Antonia Colamonico © 2013
Indice quaderno n°8: Il Piglio eco-biostorico (Il territorio mentale e le angolazioni di lettura - Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi - Le regole del gioco)
Nota introduttiva; Premessa; Il punto e la regione; Il limite delle Scienze; L'osservatore e il linguaggio Parte I - Parte II; Costruzioni di realtà a multi/strato e multi/faccia; Riflessione a sistema uno/tutto; La vita nel processo partecipativo.
Partendo da un meta-studio sui meccanismi della conoscenza, la biostoria si pone come valido strumento di riflessione, di esplorazione e di organizzazione delle informazioni, al fine di moltiplicare le capacità di lettura e di azione dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni nell'ottica di un'economia di Tempo.
La biostoria svolge la duplice funzione di:
Sguardo, attento a registrare tutto quanto si muove nello spazio vitale, sia esso casa, aula, ufficio azienda, istituzione, società...
Lente pluridimensionale, in grado di moltiplicare le informazioni e di organizzarle in ordini differenti di lettura.
Sguardo-lente che permette di visualizzare la Complessità della Realtà, evitando le miopie delle letture unidirezionali. (Da A. Colamonico. Prime carte di viaggio. © Il Filo, Bari 1997.)
C'è un momento nella scrittura in cui l'osservatore (il narratore) e l'osservato (l'oggetto-narrabile) si fondono in un tutto-uno (la scrittura) che assume una sua privata identità, come altra cosa di realtà.
Non è né lo scrittore, né il fatto osservato; ma un oggetto/soggetto nuovo che si distacca e si carica di naturalezza, come una verità dapprima messa in ombra che, orgogliosamente, prende individualità, quale forma aliena dall'occhio lettore e dal campo di narrazione.
Ecco è questo il momento che prediligo, quell'attimo in cui, con un brivido di pelle, quella cosa nuova appare chiara al mio sguardo-lente!
Ed è quella stessa impercettibile elettricità che m'informa di essere approdata in uno spazio-tempo nuovo che ha assunto stato-confine nella pagina, in tale essere altra cosa, quell'insieme ordinato di espressioni e di significati assume storicità.
Le tessiture storiche danno il volto alla realtà che resterebbe un non conosciuto e un non dicibile, se privata dallo sguardo-mente dell'osservatore che, intessendo gli echi informativi in narrati disciplinati, dà tracciabilità al suo avvistato-compreso-affermato-trasmesso.
In un simile gioco intricato multi-prospettico, l'accesso alla realtà è vincolato alla capacità cognitiva ed espositiva dell'osservatore (ogni uomo) che veste di senso-direzione dei quid informativi che da incognite si fanno res note (cose conosciute).
La cosa nota non è l'oggetto naturale, ma lo spettro-modello mentale che l'osservatore stesso si costruisce come reale, in tale costruzione lo stato di verità oggettiva non è nell'oggetto-incognita che si pone a contorno-regione dello stesso processo d'appropriazione soggettiva della realtà (la conoscenza), ma la verità è nel modello-carta che assume oggettività limitata e circoscritta, all'interno di una teorizzazione.
Si passa, da un punto di vista eco-biostorico, da una realtà nota che è esterna e vera in se stessa, ad una realtà nota che è negoziata dallo sguardo mente di un osservatore concreto che con scelte motivate e mirate, dà di volta, in volta l'indirizzo di realtà all'incognita della vita.
Se è l'uomo storico a dare il senso di oggettività, allora non è più accettabile l'idea di una scienza che apra le maglie della vita e ne sveli i codici nascosti che sono il modo naturale della vita d'evolversi:
tutte le teorie scientifiche sono semplici sguardi soggettivi che hanno dato il carattere di oggettività ad un quid che ha preso storia nella stessa mente dell'osservatore che definendo ha inclinato il significato, di quell'ignoto, al privato senso di verità, soggetto ad essere espanso o rigettato nel tempo.
Allora se questa radice soggettiva è il limite della scienza, essa non può essere più intesa come la verità intorno alla vita, ma solo una plausibile spiegazione di essa e da ciò sorgono spontanei i quesiti:
che cosa è la vita e cosa la verità?
Cosa la realtà?
Cosa è oggettivo e cosa soggettivo?
La scienza cosa di fatto può dire di conosce e come mai una teoria trova applicabilità, se la realtà in sé è un oltre lo sguardo-mente dell'uomo?
Con tutti questi interrogativi che chiedono una risposta certa, definitiva, rassicurante per dare valore alla stessa azione del ricercare, si fa strada il nichilismo che crea lo scetticismo nel cuore:
se l'osservatore non ha possibilità d'approdare al punto-luogo della verità oggettiva, una volta per sempre, allora perché conoscere, indagare, scoprire, costruire?
Perché affaticarsi con tutte quelle azioni che rendono presente ogni osservatore-attore-abitante nella vita?
Per uscire dalla morsa del nulla che blocca la coscienza in uno stato d'inerzia (inutilità della conoscenza, di riflesso dell'azione e per estensione della vita), necessità cambiare gli occhiali di lettura e fare una salto di prospettiva con un cambio logico che dia le moltiplicazioni degli sguardi-mente, cioè:
passare da una realtà scissa in tanti campi disciplinati a isolati per sé stanti che danno una visione frantumata di oggettività, a una realtà a uno/tutto coeso che per praticità esplorativa, soggettiva, è indagata per campi discreti, variabili, di processi storici, aperti agli intrecci narrativi che risentono, localmente, della sfumatura di significato impressa dall'occhio-mente dello stesso osservatore, ma che tuttavia si fanno echi informativi, disponibili al cambiamento di indirizzo-sguardo con un allargamento del campo-possibilità di veridicità (processo d'apprendimento continuo che porta ad un'osservazione costante di occhio-mente frattale).
Passare da una conoscenza assolutizzante e quindi a tendenza statica a una relativa (ponte tra due rive) aperta alle variazioni minime di campo; da una verità chiusa in una definizione immutabile e ferma a una verità multi-proiettiva e multi-prospettica in grado di assumere molteplici gradazioni; da un processo di conoscenza per divisione di oggettività a uno di moltiplicazione di gradi-intensità di verità, oggettivanti.
È l'osservatore (ogni uomo) che, nella sua azione d'apprendere, dà lo stato di oggetto (gioco topologico a dentro/fuori) a ciò che circoscrive e così facendo, impara a saper rispondere alle incognite del vivere, creando le mappature-carte delle situazioni storiche, quali quadri disciplinari di probabilità di ipotesi vitali che, se applicate, richiedano un ammodernamento armonizzante (il ruolo del futuro nell'indirizzare la presa di realtà nel presente).
Indirizzare il presente (dare il verso direzionale) introduce il fine storico che potrebbe riportare alla coscienza echi di fatti nefasti, attuati in nome di una pretesa a indirizzare la vita verso un ordine-modello di Società (visione uni-dimensionale di chi pretende un ordine che piega la vita al modello mentale che si fa regola ineluttabile).
Il fine non è far corrispondere la vita alla carta-modello (riduzionismo logico), assoggettandola al sé di un io dominante che crede di possedere la verità (logica di Caino); ma al contrario scoprire la ricchezza della naturalezza del divenire come processo moltiplicativo e rigenerativo che si apre a mille e mille possibilità altre (logica di Cristo). Possibilità che a loro volta creano organizzazioni e legami inaspettati (visione dialogica di una creazione continua a più co-attori di pari dignità).
Ogni perplessità parte da un eco-passato negativo che fa nascere nella coscienza un senso di disapprovazione storiografica, ad esempio, sulla valenza del "fine storico", ma investigando sul perché di tale presa di distanza, emerge l'eco del contrasto, mai assopito, tra verità di fede e verità di ragione che aprì da un lato all'inquisizione con tutte le epurazione eseguite(eco negativo) e dall'altro all'oggettività assolutizzante di certa scienza moderna che ha prodotto l'eugenetica con le devianze delle epurazioni e delle sperimentazioni, ad esempio, naziste (eco negativo).
Uscire da tale strettoia cognitiva implica l'apertura delle logiche (processo di destrutturazione dei versi-sensi comuni, come il risalire la corrente del pregiudizio) per svincolare le informazioni dalle gabbie ideologiche che tendono a fermare la realtà in un fotogramma fisso nel tempo e nello spazio-memoria. Ma se si indaga meglio, lo scontro epocale tra la società antica e quella moderna, a partire da fine '200, non fu tanto sulla differente mappatura di realtà, quanto sulla salvaguardia degli stati di potere-oligarchie.
Le nuove carte-mappe cosmologiche furono lette come una forma di messa in discussione di una verità impomatata e confezionata da un potere religioso che risentiva dell'appartenenza alla nobiltà terriera del Medioevo (ramo cadetto dell'aristocrazia feudale).
Mentre lo scienziato era un uomo nuovo, un ceto sociale nuovo che osava scommettere sull'apprendimento dei modi-mondi nuovi (sguardo rivolto al futuro) mettendo così in crisi una verità collaudata e ingabbiata (sguardo rivolto al passato), in virtù delle riscritture matematico-geografiche (apertura degli spazi vitali) che stavano mutando le medesime geografie mentali:
Il contrasto fu su due sguardi-lenti e di riflesso, carte-mentali, che facevano rivendicare, vicendevolmente, il primato della verità (stato di potere di una logica disgiuntiva che afferma, negando (si, ma... forse, se... ma, non credo che... sembrerebbe, ma...).
Oggi, quel ruolo reazionario esercitato un tempo dal potere teocratico, è esercitato dai ricercatori (certo non tutti) in nome della Scienza, assunta a religione. Essi credono di possedere le chiavi della vita, imponendo le personalistiche economie ad esempio di alcune case farmaceutiche che inculcano un'idea ristretta di salute e di bellezza; mentre di fatto, quello che lo scienziato possiede, è semplicemente l'eco-riflesso del suo appreso-compreso, come un sistema di regole e di mosse spendibili nella partita localizzata e non generalizzata della vita che è nel suo insieme un complesso gioco non solo di fattori visibili, evidenti (lettura determinista, uni-direzionale) ma essenzialmente di elaborazioni nascoste di risposte (lettura probabilista, a multi-verso di sguardi), con gli stati di ovvietà e quelli aleatori.
E sono proprio questi ultimi ad allargare gli orizzonti osservativi e di riflesso, vitali, mettendo in crisi gli appresi pregressi e aprendo la mente alla ricchezza del divenire (logica de-gerarchizzante).
In chiave biostorica tutto assume una nuova collocazione per cui ad esempio:
Se lo sguardo-mente-osservatore assume la funzione storica di semplice 2° giocatore della partita che chiamiamo vita, allora compito delle pedagogie-didattiche non è più il solo educare al saper leggere-scrivere-far di conto... ma a sapere immaginare e creare sguardi-occhiali nuovi per visualizzare orizzonti nuovi, soggetti a cambiamenti continui.
E così, ad esempio, è nato il mio impegno di studio per creare con le carte di Biostoria una mappatura variegata di coscienza/conoscenza a topologia uno/tutto frattale, con i pieno/vuoti di conoscenze (tessuto spugnoso) e di luce/buio informativo (guizzi-luce) con le fioriture di ideazioni e di immaginati, funzionali alle ipotesi multiple di risposta storica che fanno diversificare gli interventi. I
In sintesi:
il passaggio da un pensiero singolare ad uno al plurale, interno allo stesso soggetto-individuo storico.
Acquaviva delle Fonti, 26 agosto 2013
Gioco di posizioni nelle proiezioni storiche - Aspetto Autoreferenziale nelle Osservazioni
Il soggettivismo nelle Scienze-Metodi di Ricerca
Ritratto, Pablo Picasso di Henri Cartier Bresson
ScalettaAngolo RiflessoScenari immaginativiLo sguardo frattoIl pragmatismo storico-vitaleLa plasticità osservativa-esperienzialeDissodare le paroleIl valore del dialogareLa gemmazione del pensieroIl 2° livello della coscienzaValore operazionale di uno studio sulle geografie mentaliL'osservatore è il decisore che dà la piega, con relativa inclinazione di significato, alla forma del suo osservato, il quale resterà incastonato, come una gemma in un anello, nel modo organizzativo del decisore stesso che tra una molteplicità di significati possibili seleziona quello funzionale alla sua stessa rilevazione-narrazione. In tale relazione incarnata diosservato-osservatore-osservazione, a sistema unico, ogni scienza o ogni scrittura-opera è un evento al singolare che si porge come orditoper gli ulteriori intrecci dei nuovi osservatori-creatori di significati storici, spendibili negli eventi che verranno.
Ogni rilevazione è il risultato di uno sguardo-lente lettore che si è misurato con un complesso sistema ordinato, ne ha isolato delle traccie e su quelle intuizioni informative ha imparato ad organizzare il suo sistema ordinato di lettura significativa. Nella relazione lettura-vita è l'osservatore stesso, quale negoziatore di significati, ad assumere la funzione di ordinatore di senso-valore storico.
La vita non è né ordinata, né disordinata. Ordine e disordine sono solo i due poli di organizzazione in cui l'individuo-lettore si muove in relazione alla sua capacità di lettura che gli dà una molteplicità di sfumature di sguardi. Ogni sguardo è un livello più o meno chiaro di comprensione. Non tutti gli individui storici presentano le medesime competenze osservative e organizzative, quello che per alcuni è chiaro, per altri confuso e viceversa, per cui si può parlare di ricchezza di sguardi che danno una forma a multi-sfaccettatura alla realtà. Ogni faccia è un modo particolare di leggere con relativa possibilità di rispondere alla vita; più saranno le ipotesi di risposta e più saranno amplificate le probabilità di restare nella storia.
In una scienza dello sguardo necessita apprendere il come diversificare le letture per rendere l'osservatore mentalmente attrezzato a rispondere, sviluppando modelli diversificati di costruzione di realtà.
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Antonia Colamonico © 2013
Indice quaderno n°8: Il Piglio eco-biostorico (Il territorio mentale e le angolazioni di lettura - Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi - Le regole del gioco)
Nota introduttiva; Premessa; Il punto e la regione; Il limite delle Scienze; L'osservatore e il linguaggio (II Parte); Costruzioni di realtà a multi/strato e multi/faccia; Riflessione a sistema uno/tutto; La vita nel processo partecipativo.
Biostoria indaga non tanto i meccanismi neuronali, quanto le abilità elaborative del pensiero-mente, in senso stretto, che si organizzano attorno alle argomentazioni-narrazioni degli accadimenti che danno quello "strato sottile” (H. Putnam) della produzione cerebrale. Il Pensiero, anche se non si vede, occupa uno spazio-tempo, assume una forma con una molteplicità di dimensioni. Indagare questo strato sottile è il campo di studio, in biostoria. Antonia Colamonico