regalarla giusto a sua moglie!
Quella mattina, con quel suo azzurro carta da zucchero, era lì di fronte che si faceva riconoscere dal suo occhio. L'uomo fu lieto di vendergliela, scordandosi subito della consorte.
Agnese aveva uno strano rapporto con i sogni, le sue realtà oniriche spesso prendevano corpo reale e gli amici la consideravano una quasi aliena. Ma di alieno in Agnese c'era ben poco.
Era solo una mente più affinata, un orecchio più sottile.
Percepiva, come era solita dire, l'eco dei campi storici. Sentiva il respiro della vita, il dolore della storia e la gioia dell'essere un tutto in equilibrio sul quel vuoto quantistico che gioca a nascondino con tutti quei reali.
Aveva nel tempo sviluppato la capacità a distinguere il sogno presagio da quello puramente ordinativo della memoria. Solo quando si svegliava all'improvviso, avendo una visione nitida, sapeva che era un'apertura di un'altra dimensione temporale che le anticipava un frammento di futuro, come quando, tre giorni prima che accadesse, aveva sognato la frattura del femore di suo padre, giusto al lato destro, e quando, a distanza, le telefonarono per avvisarla, sapeva già tutto.
Aveva parlato di questa sua sensibilità onirica anche ad Enrico credendo che , come esperto di campi, onde e particelle, lui avrebbe potuto darle una giustificazione, ma si era limitato a dirle, come un distratto psicologo, che erano stati d'ansia poco gestiti.
Poneva sempre la ragione in primo piano, come se tutta la complessità della vita si potesse racchiudere in quattro regole o in una manciata di equazioni complicate, appena sufficienti a spiegare i moti dei pianeti.
Ella aveva imparato a tacere.
Rinunciando a polemizzare aveva tagliato corto, essendosi sentita giudicata da tutta quella razionalità che non dava spiragli al sogno e alla illogicità del cuore.
Certo lui amava la poesia, ma la sua mente era incapace di trasformare le parole in rime, similitudini e analogie. Era come un musico, senza musica. Un poeta senza sillabe. In tali vuoti di echi era un semplice cultore di sinfonie e di metriche, ma certo non di quelle di Agnese che non aveva i titoli adeguati di uno Chopin o di un Goethe.
Agnese aveva autonomamente sviluppato la sua visione, come un geniale e sapiente artigiano che intarsia un legno per farne una seggiola d'autore.
Se la stessa scienza - si era detta - è il risultato di un accoppiamento osservatore-osservato, allora ogni occhio lettore, interfacciandosi con il campo, può elaborare autonomamente la sua lente-carta di lettura e ogni carte è una singolarità che dà una sfaccettatura altra alla realtà! E ogni faccia un riflesso di verità! E ogni verità un'apertura di dignità!
Ecco, - si disse - il mio compito è dare dignità al tutto della vita!
Enrico era stata la porta più dura, sulla sua faccia, col tutto quel silenzio umiliante che le aveva fatto tirare, come a Ciampa la corda della pazzia. In quella scenata che ne nacque, lei lo inchiodò, come un cristo sulla croce, alle sue strettoie concettuali che gli impedivano d'intravedere il nuovo che come un virgulto di vite emergeva da quel vuoto, di cui si sentiva un esperto.
C'è nel rapporto con la parola una duale posizione, chi la racchiude in un senso finito e chi invece la apre ad un indirizzo nuovo.
Enrico era maestro nel racchiudere il significato, limitandone il valore in una gabbia di senso comune; mentre Agnese era pronta ad aprire una finestra per un volo inconsueto in un'altra direzione, in tale apertura al lato nuovo della vita tutto finiva per trovava una collocazione e nulla veniva sprecato o dichiarato superfluo o considerato inutile.
Erano due occhi differenti.
L'uomo isolava il negativo, la donna il positivo, in tale contrasto di notte/giorno era impossibile per loro un'alba o un tramonto d'equilibrio.
Rise, ricordando la scena. Poi scrollò le spalle, come a voler buttar via la polvere di quella incomprensione, infondo non aveva nulla da ricordare, dato che il silenzio non ha eco.
Ritorno alla lettera e in uno slancio d'affetto la baciò, come se fosse l'icona della Madonna delle Grazie, mentre mentalmente visualizzava quel nuovo incontro che apriva una nuova cresta nella sua di storia.
Il grido - Orditi di trame > 8° Ordito >
C'è una forma di resistenza storica al nuovo, come un muro che blocca il passaggio delle nuove idee, dei nuovi tracciati di organizzazioni della realtà.
Enrico, quella mattina percepì come un senso di soffocamento. Aveva investito molta energia nell'isolare quella trama di ragionamento che smascherava l'intricato equivoco in cui erano caduti i ricercatori. Ma la risposta al suo articolo era stata negativa e tutto quel tempo dirottato dagli affetti e incanalato in quel rigagnolo di ossessiva inquadratura del puzzle, era risultato tempo sprecato.
Il mondo della ricerca ha un limite fisiologico nell'essere auto-referente di sé – si disse, fortemente irritato, – ognuno parla solo delle cose che già sa e vuole sempre risapere, impantanandosi in una melma di sensi comuni!
Dietro ogni scoperta c'è sempre un fattore ignoto, non decifrabile e non esprimibile che parte da quel vuoto quantistico che con un evento casuale, mentre si sta cercando altro, fa apparire all'improvviso, come da un nulla, una novità da circoscrivere, interpretare posizionare nella rete delle conoscenze.
Solo quando è emersa inizia l'operazione di descrizione di quella verità con tutto il processo di costruzione della forma che ne costituisce il “bacino” di significato. In tale dimensione topologica la novità da semplice osservato si fa nicchia storica ed entra con diritto di cittadinanza nella costruzione del reale.
Isolando, nominando, descrivendo... è lo stesso ricercatore che cuce il vestito storico alla sua scoperta. Egli è un bruco che tesse attorno a sé la sua pupa, ma poi ne resta prigioniero, come anestetizzato, insensibile alle altre forme della vita che si manifestano fuori dalla crisalide che lo avvolge, soffocandolo, lentamente.
Enrico aveva scritto e pensato, poi calcolato, cancellato... poi riprovato e ancora ricollocato... Ore e ore di sonno perdute dietro quella pupa di verità che lo ammaliava più di una donna in carne e ossa!
Ma la sua scoperta ora si era scontrata con le pupe degli altri che li rendevano ciechi e sordi, nelle tante gabbie concettuale che impediscono il concreto confronto.
Le ritornarono le parole di Agnese: - Ogni indagare è una forma di malattia che rende prigionieri, scolorando tutto attorno! Necessita saper dire basta! Saper dividere i tempi e diversificare le azioni, per non trovarsi poi con un pugno di nulla in mano!
Osservò la sua mano, la strinse a pugno, poi l'aprì è improvvisamente quella fitta al polpaccio si rifece sentire.
Strano – si disse - c'è una forma di legame tra la mia gamba e il mio cuore!
Era la prima volta che ammetteva a se stesso di avere un cuore. Quel cuore che Agnese gli aveva rinfacciato di non possedere, apostrofandolo come sola organizzazione cerebrale.
“Una stranezza scientifica” avevano definito il lavoro di Enrico, con una punta acidula nel tono e una molteplicità di idiote giustificazioni per rendere più blanda la bocciatura, caso mai, un domani, ci fosse da dover ricucire il legame.
Nella logica della “corda civile” dei pupari, direbbe Pirandello c'è sempre uno spiraglio al tornaconto con una paravento di menzogna che poco collima con la “corda della verità” o con quella della “pazzia”.
Stranezza scientifica – si ripeteva – come se esista una normalità scientifica! Lo strano, il normale, l'insolito... infondo che cosa sono? Semplici punti di vista, semplici posizioni di lettura, più o meno condivise, che ti fanno vedere da una angolazione differente.
La verità è che non hanno voluto perdere tempo a ruotare la direzione dello sguardo! A mutare l'indirizzo del significato! Ad aprirsi ad una novità che avrebbe fatto avvolgere in una nuova bobina tutto il filo dei ragionamenti!
Le ritornò di nuovo in mente Agnese, quando le aveva sottoposto il suo lavoro e lui gli aveva risposto con un voluto silenzio, un grande vuoto di sé, che l'aveva fatta sentire una cosuccia piccola, piccola, mentre in quello che lei scriveva c'era tanta bellezza.
Ecco, - concluse - mi è stata ricambiata in uguale misura la mancanza di sensibilità e di generosità! Del resto era lei che diceva, ogni cosa lascia un eco che ritorna. Mi è ritornata tutta l'insensibilità, la mancanza di disponibilità; il non aver voluto condividere il tempo; il non aver saputo confessare che lei aveva visto giusto con quel suo occhio pluridirezionale che fotografava una realtà polivalente!
Prese una sigaretta e l'accese, mai aveva sentito così amaro quel tabacco.
Ogni incontro, a guardar bene è la possibilità di uscire dalla crisalide e modificare la propria forma, Agnese era stata per Enrico la possibilità a conquistare il volo, ma egli aveva esitato e in quel prendere tempo, aveva finito col perdere tutta la voglia di aver ragione.
Nella dinamica dialogica tra i due, lei aveva dato parole e significati, mentre lui solo silenzi su silenzi. Ed ora che lei si era fatta silente, modellandosi alle sue assenze, egli aveva fame di tutte quelle parole con tutte quelle puntualizzazioni che radicavano i discorsi in trame multiple di organizzazioni.
Lo strano della vita è che quando si nega un qualcosa, col tempo quel negato si svela funzionale alla privata identità.
Enrico, solo ora, stava scoprendo la sua sete di profondità, ma si ritrovava circondato da sensi comuni, da frasi banali, da tutta quella superficialità di relazioni, che tanto erano dispiaciute ad Agnese.