Importanti restauri a Lugnano in Teverina

Lugnano: Sacra Famiglia

 

         Domenica 10 marzo 2024, nella chiesa Collegiata di Lugnano in Teverina, è stata presentata una tela appena restaurata, rappresentante una “Sacra Famiglia”.

         Non ero al corrente della presenza nell’antica chiesa di Lugnano di un altare così dedicato, per cui sono andato a rivedere i miei appunti per cercar di capirne l’origine. Dico “antica chiesa” perché la Collegiata, dedicata a Santa Maria Assunta, ha oggi un aspetto romanico, forse vicino a quello originale, ma fino agli anni trenta del Novecento l’interno della chiesa parrocchiale aveva un aspetto barocco, aspetto che era venuta assumendo nel corso dei secoli e che, in seguito al revival dell’antico, venne in quegli anni completamente demolito per riportare l’ambiente ecclesiastico il più vicino possibile a quello delle origini. Vennero quindi ripristinati la pergola dell’altare maggiore, le transenne divisorie tra presbiterio e navata, gli amboni laterali, il cero pasquale, la schola cantorum a livello della navata. Vennero pure abbattuti i numerosi altari laterali, che nel corso dei secoli erano stati costruiti lungo le navate della chiesa. Tra questi, lungo la parete sinistra, anche quello dedicato a San Giovanni Evangelista, già presente ai tempi della Visita di mons. Lazzari nel 1573. Pochi anni dopo, nel 1619, una tal Celidonia Restituti, vedova di Rugher Aquilini, chiese al vescovo del tempo di poter avere il diritto di patronato su tale altare di San Giovanni, che era a fianco di quello dedicato a San Carlo Borromeo, di patronato della famiglia Saragozza.

         Essendo morta, presumibilmente senza figli maschi, la primitiva patrona, la titolarità della cappella passò al cappellano, don Pietro Meloni. Ma già nel 1662, causa la persistente umidità, che danneggiava tutti gli altari di quella parete, la tela dell’altare aveva necessità di urgenti restauri, mai messi in atto però, se nelle Visite successive i vescovi continuavano a raccomandarne l’attuazione, senza però ottenerne riscontri. Nella tela sopra l’altare comparivano allora una Madonna e, ai suoi lati, i santi Giovanni Evangelista, Francesco e Carlo: evidentemente, l’altare già dei Saragozza era stato unito a quello vicino di San Giovanni. Prima della fine del Seicento lo stesso altare era passato al patronato della famiglia Chiatti; tornò poi ad essere officiato da due canonici della primitiva famiglia Restituti (il canonico Michelangelo, poi il canonico Carlo), finché a metà del Settecento passò alla famiglia Pontici, che ne intraprese il restauro perché, causa anche la persistente umidità, era ridotto a uno stato indecoroso, come ebbe a dire il vescovo Consoli nel 1744. Restava però l’antica tela “cosa bruttissima e indegna di culto” scriveva il parroco finché, nel 1876, anche questa risulta sostituita da una nuova pala d’altare, quella attuale con la Sacra Famiglia, donata dalla contessa Francesca Vannicelli, scrive il parroco, Antonio Luzi, nell’inventario della Collegiata, da lui redatto in quell’anno.

         Il quadro dunque, ancora assente nell’inventario del 1831, era arrivato a Lugnano nell’intervallo tra questa data e il 1876. Possiamo però ancora restringere l’arco degli anni e individuare una data tra il 1855 e il 1875.

         Ma chi era la contessa Francesca Vannicelli ricordata da don Antonio Luzi? Si tratta di Francesca Febei Piccolomini, andata sposa al conte Giovanni Vannicelli Casoni,nato nel 1838, quindi non prima del 1855, scritto poco sopra. Ma Giovanni di Filippo Vannicelli era il nipote del cardinal Luigi Vannicelli, uno dei tre cardinali che, insieme a Gabriele Sermattei della Genga e Ludovico Altieri, assunsero il governo della città di Roma tra la caduta della Repubblica Romana (luglio 1849) e il ritorno di Pio IX dopo la fuga a Gaeta. Non sarà stato certamente difficile al cardinale Luigi e a suo nipote Giovanni trovare in una chiesa di Roma, o forse in Vaticano, un bel quadro da inviare nel paese di origine della famiglia.

         Così oggi, dopo il sapiente e accurato restauro condotto da Simone De Turres, torna a risplendere nella navata della Collegiata questa bellissima tela, ancora anonima, perché non sono state individuate né una firma, né una data, ma chiaramente attribuibile agli anni tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, in cui si vedono la Madonna e San Giuseppe, che sorreggono il Bambino, il quale ha in mano una croce; e, in altro, le teste di due angioletti che si affacciano sotto la volta di un arco a tutto sesto. Forse potrebbero dirci qualcosa di più i vari particolari presenti nel quadro: sotto i piedi della Madonna compaiono due roselline bianche; sotto quelli di San Giuseppe, dei rametti e delle foglie di arbusti; mentre nelle mani e sotto i piedi del Bambino possiamo notare due frutti rossi: uno potrebbe sembrare una mela, ma l’altro appare più difficilmente identificabile. E cosa ci fa quell’anfora su cui il medesimo Bambino poggia un piede, e dalla quale esce una sottile cintura, sulla quale sembrano incise anche delle lettere? Lo studio di questi particolari, da parte di qualche esperto di iconologia, potrebbe forse dirci qualcosa in più su questa bellissima tela tornata a risplendere nella Collegiata di Lugnano in Teverina.

 

Emilio Lucci