Il piglio eco-biostorico
Verso una scienza & metodo dello sguardo
Quaderno di Biostoria n° 8
L'osservatore e il linguaggio
Seconda parte
Antonia Colamonico
Il piglio eco-biostorico
Il territorio mentale e le angolazioni di lettura
Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi
Le regole del gioco nel paradigma biostorico
L'osservatore e il linguaggio
Antonia Colamonico © 2013
Indice quaderno n°8: Il Piglio eco-biostorico (Il territorio mentale e le angolazioni di lettura - Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi - Le regole del gioco)
Nota introduttiva; Premessa; Il punto e la regione; Il limite delle Scienze; L'osservatore e il linguaggio Parte I - Parte II; Costruzioni di realtà a multi/strato e multi/faccia; Riflessione a sistema uno/tutto; La vita nel processo partecipativo.
Una relazione discrezionale
L'osservatore e il linguaggio
Antonia Colamonico © 2013
- Saper agire nel tempo idoneo alla realizzazione di una data azione-risposta storica, implica una celerità di codifica dei significati, di elaborazione di un'ipotesi di risposta e di anticipazione delle ricadute d'effetto di quell'impronta informativa che sarà impressa, agendo, nel campo-habitat.
Biostoria - Biohistory of Knowledge
Sito ufficiale - Scienza & Metodo di lettura della Complessità.
Il nuovo metodo eco-biostorico
Accettare il vincolo dell'inclinazione-verso nella lettura-costruzione della realtà fa della dialogica osservato-osservatore-osservazione il metodo stesso della ricerca per una topologia unificata a uno/tutto della realtà in cui l'individuo e il campo si fanno sistema, cioè i coesi storici, aperti al divenire, co-evoluto.
Comprendere l'importanza di una scienza che ragioni di sé, con se stessa, del mondo-natura ha una doppia ricaduta sul piano etico, sociale, culturale:
Essere un esempio di costruzione del pensiero nuovo di scienziato (o di qualsivoglia professione), mostrando la privata geografia mentale agli interlocutori, per confrontarsi sul come far evolvere l'idea, come osservare o esporre e razionalizzare, sul come imparare (palestra della mente) a memorizzare e archiviare e sul come giocare con la propria organizzazione mentale (forma pedagogica).
Quasi uno spezzare il pane del proprio sé con l'altro che osservando impara a sua volta a vedere, a ragionare, a giocare con il suo pensiero, senza assolutizzarlo. La dimensione del gioco è intrinseca alla plasticità di lettura, infatti perdere la voglia di giocare è segno di fissità cognitiva e immaginativa. La fissità è indice di vecchiaia ideativa e di riflesso cerebrale.
Non ha senso una scienza (o qualsiasi professionalità) con livelli raffinatissimi di ricerca al singolare (da signorotti illuminati) che se ne stia arroccata nelle proprie cellette di alta specializzazione e una coscienza collettiva che resti al bordo del Sapere, poiché ritenuta non attrezzata mentalmente a comprendere, a saper fare o, cosa più grave, a poter acquistare consapevolezza della naturale disposizione del cervello ad apprendere e comprendere.
L'apprendimento è intrinseco nel medesimo codice genetico - evoluzione da mente-seme a mente-albero-fronda.
La sperequazione tra i pochissimi che sanno e i moltissimi che non apprendono, crea il dominio dei pochi sui tanti (dittatura) che a lungo termine diviene un gap economico e politico (vicolo cieco) con gli scarti di umanità e l'implodere dei sistemi; un po' come accadde nel medioevo, quando furono perse le tecnologie agricole e artigianali, l'uso della lettura e della scrittura, con la perdita dell'identità dello stesso sistema antico, e si ebbe la moria di uomini.
2. Essere mentalmente attrezzati a snidare le grettezze e le bellezze informative o di chi cerca di pilotare le coscienze trasformandole in schiave o di chi le vuole liberare dai lacci delle ignoranze (atto didattico).
Ogni schiavitù è una forma di rinuncia a voler capire, un chiudere gli occhi al presente, perdendo la facoltà dell'osservare direbbe Galileo, del comprendere direbbe Cristo.
Ogni libertà è un viaggiare verso una meta non ancora posizionata che spinge a costruire ponti di futuro, rotte non ancora tracciate. Tutto quel processo che fa andare oltre i luoghi comuni, le etichette generalizzanti, le parole vuote, dai significati retorici.
Imparare a vedere oltre il confine dei sensi scontati apre gli scenari immaginativi nell'osservatore (ogni uomo) incanalandolo verso altre soluzioni, in grado di evolvere positivamente le situazioni storiche.
I giochi frattali di lettura
Dal gioco dell'imparare a svincolare e vincolare, per svincolare nuovamente (lo sguardo-lente di Spazioliberina)xxv, nascono le letture frattali che danno la veste spugnosa alla realtà:
porosità dell'io-campo con i vuoti e i pieni della spugna storica e della spugna del pensieroxxvi.
Con una simile inquadratura cambiano non solo gli orizzonti scientifici che si moltiplicano, ma soprattutto il peso- valore degli stessi modelli o carte di lettura che perdono fissità e tutto assume la semplice funzione di un gioco di navigazione, tra il noto e l'ignoto della vita, in cui via, via che l'osservatore-navigante si muove negli spazi informativi, egli stesso decide di fissare e di limitare, di volta in volta, t.0 per t.0, scolorando o colorando:
le frontiere d'osservazione - i campi-finestre di lettura - in relazioni a degli appigli-quanti informativi - i campi di osservati - da cui iniziare a intessere le conoscenze - i campi degli immaginati e delle narrazioni - funzionali alle risposte vitali - i campi delle operazioni - e alla lettura delle ricadute di effetto - i campi delle verifiche-portate storiche - a due sguardi-indirizzi, per sé e per la nicchia storica (topologia a dentro/fuori).
Dalla vitalità dei sensi direzionali inseguiti, nascono le riconferme storiche o i cambiamenti che virando le letture rendono dinamico il sistema ordinativo della realtà, la quale di fatto ha una corposità che trasborda ogni vincolo-frontiera di lettura, quell'oltre della vita che apre al verso del mistero.
La relazione frontiera-appiglio-conoscenza-risposta-lettura-portata assume la funzione di ponte tra le due sponde del noto/ignoto che rende apparentemente ballerine le conoscenze, ma di fatto duttili, plastiche, aperte a svelare sempre nuove opportunità, con il semplice mutare o un contorno di lettura o un evento o una spiegazione o un'azione o un effetto di ritorno.
Ogni cambiamento snida una possibilità altra del poter essere dell'io-sé e della vita, a 360°, rendendo fragile il sapere.
In tale mobilità dell'occhio-mente osservatore, il limite di lettura, se letto con uno sguardo-mente eco-biostorico posizionato a punto infinito, perde il significato negativo di tetto, rigido e invalicabile, per assume significato topologico quale importantissimo strumento cognitivoxxvii del gioco di apprendimento, ponendosi a bordo-dimensione, luogo, del ribaltamento di forme-forze-campi-eventi a più strati vitali e a più fuochi osservativi.
La vita stessa, se letta con un occhio-mente posizionato a punto finito, di tipo bottom-up (dal basso verso l’alto per livelli crescenti d’astrazione) appare fragile come eternamente in bilico su quelle voragini di vuoto cognitivo che tutte insieme tendono, a molteplici dimensioni, di riassorbire la Bios in ogni sua forma e grandezza, annichilendo tutto nel nulla della morte cosmica (occhio rivolto all'entropia totale).
Ma, mutando il senso di lettura, a top-down, (ovvero per livelli crescenti di concretezza per riduzione di complessità), appare come la vita dialoghi con la morte, facendo resistenza, con una miriade di processi sintropici, de-localizzati, che tutti insieme si modellano, vibrando (a mo' di un soffio-respiro-spirito vitale), onde frenare la caduta nell'inghiottitoio del niente, e in tale dinamicità essa vita si compatta in una rete di reti, in cui restano impigliate le differenti sotto-realtà e sotto-campi, per farsi forza coordinativa e informativa a uno/Tutto, in un'armonia di armonie a tempi 0. Come la forma di un volo di stormi che all'unisono si coordinano in un unica direzione.
Proprio in tale suo farsi presente, tempo 0xxviii c'è la chiave di svolta della vita che si fa punto di congiunzione tra un vuoto di non più e uno di non ancora, e in tale posizione adimensionale si apre a tutte le fioriture degli strati vitali.
Solo imparando a leggerla come un unico insieme l'occhio-osservatore-uomo si rende disponibile e attento alle variazioni minime degli effetti farfalla (logica mente/cuore di Spazioliberina)xxix che fanno visualizzare le crescite moltiplicative degli individui/campi vitali (occhio di Dio nella creazione).
L'immagine visiva, qui descritta, è funzionale all'attivazione nel lettore dell'immaginazione stessa per rendere visualizzabili, grazie alle analogie, le idee e le stesse parole con relativi significati, un po' come quel gioco di parabole dell'insegnamento cristologico che, altro non era, se non una proiezione e trasposizione di immagini storiografiche per “rendere la vista” a tutti, spezzando così, il pane della conoscenza, i tanti quanti-echi informativi (forma pedagogica) che si prestano alle organizzazioni multiple dei saperi.
lunedì 12 agosto 2013
Dal Sito "nicchia-saggio": La Spugna eco-biostorica. © 2013 - Antonia Colamonico
Il segreto che lega
Esiste come un filo informativo invisibile che lega la conoscenza alla coscienza-mente osservatore, questa al linguaggio-ideazione e questo alle produzioni-valutazioni storiche, tanto da poter affermare che la conoscenza della realtà è proporzionale alle capacità osservative e rappresentative dello stesso osservatore, il quale memorizzando, fotogrammi su fotogrammi di visioni di realtà, a tempo presente (t. 0), costruisce la memoria storica, privata e collettiva; cioè tutto l'insieme di echi-informativi che se opportunamente richiamati e rimodulati dai neuroni a specchio lo fanno immergere nelle due tendenze di lettura:
continuità e mutamento, quali due poli di orientamento che, come in un film, fanno apparire ora gli stati di permanenza, ora quelli di mutamento con la possibilità a graduare i tempi, a scomporre gli spazi e a esporre una ragionevole spiegazione che tracci l'impronta della stessa emozione che ha fatto puntellare i punti dei mi piace e non non mi piace; è bello e non è interessante, è buono e non è opportuno...
Tutte azioni della coscienza che si fa la garante delle linee-creste evolutive.
Ogni operazione attiva nel cervello una reazione biofisica che rende cooperativo il dentro (cervello) e il fuori (pensiero) nella stessa mente osservatore, che interagendo tra quanti e echi-informativi, a dentro/fuori, produce:
reazioni biofisiche, idee immagini, emozioni, stati di bene-essere e di mal-essere, come una scrittura silente su più matrici semantiche, intrecciando ora i processi biochimici, ora quelli ideativi, ora quelle emozionali ora quelli immaginativi...
Tutto quell'esercizio della libertà che riporta ogni coscienza al centro dell'eco-sistema gnoseologico che si fa carta-tracciato di apprendimento per imparare, prima di tutto, ad essere un vivente - significato cosmologico delle lettura cristologica che pone la dipendenza dal "Dio dei vivi".
Lo stesso codice genetico è una prova di come la vita sia nelle sua essenza nascosta un un tracciato di possibilità di scritture per produrre naturalezza, proprio come quel Dio-Parola contenuto nei testi sacri che si fa eco da captare in "Ascolta Israele!" (funzione di antenna della spugna del pensiero).
È la medesima mente dell'osservatore che captando i movimenti dei quanti storicixxx, quali segnali-echi informativi dei mutamenti del campo interno al sé (stati interiori) o esterno al sé (stati esteriori), visualizza gli stati dell'io e quelli del mondo, in cui è immersero, codificando e decodificando i sensi-direzionali a più campi-sguardi-linguaggi... che danno la veste-lettura alle situazioni storiche multi-disciplinari:
senza campi tutto resterebbe indefinibile, senza una frontiera che ne circoscriva le individualità in cui nulla potrebbe essere distinto e quindi letto;
senza sguardo tutto resterebbe un non letto, un non visto per sempre, area dell'eterno buio.
Senza linguaggi non ci sarebbero le osservazioni e l'uomo resterebbe fermo in un pensiero non esploso, come quel punto adimensionale, precedentemente posto, di una verità-conoscenza non ragionata e non percepita, e quindi non dialogata; stato che non è neanche degli animale o delle piante o dei minerali (seicentesca divisione in tre famiglie della vita), poiché stando alle ultimissime ricerche si inizia a parlare di comunicazione nelle molecole dell'acqua, sensibili alle variazioni di pressione del campo, o di linguaggio nelle piante, senza scordare i linguaggi tra uccelli o pesci o animali tutti che sono in grado dicodificare forme semplici di pensiero ragionato, come ad esempio di scimmie o di elefanti o di cani che vivono il lutto.
Tutte nuove letture che sgranando la finestra d'osservazione (effetto zoom) estendono l'idea di pensiero-linguaggio-vita, quale forma d'organizzazione appresa (partecipazione attiva alla creazione diveniente) che produce le risposte storiche (fatti) diversificate, scolorando per sempre l'idea di una "materia sorda" e priva di partecipazione costruttiva al divenire della storia.
Se vivere è un captare segni-appigli per poi costruire intorno a quell'appreso una molteplicità di sensi-linguaggi-fatti-letture-campi-individui... si comprende il valore funzionale e storico dell'apprendimento che rende esplicite le dinamiche e nel contempo implicite, mostrando e velando parti di un gioco che si chiama vivere:
Si passa sotto il profilo pedagogico da una lettura della mente a recipiente ad una a seme.
Ogni lettura è la carta espositiva di un compreso storico che nasce da una complessità di sguardi-osservazioni-linguaggi-forme che tendono a indirizzare l'occhio-mente verso una compagine di realtà che si apre nella stesso pensiero, in uno scenario informativo, soggetto a dilatarsi in proiezioni di proiezioni (le creste) che tendono. o verso un tempo passato, a più profondità, o verso un futuro anche esso a più possibilità di profondità, o verso uno spazio interno o verso uno esterno, o verso un luogo reale o verso uno luogo immaginario.
Topologicamente - gli spazi a dentro/fuori
Diego Rivera e Guanajuato
Sconcerta osservare tutta quella furia espressiva e nasce spontanea la curiosità sull'uomo e sulla particolarissima geografia mentale che ha saputo, in così spazio, racchiudere tutto il pathos di una Nazione, molto fiera della sua indipendenza.
- Come nasce tanta forza espressiva?
Certo dallo studio dei fatti passati; dalla constatazione delle gravi divisioni etniche che creano le ancora visibili sacche di povertà; dal grande legame di amicizia con Leon Trotsky che trovò asilo politico nella sua stessa casa; ma, allargando la finestra osservativa, solo passando dai murali alla città in cui è nato, come per incanto, si comprende l'arcano mistero di uno sguardo topologicamente sagace che con maestria ha saputo miscelare e intersecare stati rappresentativi e stati emozionali, situazioni paesaggistiche e situazioni storiografiche.
Il tutto impresso su una parete che si è fatta specchio della stessa bellezza della sua città:
- Disegnata non con le case le chiese e i palazzi, ma con gli umori che hanno elaborato tutta quella urbanità.
La città, situata nella regione da cui prende il nome, inserita nel Patrimonio dell'Unesco, si ofre allo sguardo dell'osservatore nella sua immensa bellezza di un labirinto tra vie, palazzi e colori. Fu sotto gli spagnoli uno dei centri minerari più importanti per l'estrazione dell'argento e a memoria di quel passato resta un dedalo di vie sotterrane che con la loro oscurità danno l'idea di quanto sia stato imponente lo sfruttamento e con esso la coercizione economica e militare imposta a quelle genti miti, che vivevano in armonia con una natura rigogliosa e ricca di corsi fluviali, tanto che a simbolo della città è stata posta la rana.
Si comprende, così, tutto l'afflato pittorico e politico di Diego Rivera con tutta la maestra nel rendere giustizia, anche se su un semplice muro, alle sue genti martoriate. Non bisogna dimenticare che il Messico è stato il paese in cui la repressione dei tribunali di inquisizione ha avuto l'impatto più cruento, tanto da far chiedere il perdono a papa Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio, 1979. Gesto molto apprezzato dai messicani, che lo leggono ancora oggi come una riscatto morale delle sue etnie, ma malvisto da alcuni teologi che l'hanno letto come una forma blanda di sconfessione del dogma dell'infallibilità papale (Pio IX, 18 luglio 1870).
Al di là delle logiche, più o meno sfumate, di potere resta tuttavia il fatto che in quelle terre si s consumato un dramma storico, di cui si leggono ancora le cicatrici. Tutto ciò fa riflettere sulle capacità distruttive della mente umana, quando si mette al servizio delle logiche egoiste e necrofile.
Dalla relazione luoghi reali-luoghi immaginari sono nate le stesse geometriexxxi.
Il parlare di angolo retto o di ipotenusaxxxii o di topologiaxxxiii o di frattalexxxiv assume importanza, proprio perché c'è stato quel collegamento qualitativo che ha esteso lo sguardo-mente dell'osservatore a delle implicazioni di complicanze fattuali.
Ogni variazione implica da un lato, un'abilità di navigazione (spazio mente) che fa scalare e miscelare le lenti-sensi di lettura; dall'altro, una perturbazione, più o meno lieve, di tutto il complesso informativo (spazio gnoseologico) che con un gioco di richiami di echi informativi dà gli stati della realtà osservata, a tempo presente:
con tale caleidoscopia di movimenti tutto prende dinamismo e plasticità generando le singolarità vitali, gli unici storici che nonostante il loro essere dei distinti, si sentono e si osservano e si comprendono.
Ad esempio le neuroscienze, evolvendo le mappature del cervello con la lettura a 3D, stanno sviluppando la topografia tridimensionale del connettomaxxxv presentata come la carta-impronta del movimento a uno/tutto dei legami tra i neuroni di un cervello, per visualizzarne la spugna delle dinamiche dei pensieri, come già ipotizzato nelle carte di Biostoria, a partire dal 1994, con la spugna eco-biostorica.
Connettoma che si fa carta d'identità del modo individuale e personale di funzionare e per esteso ragionare, relativo ad ogni singolo soggetto (soggettivismo che ritorna).
Lo stesso ricercatore, Sebastian Seung, purtroppo, indica nel suo lavoro sulla mappatura del cervello "funzionante":
“La missione delle neuroscienze è quella di esplorare i loro rami incantati per domare la giungla della mente."xxxvi
Rivelando il solito limite d'orizzonte, nella uni-direzionalità dello sguardo-scienziato che punta a far flettere la Natura verso l'uomo-economico. Nel voler dominare la natura (visone attribuibile a Bacone), c'è una smania di possesso che spinge a una conoscenza finalizzata alla speculazione sugli utilixxxvii, tale limite impresso al valore dell'azione dell'osservare ha, come ricaduta sul piano della costruzione dello sguardo-lettura, la riduzione dei campi proiettivi delle letture, con riduzione delle coordinazioni osservative che chiudono gli scenari altri , spesso letti come sprechi immaginativi.
In tale riduzionismo si fa sostare l'osservatore sui soli tempi a breve o a medio periodo, proporzionali alla capacità di lettura dei tornaconti visibili, legati alla durata vitale di un singolo individuoxxxviii facendo perdere lo sguardo utopico, a lunghissimi periodi, il solo in grado di aprire alle visualizzazioni allargate a campo infinito, che fanno di ogni uomo un seme-ponte di umanità e di consapevolezza sulla responsabilità storica verso le generazioni future; i "non ancora nati" che hanno un uguale diritto di possibile cittadinanza nella storia.
Lo spazio utopico è il solo spazio che permetta di far misurare l'uomo con le valenze profonde dei significati d'azione che danno lo spessore etico delle scelte di un'umanità che scommette, secondo per secondo, non solo per sé, ma anche per le generazioni di domani.
Si pensi all'idiozia di certe cecità storiche, per esempio l'uso degli ordigni atomici che ha costretto gli stessi ricercatori che li hanno immaginati a chiederne, in un appello firmato, alle massime potenze, l'eliminazione:
aprendo una finestra di riflessione sul come mai si fossero sbagliati nel sottovalutarne la pericolosità, emerge che essi avevano uno sguardo a breve raggio, ingabbiato nel bisogno immediato del vincere la guerra a tutti i costi, una scienza quindi dipendente, condizionata a fini militari, e non in grado di fare un'azione di riflessione sugli effetti di ritorno, a campo allargato e occhio neutro, della sua medesima scoperta.
Certo si potrebbe controbattere che l'atomica ha avuto uno sviluppo benigno per la produzione di energia elettrica con le centrali nucleari, ma i fatti giapponesi del 2011, mostrano l'ulteriore cecità di un uomo-dominatore che crede di poter imbrigliare in una carta di lettura a solo indirizzo economico l'evoluzione degli eventi naturali, che al contrario trovano sempre spazi alternativi in cui incanalarsi, come quei fiumi in piena che esondando si riappropriano degli spazi, spesso rubati dalle ingordigie speculative di uomini a uni-lettura.
I ritmi della Co-evoluzione
La natura opera sui lunghi periodi, che creano le evoluzioni gentili, in cui con mano di madre essa con-duce (guida-insieme) nel futuro tutto il corpo dell'insieme vitale.
Il limite della conoscenza umana, se governata dalla semplice voglia di dominare, è nella fretta d'evoluzione che fa propendere le dinamiche verso un solo fuoco uni-decisionale di bisogno immediato:
l'uomo “a solo tempo breve” ha uno sguardo limitatissimo che lo rende cieco alla ricchezza della vita. Si pensi alle monoculture in agricoltura.
In tale farsi polo-uni-decisionale dell'intero sistema naturale, egli potrebbe finire con l'essere sommerso per eccesso di natura stessa che avvolgendolo, finisca con il soffocarlo.
Apparentemente è un paradosso morire per troppa natura, ma se si sposta lo sguardo dalla meta-indagine dei processi fattuali (questa lettura), a quella delle semplici letture d'evento, si possono visualizzare, identificare e riconoscere gli eccessi d'attenzione al sé, che uccidono:
Si pensi allo sviluppo della medicina per curare non più la semplice malattia (fatto naturale), ma la mortalità stessa (fatto innaturale) che rende smaniosi di lenti che sgranino ora la pelle registrando ogni piccola increspatura che segnali la vecchiaia; ora il grado di zucchero o di colesterolo nel sangue; ora il battito cardiaco con le venature delle gambe; ora ogni formazione nodulare... Tutte attenzioni al sé tolte al processo naturale come insieme vivo che si armonizza, guarendosi.
Certo non si vuole, in questo contesto espositivo, negare il valore della medicina, ma solamente evidenziare la smania all'essere sano di un uomo malato di paura d'ammalarsi, non è un caso che il costo più elevato per lo Stato italiano, e non solo, sia la Sanità, come se tutti i suoi cittadini fossero degli infermi colmi di mal-anni. In tale voler a tutti i costi monitorare lo stato di salute di tutti, si registra una perdita di fiducia nella vita, come ben-essere naturale di una madre-nutrie che ci contiene e ci custodisce in quella manciata d'anni che ci appartengono e ci distinguono per sempre (perdita della visione utopica).
Si pensi alle nuove direttive scolastiche che puntano alla valutazione continua e prolungata degli apprendimenti-abilità-competenze degli allievi dal primo, all'ultimo giorno della loro vita scolastica:
Che cosa è ciò se non un eccesso di attenzione alle dinamiche di apprendimento che porta ad ammalarsi per troppa attenzione!
Mentre il pensiero e con esso il cervello-mente ha il suo ritmo, le sue pause, il suo lasciarsi andare ai vuoti di pensieri che apparentemente sembrerebbero tempo-perso, ma di fatto sono gli spazi discreti in cui tutto viene lasciato decantare, per poter riemergere ed essere riletto e riordinato in modo muovo (donare/donarsi una pausa, un silenzio, un vuoto di parola, di osservazione che facciano semplicemente essere).
Pedagogicamente parlando, ogni ragazzo ha il suo ritmo d'apprendimento con i suoi tempi e cosa importante, nulla di quello che si legge, si osserva, si vive va perduto, poiché la mente è come un registratore di cassa, memorizza tutto e quando essa stessa ritiene opportuno con un guizzo-luce riporta alla superficie, quell'appreso-custodito che si è fatto un tutto/uno nella matrice biologica del pensiero-cervello stesso, casa naturale degli echi storico-informativi.
Se si riflette su ciò, si comprende come sia stupido voler valutare continuamente lo stato febbrile degli apprendimenti, se il pensiero è una spugna allora assorbe tutto e trattiene tutto e restituisce tutto, quando arriva il tempo di quel reso-fatto storico.
Nei libri sacri si parla di tempo vuoto e tempo pieno, proprio a indicare come sia funzionale all'attuazione dei fatti-eventi la visione dei due spazi di silenzio/parola, del non fatto/fatto, del non immaginato/immaginato, non compreso/compreso...
In tali dualità si creano le dialogiche nella stessa coscienza.
Ogni uomo ha i suoi ritmi, le sue preferenze naturali, le sue "trattenute" di realtà, le sue restituzioni di compresi che si fanno "carezze" di umanità. Forzare i tempi è un atto di violenza sulle menti, è un segno di dominio che nasce da un'assenza di fede nella magnanimità d'apprendimento della vita tutta (perdita della visione utopia).
Con l’approccio eco-biostorico prediligendosi un processo, top-down, si possono imparare a leggere le dinamiche storiche da una pluralità di orizzonti con un gioco di andate e di ritorni a più tempi-durate.
Moltiplicandosi le letture si allargano gli sguardi e si fanno simili a quella visione a occhio di mosca più volte indicata, che rende meravigliati di fronte alle capacità organizzative dei campi vitali nel loro aprirsi e richiudersi, per poi aprirsi nuovamente alle evoluzioni fattuali.
Nello stato di meraviglia decanta quell'inclinazione a possedere e si dà tregua alla stessa razionalizzazione, permettendo alla mente di riposare nel lasciarsi incantare dalle incognite del campo.
In tale stato sentimentale di sguardo privo di logica (analogica-mente), il ricercatore si evolve da una razionalità che racchiude e comprime in un modello-parola la Natura (forzatura storica), a una naturalezza cognitiva e immaginativa che moltiplica gli spazi mentali e naturali, aprendolo a raggiera a tutte le sfumature dei modi-campi possibili (dimensione del voloxxxix).
"... Ogni soggetto costruisce, nel gioco di stimoli-sguardi-significati-rimandi, la privata spugna mentale che si fa mappa di proiezioni di realtà oggettiva a doppia polarizzazione io-mondo, incidendo così con il privato valore-indirizzo il fluire della vita e imponendo l'ombra-spettro dei personali gradi di chiaro/scuro ai sensi del sé e del mondo che resteranno per sempre influenzati:
- La coscienza non è scissa dall'esperienza, che si fa sotto-strato che permea di sé ogni scelta d'azione, incanalando gli stati di umori, di sensazioni, di pre-certezze, di sofferenze e di già compresi verso una particolare angolatura di significato. In tale essere sempre presente a sé medesima la coscienza esperienziale, come la spugna naturale nel suo habitat marino, elabora in simultanea i significati-nome, gli spazi-forma e i tempi-durata relativi ai particolari quid storici avvistati che, assumendo presenza e connotazione di reale nel tempo 0, si imprimono nella memoria come “echi informativi”. In tale capacità recettiva la coscienza svolge l'azione di antenna-precettiva di segni vitali; gli stessi studi scientifici, oggi, indagano sulla forma del DNA e iniziano a isolare in essa una funzione di antenna, quale orecchio in ascolto, in grado di facilitare l'interazione dell'individuo (storico) con il suo habitat-nicchia (storico) al di là della stessa struttura bio-evolutiva di specie. Proprio in tale “abilitazione all'ascolto” di echi di campo si può parlare di apprendimento storico intrinseco all'intero processo vitale che rende ogni soggetto, di ogni livello-nicchia storica, attento ai segnali che poi dovranno essere decifrati e collocati, secondo i privati linguaggi, in un particolare senso-direzione evolutivo, indipendentemente dalla appartenenza al regno animale o vegetale o minerale... o se particella o onda o altro. ..." Da: La Spugna eco-biostorica - L'intelaiatura della vita. L'organizzazione a "fatto-tempo-spazio". Il tempo 0: l'attimo di presente.
Indice quaderno n°8: Il Piglio eco-biostorico (Il territorio mentale e le angolazioni di lettura - Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi - Le regole del gioco)
Nota introduttiva; Premessa; Il punto e la regione; Il limite delle Scienze; L'osservatore e il linguaggio (II Parte); Costruzioni di realtà a multi/strato e multi/faccia; Riflessione a sistema uno/tutto; La vita nel processo partecipativo.
Dal Sito di Biostoria
L'accoglienza della novità
Il processo creativo e il dispiegamento degli spazi-tempi frattali
Antonia Colamonico
2° Campo - Le visioni-narrazioni di “fatto-tempo-spazio” ponti di derive storiche
(© 2012 - Il filo, Bari)
La reti informative delle singolarità dialoganti
La conoscenza è tutta nel gioco vitale di finestre a tempo 0 che aprendosi sul buio degli echi storici, strappa a quel vuoto-silente di parole, brandelli di verità che si fanno sponde per gli approdi di futuro.
La verità, in una lettura biostorica, è non un dato di fatto, come una roccia posta in alto sulla montagna, ma un segreto di vita che chiede, all'intelligenza-cuore di ogni uomo-osservatore di essere avvistata per farsi presente, in quel singolare tempo 0, che chiamiamo realtà.
La verità quindi è una strada non tracciata, un sentiero non praticato, una scoperta di un cammino privatissimo, al singolare, di cui ogni individuo ha in sé il gomitolo della sua sfumatura verità, che si compie-attualizza, semplicemente vivendo e sapendo di essere una scheggia finita che ha preso veste-nome emergendo non dal vuoto-nulla, ma dal vuoto-tutto di vita:
"Caminante no hay camino, camino se hace al andar..." Antonio Machado
Nell'atto di nascita, l'osservatore-abitante si fa uno, singolarità, dialogante con il Tutto e in tale conversare con il buio-eco, rintraccia e traccia il significato che lo guida nel suo andare:
La vita è un viaggio non alla ricerca della perfezione perduta (Platone), ma per creare gli appigli nuovi per gli approdi nuovi del divenire della storia.
Allora nel suo essere un nomade l'osservatore-abitante, colui che guarda e vive, si fa ponte di umanità, ponte di creazione storica. Cambia, in tale carta, il significato dell'azione di lettura, non si apprende per perpetuare gli stati dei “già fatto”, ma per creare, consapevolmente, gli stati dei fattibili che rendono sempre nuova la creazione.
Con una lettura, a sguardo eco-biostorico tutto e tutti trovano non solo un alloggio-casa nella storia, ma anche un senso-valore che li rende beni inalienabili della vita:
La nascita della democrazia passa, quindi, per un salto logico che rende non più amanti delle tirannie (sguardo entropico) ma cantori della vita (sguardo sintropico);
E sono il passato e il futuro i due cardini per la tessitura dell'oggi. ... (continua) LINK