Sport

Per approfondire la storia della rubrica: Le nostre rubriche

06-05-2024  Classe III E S.A.

Alex Zanardi: campione di resilienza

Alex zanardi: campione di resilienza

05-05-2024  Diego Patriarca V A CL

PODCAST ULTRAS.mp3

ultras

 La violenza negli stadi, un percorso che ha origini lontane ma che ancora oggi contraddistingue i tifosi, perché contraria all’etica sportiva

27-02-2024  Emmanuel Salvo II A CL

        sport e natura: un legAME INDISSOLUBILE, UN'ESPERIENZA CHE ARRICHISCE CORPO E MENTE

L’importanza di fare sport all'aria aperta, un legame profondo tra l'uomo e la natura

Lo sport all'aria aperta è l'attività perfetta per i patiti del benessere, per i pigroni che non hanno voglia di faticare ma che amano passeggiare, ed è perfetto anche per coloro che adorano interagire con la natura.

Però, questa connessione con l'ambiente deve essere un giusto accordo tra uomo e natura perché dobbiamo ricordarci che l’ambiente è una risorsa limitata e non appropriabile ed è, dunque, dovere di tutti porsi responsabilmente il problema del nostro giusto comportamento e del suo corretto utilizzo, deve essere una nostra priorità proteggerla e rispettarla.

L'uomo ha sempre avuto un legame profondo con la natura, una natura che ha così tante sfaccettature che possiamo osservarla con occhi sempre nuovi.  

Essa ha da sempre rappresentato un luogo di rifugio, di scoperta e di sfida in cui l'attività fisica, diventa un'esperienza che arricchisce non solo il corpo, ma anche la mente.

Aria fresca e pulita, paesaggi da sogno, teneri animali, piante profumate, infinite distese di verde, l'infrangersi delle onde del mare, che cosa chiedere di meglio?

Perché rischiare di rovinare tutto questo per la nostra indolente negligenza, piuttosto impegniamoci a non rovinarlo, a non disturbarlo, a non distruggerlo, perché tutto ciò che è intorno a noi ci ospita, ci guida, ci culla, e ci offre costantemente l'occasione di scoprirci, di migliorarci, di metterci alla prova, di sviluppare nuove abilità, di crescere e di vivere ogni cosa in maniera più profonda.

Allora proviamoci! Pianifichiamo un tour in bici o semplicemente una giornata di trekking in compagnia degli amici più cari o della famiglia, organizziamo un'escursione in montagna, facciamo sport fluviali, gite a piedi o in mountain bike ed andiamo alla ricerca di ciò che pensiamo di aver già visto.

Sono sicura che ci divertiremo e nel frattempo trarne, anche, dei grandi benefici?

• Fa bene alle ossa

• È un antidepressivo naturale

• Fa ritrovare la concentrazione

• Migliora il sistema immunitario

E, inoltre, possiamo anche cogliere l'occasione per passare più tempo con la famiglia e vedere un bellissimo sorriso sul volto dei nostri piccoli, infatti, tra le attività all'aperto da fare con i bambini non possiamo non nominare i parchi avventura.

Ne esistono tantissimi sia in Italia che in Europa, e consentono a grandi e piccini di passare un giorno diverso dal solito tra alberi, percorsi a ostacoli e passerelle sospese nel vuoto.

Cosa? Sei un sedentario? Vuoi rilassarti ma non hai voglia di scorrazzare di qua e di la tra alberi, montagne e cespugli? Niente paura! Abbiamo la soluzione perfetta per te!

I parchi urbani diventano lo scenario perfetto per pratiche dedicate al benessere fisico e soprattutto mentale, dalla meditazione, alla mindfulness fino allo yoga, non volete farlo da soli?


Be' tranquilli, potete organizzare una giornata insieme ai vostri amici o unirvi a uno dei tanti gruppi che sicuramente si ritrovano nei parchi della tua città.

Ed ecco spuntare un altro beneficio inaspettato: conoscerai persone nuove e allargherai la tua rete sociale!

In fondo basta un campo, un prato o un campetto nel parco del tuo quartiere per organizzare una partita con i tuoi amici. Di quale sport, però, spetta a te deciderlo!

Dal calcio, alla pallavolo fino al basket, riuscirai a tenerti in forma divertendoti all’aria aperta. E per i più avventurosi, in città, in campagna, in riva al mare o sul lungo lago, la bicicletta consente di sfrecciare veloci e coprire distanze che a piedi sarebbero impensabili.

Sarà ancora più facile scoprire luoghi inediti, facendo il turista nella tua stessa città. E se ti piace lo spirito d’avventura, che ne pensi del cicloturismo? Basta uno zaino in spalla per sfrecciare verso l’infinito e oltre!

Be', non so quanto siamo stati persuasivi nel convincervi ad alzarvi da quel divano per intraprendere questo viaggio nelle infinite e meravigliose vie della natura, alla scoperta di se stessi, del mondo e delle innumerevoli opportunità di vita che ci sfuggono poiché siamo continuamente assorti nella pigrizia e nella nostra noiosa, frenetica e stressante routine, però speriamo di esserlo stati abbastanza. 

Quindi coraggio, alzatevi, indossate la vostra tuta migliore,  preparatevi psicologicamente e  andiamo ad esplorare questo bellissimo luogo che, perché no, possiamo chiamare casa!                                        

13-01-2024  Claudia Papa V A CL

        Rispetto per la diversità umana: dall’individualismo all’omologazione

L’ignoto è sinonimo di “pericoloso”, e ciò che è diverso assume l’accezione negativa di “sbagliato”

Non si può dubitare del fatto evidente che noi uomini d’oggi siamo abitanti di un mondo individualista. Ogni azione che concretizziamo, ogni pensiero che concepiamo, ogni rapporto che intraprendiamo viene generato da una finalità egoistica che raramente ha a che fare con la collettività; ciò risulta ironicamente sorprendente poiché, proprio noi, esseri in continua evoluzione, autoproclamati razionali e super intelligenti, ignoriamo il fatto primordiale che la nostra vita sia dovuta alla collaborazione di individui e situazioni, azioni diversissime tra loro e dal loro interagire. La varietà delle particelle e delle influenze chimiche che ci compongono sono oramai ovvie caratteristiche affermate dalla scienza. Ciononostante, siamo comunque riusciti a sviluppare all’interno della nostra coscienza e del nostro modo di vivere, credenze e pregiudizi che hanno reso la nostra mentalità uno sterile susseguirsi di meccanicismi, dove la ripetitività, l’omogeneità e la conformità vengono banalmente confuse per ordine e, di conseguenza, per virtù da perseguire. La nostra mentalità conformista è ormai un porto sicuro per coloro che odiano dubitare, e per questo ciò che è ignoto è sinonimo di “pericoloso”, e ciò che è diverso assume l’accezione negativa di “sbagliato”. 

Più l’uomo cresce nella sua permanenza terrestre più resta radicato nelle sue illusorie convinzioni che lo condizionano a distogliere lo sguardo da una natura intrinseca ed estrinseca poliedrica e varia. 

Oramai, agire curandosi di includere, accogliere e valorizzare le differenze è una caratteristica di pochi uomini sovversivi, dotati di una sensibilità totalmente anacronistica al nostro tempo. 

Eppure, nella storia dell’uomo di tutti i tempi, costellata di guerre, discordie, discriminazioni, d’odio e di sbagli, solo poche attività quotidiane, come l’arte e lo sport hanno reso più lieve la vita. Praticare sport, ad esempio, significa prendere consapevolezza delle proprie capacità fisico-psichiche per valorizzarle e confrontarle con quelle delle altre persone. 

Lo sport apporta diversi benefici all’uomo, ne preserva la salute e lo coinvolge in relazioni sociali che affinano la sua solidarietà nei confronti del prossimo. L’indole dell’uomo può far si che la compresenza nello sport sfoci però in invidie e competizioni esasperate, eppure lo scopo dello sport è ben diverso da questa deviazione egoistica. 

Nella storia lo sport ha avuto un’influenza tale nelle faccende umane da fermare le guerre. Nell’antica Grecia, ad esempio, la tregua olimpica “ἐκεχερία”, era una legge vigente in tutta la Grecia per chiunque partecipasse alle grandi feste e ai giochi nazionali; essa imponeva la fine di tutte le inimicizie pubbliche e private, specialmente atleti e spettatori che dovessero attraversare territori nemici per recarsi ad Olimpia.

La società greca era sicuramente più rudimentale e primitiva rispetto alla nostra, eppure oggi, nella nostra modernissima società, non ci si prende più cura della propria persona allo stesso modo di come lo si faceva in passato e non si rispetta più in ugual modo la diversità umana.

13-01-2024  Rosamaria Scarcella V A CL

Lo sport nella natura ci indica il cammino verso una coscienza ecologica

Fare sport nella natura, prendersi cura dell’ambiente che ci circonda, essere consapevole di ciò che si fa in esso e di come si influisce sugli altri e intorno a noi sono gesti responsabili che ci fanno diventare custodi consapevoli del nostro territorio e del nostro meraviglioso pianeta

L'ambiente naturale è un'arena senza pari per l'allenamento fisico e mentale, offre un palcoscenico unico, un’esperienza più intima e coinvolgente lontano dalle pareti delle palestre e dai confini dei campi sportivi. Apre infatti le porte verso un apprendimento più profondo e un legame più stretto con il mondo che ci circonda. L'immersione nella natura, mentre si pratica uno sport, non solo migliora la salute fisica, contribuisce, anche, al benessere mentale. Camminare, correre o praticare yoga in ambienti naturali favorisce la calma interiore e la concentrazione. L'aria fresca, i paesaggi mozzafiato e i suoni della natura diventano un'iniezione di energia che alimenta mente e corpo. Guardiamo ad esempio atleti come Kilian Jornet, un ultrarunner e alpinista spagnolo, che ha elevato la pratica della corsa in montagna a un livello straordinario. La sua relazione con la natura è profonda: le montagne sono il suo terreno di gioco, il suo luogo di privacy e allenamento. Ogni passo, ogni movimento è un dialogo con la natura stessa, un'opportunità per conoscere se stesso e l'ambiente in cui si muove, oppure, pensiamo a Serena Williams, che pratica yoga all'aperto per ritrovare la serenità mentale e l'equilibrio. Anche per lei, la natura offre uno spazio per ricaricarsi e superare le sfide mentali connesse al suo sport. Lo yoga è infatti uno sport che, se fatto nell’ambiente adeguato, raddoppia la sua efficacia e permette di liberare la mente e i pensieri in un paesaggio aperto e dinamico. L'outdoor sportivo non è solo una palestra senza tetti, ma un luogo in cui apprendere. L'orientamento in ambienti naturali è una delle tante abilità che si possono sviluppare, permettendo di navigare terreni sconosciuti in sicurezza. L’orienteering, ad esempio, è un tipo di sport che permette un interessante approccio con la natura. È questo tipo di attività sportiva che ci insegna il rispetto per il territorio, come lasciare luoghi incontaminati, non gettare carte o sigarette per terra ed evitare di inquinare con gas nocivi l’ambiente, quindi, questo rapporto privilegiato con la natura non è solo una via per migliorare il proprio benessere personale, è anche un'opportunità per apprendere a rispettare e tutelare l'ambiente che ci circonda. Ogni passo o pedalata in un sentiero naturale ci ricorda quanto sia preziosa la bellezza intatta della natura. L'importanza di preservare e proteggere questi spazi diventa evidente mentre li attraversiamo. Ogni volta che pratichiamo uno sport all'aperto, ci impegniamo a lasciare il minor impatto possibile sull'ambiente. Tutti questi comportamenti responsabili come il rispetto delle regole e la corretta gestione dei rifiuti mirano a preservare il nostro ecosistema. Rispettare ciò che ci viene offerto dalla natura è la prima chiave di lettura per far sì che si continui a possedere meravigliosi ambienti e luoghi che la nostra Terra ci offre. È importante inoltre sottolineare che il nostro impegno verso la tutela della natura non dovrebbe limitarsi solo alla pratica sportiva all'aperto, ma estendersi a uno stile di vita più sostenibile. Ridurre la nostra impronta ecologica, sensibilizzare gli altri sull'importanza della conservazione ambientale e sostenere progetti di tutela della natura sono passi fondamentali verso un futuro in cui la bellezza e la diversità della natura possano essere apprezzate e godute da tutti. L’esperienza dello sport nella natura è un’opportunità che non tutti posseggono. Gli atleti che trovano ispirazione e sfida in ambienti naturali ci insegnano che la natura è una maestra generosa, pronta ad accoglierci e insegnarci, se siamo disposti ad ascoltare. È un richiamo costante a essere non solo atleti migliori, ma anche custodi responsabili del nostro territorio, apprezzando e riconoscendo le bellezze che ci offre. 

13-01-2024  Claudia Papa V A CL

Il lungo percorso dell’emancipazione femminile nello sport

Le donne nello sport: sessismo e differenze

Sulla donna preme da secoli lo stereotipo che la designa come debole, troppo emotiva e poco competitiva. Per questo l’uomo, come in molti altri campi, l’ha esclusa dallo sport, ritenendola inadatta; lo sport era infatti un’attività direttamente correlata ai concetti virili di forza e fatica, che entravano facilmente in antitesi con l’esile figura femminile. Già gli antichi greci avevano regolamentato il fatto che la donna non potesse partecipare ai giochi olimpici né in quanto atleta né in quanto spettatrice, perché fuori luogo. A noi giunge solo qualche notizia che testimonia l’esistenza di giochi femminili dedicati al culto della dea Era, i cosiddetti “giochi Erei” che furono la prima gara sportiva femminile ufficiale della quale si sia conservata testimonianza storica, eppure questo fu un caso isolato, perché la cultura greca (Sparta esclusa) non incoraggiava le donne a divenire atlete. Lo sport era visto e alcuni lo pensano tutt’ora come un’attività prettamente maschile, dove la figura della donna, diversa sia nella sua struttura fisica sia nella sua condizione sociale, sembrava incompatibile ad una società tradizionalmente patriarcale. La donna che soleva essere una sportiva perdeva agli occhi degli uomini quelle che erano le sue ormai peculiari caratteristiche femminili, come l’eleganza e la grazia, e le veniva attribuito in contrapposizione l’aggettivo “mascolina”. Nel corso della storia, i giochi sportivi continuarono durante l'Impero Romano trasformandosi in spettacoli sempre più violenti e ovviamente riservati agli uomini, solo con l'avvento del Cristianesimo si assistette ad una progressiva eclissi dell'attività fisico-sportiva definita pratica immorale e "pagana", sia per uomini che per donne. Per poter coniugare lo sport al femminile si deve aspettare il XVII secolo, quando Rudolf Oberman, grande sostenitore del valore pedagogico dello sport, per primo, si interessò ad incoraggiare l’attività fisica per la totalità della popolazione, indipendentemente dalla classe sociale o dal sesso. Nel 1844 fondò la Società Ginnastica di Torino, con l’obiettivo di inserire la ginnastica nel sistema educativo. Nel 1800 poi, le nobildonne francesi e inglesi iniziarono a cimentarsi in giochi di movimento, il gioco più praticato era quello che più avanti verrà definito " Badminton". Nel Novecento, precisamente tra gli anni Settanta e Ottanta, le donne hanno cominciato a ritagliarsi un ruolo importante in discipline sportive prima a loro “estranee”, praticate, praticamente, in esclusiva dagli uomini.

 Proseguendo sul lungo percorso di emancipazione femminile nello sport: alcune donne riuscirono infatti a partecipare in maniera non ufficiale a gare di tennis, croquet, golf e vela alle Olimpiadi di Parigi, mentre nel 1921 si tennero a Montecarlo i primi Mondiali Femminili.  Nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, le donne furono ammesse alle gare di atletica. Nel 1936, a Berlino, si istituirono competizioni femminili negli ambiti principali. Incredibilmente, solo le Olimpiadi di Londra del 2012 hanno visto la partecipazione delle atlete in tutte le discipline, anche nel pugilato femminile. 

Ai giorni nostri la situazione appare in questo modo: secondo i dati della ricerca Istat “I numeri della pratica sportiva in Italia”, pubblicata nel 2017, il 19,6% delle donne del nostro Paese svolge attività fisica in maniera costante, in particolare fra gli 11 e i 25 anni. Nella stessa fascia d’età, secondo Eurobarometro, il 33% di loro è, invece, sedentario. 

Nonostante le difficoltà di carriera e le disparità, oggi sono numerosi i nomi femminili tra le eccellenze dello sport, anche tra le donne italiane. Possiamo citare: Federica Pellegrini, la più giovane atleta italiana di sempre a salire su un podio olimpico individuale. Tania Cagnotto, mamma e tuffatrice italiana più forte di sempre. Vanessa Ferrari, campionessa del mondo di ginnastica artistica e atleta olimpionica. Valentina Vezzali, l’atleta italiana che ha conquistato più medaglie d’oro in assoluto. Francesca Piccinini, una delle pallavoliste italiane più famose e moltissime altre ancora. Queste donne sono la prova fisica dell’inconsistenza della differenza di genere nello sport e in generale nella vita. Ciò che conta per il raggiungimento di un obiettivo, soprattutto sportivo, non è inscrivibile in parametri stabiliti, il genere biologico che caratterizza ogni individuo conta poco per tale scopo, contano la forza di volontà e la passione del singolo. 

13-01-2024  Angelica Passalacqua V A CL

Oltre i limiti: la rivoluzione silenziosa dello sport al femminile

La forza e l'abilità non conoscono “confini di genere nell’arena sportiva”

L'evoluzione dello sport femminile è stata una escalation significativa attraverso i decenni, con le donne che hanno affrontato resistenze culturali e sociali per guadagnarsi un posto, anche, nel mondo dello sport. Durante il tardo XIX secolo, le prime donne che si avvicinarono allo sport affrontarono una società che spesso vedeva le attività fisiche femminili con sospetto. Tuttavia, figure coraggiose come le cicliste delle suffragette e le giocatrici di tennis del tempo iniziarono a sfidare tali percezioni, la forza e l'abilità non conoscono confini di genere

Il movimento olimpico femminile ha fatto passi da gigante nel XX secolo. Le prime donne parteciparono alle Olimpiadi nel 1900, competendo in eventi come il tennis e il golf. Negli anni successivi, le discipline sportive femminili si sono ampliate, e nel 1928 le donne hanno partecipato per la prima volta alle gare di atletica leggera.

Durante la metà del XX secolo, le donne hanno combattuto per il riconoscimento e le pari opportunità nello sport. Nel 1972, il Title IX negli Stati Uniti rivoluzionò il panorama sportivo collegiale, vietando la discriminazione di genere nei programmi sportivi finanziati dal governo. Questo atto ha aperto le porte a un aumento significativo della partecipazione femminile nello sport accademico.

Oggi, le donne partecipano con successo a una vasta gamma di discipline, dimostrando una forza, una destrezza e una determinazione straordinarie. Tuttavia, persistono sfide, come la disparità di retribuzione e la rappresentazione mediatica inadeguata, che richiedono un impegno continuo per garantire un futuro più equo e inclusivo per lo sport femminile.

Inoltre, sebbene in Italia la “Carta dei principi dello sport per tutti”, redatta nel 2002, reciti che “praticare lo sport è un diritto dei cittadini di tutte le età e categorie sociali”, non è così in tutto il mondo. Pensiamo a molti Paesi islamici dove per le donne essere riprese in televisione o mostrare alcune parti del proprio corpo è malvisto. Fortunatamente sempre più donne islamiche si approcciano a sport come, ad esempio, il calcio, dove c’è un forte spirito di solidarietà: nel 2018 una giocatrice perse l’hijab durante una partita tra Shabab Al Ordan e Amman Club, le avversarie le coprirono il capo e la aiutarono a rimetterlo.

Nello scenario dello sport, le donne hanno tracciato percorsi coraggiosi e lasciato un'impronta indelebile, sfidando norme sociali e stereotipi di genere. Billie Jean King, una pioniera del tennis, ha affermato che lo sport può essere un catalizzatore potente per l'unità nelle comunità. Questa affermazione si riflette chiaramente nelle storie di donne atlete che hanno sfidato i limiti. Pensiamo a Serena Williams, un'icona del tennis mondiale, la sua determinazione incrollabile e la costante lotta per superare le aspettative evidenziano il suo impegno nei confronti dello sport e dell'uguaglianza. Williams non è solo un'atleta straordinaria, ma anche un simbolo di resistenza e perseveranza.

Simone Biles, con le sue eccezionali abilità ginniche, ha ridefinito gli standard di eccellenza nel mondo della ginnastica artistica. La sua filosofia che la forza e la bellezza vanno di pari passo offre una prospettiva unica sulla forza delle donne nello sport e oltre.

Kathrine Switzer, la prima donna a correre una maratona ufficiale, ha aperto la strada per molte altre. La sua convinzione che tutte le donne dovrebbero avere l'opportunità di esprimere il massimo delle loro potenzialità ha ispirato generazioni di donne nello sport.

In conclusione, le origini dello sport femminile riflettono una storia di resistenza, progresso e conquiste. Le donne hanno superato ostacoli significativi, aprendo la strada  alle generazioni future, dimostrando che la forza e l'abilità non conoscono confini di genere nell'arena sportiva.

13-01-2024  Emanuele Scaffidi IIIE SA

Fair Play

"Il fair play non solo un modo di comportarsi, anche un modo di pensare”

La pratica sportiva, oltre ai suoi vari benefici, insegna anche a vivere il confronto con gli altri, contribuendo a gestire le proprie emozioni e la propria aggressività. Lo sport comprende infatti pratiche come il saper accettare eventuali sconfitte e saper riconoscere i propri errori e i propri limiti. Tutto questo significa vivere lo sport con fair play. Il fair play, letteralmente “gioco leale”, oltre che un modo di comportarsi è anche un modo di pensare, che ha come valori fondamentali la lealtà, il rispetto proprio e altrui, il saper perdere, il saper vincere e molto altro. Grazie a questi importantissimi valori quindi lo sport può anche assumere virtù etiche distinguendo comportamenti fuorvianti e illegali da comportamenti leali e onesti, conducendo spesso vere e proprie lotte ai brogli che vanno contro condotte illegali come il doping, la violenza, la corruzione ecc.

Un esempio di attività che spesso va contro questi ideali è il tifo, un importante momento esaltante per i tifosi ma che può talvolta trasformarsi in una serie di atteggiamenti di intolleranza nei confronti dell’avversario. Tifare può essere coinvolgente e creativo, ma si deve in ogni caso rispettare la libertà e l’incolumità altrui, senza abbandonarsi a pesanti forme di offesa sia fisica che verbale.

Il comitato internazionale Fair Play in un documento redatto nel 1975 enuncia i 10 nobili principi ai quali un vero sportivo dovrebbe attenersi nei campi di gioco per definirsi tale, rappresenta oggi una

forma di giuramento. Il fair play è però anche uno stile di vita che ci accompagna nella quotidianità, non è quindi un concetto che si limita a comportamenti da applicare solo allo sport, lo troviamo infatti in tutte le azioni quotidiane dove prevalgono il rispetto e la gentilezza. 

Nella vita quotidiana, nel gioco, come nel fair play sono fondamentali i piccoli gesti che però, uniti, possono contribuire alla creazione di un clima generale di serenità, inclusione e collaborazione.


Il fair play come valore educativo nello sport per bambini

Il fair play nello sport dei bambini è estremamente importante: insegna a rispettare gli avversari, ad accettare le sconfitte e a collaborare con i compagni di squadra, oltre che trasmettere anche l’importanza dell’onestà e dell’etica sportiva. 

Riscuote un’estrema importanza proprio nell’età giovanile in quanto:

- Promuove lo sviluppo del carattere, aiutando i bambini a sviluppare un forte senso di giustizia e rispetto per gli altri.

- Favorisce l’apprendimento e a gestire le proprie emozioni e ad affrontare situazioni difficili in modo costruttivo.

- Promuove la salute mentale e fisica, aiutando a gestire l’ansia e lo stress. 

Il fair play è fondamentale perché insegna e fornisce abilità utili non solo nel mondo dello sport, ma anche nell’arco dell’intera vita. 


Cos’ è il fair play finanziario?

L’espressione “fair play” è stata ripresa anche in campo economico, allo scopo di evitare spese e bilanci spropositati ed insostenibili da parte delle società sportive. Il fair play finanziario è un progetto introdotto dal comitato UEFA nel settembre 2009 che mira a far estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche e ad indurle, nel lungo periodo, ad un auto-sostentamento finanziario.

L’idea nasce dal fatto che le disparità tra le società calcistiche, sono sempre più spesso dovute ad un fattore economico piuttosto che ad uno sportivo. Il sistema monitora quindi la sostenibilità finanziaria dei club partecipanti alla Champions League, all’Europa League e all’Europa Conference League, attraverso tre pilastri fondamentali: solvibilità, stabilità e controllo dei costi. Essi mirano a promuovere un migliore controllo dei costi oltre che ad incoraggiare i club a operare esclusivamente sulla base delle proprie entrate evitando così di contrarre ingenti debiti. Da giugno 2010, quando sono stati introdotti per la prima volta i regolamenti , si è assistito a un miglioramento finanziario nelle società europee. Tuttavia, il COVID-19 ha avuto effetti negativi sulle finanze dei club a causa delle gravi perdite di ricavi.

10-01-2024  Isabella Spartà II B CL

Aver cura di sé nella società attuale

Impariamo ad amare noi stessi per non sentirci “vuoti”

Mens sana in corpore sano: chi, almeno una volta nella vita, non ha sentito questa frase, pronunciata, magari, in tv o nella vita quotidiana da qualcuno che volesse sottolineare l’importanza di prendersi cura del proprio corpo e, come se fosse una conseguenza diretta di quest’ultima azione, anche della mente.  Tuttavia, il significato originario della locuzione latina, tratta da un capoverso nelle “Satire” di Giovenale, era ben diverso: sottolineava infatti la necessità di pregare affinché si abbia una mente sana in un corpo sano. 

La “cura di sé”, nel significato più profondo e articolato dell’espressione, è concepita invece nella locuzione greca di Socrate ἐπιμέλεια ἑαυτου: un concetto complesso ma di bruciante attualità, che significa prestare attenzione a ciò che accade dentro e fuori di noi, stabilendo un costante dialogo interiore. Le sfere della cura di sé sono molteplici: la cura del corpo, dell’anima, delle relazioni interpersonali; nostro dovere è non trascurarle mai al fine di raggiungere il benessere psico-fisico, fondamentale per accettare se stessi. Incrementare l’autostima e lavorare sul proprio corpo e la propria mente è, perciò, importante a partire da piccoli gesti quotidiani. 

Aver cura di sé. Cosa significa nel concreto?

Aver cura di sé significa innanzitutto ascoltare i propri bisogni, comprenderli e assecondarli. Ma significa anche imparare ad accettare e amare noi stessi e il nostro corpo. Farlo, però, è più difficile di quanto si creda, e per questo bisogna lavorarci in modo costante, ritagliando nella nostra routine un momento unicamente finalizzato alla cura di corpo e mente.

Prendersi cura di se stessi. Un’azione egoistica?

Molte persone pensano, erroneamente, che prendersi cura di sé sia un’azione puramente egoistica e che sia normale annullarsi per dare agli altri, alla famiglia, ai figli, non considerando un aspetto di grande importanza: concedersi del tempo per la cura di sé ha come conseguenza anche sapere come prendersi cura degli altri, aver cura di sé, perciò, per avercela degli altri. Riflettiamoci: se abbiamo dentro un groviglio di stress, preoccupazioni, pensieri, come trasmetteremo agli altri benessere e calma? 


Gli ostacoli nella vita quotidiana

Sappiamo tutti com’è fatta la società del nostro tempo: eccessivamente frenetica, rapida, che tende a focalizzare su alcuni aspetti trascurandone altri altrettanto importanti; una società, perciò, dove non vi è equilibrio. Come pretendere dal nostro corpo, allora, di trovare un equilibrio interiore, se neppure la società ce lo permette? I ritmi delle nostre giornate, tra famiglia, figli, studio, lavoro spesso non permettono di dedicarci alla nostra persona o, se disponiamo di un po’ di tempo, lo rivolgiamo interamente agli altri e mai ad aver cura di sé. Ad ogni modo, esiste anche un’altra faccia della medaglia: rivolgere interamente le nostre attenzioni, quasi ossessivamente, soltanto al nostro aspetto fisico per raggiungere standard di bellezza inarrivabili, tralasciando il benessere mentale. Ciò che bisogna in primo luogo fare, è accettare il nostro corpo con le sue imperfezioni e i suoi pregi e solo dopo lavorare su di esso, non perché lo impone la società, ma solamente perché lo desideriamo noi per trovare benessere ed equilibrio. 

Come fare?

Arrivati a questo punto, la fatidica domanda sorge spontanea: Come fare? Come barcamenarsi tra gli innumerevoli impegni della vita quotidiana, senza mai rinunciare al proprio benessere psico-fisico? Tutto ciò è possibile? Tutto parte da piccoli e semplici gesti quotidiani:

-pianificare e organizzare i propri impegni, senza dimenticare l’importanza di prendersi delle pause dopo una sessione di lavoro;

-meditare, e liberare la mente dai pensieri;

-fare yoga;

-fare sport abitualmente;

-stare all’aria aperta;

-leggere;

-ascoltare musica;

-fare volontariato;

-dedicarsi a famiglia e amici:

-rivolgersi a un terapeuta o a uno psicologo.

30-11-2023  Emanuele Scaffidi III E SA

CONOSCERE SE STESSI... PERCHÉ 

"Scopri chi sei e non avere paura di esserlo" diceva Ghandi, conoscere se stessi è un processo continuo di esplorazione interiore e consapevolezza. Analizzando questa frase, di uno dei più grandi politici indiani e leader del movimento per la libertà e l'indipendenza dell'India, è facile comprendere il messaggio che essa ci trasmette: condurre un processo di esplorazione interiore, intraprendendo un viaggio volto alla scoperta della propria personalità e alla constatazione dei propri limiti e delle proprie potenzialità, è la base per trascorrere una vita felice. Uno studio condotto da alcuni ricercatori di Harvard, infatti, stabilisce che quando non si è autentici si vive in uno stato di malessere, non essere fedeli a se stessi quindi logora e fa vivere in costante ansia e desiderio di purificazione; per molti infatti non è per nulla semplice seguire questa “filosofia di vita”, per svariate ragioni alla base delle quali molto spesso però vi è la paura del giudizio altrui… ancora una volta si viene incoraggiati con il concetto di essere se stessi… ma come? Si potrebbe iniziare ad esempio esprimendo la propria opinione senza paura, cercando di non cambiare mai per gli altri, essendo sicuri di sé, (accettando però eventuali feedback su alcuni aspetti della propria personalità e valutando se è il caso di perfezionarsi) e infine prendendosi cura di sé , sia a livello fisico che mentale, a quest’ ultimo aspetto corre in soccorso lo sport, una preziosa arma difensiva che contribuisce a mantenere e migliorare il benessere psicofisico, a ridurre i sintomi di ansia, stress, depressione e solitudine, perché può essere svolta in compagnia, oltre che aiutare nella prevenzione di malattie metaboliche e cardiovascolari. - Essere se stessi nell’adolescenza: L’adolescenza è quel periodo dello sviluppo, compreso tra i 12 anni e i 18, in cui avvengono importanti cambiamenti a livello fisico e psicologico. Si tratta di una fase di transizione molto delicata che segna il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, e che porta con sé un elevato potenziale trasformativo. Durante l’adolescenza, il ragazzo acquisisce le competenze e gli strumenti per affrontare in modo adeguato la vita adulta, oltre che sperimentare il passaggio dal corpo infantile a quello adulto. In questo periodo più che mai avere fiducia in se stessi e nelle proprie azioni è molto importante, soprattutto perché le altre persone tendono a valutare ciò che viene manifestato in termini di concetti e comportamenti. Per un adolescente è importante capire la propria unicità e per questo deve distinguersi dagli altri, essendo autonomo e sapendo anche vivere la solitudine e momenti che possono sembrare brutti e insuperabili, come una rottura / delusione d’amore, una bocciatura, un brutto voto ecc. nulla di queste ultime cose in particolare definisce ciò che siamo, ciò che dobbiamo essere o ciò che dobbiamo diventare. Tutto questo consente di sviluppare un’autostima che non è condizionata dagli altri o comunque da fattori esterni, bensì dall’accettarsi con anche le imperfezioni e dal volersi bene. L’autostima si può definire come il giudizio che una persona attribuisce a se stessa. Essa richiede il volersi bene, come detto in precedenza, il considerarsi positivamente e l’aver fiducia in se stessi; così da riuscire ad accettarsi per quello che si è e, perché no, talvolta anche a perdonarsi se ci si accorge dell’incorrettezza di un determinato comportamento e/o azione commessa. Infine personalmente sostengo che essere se stessi è un processo tanto semplice quanto complicato, soprattutto crescendo: tanto è vero che da bambini è perlopiù spontaneo esprimere la propria natura, le proprie idee, i propri pensieri, man mano che ci si avvicina al mondo adolescenziale e poi al mondo adulto infatti crescono esponenzialmente in noi quelle paure del giudizio altrui che fanno come da freno nella nostra analisi interiore, paure però, a parer mio, del tutto infondate e senza senso e alle quali chiunque dovrebbe imparare a non dar ascolto. Credo inoltre che, considerando l’imprescindibilità posseduta dalla libertà di espressione del proprio IO di ognuno, bisogni prendere le distanze da tutte quelle condizioni, situazioni o contesti che ne limitino tale “essenza vitale”. D'altronde una delle sfaccettature del messaggio che il Mahatma Ghandi ci lascia dimostra proprio come la forza di un singolo uomo che, essendo se stesso, esprime a pieno le proprie ideologie sociali e politiche, può diventare la forza di un popolo intero. 


30-11-2023  Santalucia Nicola II B CL

 

COSA SIGNIFICA PRENDERSI CURA DI SE STESSI 


Prendersi cura di se stessi è diventato un comandamento sociale. 

Tuttavia, prendersi cura di sé non è bere frullati disintossicanti e mangiare verdure alla griglia o al vapore. Né lo è massacrare il corpo in palestra o correre fino allo sfinimento per mantenersi in forma. Neppure praticare yoga per rilassarsi e poi tornare alla vita caotica di sempre. O concedersi un massaggio tonificante per sciogliere le tensioni che si accumuleranno di nuovo la prossima settimana. 

Prendersi cura di se stessi va ben oltre tutto questo. 

Prendersi cura di sé non è dedicare il tempo che ci resta, pochi minuti al termine di una giornata piena di doveri e attività, ma deve diventare la nostra priorità. Non è fare qualcosa di sano e rilassante quando ci sentiamo male o siamo esausti, ma piuttosto evitare le pressioni interne ed esterne che ci portano a toccare il fondo emotivamente.  

Prendersi cura di se stessi inizia quindi con un compromesso personale per la vita. Questo impegno non ci obbliga a fare attività fisica determinate ore alla settimana, a seguire una dieta sana in cui ogni caloria viene conteggiata o a rilassarci nel fine settimana  per sostituire parte delle energie che abbiamo sprecato durante la  settimana, implica il rispetto di noi stessi. Rispettare i nostri ritmi, quello del nostro corpo e quello della nostra mente. Essere consapevoli che a volte non possiamo fare tutto, e va bene lo stesso. È impegnarci nella cura personale e per il nostro equilibrio mentale, non come un obbligo imposto, ma come una vera e propria dimostrazione di amor proprio. 

Prendersi cura di se stessi implica strutturare la nostra vita in modo tale da non provocare l’urgente bisogno di prendersi una pausa perché siamo sull’orlo del collasso, o di disconnetterci dal mondo perché non ce la facciamo più. Quindi potremmo fare un bagno, prendere un tè o praticare la meditazione come attività preventive, non curative.  

Prendersi cura di sé significa affrontare i problemi piuttosto che lasciarli accumulare fino a quando il loro peso finisce per schiacciarci. Significa affrontare ciò che ci causa ansia e ci preoccupa, affrontare le nostre paure e lasciare andare ciò che ci ferisce prima che la pressione ci faccia perdere l’equilibrio.  

Prendersi cura di se stessi significa porre dei limiti alle persone “tossiche”. Essere disposti a deludere alcune persone e dire addio ad altre. Dire ‘”no” quando non possiamo o semplicemente non vogliamo, permettendoci di essere quello che siamo, invece di esaurirci cercando di accontentare tutti in ogni momento.  Prendersi cura di se stessi significa accettarci partendo dalla compassione. Essere orgogliosi delle nostre luci, ma abbracciare anche le nostre ombre. Accettare i nostri fallimenti e i nostri limiti senza sentire che siamo inferiori per questo. Vuole dire perdonare i nostri errori. Ma anche comprometterci a raggiungere la versione migliore di noi stessi.  Prendersi cura di sé è lasciare andare tutto ciò che non possiamo cambiare. Significa non vivere aggrappati al passato e liberarci dalla colpa che aggiunge solo un peso inutile alla nostra esistenza.  È dire addio ai rimpianti e dare il benvenuto a tutto ciò che sta per accadere.  

Prendersi cura di sé significa anche dimenticare alcuni dei nostri obiettivi per vivere più serenamente. È rendersi conto che non saremo in grado di ottenere certe cose e imparare a conviverci senza soffrirne. È accettare che cambiamo e che le cose cambiano.  


30-11-2023  Francesca Conti II B CL


SOCRATE: ἐπιμέλεια ἑαυτοῦ.


La “cura di sé" nasce dall’antica espressione greca, risalente a Socrate, ἐπιμέλεια ἑαυτοῦ. L’espressione “cura di sé” comprende la cura di se stessi a 360°: cura del corpo, cura dell’anima e della mente e cura dell’altro. Se soddisferemo pian piano tutti questi aspetti, potremo finalmente stare bene con noi stessi.

La cura del corpo è il secondo step dopo la cura della mente; se non si cura l’anima, il proprio io interiore, non si riesce a curare nient’altro, neanche il proprio io esteriore. Per prendersi cura della propria mente bisogna avere innanzitutto una mentalità incentrata sul mettere se stessi al primo posto, in modo da avere un buon rapporto anche con gli altri: ovviamente c’è chi ci riesce subito e benissimo, chi ha un carattere più forte, e riesce a superare ogni avversità, lasciandosi scivolare addosso ogni insulto e ogni volta che c’è un problema, ne esce sempre vincitore e più forte di prima. 

Forse ci sarà capitato di dire “Vorrei essere come lui/lei”, vero? Ma dobbiamo ricordarci che anche quelle persone hanno delle debolezze, delle paure, hanno avuto a che fare con dei brutti momenti nella loro vita, dei traumi; questo proprio perché è così che si cresce, è trasformando il dolore in forza e vedendo ciò che accade intorno o dentro di noi da una prospettiva più ottimistica, che si inizia a prendersi cura della propria mente. Non è facile farlo, soprattutto se consideriamo la società in cui viviamo, e come sta diventando quest’ultima nuova generazione, ma dobbiamo almeno provarci, anche chiedendo aiuto ad uno psicologo. Molte persone che avrebbero bisogno dell’aiuto e del supporto dello psicologo non lo accettano, proprio per colpa della società, per paura di essere giudicati; andare dallo psicologo viene visto come un qualcosa di cui vergognarsi si rischia di essere reputati “pazzi” o “malati mentali”, quando si ha semplicemente bisogno di aiuto per stare bene. La nostra società vede l’aiuto come un qualcosa per i deboli, per i malati, quelli da emarginare, mentre chi “ce la fa da solo” (talvolta anche fingendo) può “far parte” degli altri. È proprio questo uno dei tanti motivi per cui si fatica a stare bene con noi stessi, per colpa della società fin troppo superficiale e del giudizio delle persone, ed è qui che interviene lo psicologo, aiutando proprio “chi non ce la fa da solo”.

Quindi non vergogniamoci! Se abbiamo un problema, diciamolo e facciamoci aiutare! Ognuno di noi merita di andare incontro al proprio benessere, in ogni sua forma, avere autostima, amare se stessi, accettarsi con tutti i pregi e difetti e lavorare su se stessi, migliorandosi sempre di più.

Dopo aver imparato a prendersi cura del proprio io interiore, si migliora anche la cura del corpo: iniziando a mangiare in maniera più equilibrata, andando in palestra, facendo yoga o meditazione, eseguendo una skincare, truccarsi, vestirsi in maniera più accurata… insomma, sono piccole cose che fanno la differenza, se per qualcuno possono essere banali, per qualcun altro sono un traguardo importante.


30 -11-2023 Salvatore Buttò 4A classico

Cura di sé: un bene prezioso da rispettare

L’insegnamento di Papa Francesco per la cura di sé, degli uni e  degli altri e del creato.


 

Prendersi cura di sé significa tutelare la propria salute, il bene più prezioso che l’uomo ha e che deve imparare a difendere fin dalla più tenera età. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “la salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e rappresenta uno dei diritti fondamentali dell’essere umano”. La salute, tuttavia, oltre che un diritto del cittadino, è anche un dovere verso sé stessi e verso gli altri, poiché solo chi sta bene può recare il suo contributo al progresso dell’umanità. 

La difesa della salute, come ci ricorda la Costituzione, riguarda l’intera comunità nazionale: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” (Art.32). La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’ONU afferma che “ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia” (Art.25).

Bisogna anche sottolineare che l’obiettivo 3 dall’Agenda 2030 si prefigge lo scopo di garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età. 

Se lo Stato si preoccupa di noi cittadini e ci aiuta a prevenire le malattie più svariate, è anche compito di ognuno di noi salvaguardare la propria salute, osservando una corretta igiene personale e conducendo uno stile di vita sano. È necessario, perciò, evitare assolutamente il fumo, l’alcool e la droga. La salute è un bene prezioso, che non si riacquista più una volta perso. 

Avere cura della propria salute significa dunque rifiutare qualunque tentazione, qualunque vizio.

Bisogna comprendere che mantenersi in salute coincide con il rispetto verso sé stessi perché chi non rispetta sé stesso, non può rispettare anche gli altri.

Papa Francesco, nei suoi discorsi, oltre a parlare del rispetto verso sé stessi, parla spesso anche del rispetto verso l’ambiente e il creato, perché “guarendo il cuore dell’uomo, si può sperare di guarire il mondo dai suoi disordini sia sociali, sia ambientali”. Questo collegamento tra ambiente e società sta a indicare come la crisi climatica danneggia soprattutto i poveri, che ne sono i meno responsabili, ma senz’altro i più colpiti. Valori come la solidarietà e l'uguaglianza fra i popoli oggigiorno devono essere più che mai garantiti se vogliamo continuare a vivere in un ecosistema sano e adatto a ogni essere vivente. 

 

 



30-11-2023  Claudio Calega III F 

INTROSPICERE

 Lavora costantemente sulla conoscenza di te, perché è il fondamento su cui puoi costruire una vita appagata e significativa.


La conoscenza di noi stessi è importante sia da un punto di vista personale, per stare bene e per raggiungere equilibrio e felicità interiore, sia da un punto di vista esterno, per capire come ci interfacciamo agli altri.

Qualcuno potrebbe pensare che la conoscenza sia un processo finito; tuttavia, essa non si conclude, bensì è in continua evoluzione a causa dei mutamenti caratteriali influenzati dai continui stimoli del mondo esterno e dalle proprie esperienze.

Per poter conoscere sé stessi bisogna analizzare i comportamenti e l’attitudine con cui ci si interfaccia con l’esterno attraverso l’auto-riflessione, l’esperienza e l’apprendimento, cercando di definire gli aspetti da migliorare del proprio carattere in base alla propria etica e alla propria morale, non facendosi influenzare da altri eventi  o da una visione del mondo differente, con lo scopo di poter piacere a quella persona, andando di fatto contro sé stessi e creando una maschera che a lungo andare farebbe sentire infelici, infatti, la felicità non consiste solo nel realizzare i nostri obiettivi, ma nel vivere una vita in linea con i nostri valori e le nostre passioni. Conoscere noi stessi ci aiuta a capire ciò che ci rende veramente felici, attraverso decisioni più consapevoli, e ad evitare di perdere tempo ed energia in attività che non ci soddisfano. Quando siamo in sintonia noi stessi, siamo più propensi a trovare gioia anche nelle piccole cose.

Oltre a doversi conoscere psicologicamente bisogna anche conoscersi fisicamente, definendo le proprie debolezze e le proprie forze cercando di migliorarsi sempre di più anche confrontando il proprio stile di vita con uno stile di vita ritenuto sano ed adattandolo al proprio corpo, in modo da rimanere in salute e stare bene con sé stessi in quanto “mens sana in corpore sano”, cosa possibile solo se si ha un’ampia conoscenza di sé. Per la propria salute è importante anche una buona alimentazione, che può essere definita tale solo se adattata al proprio corpo. Un altro aspetto importante è lo sport, il quale è un potente mezzo per scoprire chi siamo veramente. 

Partecipando a diverse discipline sportive, possiamo mettere alla prova il nostro corpo e la nostra mente, scoprendo le nostre abilità fisiche e mentali. Ciò che rende lo sport un mezzo così efficace per la conoscenza di sé è la sfida continua che presenta. Affrontare le sfide sportive ci costringe a confrontarci con le nostre paure, i nostri limiti e le nostre ambizioni, rendendoci più determinati a raggiungere i nostri obiettivi, oltre a costringerci a concentrarci sul presente e a liberare tensioni emotive tramite l’attività fisica. Attraverso lo sport, inoltre, diventiamo più consapevoli dei segnali che il nostro corpo ci manda aiutandoci ad evitare infortuni e a mantenere un buono stato di salute.

Spesso trascuriamo l’importanza di conoscere noi stessi, tuttavia, questo è un passo cruciale per la felicità, il successo e la realizzazione personale. Prenditi del tempo per capire chi sei veramente, identifica i tuoi valori, le tue passioni e i tuoi obiettivi. 

Lavora costantemente sulla conoscenza di te, perché è il fondamento su cui puoi costruire una vita appagata e significativa.

30-11-2023  Alessandra Vinci  I A CL