Milano, 10/01/1931 - New York, 27/05/2014 - designer
Massimo Vignelli è nato nel 1931 a Milano, dove ha studiato architettura. Studiò all’Accademia delle Belle Arti di Brera, al Politecnico di Milano e all’Università di Venezia, poi si spostò negli Stati Uniti, dove lavorò per lo studio di design Unimark International, di cui fu anche co-fondatore e responsabile della sede di NY. Nel 1957 sposò Lella Valle Vignelli, la sua “più importante collaboratrice”, come amava definirla: fu proprio con lei che si trasferì, negli anni 60, definitivamente a New York, e fu con lei che fondò la Vignelli Design.
Nella sua lunga carriera ha anche insegnato all’Illinois Institute of Technology di Chicago, all’Umanitaria di Milano e all’Istituto per il Disegno Industriale di Venezia. È poi stato presidente dell’AGI (Alliance Graphique Internationale), presidente dell’AIGA (American Institute of Graphic Art), vicepresidente dell’Architectural League di New York e membro dell’IDSA (Industrial Designers Society of America).
Vignelli è morto nella Grande Mela nel 2014 e, anche in questa occasione, non ha lasciato nulla al caso perché aveva già programmato il suo funerale. Tutto è andato come aveva stabilito: le esequie sono state celebrate nella Chiesa di Saint Peter a Manhattan, di cui lui e la moglie negli anni ’70 avevano progettato gli interni, gli arredi, gli oggetti liturgici e la grafica. Vignelli ha persino disegnato la sua urna, simile a quella realizzata per la madre anni prima.
Disegnò la sua urna, squadrata, come quella che progettò qualche anno prima per sua madre. Decise la disposizione delle panche in Chiesa e volle che tutti i partecipanti fossero vestiti di nero.
Una curiosità riguarda la grafica delle scritte utilizzate al suo funerale. Egli è famoso per aver sempre impiegato il carattere Helvetica, a cui era molto affezionato. Ma la Chiesa, a suo tempo, fu progettata con l’Optima, perché più adatto all’ambiente.
Ma non fu un problema. Vignelli scelse comunque di riposare per sempre senza il suo adorato Helvetica, per non scombinare il progetto grafico di Saint Peter.
Non c’è da stupirsi che Massimo Vignelli abbia trasformato anche il suo funerale in un oggetto di design: per lui, infatti, vita e lavoro erano una cosa sola e lo stesso design è una cosa sola. Durante il percorso di studi gli insegnarono che “un architetto deve essere in grado di progettare qualsiasi cosa, da un cucchiaio a una città”. Su questo concetto si basa la sua filosofia e di conseguenza anche tutta la sua carriera professionale. Seguendo questi principi, infatti, nel suo lavoro ha spaziato dal graphic design all’organizzazione di mostre.
Il lavoro che tutti conoscono è certamente il disegno della mappa della metropolitana di New York realizzato nel 1972: fu Vignelli a tracciare i percorsi corrispondenti alle varie linee e ad assegnare a ognuno un colore diverso. Il lavoro, però, fu molto contestato perché secondo molte persone non rispettava la topografia della città. Il designer, ad esempio, si era rifiutato di colorare i parchi di verde e l’acqua di blu; la mappa fu così ritirata nel 1979 ma, nonostante le critiche dal punto di vista cartografico, è stata inserita nella collezione del MoMA e ancora oggi viene apprezzata come oggetto di design che coniuga bene il modernismo europeo al design americano; recentemente, inoltre, è stata anche riutilizzata per una guida della metropolitana di New York.
In un ambito molto affine, per la Unimark International Vignelli realizzò un manuale sulla cartellonistica per i trasporti della Grande Mela utilizzando il suo font preferito, l’Helvetica. Nel campo dei trasporti, inoltre, in Italia Vignelli ha ridisegnato la segnaletica delle stazioni ferroviarie.
Nei primi anni della sua carriera ha realizzato, invece, i manifesti per la Biennale di Venezia, le copertine per la Biblioteca Sansoni e la grafica per l’immagine del Piccolo Teatro di Milano. In seguito Vignelli si è occupato di corporate identity per varie aziende e in modo molto versatile, passando spesso dall’allestimento di interni al design e al packaging dei prodotti. Questo tipo di attività l’ha svolta a partire dal 1966 per la Knoll, azienda per la quale ha realizzato materiali pubblicitari ma anche oggetti di design, come la celebre sedia Handkerchief, così chiamata per la sua singolare forma “a fazzoletto”: la critica la apprezzò molto per il suo essere minimalista e funzionale ma allo stesso tempo bella e accogliente.
Anche questo modo di concepire il design faceva parte della filosofia di Vignelli, secondo il quale la funzionalità di un oggetto rappresenta il fulcro di tutto il lavoro. Nel Canone Vignelli, una sorta di manifesto, il designer si discosta dalle mode e da quella che definiva “cultura dell’obsolescenza e dello spreco”: “Siamo per un design che duri – si legge nel testo – che risponda ai bisogni e ai desideri delle persone”, e ancora “quella del designer è una vita di lotta, una lotta contro il brutto”.
Tenendo fede a questi suoi principi, Vignelli si è poi occupato di brand identity, realizzando loghi e grafiche per tantissime aziende, tra le quali figurano Cinzano, IBM, Ford, Lancia, Benetton, Ducati, Gillette, American Airlines. Per la compagnia aerea disegnò il celebre logo con la doppia A, icona utilizzata per ben 45 anni e sostituita solo di recente, non senza critiche. Da ricordare, infine, sono la grafica e le celebri shopping bag di Bloomingdale e il logo del Tg2 che conferì al telegiornale Rai uno stile tutto nuovo.
Il designer non perdeva mai occasione per ribadire che, come in tutte le professioni, non ci si può improvvisare: per diventare graphic designer serve una preparazione adeguata e tanta esperienza. Quali sono, dunque, gli insegnamenti che un giovane graphic designer può trarre dalla lezione di questo grande maestro?
Secondo il concetto alla base di tutta la sua filosofia, il design è un’unica disciplina che si declina poi in varie forme per le quali, però, è necessario utilizzare lo stesso approccio. Partendo da questo, Vignelli ha poi espresso una serie di principi nel già citato Canone, dei suggerimenti utili per tutti coloro che lavorano nel campo del design.