Plasticità/effetto guanto:
proprietà della parola - particella topologica, permette di costruire gli spazi mentali idonei alla lettura degli spazi reali.
"Le parole hanno il compito di essere ponte-tessitura tra gli orditi di passato e le trame di futuro. Esse, infatti, sono i segni-nodi che legano in un'unica rete le matasse delle azioni e i fotogrammi di vita, dando spessore alla coscienza individuale che si fa universale.
La dinamica della Vita è un uno/tutto che si attualizza in ogni tempo di presente, come costruzione complessa e stratificata di spazi/tempi che prendono visibilità Storica.
La parola, come particella topologica, emerge come una bolla di significato da un vuoto quantistico e ne rivela il fluttuante mistero. Nell’azione poetica l’osservatore coglie brandelli di verità che con un gioco di ombre/luci danno forma al frattale poetico, quale struttura a spugna con nicchie-stanze di significati.
La poesia, come forma geometrica, intreccia in un tempo di presente i piani dei passati e futuri, racchiudendo l’anima profonda della dialogica vitale. In tale capacità a leggere in simultaneità la vita, come un entanglement quantistico, la Poesia si fa immagine, ricamo, bellezza, attimo di eternità."
A. Colamonico. Arte Quantistica. Il frattale poetico. 2010.
Antonia Colamonico. Il filo. Raccolta in Le stagioni delle parole. 1994
Trasmissioni...giochi di intese.
“Ho steso in ogni stanza i fili delle parole... per schermare l'ombra dei tuoi timori.“
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - ©1994.
" ... L'azione del saper cavare è il cardine-nocciolo della vita stessa, intesa come un apprendimento continuo e consapevole che porta ad elaborare intorno agli appresi un contorno, gli stessi campi semantico-fattuali, in senso ampio, che si fanno collegamenti nodali di un unico reticolo a multi-strati. In tale processare il dritto e il rovescio dei sensi di parole-nodi e di campi-rete si crea la dimensione prospettica del poter ruotare e traslare il significato di un appreso precedente in un'azione storica nuova:
Filare le parole.
Ricomporre i gomitoli dei segni le matasse dei punti i velli dei pensieri...
e poi...
Cardare i pensieri. Comporre le Matasse e i gomitoli.
Tessete le parole.
Nella facoltà di poter giocare con le parole e i loro versi, si attua la spaziatura del pensiero che assumendo profondità, può invertire gli ordini e passare attraverso gradi-lenti più affinati di lettura.
Nella meta-lirica Tessuti è spiegato tale dinamismo di chiarificazione con i passaggi di letture:
l'agire sulle differenti sgranature dei significati produce un'azione di andata e di ritorno
tessuti→gomitoli→matasse→velli→matasse→gomitoli→tessuti
che dilata e ristringe i gradi di finitezza storica.
Gli ordini informativi calati nei disordini (velli dei pensieri) simili al vuoto caotico dei “fili non tesi”, permette di connettere il tempo reale (Tessuti) con il tempo immaginario, area ignota da cui è sorto come processo d'emergenza quel tessuto codificato.
Si possano proiettare le parole e le immagini dei fatti nei piani dei passati prossimi e remoti o dei futuri semplici e anteriori, per riscontrare i costi/benefici di ciascuna scelta, a breve o a medio termine, e perché no, spingersi fino ai confini dell'infinito, area dei valori universali:
l'attuazione del “fatto” implica sempre la presenza di un grado di consapevolezza dell'effetto d'azione, come grado d'evoluzione prospettica dell'eco nel tempo, e intorno a tale proiezione si edifica la vita.
In tale intreccio di tempi immaginari e di tempi reali si sviluppa la capacità dell'occhio-mente-mano ad elaborare spazi su spazi di significati che si fanno stanze storiografiche nei differenti tempi 0 di realtà.
(Da A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0 - Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva. 3° Campo - Il vuoto cognitivo e l'apertura dello spazio individuo/campo, p. 2. © 2011 - Il filo, Bari)
(Continuità dei tempi... il bandolo. A. Colamonico da Il filo. ©1994)
La nascita del Pensiero Complesso a più livelli di lettura simultanei nasce intorno alla 5a dimensione di lettura:
" La metafora dell'ostetrica socratica calza perfettamente per indicare una costruzione di logica più “incarnata” nelle dimensioni umane, in quanto non è solo l'aspetto razionale ad imporsi come un dare la regola a guisa dell'io categorico, ma dando spazio alla sfera emozionale si apre al lato analogico che è un io/sé duttile, attento a registrare ogni variazione del campo, vista come l'alea che introduce un cambiamento che non più giudicato come errore, si fa un modo nuovo della verità. "
Il ciclo di liriche “Il filo” è stato composto nell’agosto ‘94, si presenta come una riflessione sul ruolo della parola nella Storia.
Le parole hanno un compito di tessitura-memoria. Esse, infatti, sono i segni-nodi che legano in un’unica rete le singole azioni o fotogrammi della vita. La realtà intesa come la discontinuità del Tempo “andate e ritorni” è un sistema di rimandi alle azioni stesse “Tessuti” che si presta ad essere letto grazie alla parola che amplificata nella “sala degli specchi” della memoria, diviene il filo della continuità, quale legaccio di unione tra passato-presente-futuro.
La lirica ”cerchio allo specchio” rappresenta la contemporaneità, nello coscienza-azione di ricamo, delle fasi della storia, visualizzate nelle sue tre dimensioni: lo ieri, il cerchio da ricamo che richiama immagini antiche di nonne; l'oggi, la donna che trama i costrutti come struttura del sistema di conoscenze da tramandare, visibile nell’occhio-fiore e nello stesso cerchietto, fattosi contorno dell’ovale e trecce della donna. Il domani, infine, il ragazzo destinatario delle elaborazioni passate e presenti, visibile nella rotondità del cerchio e nella proiezione-occhio di voli.
La consapevolezza che echi di passato si riflettano in echi di futuro, permette la costruzione di una serie di metafore, antiche e nuove:
vigna... ratta.. bigamie dei pensieri... sala degli specchi... la loggia... la terrazza...l’isola...
le quali disegnano il Pensiero come la casa universale con stanze e vigna, che seguendo una crescita esponenziale, si amplifica e si riproduce:
moltiplicazioni.
Le conoscenze come stanze-nicchie si strutturano le une nelle altre, quali grappoli di consapevolezze, a formare il Labirinto del Sapere.
Quale è il compito della Poesia nelle costruzioni storiche?
Essa è il “grido” della vita, come atto di nascita delle consapevolezze passate e future, espresse o mute; grido che può permettere all’uomo di mutare in positività, giorno per giorno, azione per azione, il corso degli eventi.
La Poesia è dunque l’anima amica che dona la portafinestra per spiccare il volo nell’infinito dello spazio-tempo. La Poesia è il canto che fattosi preghiera, lega il frammento io alla coscienza cosmica, vista come la matassa che intreccia in un unico insieme tutta la realtà passata-futura.
Il ciclo si pone come il proseguimento naturale di liberina, la quale ha scoperto che l’occhio spaziale, eco-biostorico, è più idoneo ad una lettura delle diversità.
Il Caos del reale non è semplice disordine o confusione, bensì pluralità di stili e di comportamenti che si evolvono in sintropie di ordini nuovi più complessi. L’ordine del Caos, intravisto da liberina nella perdita della dimensione lineare del tempo, come evoluzione univoca del pensiero ed ipotizzato nella dimensione del sogno e della fantasia, in “Il filo”, elevandosi nello Spazio del Tempo, si fa: “Luce”.
La nascita del pensiero multiplo, il quale si evolve, in contemporaneità, su più piani di pensieri è la conquista che la donna vuole tramare, tessere nella stessa mente del “ragazzo di domani”, perché impari a non temere le “ragnatele” dei pregiudizi e dei conformismi ed inizi a volare in piena libertà e a disegnare in piena autonomia il Villaggio di domani.
L’intero ciclo può essere letto come il viaggio nella conoscenza.
Antonia Colamonico © 2013 - Tutti i diritti sono riservati.
La conoscenza è l'arte dello svelamento, del cavare fuori da un ignoto un quid, privo di forma spazio-temporale, senza un nome, e totalmente svincolato da qualsivoglia proprietà costitutiva. Quel quid, senza identità, si presenta come un “uno/tutto” del buio cognitivo. Il vuoto, sin dall'antichità ha assunto l'immagine di uno spazio cavo, come un “buco” su una superficie che crea una depressione, una discontinuità sulla linea di contorno, si pensi ad esempio alle strutture a frattale delle coste o di un terreno. L'ampiezza frastagliata della cavità crea le struttura a “gravina” come una molteplicità di doline e inghiottitoi, che rendono l'idea del carsismo della conoscenzai, con un intricato insieme di cunicoli e anfratti. (...)