ECODESIGN

di Alberto Aramini (3D)

L'Ecodesign (o progettazione sostenibile) è un modello economico che coinvolge l’intero processo di ideazione, progettazione, vendita sul mercato e smaltimento di un prodotto che rispetti l’ambiente, attraverso la riduzione ai minimi livelli dell’impatto negativo che potrebbe avere sull’ecosistema. I principi dell’Ecodesign si applicano a tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, con l’intento di ridurne l’impatto ambientale complessivo: dall’approvvigionamento e impiego delle materie prime, che devono essere riutilizzabili, biodegradabili, riciclabili e non tossiche. Anche il consumo del prodotto e la possibilità di riutilizzo concorrono nel definirlo eco e sostenibile: il ciclo di vita del prodotto deve poter essere allungato il più possibile, attraverso il riciclo e/o il riutilizzo dei suoi componenti.

In alternativa il prodotto dovrà risultare biodegradabile al 100%, in modo da rientrare completamente nel ciclo naturale. Grazie alla metodologia LCA (Life Cycle Assessment), potrà essere valutato l’intero ciclo di vita dei prodotti e come questi “interagiscono” con l’ambiente, comprendendo le fasi di pre-produzione (origine dei materiali), produzione, distribuzione, uso e riuso, smaltimento finale.

Alcuni obiettivi sono l’utilizzo di minori quantità di materie prime e risorse all’interno della catena produttiva, l’impiego di materiali aventi un impatto ambientale minimo, la riduzione delle emissioni di gas e dell’inquinamento, la progettazione del prodotto secondo i principi del riutilizzo e del riciclaggio.

STORIA

Il dibattito scientifico sui problemi ambientali avvenne per la prima volta tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Infatti,lo studio “The limits to growth” condotto dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) aveva documentato l’importanza della questione ambientale a livello globale.

Il dibattito scientifico si era allora focalizzato sul problema della scarsità delle risorse e del consumismo.

“The limits to growth” ebbe un impatto potentissimo perché, in pieno boom economico, per la prima volta si ipotizzò la fine delle risorse naturali nei successivi 100 anni e un improvviso, ma incontrollabile, declino del livello di popolazione e del sistema industriale. Nel 1987 la World Commission on Environment and Development pubblicò il Rapporto Brundtland. Questo rapporto definiva lo sviluppo sostenibile, necessario alla salvaguardia dell’ambiente, della popolazione e dei processi produttivi, come uno sviluppo che potesse soddisfare le necessità attuali di sviluppo, senza però compromettere la possibilità, per le generazioni future, di soddisfare le proprie. Con l’affermarsi di questi concetti, legati alla ora nota sostenibilità ambientale, si affermò anche il metodo LCA (Life Cycle Assessment), che aveva il compito di valutare tutte le fasi del Ciclo di Vita dei prodotti, al fine di ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi. In questo modo venne dato sempre minor spazio alla progettazione del prodotto, favorendo la progettazione dell’intero sistema-prodotto, secondo un’idea di sostenibilità ambientale che si fece sostenitrice di cambiamenti radicali nei modelli di produzione e consumo.