Charles Lindbergh

Nato nel 1902 a Detroit da una famiglia benestante e cresciuto nelle campagne del Minnesota, Charles mostrò fin da piccolo un'innata inclinazione per la meccanica. Iscrittosi nel 1920 alla facoltà di Ingegneria della facoltà del Wisconsin, abbandonò gli studi dopo due anni per dedicarsi alla sua vera passione: volare.

Il giovane Lindbergh, trovò lavoro come pilota acrobatico, e nel 1924 iniziò a frequentare la scuola militare di San Antonio (Texas). Dodici mesi più tardi ottenne il brevetto.

Nel frattempo nel 1919, un magnate di origini francesi, Raimond Orteig, aveva annunciato attraverso le pagine di un settimanale che avrebbe premiato con 25 mila dollari chi fosse riuscito a volare senza scalo da New York a Parigi. Per anni molti piloti tentarono l'impresa ma senza successo: i velivoli dell'epoca avevano ancora una tecnologia inadeguata a un viaggio così impegnativo.

Nel 1926 il premio attendeva ancora di essere riscosso e il 20 settembre di quell'anno a provarci fu l'asso francese René Paul Fonck: il suo trimotore, che i progettisti avrebbero voluto sperimentare per ancora qualche tempo, si cappottò in fase di decollo lungo la pista di Roosevelt Field (New York). L'aereo, stracarico di carburante, si incendiò e due dei quattro membri dell'equipaggio morirono. Fonck ne uscì vivo per miracolo. I tentativi per conquistare il bottino di Orteig, nonostante il rischio di pagare a caro prezzo la sfida, si moltiplicavano.

 Presto venne il turno di Lindbergh, giovane e sconosciuto pilota che i media avevano dato per spacciato prima ancora della partenza.

Lindbergh aveva trovato alla Ryan Aeronautical di San Diego un progettista disposto a costruire un aereo secondo le proprie indicazioni, mentre a Saint Louis aveva convinto un gruppo di imprenditori a sponsorizzare il progetto. L'aereo, battezzato Spirit of St. Louis, in onore dei suoi finanziatori, aveva un solo motore da 223 cavalli, un'apertura alare di 14 metri, 8 metri di lunghezza, 3 di altezza e un peso al decollo di 2.330 chilogrammi.

 L'aereo, costruito in tela con poche parti metalliche, costò circa 6mila dollari, a fronte di un finanziamento di 15mila:un budget risibile rispetto a quelli dei suoi concorrenti. La particolarità del velivolo, un esemplare unico, era l'enorme serbatoio collocato tra la cabina di pilotaggio e il motore.

 Dopo una settimana di continui rinvii a causa del maltempo, e con pochissime ore di collaudo alle spalle, alle 7:52 del 20 maggio 1927, in assenza di venti, Lindbergh decise di partire: la notte prima l'aveva trascorsa insonne e per aiutarsi a stare sveglio fece sostituire il sedile da pilota con una scomoda sedia di vimini.

Il Roosevelt Field, a causa delle piogge dei giorni precedenti, era ridotto a una gigantesca pozzanghera, ma riuscì lo stesso a decollare.

Dopo 12 ore di volo, avvolto in un fitto banco di nebbia, l'aereo cominciò a perdere quota per il ghiaccio formatosi sulle ali e sulla fusoliera: Lindbergh, digerito qualche attimo di esitazione, decise di proseguire. Navigava d'istinto, osservando la bussola e le stelle, ma senza conoscere la sua reale posizione.

Dopo 20 ore la visibilità migliorò: l'adrenalina lo teneva sveglio e, come avrebbe raccontato, non percepiva segni di stanchezza. Dopo 27 ore, i primi attacchi di sonno. Ma l'avvistamento delle coste dell'Irlanda lo ridestò: capì che il più era fatto.

Il 21 maggio, alle 10:22 della sera (ora locale) dopo 5.790 km, 33 ore, 30 minuti e 29 secondi di volo, lo Spirit of St. Louis atterrò all'aeroporto di Le Bourget, presso Parigi. L'impresa era compiuta.

Lindbergh divenne il primo uomo della Storia ad aver attraversato in solitaria l'Atlantico in volo e anche il primo ad aver volato senza scali per così tanto tempo.