Essere, non fare
di Tonino Urgesi - 14 / ottobre / 2025
di Tonino Urgesi - 14 / ottobre / 2025
In via eccezionale ospito in questa pagina un articolo di Tonino Urgesi, amico, scrittore, animatore culturale e relatore. L’occasione è stata un convegno a Venegono Superiore, precisamente al castello dei Missionari Comboniani. L’argomento era, lo stato delle cose a Gaza. Trovo che le sue considerazioni siano un appello e una speranza, cose davvero importanti, essenziali, qui ed ora.
Ogni volta che mi capita di partecipare a una conferenza — che si parli di disabilità, cambiamento climatico, pedagogia, del nichilismo dei giovani o altre tematiche — arriva puntualmente il momento delle domande. E, immancabilmente, qualcuno chiede: «Ma cosa posso fare?»
Mi sono stancato di questa domanda. Credo che sia giunto il tempo in cui non serve più fare, ma piuttosto essere.
Durante un incontro dedicato al conflitto di Gaza, una persona ha posto la consueta domanda: «Cosa posso fare?» La verità è che non puoi fare nulla per Gaza: nessuno ti chiederà di esporti al pericolo o di rischiare la vita. Ma questo è il momento di farsi pace, per essere pace, non soltanto di parlarne. È il momento di farsi verità, per essere verità, non semplicemente di pronunciarla.
Non chiediamoci più cosa dobbiamo fare, ma bensì cosa dobbiamo essere. Perché, quando chiediamo all’altro cosa fare, spesso è perché non sappiamo davvero chi siamo. E quel nostro bisogno di fare, in fondo, tradisce un vuoto interiore.
Le nostre battaglie, le nostre resistenze, oggi sono trasformarsi nell’essere la pace che desideriamo e, incarnare la giustizia che pretendiamo per ogni popolo e per ogni individuo e, difendere i diritti che ci stanno lentamente sottraendo — quei diritti conquistati con fatica da tutte quelle generazioni che ci hanno preceduto.
Essere pace o giustizia significa acquisire consapevolezza e conoscenza di ciò che accade intorno a noi, anche nel nostro Paese. E avere il coraggio di porci le domande più scomode: Perché abbiamo questo governo e non un altro?
Solo così, forse, un giorno riusciremo davvero a cambiare le cose. Come ricordava Dom Hélder Câmara: «Se io sogno da solo, è solo un sogno; ma se sogniamo insieme, può essere l’inizio di una nuova realtà».
Noi dobbiamo essere quel sogno, per una generazione nuova. Non serve più chiedere cosa bisogna fare: se imparassimo a guardarci dentro, sapremmo già cosa fare, senza bisogno di chiedere a nessuno.
La svolta per costruire un mondo nuovo parte da qui: da noi stessi. Dalla volontà di sporcarci le mani nella storia, per scrivere una nuova “storia” — quella in cui crediamo.