Il Progetto

L’idea progettuale nasce dalla consapevolezza che il rilancio dell’istruzione tecnica/professionale basata sui servizi amministrativi e commerciali richieda un raccordo più stretto e organico della scuola con i soggetti istituzionali e sociali del territorio e, in particolare, con il sistema produttivo, il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso un’alleanza formativa stabile, ampia e radicata a livello locale; anche per superare le criticità determinatesi, a partire dagli anni ’90, in relazione alla decrescente attenzione dei giovani e delle loro famiglie verso le professioni tecniche. Questa situazione ha determinato un crescente mancato incontro (mismatch) tra domanda e offerta di lavoro: da un lato, le imprese non trovano i tecnici qualificati di cui hanno bisogno per competere sui mercati mondiali; dall’altro, il tasso di disoccupazione o sotto-occupazione dei nostri giovani è tra i più elevati dell’Unione europea perché i titoli di studio acquisiti non rispondono ai fabbisogni del mondo del lavoro, oppure risultano spendibili solo in settori e ambiti a bassa crescita occupazionale. Il nostro sistema di istruzione è attraversato, quindi, da una contraddizione che occorre superare: i giovani diplomati degli istituti tecnici/professionali sono i primi a capitalizzare rapidamente i loro studi, trasformandoli in occasioni di crescita personale e professionale sia attraverso un rapido inserimento nel mondo del lavoro sia nei successivi percorsi universitari, ma questo fattore positivo incide scarsamente sulle scelte delle famiglie e dei giovani al momento dell’iscrizione alla scuola secondaria superiore. L’apertura della scuola al mondo del lavoro e delle professioni è, tra l’altro, una opportunità, unanimemente riconosciuta, per prevenire e contrastare la dispersione scolastica, oltre che per favorire l’occupabilità. La competitività delle economie più sviluppate, infatti, si gioca sempre più sul terreno della “competizione intellettuale”, che intreccia profondamente conoscenza, innovazione e internazionalizzazione. Per mantenere elevati i livelli di occupazione occorre puntare su livelli di istruzione più elevati, ma anche sull’apertura a esperienze e linguaggi diversi: contenuti specialistici e suddivisioni disciplinari tendono ad una crescente interdipendenza e contaminazione tra i saperi. Per far fronte alle nuove sfide dell’educazione, l’Unione europea raccomanda ai paesi membri di innovare i sistemi educativi nazionali in modo da superare la contrapposizione tra cultura generale e cultura tecnica e professionale, creare nuovi ponti tra scuola, società e impresa, considerando quest’ultima anche come ambiente formativo, per garantire ai cittadini e ai lavoratori un apprendimento lungo l’intero corso della vita. In questo contesto, sono sempre più necessari l’interazione e il dialogo, in forme non episodiche, tra le organizzazioni pubbliche e private, che per sopravvivere e svilupparsi devono divenire “fabbriche di conoscenza”, e le scuole, tradizionali “fabbriche della conoscenza e della cittadinanza”. L’impianto del nuovo ordinamento accentua la rilevanza dell’istruzione tecnica/professionale come canale formativo dotato di una propria identità culturale e pedagogica, fondata sulla filiera dei servizi amministrativi e commerciali che caratterizza il nostro indirizzo di studio. L’interazione con il mondo produttivo e il territorio è strategica per gli istituti tecnici/professionali, perché facilita uno scambio di informazioni continuamente aggiornato sui fabbisogni professionali e formativi delle imprese, sulla reale 'spendibilità' dei titoli di studio nel mercato del lavoro, sulle prospettive di sviluppo delle professioni, sulle competenze specifiche richieste dal sistema produttivo, sulle condizioni migliori per organizzare efficacemente gli spazi di autonomia e di flessibilità che tali scuole hanno a disposizione. Il piano “Italia 2020”, tra le misure utili per promuovere l’occupabilità dei giovani, propone azioni specifiche molto vicine alle consolidate esperienze che gli istituti tecnici/professionali hanno sviluppato, soprattutto in quelle aree del Paese in cui sono stati protagonisti della crescita dei sistemi produttivi locali. Il piano sottolinea la necessità di progettare percorsi di istruzione e formazione di qualità, accessibili a tutti e coerenti con le esigenze del sistema produttivo e di facilitare la transizione dalla scuola al lavoro sia attraverso servizi di orientamento più efficienti ed efficaci rivolti ai giovani e alle famiglie sia attraverso percorsi educativi in alternanza scuola/lavoro. Tali indicazioni sono importanti per valorizzare il ruolo dell’alternanza non solo per superare la separazione tra momento formativo e applicativo, ma soprattutto per accrescere la motivazione allo studio e per aiutare i giovani nella scoperta delle vocazioni personali attraverso “l’imparare facendo”. L’alternanza li aiuta, infatti, a capire e sperimentare “sul campo” la vastità e l’interconnessione delle conoscenze e delle competenze necessarie per avere successo nell’attuale situazione storica, ad avvicinare i ragazzi alla cultura del lavoro e all’applicazione delle conoscenze alla risoluzione dei problemi. Sebbene l’urgenza di approfondire la collaborazione tra scuola e organizzazioni sia ampiamente condivisa, particolare attenzione andrà riservata alle modalità e ai mezzi per svilupparla. Tutto questo è assolutamente condivisibile il problema serio nella nostra realtà siciliana e palermitana in particolare, è trovare un tessuto aziendale che sia disposto a dialogare con la scuola e ad accogliere gli studenti in alternanza come una possibilità di investimento piuttosto che come piccola opportunità di profitto che serve a tirare avanti realtà aziendali praticamente esistenti solo sulla carta piuttosto che nella realtà. Lo sconforto è quello di vedere molto spesso tradite le aspettative degli studenti e le fatiche dei docenti-tutor molto spesso alla ricerca di realtà aziendali che possano rappresentare un ambiente realmente esperienziale per gli studenti piuttosto che una perdita di tempo. Con questo finanziamento vorremmo coinvolgere in una filiera per i servizi amministrativi e commerciali aziende pubbliche e organizzazioni no profit che ci aiutino a mettere in piedi un sistema scalabile nel tempo. Vorremmo utilizzare il finanziamento non per l’obiettivo a breve termine, seppur importante ( 45 studenti in stage di classi terze e quarte), ma per un obiettivo a lungo termine cioè cercare di implementare con queste aziende una cultura del service learning ovvero un servizio utile agli studenti e al territorio. Ecco perché la filiera coinvolge enti pubblici ed amministrazioni e associazioni no profit. Vorremmo che in questo percorso formativo al momento pensato per accrescere competenze di tipo professionale nel campo dei servizi amministrativi si cogliesse l’opportunità di generare una cultura che porti a pensare alla possibilità di utilizzare studenti in formazione per lo svolgimento di manzioni e compiti che diventino un servizio di pubblica utilità. Questo lo potremo portare avanti se riusciremo grazie al PON a coinvolgere enti come l’Assessorato alla salute, l’Ufficio Stampa ASP Palermo,il Gabinetto del Sindaco, INAIL, Agenzia delle Dogane, il Comune di Palermo, Arces, ARS, Istituto dei ciechi e Università degli Studi di Palermo che sono già stati da noi contattati ed hanno manifestato un parere favorevole all’eventuale collaborazione. Insomma i servizi amministrativi vorremmo diventassero il volano per una cultura del service learning che trasformi gli studenti in protagonisti di azioni che possano contribuire ad avvicinare gli enti al territorio. In sintesi il progetto si compone di tre moduli replicabili destinati a 45 studenti di classi 3^ e 4^ che in un percorso di 120 ore ben delineato alla voce moduli si alterneranno in un rapporto di massimo 2/3 unità per ente o ufficio per loro e da loro prescelto in base a interessi ed attitudini che saranno emerse nella prima fase dedicata all’orientamento. Il percorso sarà accompagnato e sostenuto dalla professionalità di tutor aziendali che saranno identificati dietro procedure a bando pubblico dall’ Ente UniOne che collabora alla stesura di questo formulario. Perché aspettare un avviso PON per mettere in campo questa filiera? Perché il PON nella sua veste di progettazione ampiamente conosciuta sul territorio locale rappresenta una canale privilegiato attraverso il quale coinvolgere le amministrazioni che di solito non sono molto sensibili ai problemi che la scuola si trova ad affrontare nell’organizzazione dell’Alternanza.