Antonia Colamonico © 2013
Indice quaderno n°8: Il Piglio eco-biostorico (Il territorio mentale e le angolazioni di lettura - Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi - Le regole del gioco)
Nota introduttiva; Premessa; Il punto e la regione; Il limite delle Scienze; L'osservatore e il linguaggio Parte I - Parte II; Costruzioni di realtà a multi/strato e multi/faccia; Riflessione a sistema uno/tutto; La vita nel processo partecipativo.
- Voce ai silenzi... Ricami di voli -
Nella notte... Orditi non gridati si tendevano alle bigamie dei pensieri per essere intessuti, come voci dei silenzi, nelle trame di poesie non ancora nate. Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - © Il Filo 1994.Folata di pensieri in forma scomposta
Voleva provare a ruotare l'occhio di lettura per dare un significato differente alle sue assenze interiori. Provare a rileggersi con un occhio estraneo e iniziare a dare pace alla sua anima. Il percorso implicava un viaggio nelle differenti dinamiche di risposte alle situazioni storiche.
Era un vero incamminarsi nella memoria, con la consapevolezza che l'indagare non doveva portarlo all'auto-assoluzione, ma al recupero di sensibilità.
Intono a quel cercare nel vuoto della mente, Giacomo stava iniziando a porre dei vincoli per un appiglio di salvezza. Aveva intrapreso un percorso di guarigione, come lo chiamava.
In tutta quella introspezione affioravano le distorsioni di quella parte di sé che non aveva mai avuto un luogo, uno stato. Quella parte segreta a cui era stata preclusa una possibilità di realizzazione, e via, via che indagava scopriva i sensi e le ragioni degli altri. Era stato come sordo al campo, alle necessità di chi lo aveva conosciuto; così avvitato in se stesso aveva perso la bellezza dell'altro e di riflesso di sé. Questo suo viaggio nelle emozioni lo apriva alla vita e gli lasciava leggere tutte le strettoie sentimentali e razionali in cui si era condannato, condannando anche quelli che lo avevano amato.
Da A. Colamonico.Il grido - Orditi di trame > 9° Ordito > Giacomo © 2011)Nella Società Globalizzata a “Sistema Mondo” necessita uscire da un'idea uni-dimensionale di scienza, legata alla sfumatura data da Galileo con il suo metodo scientifico, per confrontarsi con altri sguardi-carte-metodi, in una visione di finestra osservativa allargata che faccia focalizzare, comparandoli, altri sistemi rappresentativi, in grado di arricchire le conoscenze e generare dei processi informativi moltiplicativi, con un più ampio spettro di realtà.
Il processo evolutivo degli individui/Società rientra in massima parte in quel processo ibridativoi che a molti non piace, poiché lo leggono come una forma di abbrutimento storico delle locali realtà-umanità, private e nazionali, (esaltazione del mito della razza pura).
Analizzando meglio con una lettura a occhio-neutro che sappia prendere una distanza emotiva dagli enunciati, senza spaventarsi dei cambiamenti di indirizzo- verso nell'impostazione, il processo ibridativo è una chiave di lettura perfettamente funzionale alle mappature, con occhi-lenti nuovi, di una realtà naturale in movimento che comprenda lo stesso osservatore-agente (ogni uomo) a sua volta perturbato e contaminato dalle medesime rilevazioni-evoluzioni che di volta in volta isola, indaga, assimila.
Il processo storico-fattuale è iscritto nella medesima dinamica dei campi/individui che eco-interagendo si contagiano vicendevolmente, trasferendo i modi dell'altro nel proprio bagaglio informativo-esperienziale, come nei processi di mimetismo.
L'apertura degli spazi individuo/campi è il naturale processo di ap-propriazione (= azione che tende a fare propria) della vita che porta ogni individuo-società ad apprenderla e ad interiorizzarla come i tanti modi esplicativi per esercitare una cittadinanza storica - processo emulativo - che porta a trasferire le modalità fattuali da paese a paese, da civiltà a civiltà, da soggetto a soggetto:
come non ricordare l'esodo di massa dei cittadini albanesi verso le coste pugliesi degli anni '90 per effetto televisioneii, quando essi appresero dai programmi televisivi italiani il sistema di vita occidentale e scelsero di migrare in massa per rincorrere l'illusione di un guadagno a portata di pulsante (il tele-quiz).
Oggi a distanza di 20 anni coloro che sono rimasti, integrandosi nel tessuto territoriale pugliese, hanno arricchito da un lato la loro condizione economica assimilando i comportamenti italiani e, nel contempo, arricchito il territorio-Puglia, insegnando alle popolazioni locali come essere plastici (permeabili) alla vita, sapendosi modellare al campo-habitat (processo di apprendimento):
Ricordo personalmente la gara di accoglienza che nacque in quei mesi; come insegnante ho avuto modo di essere spettatrice dell'integrarsi di ragazzi, senza pregiudizi di sorta, nelle differenti realtà-classe, senza alcuna forma di problema, anzi il confronto che ne nacque sulle due culture fu uno stimolo all'apertura mentale di tutti gli studenti.
Imparare a leggere le Società come una perturbazione di campi-individui parte da una premessa metodologica di apertura logica, cioè l'evoluzione di una dinamica storico-fattuale, non può essere letta come un tracciato definito e coercitivo che imponga delle selezioni, delle aperture, delle andature chiuse, prestabilite, ma bensì quale continua riscrittura delle modalità adattative che ibridandosi tra loro, continuamente, aprono a nuove possibilità, antecedentemente non ipotizzabili, non codificabili e non immaginabili:
Esiste un fattore d'imprevisto che spesso va ad inficiare le previsioni, rendendo idiote le pretese di bloccare il divenire in una formula assoluta, mono-tematica o mono-culturale, di un per sempre!
All'interno dei sistemi naturali-sociali-economici-politici-culturali c'è un coefficiente d'apprendimento che rende permeabili, vicendevolmente, i soggetti dando spazio agli assorbimenti di quelle dinamiche che in un primo impatto potrebbero apparire come stranezze storiche. In tale essere co-presenti, essi si co-evolvono, come in un dialogo tra due innamorati, costruendo tempo 0, per tempo 0, il volto relazionale della realtà storica che non è una ripetizione di stampi pre-confezionati (standardizzazione), ma un modellamento-accomodamento (plasticità), solo similare ad un processo precedente attuatosi. Similare non equivale a identico in ciò ogni organizzazione vitale è sempre nuova, pur nella permanenza apparente in una tipologia-modello:
il modello-tipologia è una categorizzazione umana che serve per apprendere e memorizzare la particolare forma di realtà isolata, ma non è della naturalezza della res-storica, se la ricetta non è la torta, così la primavera del 1956iii non è stata identica a quella del 2012. In tale non essere identico, ogni processo produce un fattore di novità che è funzionale alla ricchezza delle forme.
La crisi finanziaria, ad esempio, che sta bloccando la crescita economica italiana e non solo, è il risultato della poca corrispondenza tra i modelli e le evoluzioni naturali dei mercati.
Le carte sono vincolate alle scelte emergenti da una serie di proiezioni di futuro che danno le possibilità strategiche dei piani di crescite, ma ogni crescita ipotizzata a sua volta può essere viziata da una forma di egoismo storico che innesca una cecità a campo-allargato:
Una prova è stata la bolla finanziaria del 2008, in massima parte dovuta aimodelli utilizzati per valutare il “Rischio di credito” alla luce degli accordi di Basilea IIiv con le nuove regole per valutare la stabilità dei Patrimoni delle Banche che fecero sovrastimare il rischio dei piccoli debitori e sottostimare il rischio dei grandiv.
Questa miopia, ha inciso in due modi diversi sulla quota di capitale messa a “riserva legale” dagli Istituti di Credito per far fronte ad eventuali default delle controparti:
sottovalutare la probabilità di default ha giustificato una ridotta quantità della riserva legale;
sottovalutare i grandi ha dato l'impressione che il rischio a cui l'Istituto si esponeva fosse minore di quanto lo sarebbe stato in realtà, giustificando una ulteriore riduzione della riserva legale.
Per fare un esempio concreto, la probabilità che falliscano contemporaneamente 1.000 controparti indipendenti (persone fisiche) con una somma di 15.000 € ciascuno, è svariati ordini di grandezza inferiore alla probabilità che ne fallisca una sola (persona legale) con un debito di 15.000.000 €. Anche se la probabilità di fallimento del singolo-piccolo debitore è molto più alta di quella del singolo-grande debitore, tuttavia la probabilità che falliscano insieme tutti i 1000 piccoli, decresce esponenzialmente con il loro numero:
in entrambi gli scenari, l'Istituto potrebbe essere esposto a una perdita di 15.000.000 €, ma il primo caso è molto più improbabile del secondo; quindi se ne deduce che un modello che sottostimi il secondo tipo di rischio (si ricordi il caso ad esempio Parmalat o Cirio, ...) espone l'Istituto in maniera molto più pericolosa di quanto non accada sottostimando un grande insieme di piccole entità.
Questo disallineamento è stato abilmente sfruttato per generare profitto nella seguente procedura:
i debiti verso i piccoli sono stati raggruppati in portafogli e, questi portafogli, sono stati rivenduti alle finanziarie; ma, essendo messi in circolo da un grande creditore (la banca), il rischio a loro associato rifletteva la solidità sovrastimata del creditore e quindi avevano un rendimento inferiore rispetto al rischio effettivo del portafoglio, garantendo al creditore una speculazione sulla sovrastima del rischio di credito.
I capitali così guadagnati potevano essere rinvestiti tutti per finanziare nuovi piccoli debitori, da raggruppare in nuovi portafogli, e rivendere, essendo tale operazione un arbitraggio sul tasso d'interesse.
Schematizzando il gioco con un esempio pratico:
Tanti piccoli soggetti finanziari sottoscrivono un debito nei confronti di un Istituto di credito;
l'Istituto sovrastima al 7% il loro rischio di default reale del 4%, garantendosi un tasso d'interesse sui prestiti maggiorato del 75%;
per evitare di accantonare inutilmente (il rischio è sovrastimato) la riserva legale necessaria a elargire i prestiti al 7% di rischio, l'Istituto rivende in portafogli pacchetti di debiti a istituti investitori (es fondi pensione, assicurazioni sulla vita, ...);
in questo modo il rischio di credito è stato rivenduto e non c'è più bisogno di mettere a riserva legale la copertura per le operazioni di prestito;
questi portafogli, a loro volta, riflettono il rischio sottostimato ad esempio all'1% dell'Istituto di credito che fa da garante, e quindi hanno un rendimento inferiore a quello che percepisce l'istituto stesso prestando soldi, garantendo, nell'esempio, all'Istituto un rendimento del 6% sulla cifra prestata senza rischi.
Il gioco, tuttavia, regge nella misura in cui l'Istituto di credito sia in grado di coprire i default dei piccoli debitori che si possono naturalmente verificare, ma per fare ciò dovrebbe avere un sufficiente margine di copertura accantonato a riserva legale, che di fatto non ha più, avendo azzerato il rischio e reinvestito in prestiti il margine, per sfruttare al massimo il proprio capitale.
Quello che ne consegue è che l'Istituto di credito ha in realtà un rischio di default molto più alto di quello stimato dai modelli non possedendo più la copertura finanziaria per restituire i soldi agli Istituti investitori in caso di default di "pochi" piccoli debitori.
La bolla finanziaria che ne è nata è stato il prezzo pagato per aver dato, negli accordi di Basilea II, la possibilità agli Istituti di Credito di decidere autonomamente il valore della propria riserva legale, purché giustificato da un qualche modello statistico che come una ricetta non è garanzia della bontà della torta.
Negli accordi si è omesso di stimare che la riserva legale costituisce una perdita per ogni Istituto, per almeno due motivi:
Non potendo essere investita, non produce guadagno.
Al tempo stesso non producendo interessi si svaluta per via dell'inflazione.
È quindi evidente che l'Istituto per primo non abbia interesse a mettere da parte più soldi di quanti ne servano per essere ragionevolmente sicuro di non fallire, nel caso di qualche debitore inadempiente. Ma, se l'Istituto mira al ribasso della riserva legale ed è lui stesso a giustificare la quantità di soldi accantonata, è chiaro che se potrà scegliere un modello di rischio, adotterà quello a lui più convenientevi (soggettivismo nell'attribuzione del valore a un modello “scientifico”):
Se a questo si aggiunge anche la possibilità di rivendere opportunamente sottostimato il proprio rischio, ne consegue che il gigante ha i piedi d'argilla.
L'esempio riportato sullo studio del rischio di credito fatto dal matematico Marcello Mastroleov nel 2004, prima che l'accordo divenisse effettivo, è funzionale a comprendere come ci sia un effetto a cascata di eventi, tutti legati alla scelta storica iniziale (t.0) che apre con l'eco storico le trame-creste evolutive, vincolate a loro volta alla scelta immaginativa-argomentativa che si fa “lavagna” di proiezioni di effetti.
Il proiettare un'immagine di futuro non equivale alla topologia di realtà che prenderà effettivamente casa nella vita, poiché la lettura di un territorio è una riduzione conducibile al punto di vista dell'osservatore che elabora una qualche forma di legame tra sé e l'osservato, con un particolare verso-inclinazione che segna il grado-limite della lettura medesima:
in tale essere un intricato fattuale, la scelta con il modello e l'utile apre ai gradi di generosità/grettezza storica con le esplosioni/implosioni di economie-Società.
Il valore vincolato del modello-osservatore nasce in parte, come già contestualizzato, dalla medesima posizione di lettura a uno/tutto con la lettura stessa.
Accuratezza osservativa non rilevata da Galileo e ben dimostrata nell'invito di Cristo a saper ruotare lo sguardo alle sfumature dei punti di vista degli altri che marcano il termometro della generosità, quale apertura etica alla vita che diviene il significativo cardine attrattivo di tutte le scelte storiche.
Volendo fare un esempio ulteriore, si pensi alle costellazioni e alle teorie “astrali” che le vedono motori delle dinamiche umane.
É singolare pensare che ciò che a noi appare “uno scorpione” lo è solo perché, non essendo in grado di valutare a occhio nudo le distanze celesti; noi percepiamo le stelle come complanari, senza profondità.
La sfera delle stelle fisse come un guscio che avvolga la Terra, ma:
se ci spostassimo in un punto diverso dell'Universo, avremmo che le nostre costellazioni si “spezzerebbero” per effetto della profondità che, di fatto, le separa.
É singolare che a forme inesistenti in natura si attribuisca il potere di influenzare l'esistere nella quotidianità (oroscopo) ed è ancora più singolare che ci sia chi creda in ciò e modelli la sua giornata in virtù di una "chiacchiera" informativa.
Un simile paragone può essere fatto con le teorie economiche, in cui si assumono dei principi come assiomi dell'agire umano, chiudendo il singolo - la persona - in una equazione di profitto e il suo agire nel costante inseguire il massimo di tale funzione, senza altri campi di interesse e altri orizzonti osservativi. Facendo ciò si esclude tutto ciò che non è possibile codificare in numeri o quantificare, come la gioia di un sorriso o il gusto del regalare un gelato ad un bambino, senza un'idea di tornaconto o la voglia di una passeggiata sulla spiaggia a pieni nudi, incontro al sole:
In questo senso le teorie economiche sono simili all'astrologia in quanto osservano una carta che priva la realtà del suo spessore naturale (sfumature dell'essere) e speculano su di essa come se fosse la realtà, offrendo ricette per cucinare torte deliziose!
L'esempio economico o astrologico può essere esteso a tutte le teorie umane, scientifiche e non, che elaborano solo carte di una verità soggetta ad essere riscritta e in parte rigettata ogni qual volta una stranezza vitale renda inadeguate le proposizioni (detti) e le previsioni (immaginati).
Chiave di lettura della realtà è il vincolo osservato-osservatore che trova spiegazione (azione che toglie la piega) in una carta d'osservazione, la quale è e rimane solo una verità di carta e non di carne, pelle, ossa... di individui o campi, incarnati nella vita:
Se la vita-bios è il tutto/uno vitale che prende storia in uno spaziotempo 0 di presente, implementandosi e contaminandosi, per effetto del perturbandosi degli stessi campi/individui, allora le letture dovranno essere ugualmente agili, snelle, pronte a ricomporsi in mille e mille versi altri che non chiudano alle supremazie dei detti, dei dimostrati, dei valutati... ma aprano alla plasticità di una parola-carta che si accompagna alla vita modellandosi ad essa, senza pretendere che la vita rientri in una verità di carta (logica ego-centrica a uni-verso di un io dominante).
Con un approccio eco-biostorico alla conoscenza, si può iniziare a leggere la Storia-bios:
non più come un semplice rapporto dialettico tra le Potenze-Stati che si contendono ora con via diplomatica (trattati), ora con via bellica (conflitti) lo sfruttamento di un territorio, la linea di un confine, il giacimento di una risorsa, l'attracco in un porto, l'andamento di un indice azionario; secondo dei principi di potere-dominio che scindono le società-individui in sfruttati e sfruttatori, in padroni e servi … (visione a uomo-vecchio).
Ma come un processo comunicativo che ha, nella sua stessa struttura organizzativa, iscritta l'informazione (= azione che prende forma-casa in un tempo 0 di presente) che rende le dinamiche evolutive coese tra loro, come un “ composto di elementi granulari fissati tra loro”vii e co-estese in una molteplicità di traiettorie che rendono eco-interdipendente il tutto/uno vitale.
In tale prendere luogo-sagoma-abitazione, la vita-bios, come un tessuto connettivo si vincola al contesto fisico-biologico-geografico-politico-economico-sociale-culturale e si radica (mette radici) nella memoria-coscienza storica degli individui-campi di quegli spazi a uno/tutto, come un legame a contenuto-contenitore (utero-feto) di quella realtà che si mostra e si lascia apprendere e segnare in trascritture vitali.
Il prendere forma fa assumere un contorno-superficie che è soggetto amolteplici adeguamenti, vincolati in parte al campo-nicchia storica (habitat) e in parte allo stesso occhio-mente dell'osservatore-agente (individuo-soggetto) che rileva quell'avvistato e lo con-torna di significato-valenza trasferibile come ipotesi di risposta storica, trasferibile in un successivo contesto - processo di appropriazione-trasposizione dei fatti storiograficiviii.
La lettura storiografica, che non è la bios-storia, è quindi funzionale alle conseguenti produzioni fattuali, in quanto ogni fatto appreso si evolve in eco informativo, disponibile alla trascrizione di una nuova pagina di fattibili - campo degli immaginati - che per essere calata nella pagina-bios di nuovo tempo presente - campo del reale - richiede un adeguamento.
Ogni scrittura epistemologica è dunque una semplice ipotesi di fatto-nodo storico possibile:
Il campo del possibile direbbe D. Hume non è la categoria dell'obbligatorietà, ma della probabilità che richiede un occhio-lettore attento e neutro (non di parte), che sappia prendere le distanze dai tornaconti uni-direzionali, legati al solo ego-sé (letture uni-direzionali), che rendono viziose le scelte, come nell'esempio sulla logica degli Istituti di Credito che ha introdotto la crisi di liquidità del denaro con la speculazione nata intorno al giro dei prestiti, che oggi sta asfissiando le imprese italiane e per ricaduta i cittadini. Una lettura che non tenga conto delle ricadute di campo ha in sé una forma pregiudizievole che rende sordi ai segnali di quel sottobosco, precedentemente indicato, che fa essere permeabili alle istanze-letture dello sguardo altro, che può, se de-privato della sua dignità-alterità, inficiare le previsioni.
Il processo di lettura non è solo umano, ma di tutto il campo-cosmo a tutte le dimensioni-particolarità che attuano le azioni di risposta come un modellamento, fattibile (che si può fare). La differenza sta solo nel fatto che l'uomo ha consapevolezza del suo "solo" dialogare con la vita, non possedendo i codici delle altre realtà naturali se non attraverso le carte delle sue impressioni-interpretazioni, vincolate alla sua organizzazione cognitiva e affettiva di spettatore a mente/cuore che comprende e si immedesima.
Il passaggio da una lettura storiografica a mondi-civiltà a isole, ad una a arcipelagoix di mondi-civiltà co-evolutivi, implica il saper leggere la dinamica del divenire con un doppio fuoco di lettura (occhio duale) che guardi il fuori (l'alter) e il dentro (l'ego) come due luoghi-topos che si evolvono, insieme, osservandosi l'un l'altro con un effetto specchiox.
Ogni fatto-evento è un punto-nodo storico che non è quindi svincolabile da una regione-rete di contesto relazionale che lega i soggetti-agenti e i campi storici in una eco-interdipendenza in cui entrambi con la privata particolarità che gli appartiene come una pelle, dà il contributo a tutta la vitalità dell'insieme sistemico.
In tale essere un uno/tutto che pulsa e risponde, ogni risposta è intrisa di responsabilità di scelta, in grado di aprire la trama di risposta-futura.
Si pensi ad una gioco di smorfie facciali di fronte ad uno specchio, che rifletta all'osservatore ciò che lui stesso mima:
Il soggetto-agente, senza averne lettura (assenza dello specchio), influenza la risposta futura, aprendo nell'alter-campo una linea-solco (il tracciato evolutivo) di possibilità di risposta di ritorno alla sua stessa azione.
Naturalmente il ritorno avrà un tempo di elaborazione che fa parlare di tempi brevi, medi, lunghi. Come l'uomo risponde alla natura, così la natura con i sui tempi risponde all'uomo e i raccolti saranno proporzionali ai gradi di attenzione, vicendevoli.
Nell'azione del rispecchiarsi il campo e l'individuo si armonizzano, vincolandosi e influenzandosi nelle risposte storico-fattuali, per cui sono co-spettatori del divenire e co-attori responsabili dei gradi di ben-essere e mal-essere biofisico, sociale, economico, politico... di tutto il complesso vitale che si informa/deforma continuamente come un respiro-cuore che dà il ritmo vitale all'insieme dialogico.
Il superamento da una visione dialettica a quella dialogica, si struttura sul cambiamento d'attribuzione del valore, da parte dell'osservatore-agente, che è riconosciuto in modo paritario (a-narchia = fuori dalla gerarchia) sia al campo-nicchia e sia all'individuo, insieme relazionale, letti come un unico bene inalienabile che richiede, nelle procedure fattuali, il rispetto delle diversità costitutive e attuative dell'esercizio singolare della cittadinanza (area del bene come valore).
L'individuo e il campo-contorno non sono letti più come due forze in contrasto (occhio-dialettico dall'etica autoritaria-forte) che apra ai rapporti di potere e sopraffazione; ma come una dualità di ricchezza moltiplicativa che non è uniformabile in una sintesi che di fatto fa perdere parti di tesi e parti di antitesi (processo oppositivo).
In tale inalienabilità sistemica, intrinseca alla vita, l'io-sé e il campo-nicchia sono i valori storici e i cardini-matrici di naturalezza vitale (etica gentile-autorevole) che prende spaziotempo, moltiplicandosi in mille e mille modi, che coabitano nelle sacche nicchie della spugna storica.
Per comprendere l'effetto moltiplicativo-esponenziale di una lettura dialogica, si pensi ad un mondo in bianco e nero (lettura dialettica) e ad un mondo a colori (lettura dialogica), nel primo caso la sintesi dà una sfumatura di grigi (come una sottrazione di complessità), nel secondo il combinarsi variegato a più colori, dà le sfumature di tutta la scala cromatica (moltiplicazione di complessità).
Certo nella sfera della libertà dell'individuo rientra la preferenza tra le due forme di sfumature (scala dei grigi o scala colori), tuttavia la natura nella sua generosità non si è risparmiata nel dare all'uomo la possibilità d'osservare una creazione variegata a multi-forma e a multi-faccia e a multi-verso. Mentre l'uomo con la politica a monocolture e a monoculture sta dissipando tale ricchezza (grettezza cognitiva di una mente a mono-verso).
Il passaggio da una lettura a linee-uni-direzionali a una a campi-finestre multi-prospettiche sta nel non confondere la carta di lettura con la vita-bios, cioè nel non sovrapporre, azzerandone la differenza, la storiografia alla storiaxi , poiché rientrano:
la prima nel processo di conoscenza a campi ristretti (riduzione d'ordine), quale sottrazione di complessità per vincolare-condurre a sé-osservatore la lettura di realtà;
la seconda nel processo vitale, moltiplicativo-esponenziale (intensificazione di ordine in una complicanza vitale) che si organizza secondo continue riscritture a multi-faccia e a multi-campi e a multi-corsi evolutivi e forse a multi-mondi e multi-universi.
"... La differenza tra biostoria e storia è nella direzione dello sguardo dello stesso osservatore. Lo storico in senso tradizionale indaga gli eventi focalizzando dei fatti passati (pagine storiografiche) per carpire un insegnamento da trasferire nell'oggi. Il biostorico è uno studioso di dinamiche di campi vitali e focalizza l'oggi quale campo-scena storica da cui affiorano i fatti-ora (tempo 0), come una gemmazione di "fatti-spazi-tempi" (A. Colamonico,1993) a più strati di organizzazioni: struttura multi-proiettiva (A. Colamonico - M. Mastroleo, 2010). Egli nell'apparente disordine dell'oggi cerca di disegnare le traiettorie dei futuri possibili, per cui è uno sguardo proiettato nel futuro. In tale difformità si creano le differenti indagini che rendono la biostoria una "gemmazione nuova" nella struttura evolutiva a chioma-spugna della Conoscenza.
La direzione dello sguardo è intrinseca al processo esplorativo che non è visto più come un campo scisso-indipendente (verità oggettiva in sé), ma frutto di una relazione (osservato-osservatore-osservazione) che rende le letture vincolate ad una soggettività storico-semantica che si oggettiva nella carta di lettura (luogo dell'incontro-nodo osservato-osservatore) che resta a testimonianza di un compreso storiografico. Nella costruzione della realtà entrano dunque i fatti rilevati, le posizioni di lettura assunte dall'osservatore, le molteplici chiavi-linguaggi utilizzati, le lenti cognitive con relative scale di lettura e tutto quel sistema comunicativo e storico che è sfondo-matrice (humus) della stessa capacità mentale (solco in cui si impianta il seme informativo) nell'attribuzione dei significati con cui si interpretano le dinamiche dei fattuali-fatti-fattibili (1993). Il differente approccio alla lettura degli eventi, implica un'apertura di sguardo-mente diversa, la metafora della logica di Spazioliberina. (A. Colamonico, 1992) e di riflesso una difforme geografia della mente dell'osservatore medesimo che svolge l'azione di lettura. ..."xii
Il salto di lettura dal sistema a isolati storici a uno a arcipelago di unico insieme (occhio eco-biostorico) permette di leggere la produzione informativa "filata" dalla mente umana - proposizioni, narrazioni, spiegazioni, dimostrazioni, etc. - qualeprocesso naturale del cervello-pensiero, funzionale alla fiorituradei fatti-eventi:
come lo sono l'humus, il clima... per la fioritura di un ramo, così le parole e le loro concatenazione e slabbrature di significati-simboli per le immaginazioni di risposte fattibili per l'agire nel mondo, in modo consapevole.
Ogni pro-posizione/de-finizione se letta come l'evoluzione-fioritura naturale del pensiero, richiede da parte dell'osservatore un 2° livello di organizzazione di sguardo (Io-Sè2) che dia un pensiero potenziato di osservatore di sé che osserva, come il passaggio da individuo-osservante de-naturato dai vincoli di lettura che egli stesso costruisce:
Cioè un occhio-mente de-personalizzato e de-responsabilizzato, a osservatore con/naturato e in/carnato nella medesima lettura che si fa impronta del suo "particolare" compreso; quindi, cosciente dell'implicazione della sua azione che vincola la presa di un particolare futuro (responsabilità storica).
Sfumatura sfuggita a Galilei e isolata da Cristo, con la sua etica gentile, che permette di attuare i salti-logici di lettura a dentro/fuori con una lente-sguardo plastico a più gradi-lenti di ampiezze-finestre osservative che danno le zoomate di organizzazioni-sguardi (occhio a 5 dimensioni).
Una mente in grado di vedere e intra-vedere, fuori e dentro il sé nel mondo, i sensi espressi e quelli nascosti, intra-vita e intra-pagina, di una topologia a vincoli di percorsi osservato-osservatore-osservazione.
Tale occhio a multi-grado e a multi-fuoco di lettura apre ad uno sguardo-lente osservativo a raggiera:
ogni raggio è una direzione di indirizzo-verso storico, di un tutto/uno che si assembla in una pluri-vocità di visualizzazioni frattali che rendono la mente lettore aperta alle incognite del divenire, in-comune, sapendo virare gli indirizzi di lettura in relazione alle alee-risposte che si fanno il tornasole del PH della pelle del Corpo vitale.
Uno sguardo-mente quindi che superando la visione a uomo monco precedentemente definita, faccia di ogni osservatore un uomo a più abiti mentali coesi, in grado di saper leggere con una pluralità di lenti che lo aprano ai multi-mondi del campo e dell'io- sé, fusi in un abbraccio a mente/cuore con il tutto/uno del creato-creatore-creature (cognitivismo etico).
Aver cuore della pluralità di letture rende più attenti alla vita, assumendo gli occhiali da:
biologo, storico, geografo, matematico, poeta, teologo, artigiano, bambino... cioè una mente ad apertura logica continua (la logica di Spazioliberina), non confinata in schemi prefissati, ma pronta a lasciarsi segnare-rigare (ibridare) da tutte quelle sfaccettature di echi-segni esperiti a tempo 0 che danno le variegate formule dei modi possibili di esercitare le cittadinanze nella storia (sistema di lettura a due occhi).
"It is very important that we feel an emotion, a real fluid. We must have a feeling that we are present here and now, and not just like some electronic cell, but like real human beings that are spiritually connected. Nature created us all with a purpose to leave better things behind, for those that will come after, until the time abandons us."
Una mente/cuore che sappia essere accorta al campo e al sé, razionale ed empatica, quindi:
estesa a pluri-lente a pluri-ordine-direzionale, a pluri-campo semantico-disciplinare che serbi consapevolezza delle profondità dei campi e delle insorgenze delle novità storico-esperienziali, degli echi-quanti informativi (gli abbagli-luce delle intuizioni), delle procedure organizzative delle coerenze e delle coesioni sintattico-grammaticali, funzionali ad ogni azione disciplinata in un contesto storico-semantico. Ogni contesto si apre ad un linguaggio che si fa grammatica e sintassi del suo significato;
attenta ai ritorni delle ricadute di evento che danno il punto-regione delle co-evoluzioni a tempo presente con l'assunzione della co-responsabilità storica del divenire di custode della vita e non arpia del divenire;
caleidoscopica a multi-visione di un uno/tutto di possibilità che la faccia essere esperta della sua osservazione a poli-semantica e a poli-mondi come tanti occhiali da adottare in relazione alla sfumatura di significanza-esperienza intercettata, tanto da saper leggere l'immediatezza dei fatti, non azzerando i tempi in un nichilismo a-temporale (scetticismo), ma in un'anticipazione prospettica di presente-futuro-presente-passato-presente che faccia essere oculata la scelta, aperta al divenire sistemico che ha iscritto in sé, come uno/Tutto, il valore.
Con l'organizzazione dello sguardo eco-biostorico non si ha l'assembramento di tanti sguardi distinti di soggetti distinti che si mettono intorno ad un tavolo a parlare (interdisciplinarità), come da molti viene intesa la nuova apertura logica che la leggono come una somma di più cervelli-menti singolari che si fanno gruppo, ma bensì di ogni singolare individuo storico (funzione pedagogico-maieutica) che s'apra a più mondi-modi disciplinari, come le molteplici vie con cui il soggetto-storico - ogni uomo - può approcciarsi alla vita e fare esperienza di essa a multi-verso che renda il suo sguardo caleidoscopico, immediato, snodato e profondo (salto d'evoluzione). Infatti una mente nuova (moltiplicativo-esponenziale) di un'evoluzione nuova, più estesa e più aderente alla plasticità della Vita creata/creantesi tutta.
Una mente-uomo a molteplici indirizzi-sguardi-discipline, quindi, che sappia essere insieme:
biologo, in grado di saper osservare come in un vetrino, ad esempio, una dinamica organizzativa di una muffa e sgranare le diramazioni e le complicanze funzionali alla sopravvivenza della stessa, rilevandone le eventuali contaminazioni e le possibili espansioni, in una sequenza temporale accelerata che dà la dimensione di lungo presente.
Storico (in senso stretto) nel saper trattare dei narrati di passati prossimi o remoti (carte storiografiche) per isolare i nidi-semi degli eventi futuri, insieme a tutte le dinamiche processuali che rendono intricati quei vecchi fatti in tutti quei detti; distinguendone le cronologie, i periodi, le contemporaneità, le emergenze fattuali, le inclinazioni ideologiche, isolandone di volta, in volta i modi privati di tutti le fonti del suo osservare.
Solo che in tale sguardo non si trattano le muffe, ma delle dinamiche concettuali e delle organizzazioni fattuali che s'intricano in un groviglio di fili-parole-nodi fattuali a tutt'uno, con impresse la struttura mentale di ogni osservatore altro. Saper leggere intra-pagina educa lo sguardo al saper estrarre il dato oggettivo - fatto nudo - dal contesto di contorno idea-logico - fatto vestito.
Geografo nello scandagliare i luoghi e nello scoprire i de-clivi che cedono spazio alle pianure o alle coste o alle depressioni carsiche... cioè a tutte le molteplici topografie delle nicchie di vitalità naturali e umanizzate, a multi scala. Se si riflette, il vero libro della storia è lo spazio vitale a 360°.
Matematico nel saper tradurre le particelle parole in particelle numerico-algebriche spogliando la realtà della sua immanenza. Lo sguardo moltiplicativo è matematico e geometrico, insieme, poiché richiede l'abilità di fare dei salti di scala, dei rovesciamenti di occhio-posizione, delle inversioni di lettura. La matematica come linguaggio di proiezione della realtà in spazi astratti permette, come la storia, il formarsi di collegamenti trasversali che trascendendo lo stato fisico, rendono il tutto coeso, narrabile.
Poeta nel giocare con le codifiche di parole, per rovesciare i sensi-valori onde cavar fuori un'estensione altra di significativa verità. In tale saper vedere nel vuoto di significato egli si fa il custode-cantore degli spazi celati, l'anticipatore delle aperture logiche che daranno le virate direzionali alle future letture storiografiche.
Teologo nel saper affondare lo sguardo nella zona dell'indivisibile di quel Dio-creatore che ha ben-voluto l'umanità, incarnandola in tutto quel Creato a tempo presente (t.0) che prende radice in un eco-respiro, dì-veniente.
Artigiano del sogno che sa vedere in in un legno una seggiola, in una vite un ponte tra due rive, in un vapore una macchina di energia, in un guizzo un universo inflazionato.
Bambino nello stato sentimentale di eterna meraviglia per una realtà che vive a tutto tondo con le sue fantasticherie. ...
Ogni osservazione è una sovrascrittura, un attraversamento della dinamica del divenire che ha in sé due vincoli-poli organizzativi della medesima direzione dello sguardo osservativo:
Lo stato di tenuta, la ricorsività delle scritture vitali che di fatto rende uni-forme una dinamica alle coordinate evolutive di sé (permanenza storica); si pensi al processo naturale del ritorno delle stagioni, legato al movimento della Terra, che dà la possibilità di diversificare le colture in agricoltura e di riflesso moltiplicare le possibilità delle operazioni umane (aratura, semina, raccolto...), o alla presa di vita di uno zigote che inizia il processo di sdoppiamento che lo condurrà a farsi feto e poi con la nascita bambino, uomo, vecchio, oppure alla corrente d'aria che si condensa, dando corpo alla nuvole poi alla pioggia.
Il nodo-luogo di cambiamento che crea una biforcazione che amplifica le possibilità evolutive con l'ingresso di una stranezza che dà il la a una nuova modalità (mutamento storico) che moltiplicando le traiettorie evolutive rende variegate le manifestazioni dei fenomeni locali, sempre unici.
Ogni fatto-evento è unico, per sempre, pur seguendo la sua naturale inclinazione che, se registrata e rappresentata dà la carta della cresta evolutiva a biforcazioni dei processi naturali, ad esempio, relativi al clima, ai terreni, alle inondazioni, alle epidemie, alle economie ...
Le due carte in alto ipotizzate disegnano, utilizzando il concetto di area economica chiave quale ago-bussola dell'orientamento delle confluenze fattuali nel tempo, l'evoluzione delle incidenze economiche che hanno intricato e ibridato le aree geo-politiche.
Per comprendere questo processo comunicativo dell'abitare nel Mondo per poi disegnarne lo spettro, necessita partire da una semplice postulazione:
Tutto è storia, poiché tutto prende spazio-tempo da una dinamica di fatti quale processo d'informazione - azione che in-forma assumendo verso-direzione a spaziotempo presente (T. 0) - per effetto del “toccarsi” dei quanti storici – promotori di vita - che danno il la all'organizzazione dei fatti-eventi, letti e registrati dall'osservatore-agente-abitante uomo in una carta di lettura che dà la topografia di avvistato-inteso storiografico.
L'informazione viaggiando, da luogo a luogo, essa stessa è un perturbatore storico, ibridando le mentalità e le procedure organizzative fattuali, tanto da rendere variegate, non solo le società-storiche ma, all'interno di sé, ogni società stessa.
La presa di coscienza della realtà dei fatti-tempi-spazi, richiede la partecipazione attiva della mente-sguardo dell'osservatore che, come già espresso, è co-partecipe alla creazione diveniente, attraverso quel processo di conoscenza che lo fa relazionare con l'io-sé nel mondo, fuori di sé e dentro di sé.
Il salto dal fatto ad ap-preso storico rende vincolata la natura agli stati-modi della coscienza e vincolata la coscienza agli stati-modi letti nella natura, in tale farsi co-presenti si modellano in un uno/tutto, come in un abbraccio, in una lettura storiografica a multi-disciplina.
Il processo d'apprendimento, iscritto nella matrice della vita, apre l'uomo alla conoscenza del mondo con il saper racchiudere, ogni appreso, in una carta epistemica a molteplici vestizioni storiografiche (scienze in senso lato), tutte legate alle particolari relazioni individuo/campi:
non si può più immaginare un sapere come un dato oggettivo per se stante, sempre valido indipendentemente dal legame con l'osservatore-società che l'ha sistematizzato, quindi uniforme a qualsiasi latitudine e longitudine o periodo storico, ad esempio, con le semplici coordinate di lettura occidentali.
Per non peccare di ristrettezza cognitiva e immaginativa nel ritenere nulli i significati e i modi evolutivi delle aree extraeuropee, ad esempio, che si sono evolute con altri occhiali-sguardi osservativi, necessità aprire la mente a nuovi orizzonti.
Tra l'altro oggi una posizione osservativa avvitata sulla sola impostazione occidentale è anacronistica, dato lo spostarsi dell'asse economico dall'Atlantico al Pacifico (carta in alto), con relative evoluzioni e ricollocazioni delle aree economico-culturali chiave, che stanno confluendo in altre coordinate storico-geografico-immaginativexiii, ad esempio cinese, indiana, giapponese.
Come precedentemente scritto il non saper leggere il mutamento è gabbia cognitiva, come quella isolata già dallo stesso Galileo nel sistema informativo teocratico tardo-feudale che fece scattare le accuse di eresia nel contrapporre la lettura tolemaica a quella eliocentrica. Ogni gabbia si struttura su una chiusura-fissità immaginativa che rende a-storiche le letture che perdendo il senso-direzione fanno smarrire nella “coscienza” il valore del divenire.
Il salto d'impostazione nella lettura a occhio eco-biostorico è il risultato dell'evoluzione storica medesima che richiede una rimodulazione e lo svecchiamento dei significati, con la valutazione della loro tenuta storiografica, per renderli più aderenti al cambiamento:
Ad esempio uno dei nodi saldi del sistema economico-politico odierno è la "Società efficentista", deriva storica dello stesso modello tayloristico che puntò alla riduzione dei tempi morti di produzione con la parcellizzazione e la standardizzazione del lavoro e dei prodotti nel sistema di fabbrica che decreto l'agonia di quello artigianale; ma, allargando lo sguardo alla società-mondo, seguita alla globalizzazione dei mercati, essa non risponde più ai bisogni di una umanità così ampia, con sacche sempre più grandi di povertà ed esclusione, tanto da poter parlare di vera inefficienza epocale.
Necessitano altri attrattori cognitivi:
cerniere-ponti d'umanità che si facciano chiavi di lettura e di coesione tra i popoli e le genti tutte, in cui ci si possa riconoscere e in cui ognuno passa dare il suo contributo, secondo le sue particolarissime specificità.
Ad esempio nel campo della teoria della negoziazione (mappa in basso) è stato dimostrato, in uno studio del 2011xiv sulla tenuta storica dell'efficientismo che ogni qualvolta si persegue una nozione di efficienza nella negoziazione, questa determina la possibilità delle parti di manipolare il protocollo di negoziazione per ottenere un vantaggio a scapito dell'efficienza globale.
Questo grafico mostra i differenti equilibri che si presentano implementando uno schema di negoziazione efficiente, ovvero uno schema in grado di garantire, a ogni parte negoziante, di finire la trattativa con una variazione di utile, non negativa:
le parti possono solo guadagnare dalla negoziazione!
La possibilità di condurre negoziazioni efficienti è sensibile, tuttavia, al grado di informazione reciproca dei partecipanti, in particolare:
maggiore è la conoscenza che una parte ha dell'utilità dell'altra e maggiormente sarà in grado di distorcere l'andamento della negoziazione, per raggiungere un equilibrio a lui più favorevole.
La distorsione della trattativa, passa attraverso delle dichiarazioni mendaci che la parte in questione fa al negoziatore per pilotare il suo operato, facendo credere che tali dichiarazioni siano rappresentative della sua reale utilità, mentre sono il frutto di una finta utilità che garantisca un accordo, per lui, migliore di quello che avrebbe ottenuto dichiarando il vero. Ne consegue la possibilità di sfruttare strategicamente l'informazione dichiarando il falso.
Tale possibilità è sensibile al variare del punto iniziale della trattativa ma, come il grafico mostra, essere onesti (T1,T2) non è mai una strategia dominante, quindi le parti sono razionalmente spinte a sfruttare il vantaggio che hanno sulle altre.
L'effetto che si ottiene è che la negoziazione si arresta non nel punto di massima efficienza globale, ma nel punto in cui la parte manipolante ottiene il massimo guadagno a scapito del globale e il tutto senza violare le regole del gioco:
In breve l'efficienza può essere manipolata e diventa di fatto inefficienza mascherata da efficientismo virtuosoxv.
Si dimostra inoltre che i meccanismi di negoziazione non manipolabili sono non efficienti come, ad esempio, le aste inglesi al secondo prezzo, in cui essere onesti è sempre la sola strategia vincente.
Si provi ora ad esportare lo studio dal campo matematico a quello storico e si rileggano i fatti con le dinamiche, ad esempio:
il caso ILVA di Taranto che ha fatto speculare i Riva sugli incentivi di smaltimento rifiuti tossici, in cambio di false promesse di attuazione della prevenzione negli stabilimenti tarantini;
oppure i casi di finanziamenti-incentivi elargiti dallo Stato alle grandi-imprese per la formazione giovanile con la promessa di assunzioni, mai fatte;
oppure tutte quelle sovvenzioni elargire con i fondi europei per le calamità naturali in agricoltura su produzioni mai esistite. ...
Tutte storie di malo-affare da vecchie logiche miopi che hanno ingabbiato la speranza del mondo in un vuoto di storia.
Per spalancare le porte del futuro alla bellezza storica a tutto campo, necessita un salto logico con uno sguardo a occhio-multiplo che sappia essere espressione di una conversione profonda che dia il volto nuovo alla umanità, vincolandola al cardine-cerniera - Vita - a 360°:
Ogni cardine è il vincolo-chiave dell'etica condivisa, il motore propulsivo nell'incanalare la scelta dell'oggi in una geografia del domani!
In ciò è il vero valore-significato di ciascun cardine elaborato, selezionato e interiorizzato dalle coscienze singolari e sociali:
Se il valore è, ad esempio, il mercato, allora esploderà uno scenario A, facendo implodere il contorno degli scenari altri possibili e così se esso è il profitto, scenario B, o la vita scenario C, o la bellezza scenario D, ...
Ogni scenario A, B, C, D, è bene ribadirlo, implementerà una diversa fioritura di realtà storica e ogni fioritura una difforme relazione individui/campo con margini più o meno marcati di bellezza/bruttezza, libertà/tirannia, ricchezza/povertà, giustizia/ingiustizia, ...
Ogni fioritura prodotta, poi, se letta da un osservatore che sappia sporgersi da un orizzonte a punto infinito (occhio di Dio), rivelerà il grado interno di amorevolezza.
Nel mondo dei possibili, a uno-tutto vitale, spetta all'uomo-società stabilire i prezzi e i costi del suo raccolto, assumendosene la responsabilità e interrogandosi sul senso del suo sé nel divenire.
20 novembre 2013
Antonia Colamonico
Indice quaderno n°8: Il Piglio eco-biostorico (Il territorio mentale e le angolazioni di lettura - Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi - Le regole del gioco)
Nota introduttiva; Premessa; Il punto e la regione; Il limite delle Scienze; L'osservatore e il linguaggio (II Parte); Costruzioni di realtà a multi/strato e multi/faccia; Riflessione a sistema uno/tutto; La vita nel processo partecipativo.
Scienza plastica che si modella intorno alle nicchie spazio-temporali, registrando le perturbazioni che l’evento ha prodotto in esse e di riflesso nella geografia mentale dello stesso Osservatore; in tal senso è una scienza che si affina di volta in volta secondo le diverse osservazioni che vengono effettuate, modificando le potenzialità cognitive:
le scienze dell’era delle informazioni data la velocità e l’instabilità del sistema, saranno semplicemente delle tracce di lettura, delle ipotesi di percorsi, dei compresi storici, in continua evoluzione.
E’ bene sottolineare tale svolta gnoseologica, in quanto si sta passando da una conoscenza statica, che isolava la vita in fotogrammi fermi nel tempo-spazio, ad una dinamica, in cui l’azione di lettura si esplica come un accompagnare, un seguire il movimento della vita.