“Le macchine e il calcio sono cose da uomini!”, “Donna al volante, pericolo costante”. Oggi vorrei cercare di sfatare soprattutto quest’ultimo falso mito, proprio quello delle donne alla guida, in particolare nell’ambito delle corse automobilistiche.
E allora iniziamo dando uno sguardo a qualche dato. Le donne fanno più incidenti degli uomini? Falso, infatti solo un quarto di questi è causato da una donna. Le donne collezionano più multe? Ancora una volta falso, perché due conducenti su tre che ne prendono una sono uomini. Le donne parcheggiano peggio degli uomini? Una ricerca dell’Osservatorio Linear afferma che le abilità nella guida di uomini e donne sono parificabili e che spesso dipende da una questione di fiducia nelle proprie capacità.
E, per fortuna, delle donne coraggiose ci sono state, che hanno creduto nelle loro abilità, una in particolare: Maria Teresa de Filippis, nata a Napoli nel 1926. Un giorno i suoi fratelli le lanciano una sfida: una gara di velocità, che la introdusse nell’ambiente prettamente maschile dell’automobilismo. Vince la sua prima gara in una competizione a Salerno in una Fiat 500 e, tenace e determinata com’era, dopo qualche anno la Maserati le offre l’opportunità di partecipare al campionato di Formula 1, la più prestigiosa categoria dell’automobilismo da competizione, diventando la prima donna nella storia a prendere parte allo scontro tra gli dei della velocità, spingendosi fino al decimo posto in griglia. Lei è avanti anni luce, ma il mondo intorno a lei è sempre troppo indietro e un direttore di gara si oppone alla sua partecipazione ad una competizione dichiarando che l’unico casco lei avrebbe dovuto indossare era quello del parrucchiere, ma, ovviamente, non sarà lui a fermarla. Maria Teresa de Filippis è purtroppo venuta a mancare l’8 gennaio 2016, ma rimarrà per sempre un’icona leggendaria, ricordata come una delle poche donne ad aver vinto nel settore automobilistico, notoriamente prerogativa di soli uomini.
Fino ad oggi le donne che hanno gareggiato in Formula 1 si contano sulle dita di una mano, perché sono state solo cinque a sfidare alla pari i loro colleghi, mentre i piloti di oggi probabilmente non fanno quasi caso a quanto sia effettivamente più difficile per una donna arrivare anche solo vicino ad una categoria come questa. Una nota sicuramente positiva è l’interesse per alcuni piloti come Lewis Hamilton e Sebastian Vettel. Quest’ultimato infatti, quattro volte campione del mondo di Formula 1, l’anno scorso è arrivato addirittura ad organizzare una gara di kart femminile in Arabia Saudita, per stimolare soprattutto un dibattito sulla condizione delle donne e sulla tutela dei loro diritti in un Paese che si sta lentamente aprendo, ma che rimane comunque distante dalla libertà con cui noi siamo cresciuti.
Ma a questo punto io non ho altro da dire se non questo: a tutte quelle ragazze che si sentono dire di non essere abbastanza adeguate allo sport che praticano o che non possono avere determinate passioni: parlate con i fatti, lavorate sodo e i risultati arriveranno, perché c’è davvero qualcuno che ci permette di avere una speranza e di poter iniziare a crederci fino in fondo.
- Francesca Setto, 3^BL