Negli ultimi anni, l’indie è diventato uno dei generi più amati ed apprezzati dai giovani italiani. Ma più esattamente, di che cosa si tratta esattamente?
In genere, si utilizza il termine indie per indicare tutti quegli artisti che producono musica da indipendenti, ovvero che si autoproducono o che pubblicano i loro album attraverso etichette minori.
In Italia, però, si fa riferimento all’indie quando si parla di un preciso stile musicale. È a partire dagli anni 2000 che ha iniziato a diffondersi questo genere nel nostro Paese: e se le basi musicali sono per lo più semplici, i testi spesso si concentrano su temi di vita quotidiana, che rappresentano in particolar modo il mondo giovanile, spesso utilizzando anche lo slang locale.
Alcuni dei cantanti indie più famosi sono Calcutta, Carl Brave, Coez, ma anche band come i The Giornalisti e Lo Stato Sociale.
Per concludere l’anno, quindi, abbiamo pensato di creare una playlist con i brani indie preferiti dalla redazione. A voi l’ascolto!
Tutti conosciamo i Red Hot Chili Peppers, il gruppo dall’irripetibile sound funk rock, per le ballad ormai celeberrime: Scar Tissue, Snow (Hey Oh), Otherside, e Californication. Hanno segnato la storia della musica con il loro stile indelebile e inconfondibile, che li ha sempre distinti, insieme ai look stravaganti. La loro carriera è stata sempre contrassegnata dalla presenza dei due fondatori della band, Anthony Kiedis e Michael Balzary, in arte “Flea”, durante 40 lunghi anni di musica. È infatti nel 1983 che i due migliori amici di L.A. decidono, quasi casualmente, di formare il gruppo che avrebbe influenzato un’intera generazione di musicisti.
Oggi ho scelto per voi 4 brani dei Red Hot che racchiudono la vera essenza della band. Sono brani un po’ meno conosciuti, ma fondamentali per comprendere al meglio le origini del gruppo e la nascita del loro stile inconfondibile (oltre, ovviamente, alla lettura di “Scar Tissue”, autobiografia di Anthony, che citerò nelle descrizioni dei brani).
La prima canzone che ho scelto è Out in L.A., contenuta nell’album di esordio intitolato The Red Hot Chili Peppers del lontano 1984. All’epoca, i primi componenti del gruppo erano Anthony, cantante, Flea, bassista, Hillel Slovak, chitarrista, e Jack Irons, batterista. Anthony descrive così la nascita di quello che è stato proprio il loro primo brano: “Decisi di scrivere di qualcosa che conoscevo: i miei amici e l’ambiente scatenato della nostra vita notturna”. Questa era infatti la prima esperienza di Anthony da compositore: la canzone è formata da un testo rap dai temi quotidiani, che racconta la loro vita a Los Angeles. Ed è memorabile specialmente per l’iconico riff di basso di Flea, che si dedica anche ad un assolo strepitoso in stile slap. Le capacità dei giovani musicisti sono già elevate, considerando che Flea imparò a suonare il basso grazie a Hillel, il chitarrista. Ed è con questo brano che nascono i “Tony Flow and the Miraculous Masters of Mayhem", nome iniziale della band, inventato in occasione del loro primo concerto live.
Ecco Fight Like a Brave, seconda canzone in lista, singolo dell’album The Uplift Mofo Party Plan, del 1987. Questo brano, accompagnato da un video musicale spiritoso dove i membri del gruppo si scatenano in giro per Los Angeles, esprime in realtà un messaggio forte agli ascoltatori: “Decisi di scrivere una canzone sulla mia esperienza di un mese di incontri. Stare pulito e vincere la battaglia della dipendenza”. Non tutti sanno, infatti, che Flea cacciò Anthony dal gruppo nel periodo più buio della sua dipendenza. Dopo essere riuscito a riprendersi, chiamò Flea per dirgli del suo successo, e fu accettato di nuovo nella band. Anthony scrisse questa canzone sulla sua battaglia proprio sull’aereo di ritorno per Los Angeles. Questo brano è un iconico inno motivazionale su note funk, un tentativo di ispirare le persone ad abbandonare i propri demoni e a vivere una vita migliore.
Ci dirigiamo verso il terzo brano, Knock Me Down, scritta in memoria di Hillel, morto per abuso di sostanze: “Descriveva cosa voleva dire essere tossicodipendenti, e pensare di essere impenetrabili e refrattari alle forze della natura e della vita. Ma era anche una canzone d’amore per Hillel”. Il brano è contenuto in Mother’s Milk, album del 1989: vede per la prima volta l'aggiunta di John Frusciante, chitarrista, e di Chad Smith, batterista: questa è tuttora la composizione della band. John Frusciante, che ai tempi era appena maggiorenne, porta un vero rinnovamento nei sound del gruppo. Già dalle prime note della chitarra di Frusciante si percepisce, infatti, un cambiamento di rotta per i ragazzi della band: Knock Me Down integra le loro influenze punk, ma aggiunge una maggiore enfasi sulla melodia e armonia. E resta ad oggi uno dei migliori singoli dei Red Hot, a mio parere.
E per concludere, non potevo non citare Funky Monks, che racchiude la filosofia del gruppo nell’album Blood Sugar Sex Magik, disco di maggiore successo della band, uscito nel 1991. Dovete sapere che i ragazzi, durante il periodo di registrazione del disco, decisero di isolarsi completamente da tutti, andando a vivere in una villa fuori città: e si deve ammettere che questa descrizione di "monaci funk" gli si addice molto. La parte strumentale è unica: la intro di chitarra di John Frusciante é memorabile, insieme specialmente agli assoli sia di chitarra che di basso, alternati ad un testo semplice e allegro, senza pretese.
Ogni anno, il 4 maggio, si celebra lo Star Wars Day.
Se vi state chiedendo perché sia stata scelta proprio questa data, la risposta è semplice: viene dal gioco di parole tra "May the force be with you", citazione famosissima della saga, dal doppio significato di "May" (che può significare anche "maggio") e dall'assonanza tra "force" e "fourth".
Si tratta di una data molto importante per tutti i fan di Star Wars, che aspettano con impazienza l'occasione di fare un rewatch di tutti i film e per indossare i propri gadget preferiti.
È per questo motivo che abbiamo deciso di dedicare una playlist a questa giornata, includendo anche altre canzoni di colonne sonore di film cult di fantascienza, come Star Trek e 2001: Odissea nello Spazio.
A voi l'ascolto e che la forza sia con voi!
In occasione dell’8 marzo, giornata internazionale dei diritti della donna, ho creato una playlist che ci ricorda le battaglie delle donne per conquistare la parità tra i sessi. Ecco alcuni brani che continuano ad ispirarci ancora oggi!
Anche quest'anno l'edizione di Sanremo è terminata. Amadeus ha continuato nella sua missione di conciliare i gusti di vecchie e nuove generazioni. È stato infatti il primo anno in cui a Sanremo hanno potuto accedere addirittura i primi 4 arrivati di Sanremo Giovani, ai quali si sono anche aggiunti Leo Gassman e Gianmaria, due giovani cantanti già conosciuti nel panorama musicale italiano. Della vecchia scena sono tornati in scena invece Anna Oxa ed i Cugini di Campagna, questi ultimi che hanno portato un singolo sorprendentemente moderno e orecchiabile, apprezzato anche dai ragazzi. Come ogni anno il trash ha reso più vivace le serate. Come scordarsi Blanco, che la prima serata, in veste di ospite sulle note del suo nuovo singolo "Isola delle Rose" ha iniziato a calciare i bouquet di fiori della sua scenografia?
Un sondaggio attraverso il profilo Instagram della nostra redazione ci ha mostrato che il 61% degli studenti del liceo hanno seguito Sanremo. E la canzone preferita? "Made In Italy" di Rosa Chemical detiene il podio, con il suo testo spensierato e una melodia dal gusto retro. Ecco una playlist con i brani che ci sono rimasti più a cuore di questa edizione!
Sono passati ormai 11 anni dall'inizio della Rivoluzione in Egitto che portò al rovesciamento del governo ultra trentennale del presidente Ben Ali. A partire da dicembre 2010, infatti, in diversi paesi arabi sono scoppiate manifestazioni di massa senza precedenti contro la povertà, la corruzione e la repressione politica, sfidando le autorità di alcuni dei regimi più radicati del Medio Oriente e del Nord Africa.
È il lontano 25 gennaio 2011: Piazza Tahrir, al Cairo, si riempie di egiziani che, ispirati dalla rivoluzione iniziata in Tunisia, protestano contro l'opprimente governo. Gli egiziani protestano per 18 giorni per porre fine all'autoritarismo, alla corruzione politica e alle ingiustizie. I manifestanti hanno tre richieste: pane, libertà e giustizia sociale. Il divario tra ricchi e poveri in Egitto, infatti, continua ad allargarsi, con la presenza di una élite che vive nel lusso mentre il resto degli abitanti lotta per sopravvivere. Le manifestazioni costringono persino il presidente Ben Ali a lasciare il Paese.
Ed è proprio il gennaio rivoluzionario che mi ha ispirato per questa playlist: tra i diversi brani di protesta sui temi più disparati, ho anche aggiunto “Ezzay”, brano divenuto simbolo della rivoluzione egiziana. La canzone di protesta, a mio parere, è un genere importantissimo: soprattutto perché, fin dal primo ascolto, ha sempre un impatto grandissimo sull’ascoltatore, a prescindere dalla lingua utilizzata. Vi lascio all'ascolto.
Il Natale è ormai alle porte: e cosa c'è di meglio di una playlist a tema per ravvivare un po’ l’atmosfera? Abbiamo scelto per voi 15 canzoni, spaziando dal rock, al pop, al rap e persino al country, che, a nostro parere, rappresentano lo spirito del Natale al meglio. Non ci siamo limitati a consigliarvi le solite hit natalizie, ma abbiamo pensato anche a dei brani che, seppure indirettamente, ci ricordano l’anima del Natale. Ecco a voi la playlist alternativa del blog Status Quo. Merry Christmas!
In questi giorni ho letto un libro di Oliver Sacks chiamato Musicofilia: di tutto il libro mi ha colpito particolarmente il 18esimo capitolo, che parla di un incontro tra l'autore e John S. , un giovane malato appassionato di musica, e di conseguenza vi è una riflessione sugli effetti della musica sulla Tourette.
Quando parliamo di "Sindrome di Tourette" facciamo riferimento a un disturbo neurologico caratterizzato dalla presenza di numerosi tic ripetuti consistenti in suoni e spasmi muscolari improvvisi e privi di finalità. In generale tale sindrome corrisponde a un'urgenza, fisica o psichica, di dire o fare qualcosa. Anche nota come sindrome del mancato controllo degli impulsi, compare durante l'infanzia e perdura durante la vita. Le sue cause non sono ancora note, tuttavia si ipotizza che sia basata su fattori sia genetici che ambientali.
I pazienti con la Sindrome di Tourette spesso sono degli autentici talenti nel campo della musica o in quello dell'arte, come nel caso di Billie Eilish, Andreas Haukeland (in arte TIX) o di Nick Van Bloss.
Nick Van Bloss è un pianista inglese, la cui sintomatologia si è espressa in maniera molto forte: egli arriva a contare 40mila tic al giorno, di natura ossessiva, compulsiva e imitatoria. I primi sintomi emersero all'età di 7 anni, e lo accompagnano tutt’oggi ogni giorno. All’età di 11 anni iniziò a suonare il pianoforte, la sua “via di fuga” dalla malattia.
Nel suo diario, dal titolo Busy Body, Van Bloss parla dell’amore provato verso lo strumento, in quale permette ai suoi tic di affievolirsi, consentendogli di portare a termine il brano senza alcuna interruzione in particolare, parla di tale relazione in termine di energia, affermando di “star nutrendo e alimentando la sindrome, dando lei il tatto” - la sindrome non è quindi scomparsa, ma concentrata e le sue convulsioni ora si consumano attraverso i tasti del pianoforte.
Come Van Bloss, anche Tobias Picker ha avuto successo in ambito musicale: si tratta di un illustre compositore, direttore artistico e pianista americano affetto da Sindrome di Tourette. Anche in questo caso i tic dettati dal tourettismo sembrano affievolirsi nel momento in cui il paziente si dedica alle attività sopracitate: tuttavia, Picker afferma di sentire il tourettismo penetrare nella sua immaginazione creativa e arrivare fino alla sua musica: “Io vivo la mia vita controllato dalla sindrome di Tourette, ma mi servo della musica per controllarla. Ho imbrigliato la sua energia - ci gioco, la manipolo, la inganno, la imito, la derido, la esploro e la sfrutto in tutti i modi possibili”.
Cresce l’attesa per la nuova edizione di Sanremo, che sarà la 72esima e si terrà dall’1 al 5 febbraio. Amadeus è stato riconfermato come conduttore delle serate per il terzo anno di fila, e a dicembre ha annunciato finalmente i nomi dei partecipanti in gara e dei loro inediti. Saranno presenti certamente nuove promesse, tra cui Blanco, in coppia con Mahmood. È stato un anno di grande successo per il giovane cantante: “Blu Celeste”, il suo primo album pubblicato questo settembre è già triplo disco di platino. Insieme ai tanti artisti già affermati nel panorama musicale, non mancano nomi per il momento ancora poco conosciuti, che potrebbero però stupirci: Giovanni Truppi e Ditonellapiaga. Quest'ultima sarà in coppia con Donatella Rettore, un incontro generazionale che sintetizza lo spirito di questa edizione del Festival, nella quale troveremo artisti molto distanti tra di loro, sia per quanto riguarda il genere musicale, sia per l’età anagrafica. I tre vincitori di Sanremo Giovani, Yuman, Tananai e Matteo Romano, si aggiungeranno ai Big. Farà ritorno sul palco di Sanremo anche Achille Lauro con il brano “Domenica”, per la terza volta come concorrente negli ultimi quattro anni. Nei suoi confronti, viste le precedenti esibizioni, le aspettative sono alte. Per il momento, ha solo annunciato che sarà accompagnato dal coro gospel Harlem Gospel Choir, direttamente da New York. Gli unici rappresentanti della scena rap (a parte Rkomi, che ultimamente sembra essersene allontanato) saranno Highsnob, insieme a Hu, e Dargen D’Amico, autore da non sopravvalutare in quanto noto per aver collaborato con i maggiori esponenti della musica italiana. Un altro nome inaspettato è quello di Ana Mena, cantante spagnola, famosa in Italia per le collaborazioni con Fred de Palma e Rocco Hunt. Non potevano mancare i due rivali dell’ultima edizione di Amici, Aka 7even e Sangiovanni: porteranno rispettivamente i brani “Perfetta così” e “Farfalle”. Una buona parte dei concorrenti accontenterà i gusti più classici del pubblico: tra questi Gianni Morandi, Iva Zanicchi e Massimo Ranieri, che torna a Sanremo dopo 25 anni, ma anche Noemi, Elisa, Emma e Fabrizio Moro. Nonostante la vittoria dei Maneskin nella scorsa edizione, questo febbraio salirà sul palco un solo gruppo musicale, Le Vibrazioni. E Fiorello, protagonista degli ultimi due anni insieme a Amadeus? In realtà, nemmeno il presentatore è ancora sicuro della sua eventuale presenza; probabilmente lo scopriremo a ridosso del Festival.
Insomma, si prevede un’edizione ricca di sorprese, e non vediamo l’ora che abbia inizio.
Ecco la lista completa dei Big e dei nomi dei rispettivi inediti:
Achille Lauro - "Domenica"
Aka 7even - "Perfetta così"
Ana Mena - "Duecentomila ore"
Dargen D'Amico - "Dove si balla"
Ditonellapiaga e Donatella Rettore - "Chimica"
Elisa - "O forse sei tu"
Emma - “Ogni volta è così”
Fabrizio Moro - "Sei tu"
Gianni Morandi - "Apri tutte le porte"
Giovanni Truppi - "Tuo padre, mia madre, Lucia"
Giusy Ferreri - "Miele"
Highsnob e Hu - "Abbi cura di te"
Irama - "Ovunque sarai"
Iva Zanicchi - "Voglio amarti"
La Rappresentante di Lista - "Ciao ciao"
Le Vibrazioni - "Tantissimo"
Mahmood e Blanco - "Brividi"
Massimo Ranieri - "Lettera al di là del mare"
Matteo Romano - "Virale"
Michele Bravi - "Inverno dei fiori"
Noemi - "Ti amo non lo so dire"
Rkomi - "Insuperabile"
Sangiovanni - "Farfalle"
Tananai - "Sesso occasionale"
Yuman - “Ora e qui”
La Roma punk e underground dei writers e degli skaters: questo è lo sfondo di “Dope Boys Alphabet”, il nuovo documentario su Noyz Narcos, pseudonimo di Emanuele Frasca, uscito il 17 dicembre e ora disponibile su Amazon Prime Video. È la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta, che ha realizzato il suo sogno: partendo dai tag sui muri e arrivando alla notorietà con il Truceklan è riuscito a costruire un proprio immaginario, unico e inimitabile, del tutto nuovo nel panorama rap italiano.
La regia del documentario è stata affidata a Marco Proserpio, che utilizzando vecchi video girati dallo stesso Emanuele nel corso degli anni - con momenti di vita quotidiana, studio, live e backstage - ci offre una nuova visione, più personale e vicina, della vita del rapper romano, a partire dalla sua ascesa nella scena rap italiana fino ad alcuni momenti della produzione dell’ultimo album, Virus, in uscita il 14 gennaio. A parlare non sarà mai l’Emanuele del presente, ma un insieme delle sue vecchie registrazioni e di testimonianze di amici e collaboratori che hanno condiviso quei momenti proprio con lui, tra cui i componenti della sua vecchia crew Truceboys e alcuni membri del collettivo Truceklan, ma anche Guè, Marracash, Fabri Fibra, Salmo, Ensi, Night Skinny. Ad unirsi alla narrazione, divisa in “capitoli” a seconda degli album composti negli anni, si alternano alcune scene di sedute di lettura dei tarocchi con Claude Sabbah, girate a Parigi.
Il documentario parte più avanti rispetto ai suoi veri inizi con il rap - negli anni 90 - e mostra l’entrata di Noyz nei primi anni 2000 nel gruppo hip hop romano Truceboys, formato dai rapper Metal Carter, Gel e Cole e dal produttore Dj Kimo. Questi rimasero colpiti dalle sue abilità con le rime durante una serata di jam session in un centro sociale, e gli proposero di unirsi a loro. Da qui è iniziato tutto: nel 2003 pubblicano il loro unico album, Sangue, ormai pietra miliare del rap underground. Viene poi raccontata la nascita del collettivo iconico Truceklan, composto dall’unione dei Truceboys e di altri amici, tra cui il gruppo In The Panchine (formato dallo stesso Cole e dai rapper Gemello, Chicoria e Benassa). Il progetto Ministero dell’Inferno del 2008, unico disco che racchiude tutti i membri del gruppo, rappresenta la loro massima esposizione, il loro apice artistico. Parallelamente, Noyz inizia a pubblicare i suoi primi album solisti, tra cui Non Dormire, nel 2005, caratterizzato dall’ampio utilizzo di riff di chitarra e campionamenti metal, e La Calda Notte, nel 2006, nato da una collaborazione con Chicoria. Mentre il collettivo inizia ad arrivare a una sua fine verso il 2010, la storia continua per Emanuele, che pubblica altri progetti, come Guilty (2010) e Enemy (2018). Quest’ultimo viene concepito dopo il trasloco a Milano, frutto di una gestazione lunga e travagliata che ha dato luce a un prodotto dalle liriche più mature ma pur sempre leali alla sua immagine. Il documentario si conclude con alcune riprese che mostrano la produzione del suo nuovo album, senza farsi mancare anticipazioni importanti sulle tracce e sui featuring.
Questa raccolta di video inediti è materiale preziosissimo per i fan, ma è un documentario adatto anche a chi non conosce il rapper. La visione scorre piacevolmente per tutta la sua durata, ed è una vera e propria riscoperta di Emanuele, la persona dietro al personaggio Noyz Narcos, che ha dedicato tutta la sua vita all’hip hop. Ciò che traspare è la sua voglia di essere autentico nonostante tutto, la sua identità forte, unica, e la sua passione per il rap, che ha sempre utilizzato per esprimersi a pieno. Siamo anche testimoni della sua evoluzione nel corso degli anni: pur modernizzando i suoni utilizzati negli ultimi album, è riuscito a mantenere una propria immagine ogni volta, che continua a rimanere coerente e fedele all’underground. Emanuele può essere considerato un esempio tra gli artisti, perché non si è adattato alle mode passeggere per ottenere consensi tra gli ascoltatori. Ad oggi, Noyz Narcos continua ad essere uno dei rapper centrali della scena italiana.
“È un rapper che non si piega alle tendenze del momento. È importantissimo perché adesso più che mai i rapper si assomigliano un po’ tutti o pensano che per poter farcela devi fare la cosa che fa quello là. No? E Noyz ha sempre fatto quello che gli pareva, quindi. Questo è l’importante: finché c’é Noyz vuol dire che anche tu puoi fare quello che ti pare nel rap se ci credi” (Fabri Fibra)
Come si fa a scegliere solo 5 pezzi per descrivere tutta la carriera dei Led Zeppelin? La scelta è praticamente impossibile!
Perciò oggi vi proponiamo alcuni dei brani più famosi del loro repertorio; canzoni che hanno contribuito alla creazione di nuovi sound, imprimendoli per sempre nella storia del rock.
1. Whole Lotta Love
Forse il brano più famoso insieme a Stairway to Heaven. Whole Lotta Love è una rielaborazione di You Need Love del bluesman Muddy Waters, uno degli artisti preferiti della band. Il suo riff è diventato iconico nella storia dell’hard rock mondiale.
Di fatto, è stata la prima vera hit internazionale dei Led Zeppelin: nel 2004 è stata classificata da Rolling Stone come il 75° miglior singolo della storia.
2. Immigrant Song
Pubblicata come singolo il 5 novembre 1970, Immigrant Song è tratta dal terzo album dei Led Zeppelin. Composta da Jimmy Page e Robert Plant durante un tour in Islanda, è divenuta famosa per il vocalizzo d’inizio strofa e il riff di chitarra ossessivo, che si ripete per tutto il brano.Il testo racconta una storia di vichinghi, parlando proprio dalla visuale di questi ultimi, e ha di fatto creato un genere di liriche tipiche dell’heavy metal.
3. Since I’ve Been Loving You
Registrata inizialmente per il loro secondo album, anche Since I’ve Been Loving You venne inserita nel terzo disco della formazione inglese.
Il testo della canzone tratta l’amore per una donna che porta alla pazzia, un classico delle tematiche blues. Si tratta, a tutti gli effetti, del pezzo blues rock più celebre, e certamente uno dei più riusciti, grazie anche allo splendido lavoro all’organo di Jones e alla chitarra di Jimmy Page, capace di scrivere un assolo meraviglioso.
4. Stairway to Heaven
Più che una canzone, Stairway to Heaven è ormai un simbolo di cosa i Led Zeppelin sono stati: una formazione hard rock elegante e sopra gli schemi, capace di scrivere liriche poetiche e musiche di straordinaria intensità.
Questo pezzo è ancora oggi uno dei più richiesti nelle stazioni radiofoniche, nonostante non sia mai stato pubblicato come singolo. Celebre anche il suo assolo di chitarra, considerato generalmente come uno dei migliori della storia.
5. Kashmir
Kashmir venne definita da tutti e quattro i membri del gruppo come uno dei loro pezzi più riusciti. Secondo John Paul Jones, questa canzone metteva in risalto tutti gli elementi che avevano fatto dei Led Zeppelin i Led Zeppelin.
Contribuisce alla straordinarietà di Kashmir l’evidente influenza di musiche orientali, oltre che la presenza di trombe e violini a fare da accompagnamento. Uscita nel 1975, divenne una colonna portante dei loro concerti fino all’anno del loro scioglimento.
5 serate, 26 cantanti e tante emozioni, questo è Sanremo, un evento che esce dal puro contesto televisivo ed artistico per entrare nelle case di tutto lo stivale. Il festival è da sempre un momento di coesione nazionale in cui l’arte e la cultura del nostro paese riescono a farsi apprezzare in Italia e non solo. Questa edizione non è stata da meno, non sono mancati i colpi di scena, i pianti e le belle canzoni che per 5 serate di fila hanno emozionato e ci hanno portato in mondi lontani, oltre il covid e la paura.
La bellezza dell’Ariston, fotografia indelebile della storia di questa gara, è stata una cornice suggestiva che, nella sua platea vuota, ha lasciato risuonare le canzoni, come un urlo di rabbia o di speranza, uno sfogo.
Ma come è andato questo festival? Tra proteste dei ristoratori e poltrone vuote, questo Sanremo è stato unico: Amadeus e Fiorello, conduttori di questa edizione, hanno saputo intrattenere magnificamente un pubblico non presente in sala, senza far trasparire la fatica o il disagio di quei momenti.
Questo, in effetti, è un grandissimo evento e ci vogliono altrettanta energia, forza e idee per rendergli merito; come ha detto Amadeus in conferenza stampa “A Sanremo ci si lavora un anno, ma questo Sanremo è come fossero stati due”.
Quest’anno la rosa dei cantanti di Sanremo si è composta di molti nomi e, alcuni di loro, anche molto giovani.
La più giovane? Classe 2002: Madame, molto apprezzata sui social, così come Fulminacci, Irama, Francesca Michielin e Fedez e, ultimi ma non in classifica: i Måneskin.
Accomodatevi e passiamo ora ai temi del festival: di sicuro tra questi vi è quello della situazione paurosa e confusa del Covid19. È presente, per esempio, in tutto il testo di Mai dire mai, di Willie Peyote.
Ma ci sono altri temi secondari, come quello della situazione dei precari, che emerge in Momento perfetto, di Ghemon: di fatto il testo fa capire lo stato d'animo di chi accetta in silenzio una situazione scomoda che si potrebbe cambiare solo alzando la testa.
La canzone di Madame, per fare un ultimo esempio, è semplicemente poesia, anche se non sembra; Voce, infatti, parla di un tema molto importante e poco riflettuto: la nostra Voce, che può cambiare il mondo e rimanere per sempre, ma che può anche confondersi con il rumore intorno a noi, quando esso è troppo forte, ed è inutile urlare, perchè la nostra Voce non sarà mai abbastanza per sovrastarlo. Allora ci lasciamo andare in un infinito silenzio, che appare come unica soluzione; quindi ecco che abbandoniamo la nostra Voce, dimenticata sotto tutte le nostre paure. Se il caos del mondo ci fa del male, non riusciamo a trovare un posto adatto a noi, e sprofondiamo nel buio.
Ma diamo spessore anche all’ospite fisso delle serate di Sanremo: Achille Lauro. Ci ha acculturato con i suoi “quadri” ogni serata, ognuno con un soggetto, costume e canzone diversi:
“Cinque generi musicali raccontati attraverso cinque canzoni e cinque performance. Il mio sarà un viaggio nei generi musicali, i quadri ne saranno i contenitori. [...] Ogni genere rappresenta un’epoca, un modo di vivere e di pensare: un momento di rottura e di cambiamento. La musica ancora oggi ne è il motore. Ha cambiato il modo di pensare, di vestire, di ballare, di interpretare la realtà e di esprimersi.
Ha legittimato la ribellione, la libertà e ha aperto le porte all’individualità. Le mie benedizioni sono in realtà un invito a vivere la vita con il senso che ognuno desidera. Realizzare i propri sogni, nella totale libertà.”
Queste le parole dello stesso artista, che ha interpretato (in ordine) il glam rock sulle note del suo ultimo singolo Solo Noi, con un parrucca blu, un abito coreografico e colate di lacrime di sangue dagli occhi, quindi un effetto visivo molto forte, d’impatto, chiuso con la frase “Dio benedica chi è”.
Il Rock ‘n’ Roll, omaggiando Mina con la sua iconica treccia lunga e rossa cantando Bam Bam Twist e un trucco pittoresco dai toni scuri. La frase della serata è “Dio benedica chi gode”.
Il genere della terza serata è stato il pop con la canzone Penelope: accompagnato da Emma, Achille si è trasformato in una statua argentea nella sua dimora, un tempio. “Dio benedica gli incompresi” è il motto, includendo anche se stesso nella categoria.
Il punk rock è l’ultimo tema presentato durante questo festival: un’esibizione scatenata, esagerata di Me Ne Frego e Rolls Royce che ha sorpreso tutti, e a cui ha partecipato anche il co-presentatore Rosario Fiorello.
La perla di Achille è stata “Dio benedica chi se ne frega”.
La serata finale poi si è rivelata molto significativa e scenografica: “Tutti con la stessa carne debole, la stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita”. L'artista commenta così il quadro della quinta serata, accompagnata dal bellissimo brano C’est la vie, dello stesso Lauro. “Dio benedica solo noi, esseri umani”.
Esaminiamo per completezza le canzoni salite sul podio:
3⠁posto: Ermal Meta, Un milione di cose da dirti
È una semplicissima canzone d’amore; pochi accordi per raccontare qualcosa di molto personale, ma che riesce a risultare universale.
2⠁posto: Francesca Michielin e Fedez, Chiamami per nome
La canzone affronta principalmente le tematiche dell’amore, ma riflette anche le insicurezze del mondo attuale, in cui siamo fortunati ad avere il dono della speranza.
1⠁posto: Måneskin, Zitti e buoni
Con sonorità crude e distorte, questi 4 ragazzi giovanissimi hanno riportato il rock graffiante a Sanremo. Il pezzo parla della voglia di redenzione e di sfida dei pregiudizi: temi questi frequenti nella discografia del gruppo.
I Måneskin hanno trionfato portando a casa il primo posto con il loro inedito “Zitti e Buoni”: un vero e proprio grido alla diversità, tema ricorrente durante questo Sanremo. La loro vittoria rispecchia le nuove generazioni, e rappresentano la nuova musica italiana. Hanno prevalso i giovani, che con tutta la grinta e carica hanno saputo imporsi sugli altri correnti.
Non sono mancate le polemiche, come le accuse a Chiara Ferragni di aver invitato i suoi followers a votare il marito Fedez, che insieme a Francesca Michielin si piazza subito dopo i Måneskin in classifica finale. Infatti la influencer ha pubblicato una ventina di storie su Instagram, tra le quali una con il figlio Leone, dove ha pubblicizzato il rapper, che il giorno seguente, ovvero durante l’ultima serata, è salito da metà classifica al secondo posto.
Ermal Meta è invece arrivato al terzo posto, scendendo di posizione rispetto ai giorni precedenti, nei quali era invece sempre in testa alle classifiche provvisorie. L’Ariston ha anche accolto ospiti fissi, Zlatan Ibrahimovic ed il sopraccitato Achille Lauro, che come abbiamo detto si è esibito per tutte e cinque le serate, mostrando parti di sé sempre più intime nel corso delle performance.
Il Sanremo di quest’anno verrà senz’altro ricordato per la situazione pandemica di Covid-19 durante la quale si è svolto. Mai in 70 edizioni precedenti era successo che si svolgesse senza pubblico e con gli applausi registrati, un po’ malinconici. Nonostante le difficoltà organizzative, contatti con positivi (come è successo a Irama, che è riuscito a partecipare grazie alla trasmissione delle sue prove generali), il Festival è riuscito a essere uno stacco dalla realtà quotidiana per tutti gli italiani dal momento drammatico a suon di musica, esibizioni e sketch comici. L’alchimia tra Amadeus e Fiorello è la stessa dell’anno scorso, e hanno saputo dare ancora una volta un’aria spensierata e leggera, facendoci dimenticare per un attimo ciò che sta accadendo fuori.
Ci ricorderemo del Festival di quest’anno, che malgrado il periodo difficile ci ha accompagnati e divertiti nel corso delle serate. Sanremo è un evento unico e simbolo della musica italiana, che durante gli anni segna anche le variazioni nel panorama musicale, e la vittoria dei Måneskin indica finalmente una svolta.
Sono in tanti a pensare che il mondo della musica abbia perso la sua purezza e spensieratezza originale in favore dei beceri interessi economici delle case discografiche, sempre in cerca della prossima “cometa “ da sfruttare e poi abbandonare. C’è chi però ha deciso di dire un secco e conciso “no” alla mercificazione della musica e cerca ogni giorno di portare avanti la propria battaglia con coraggio. Noi di “Status Quo" abbiamo voluto intervistare quattro giovani ragazzi che a spada tratta combattono ogni giorno per affermarsi nella scena indie italiana. ”I Biscotti dell’ichea“, così si chiama questa band emergente di giovani studenti modenesi che oltre al Covid, agli impegni scolastici e alle difficoltà tipiche di ogni adolescente riescono seguire la loro più grande passione: suonare. Abbiamo quindi avuto la possibilità di intervistarli per comprendere meglio la loro realtà e per mostrare il lato più nascosto della musica.
Nietzsche diceva: “Occorre avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante “ e questi ragazzi inarrestabili di caos dentro di loro ne hanno tanto.